04/07/2017
Lia Quartapelle Procopio
Verini, Manciulli,Amoddio, Bazoli, Beretta, Campana, Di Lello, Ermini, Giuliani, Greco, Giuseppe Guerini, Iori, Magorno, Mattiello, Morani, Giuditta Pini, Rossomando, Tartaglione, Vazio, Zan, Martella, Cinzia Maria Fontana e Bini.
3-03135

Al Ministro della giustizia. – Per sapere – premesso che:
   combattere il terrorismo significa anche contrastare l'indottrinamento on line e liberare gli individui che hanno subito forme di manipolazione;
   la Commissione europea ha costruito una prima cornice continentale di cooperazione con le principali società di servizi informatici e ha varato un codice di condotta con un elenco di impegni per combattere la diffusione dell'illecito incitamento all'odio on line che impegna le aziende a perseguire l'obiettivo di contrastarlo attraverso l'elaborazione di procedure volte a esaminare entro le 24 ore i contenuti d'odio segnalati e a rafforzare il rapporto con la società civile, al fine di sviluppare adeguate contro-narrazioni;
   numerose inchieste e studi italiani e di altri Paesi europei evidenziano, tuttavia, come la propaganda terroristica di matrice islamista continui ad essere veicolata attraverso vari canali, come i social network;
   nella dichiarazione di Taormina il G7 ha richiesto ai fornitori di servizi di comunicazione e alle società di social media di aumentare gli sforzi per contrastare la diffusione dei contenuti terroristici; la sollecitazione è stata ripresa anche nelle conclusioni dell'ultima riunione del Consiglio europeo che ha invitato il settore privato a fare la sua parte per combattere il terrorismo e la criminalità on line;
   la scorsa settimana è stata approvata al Bundestag la proposta di legge del Ministro della giustizia tedesco per attivare nuove forme di responsabilizzazione dei social network e delle piattaforme di contenuti on line, con la previsione di sanzioni fino a 50 milioni di euro nel caso in cui mancassero sistematicamente di rimuovere i contenuti illegali;
   nelle principali sedi internazionali ed europee il Governo italiano si è sempre pronunciato in favore di una stretta cooperazione con i grandi player del web per preservarlo come spazio di libertà ed evitando che rappresenti una crescente minaccia per la sicurezza –:
   come intenda assicurare progressi nella cooperazione con i principali servizi di rete sociale al fine di contrastare la diffusione sul web dei contenuti illeciti e, in particolare, della propaganda terroristica. 

 

Seduta del 5 luglio 2017

Illustra Lia Quartapelle Procopio, risponde Andrea Orlando, Ministro della Giustizia e replica Andrea Manciulli

Illustrazione

Presidente, oggi i fili delle reti terroristiche sono soprattutto fili virtuali. Lo sappiamo, i terroristi usano il web, usano le piattaforme social, le piattaforme di contenuti per veicolare la loro propaganda d'odio. Internet, che è una delle più grandi conquiste della nostra epoca, rischia di diventare uno straordinario tallone di Achille, uno spazio libero, incontrollato e incontrollabile, che può diventare strumento di propaganda e di odio. È una questione che il Governo italiano conosce bene, che ha analizzato in vari consessi internazionali, in ultimo in sede del G7 e nel Consiglio europeo, e quindi le chiediamo quali tipi di iniziative si stiano intraprendendo a livello nazionale e internazionale, sulla scorta di quanto stanno facendo altri Paesi europei come, per esempio, la Germania, per contrastare la diffusione sul web di contenuti illeciti e, in particolare, della propaganda terroristica.

Risposta del governo

Riservo al tema in discussione prioritaria attenzione, nella consapevolezza che la lotta alla minaccia globale del terrorismo passi, come è stato detto, anche attraverso una ridefinizione complessiva del ruolo dei social network ed un efficace controllo dei messaggi veicolati dalla rete.

