Al Ministro dell'istruzione, dell'università e della ricerca . — Per sapere – premesso che:
il 2 luglio 2019 si sono tenute le prove scritte, a livello nazionale, per l'accesso alle scuole di specializzazione per 18.773 candidati;
solo in data 8 luglio 2019 risulta firmato dal Ministro interrogato il decreto che definisce quanti e quali siano i posti presso le scuole di specializzazione;
rimane il fatto che partecipare alla selezione senza conoscere i posti reali messi a bando è molto grave, se poi si aggiunge anche il problema ormai definito «imbuto formativo»;
dopo la laurea in medicina e chirurgia, la quasi totalità dei neolaureati ha necessità di intraprendere un percorso di formazione post lauream: scuole di specializzazione e contratti di formazione per la medicina generale;
i posti programmati per la formazione sono insufficienti rispetto al numero di laureati annuali, creando uno sbilanciamento tra domanda e offerta formativa specialistica e rendendo l'accesso alla formazione post lauream sempre più difficile per l'accumularsi anno dopo anno degli esclusi;
l'imbuto formativo obbliga annualmente giovani medici neolaureati a congelare il loro percorso formativo, non avendo a disposizione contratti di formazione specialistica;
l'Esecutivo, inoltre, ha aumentato del 20 per cento i posti in ingresso in medicina, di modo che nel giro di qualche anno, senza opportune correzioni, l'imbuto formativo avrà dimensioni enormi;
il numero dei laureati in medicina dovrebbe essere tarato in base al reale fabbisogno dei medici attraverso un'efficace programmazione;
risultano allarmanti le ultime stime, secondo le quali nei prossimi 5 anni andranno in pensione più di 14.000 medici; il picco sarà nel 2022, con l'uscita dal sistema di 3.500 medici di famiglia; nel 2029 si potrebbe arrivare al pensionamento di 29.000 professionisti, in assenza di politiche di assunzione mirate;
con «quota 100», inoltre, si stima che potrebbero essere 25.000 i medici in possesso dei requisiti anagrafici e contributivi per lasciare il lavoro già nei prossimi tre anni;
l'ormai più volte dichiarato obiettivo del Governo resta quello di abrogare il numero chiuso;
il numero chiuso a medicina e chirurgia risulta, invece, necessario e dovrebbe essere rapportato al fabbisogno del sistema e alle possibilità della formazione post lauream –:
se il Ministro interrogato non intenda adottare iniziative di propria competenza al fine di aumentare i posti programmati per la formazione post lauream e superare il problema «dell'imbuto formativo» che costringe annualmente giovani medici neolaureati a congelare il proprio percorso formativo.
Seduta del 10 luglio 2019
Illustrazione di Elena Carnevali, risposta del governo di Marco Bussetti, Ministro dell'Istruzione, dell'università e della ricerca, replica di Anna Ascani.
Illustrazione
Presidente, Ministro, non lasciamo inascoltati la protesta e l'appello di migliaia di studenti laureati in medicina, 12 mila che anche quest'anno verranno esclusi dalla possibilità di avere riconosciuto il diritto ad una borsa di specializzazione.
Il 2 luglio 18.773 candidati per 8.776 borse, 8 mila finanziate dallo Stato, 1.066 borse in più rispetto all'anno scorso; ma questo è insufficiente in ragione di molti fattori. Il primo: l'imbuto formativo è un imbuto che è cresciuto anche dato l'aumento del 20 per cento di iscrizioni in medicina. Se, da un lato, aumentiamo l'ingresso, non possiamo continuare a mantenere, con questo piccolo incremento, le esigenze che ci sono da parte degli studenti e del Servizio sanitario nazionale.
Dall'altra parte, gli effetti del pensionamento: 14 mila gli ordinari e 25 mila invece per i prossimi tre anni.
La richiesta è se e quali siano le intenzioni per colmare appunto questo imbuto formativo da parte del Governo: se troviamo 33 miliardi per “quota 100” e reddito di cittadinanza, possiamo trovare qualche centinaia di milioni per riuscire a soddisfare tutte le esigenze di un capitale umano imprescindibile per il nostro Servizio sanitario nazionale.
Risposta del governo
Presidente, onorevole Carnevali, la ringrazio per la sua interrogazione, perché mi offre l'opportunità di riferire su quanto fatto da questo Governo in poco più di un anno per garantire la formazione post-laurea dei giovani medici.
Proprio l'altro ieri è stato pubblicato sul sito del Ministero il decreto con il quale sono stati distribuiti tra le università per l'anno accademico 2018-19 i posti presso le scuole di specializzazione mediche; ed oggi, a seguito di successive comunicazioni delle regioni sui contratti finanziabili con risorse regionali, sarà pubblicato, sempre sul sito, un nuovo decreto integrativo del precedente, che prevede un ulteriore aumento di posti.