Sul versante delle iniziative normative volte al contrasto del fenomeno, vorrei ricordare che, con gli interventi legislativi del 2015 e del 2016, abbiamo assicurato il recepimento delle fattispecie di reato previste dagli strumenti delle Nazioni Unite e del Consiglio d'Europa per contrastare la minaccia posta dai foreign fighters, rafforzando così, altresì, gli strumenti di indagine e di prevenzione in grado di contrastare l'utilizzo del web da parte delle organizzazioni terroristiche.

In particolare, abbiamo attribuito all'autorità giudiziaria il potere di oscurare i siti internet e rimuovere i contenuti online che siano connessi alla propaganda jihadista e alla perpetuazione delle condotte terroristiche. Al fine di garantire un costante monitoraggio del fenomeno, l'organo del Ministero dell'interno per la sicurezza e per la regolarità dei servizi di telecomunicazioni, provvede ad aggiornare costantemente un elenco di siti utilizzati per attività e condotte criminose di matrice terroristica.

Siamo stati tra i primi Paesi al mondo ad adottare queste importanti riforme, come è stato riconosciuto dalle Nazioni Unite nell'ultimo rapporto di valutazione dell'Italia al Comitato antiterrorismo dell'ONU. Nella convinzione che la rete ormai sia uno dei luoghi principali del conflitto e della dialettica democratica e che, dunque, la risposta più efficace e tempestiva non possa essere solo quella della criminalizzazione, ci siamo battuti a livello europeo, durante i negoziati della nuova direttiva antiterrorismo adottata dall'Unione lo scorso marzo, per avere un testo finale ambizioso, in grado davvero di innalzare l'efficacia dell'azione di contrasto alle nuove minacce. Abbiamo ottenuto l'introduzione di una norma che obbliga tutti gli Stati membri a dotarsi di strumenti che consentano la rimozione o il blocco dei contenuti online, quando essi costituiscano una pubblica provocazione a commettere un reato terroristico.

Il complesso delle iniziative avviate si iscrive nel quadro di interventi multidisciplinari che ho inteso avviare, a partire dall'interlocuzione con i principali social network. In questa prospettiva ho presentato, il 3 novembre scorso, insieme al rappresentante di Facebook, le linee guida di “Pensa prima di condividere”, per l'utilizzo consapevole dei social media e per la sicurezza online. Ho incontrato molte delle associazioni della società civile per costruire un'alleanza contro la propaganda d'odio veicolata sulla rete. Con il medesimo obiettivo è stato istituito con il Ministero dell'Interno e l'Unar un gruppo di lavoro che ha finalità di sviluppare sinergie tra amministrazione dello Stato, attraverso il coordinamento delle attività di osservazione e di prevenzione dei reati d'odio. Vorrei aggiungere il fatto che il protocollo europeo, che è stato siglato dalla Commissione europea con i principali providers che operano nel nostro continente, è stato realizzato su impulso del nostro Governo e di quello tedesco.

Replica

Grazie, signor Ministro, io mi dichiaro molto soddisfatto della sua risposta: del resto, la sua risposta contiene anche un po' il percorso narrativo rispetto all'applicazione del decreto del 2015, che sta dando, da questo punto di vista, dei frutti molto seri e sui quali è opportuno anche apprezzare la valutazione di alcuni organismi internazionali.

Proprio domani questo Parlamento, se sarà il caso nella discussione, approverà un nuovo versante, al quale, in qualche maniera, lei faceva riferimento quando diceva che non basta soltanto un versante repressivo per combattere il terrorismo. Particolarmente, sulle vicende di Internet e della rete, il tema dei simpatizzanti e di come cresce questo fenomeno fra persone che immediatamente non commettono reati, ma provano simpatia per un fenomeno di questo tipo, sta crescendo ed è giusto dotarsi di strumenti preventivi che accompagnino il lavoro egregio che, fino ad oggi, è stato fatto.