Ebbene, i contratti di formazione medica specialistica per l'anno accademico 2018-19 sono aumentati in modo molto significativo rispetto a quelli dello scorso anno, grazie ai nuovi stanziamenti inseriti nella legge di bilancio 2019, che ha previsto fondi statali aggiuntivi pari a 22,5 milioni di euro per l'anno 2019, a 45 milioni di euro per l'anno 2020, a 68,4 milioni di euro per l'anno 2021, a 91,8 milioni di euro per l'anno 2022 e a 100 milioni di euro annui a decorrere dal 2023.
Difatti ad oggi il totale dei contratti è di ben 8.905, a fronte dei 6.934 assegnati lo scorso anno accademico. Di questi, ben 8 mila sono finanziati con risorse statali, ossia 1.800 contratti statali in più rispetto allo scorso anno (siamo a più 29 per cento). Erano infatti 6.200 lo scorso anno, e 6.109 nell'anno accademico precedente, 2016-17. Ad oggi vanno aggiunti ulteriori 741 contratti finanziati con fondi regionali, a fronte dei 640 dello scorso anno accademico, e 164 con risorse di altri enti pubblici o privati (per il 2017-18 erano solo 94).
Come lei ben sa, l'altra strada percorribile per poter entrare a pieno titolo nel Servizio sanitario nazionale è l'accesso al corso di formazione specifica in medicina generale. Ebbene, il numero di borse disponibili per l'accesso al corso di formazione specifica in medicina generale è stato progressivamente e significativamente incrementato negli ultimi anni, passando da 1.018 unità per il triennio 2014-17 a 2.093 unità per il triennio 2018-21, con incremento pari al 106 per cento. Tanto illustrato, è di tutta evidenza che gli interventi posti in essere da questo Esecutivo ridimensioneranno considerevolmente la questione da lei richiamata dell'imbuto formativo, consentendo ad un numero ben maggiore di laureati in medicina e chirurgia di accedere alle scuole di specializzazione e a quelle di formazione specifica in medicina generale. Ma il mio impegno non si esaurisce qui. È infatti mia ferma intenzione proseguire anche nei prossimi anni nella direzione intrapresa… Mi perdoni solo un secondo, finisco. Di un costante aumento dei contratti delle specializzazioni mediche, per dare ai nostri giovani medici la concreta possibilità di completare il proprio percorso formativo e di ottenere la specializzazione necessaria, come è noto, per l'ingresso nel Servizio sanitario nazionale. Concludo segnalando che stiamo anche lavorando in sinergia con il Ministero della Salute nell'ottica di una parziale revisione della disciplina sulla formazione specialistica, che, pur salvaguardando il ruolo delle università nel percorso di specializzazione, possa meglio.
Replica
Presidente, se la ricorda l'espressione “anche l'operaio vuole il figlio dottore”, Ministro? Questo è un grande Paese, nel quale finalmente è possibile per l'operaio avere il figlio dottore: dopo tanti sacrifici ci sono ragazzi che superano un test di ingresso, che la sua maggioranza a fasi alterne peraltro dice di voler superare senza dire come, senza dire come saranno i laboratori, come si garantirà a questi ragazzi un'istruzione all'altezza delle aspirazioni che hanno. Ecco, questi ragazzi, coi sacrifici dei loro genitori, dottori ci diventano. E poi però c'è quell'imbuto, quell'imbuto maledetto, che impedisce loro di dar corso al talento che hanno, di trovare lo sbocco che meritano; lo sbocco di cui questo Paese ha un incredibile bisogno, perché tutti ci dicono che questo Paese oggi ha bisogno di medici specializzati. Anche perché con la vostra “quota 100” quel bisogno è aumentato!
E allora, Ministro, lei viene qui a dirci quanto bravo è stato, quanto bene ha fatto, ma i dati purtroppo ci dicono altro: i dati ci dicono che all'istruzione e alla formazione il vostro Governo sta dando le briciole. Verrà un giorno in cui lei e il suo Governo sarete giudicati non per la propaganda, non per le dichiarazioni che avrete rilasciato, non per il fumo che sarete stati bravi a spargere sugli occhi delle persone che vi guardano: sarete giudicati per quello che avrete fatto, per i talenti che avrete saputo coltivare, per quella crescita che avrete portato al Paese, e che oggi invece è sotto zero, e anche per quella crescita ci sarebbe bisogno di investire di più sulla formazione. Allora, Ministro, le dico una cosa: nella prossima legge di bilancio dimostri di contare qualcosa, finalmente dimostri di contare qualcosa, e dalle briciole passi a dedicare all'istruzione, alla formazione, allo sbocco dei giovani medici di cui questo Paese ha un enorme bisogno più di qualche centinaio di euro. Sarà per lei un successo, sarà un successo per il Paese se lei ci riuscirà; ad oggi, purtroppo, le tabelle dicono il contrario.