16/01/2017
Susanna Cenni
Terrosi, Tentori, Fiorio, Luciano Agostini, Carra.
3-02696

Al Presidente del Consiglio dei ministri, al Ministro delle politiche agricole alimentari e forestali, al Ministro dello sviluppo economico. — Per sapere – premesso che: 
in Italia la legge numero 138 del 1974 vieta la detenzione, la commercializzazione e l'utilizzo del latte in polvere e di latte conservato con qualunque trattamento chimico, o comunque concentrati, per la produzione di latte Uth e dei prodotti lattiero caseari; 
le norme vietano esplicitamente, a differenza di quanto apparso in alcune notizia di stampa, l'uso del latte in polvere nei prodotti caseari a denominazione; 
tale norma è stata riconfermata dal decreto-legge numero 175 del 2011 per il recepimento della direttiva UE 2007/61/CE relativa a taluni tipi di latte conservato parzialmente o totalmente disidratato destinato all'alimentazione umana; 
è in corso una procedura di infrazione da parte della Commissione europea nei confronti dell'Italia, in quanto la Legge numero 138 del 1974, impedendo di fatto la produzione dei formaggi tramite l'utilizzo di latte in polvere, limiterebbe la libera circolazione delle merci in ambito comunitario; 
tale procedura è stata confermata dal viceministro delle Politiche agricole, alimentari e forestali Andrea Oliverio che intervenendo in Commissione Agricoltura della Camera il 2 luglio per rispondere ad interrogazioni a risposta immediata su questa tematica ha dichiarato: «il Governo ha chiesto una proroga del termine fissato al 28 luglio prossimo per rispondere alla richiesta di osservazioni avanzata dalla Commissione europea ai sensi dell'articolo 258 del Trattato sul funzionamento dell'Unione europea»; «la competenza su questo caso è stata attribuita congiuntamente al Ministero delle politiche agricole alimentari e forestali e a quello dello sviluppo economico», «per quanto di competenza del Ministero delle politiche agricole alimentari e forestali, come ribadito dallo stesso Ministro Martina, desidero confermare l'assoluta determinazione nella difesa dell'impianto normativo esistente che, ad avviso del Ministero, non comporta alcuna restrizione di mercato cosiddetto “equivalente” all'importazione di latte in polvere, come invece lamentato dalla Commissione europea, atteso che non vi è alcuna norma nell'ordinamento che vieta l'importazione o la circolazione del latte in polvere», «il Ministero ritiene peraltro che le disposizioni nazionali si muovano nell'ambito di una materia non armonizzata, nella quale ciascuno Stato ha la facoltà, nel rispetto del Trattato, di legiferare salvaguardando le proprie specificità e tradizioni»; 
secondo quanto è emerso, inoltre, da organi di informazione la Commissione europea avrebbe già respinto una prima motivazione del Governo italiano rispetto alle norme sull'utilizzo del latte in polvere, ribadendo che le disposizioni nazionali avrebbero l'effetto di impedire l'accesso al mercato interno di tale prodotto; 
l'iniziativa della Commissione europea ha creato allarme, in alcuni produttori, associazioni, consumatori, circa la possibilità che l'uso di latte in polvere possa diminuire la qualità dei formaggi e creare un danno di immagine al Made in Italy; 
altre associazioni di categoria, pur difendendo l'attuale disciplina nazionale e le tipicità nazionali, hanno sottolineato che per la produzione dei formaggi italiani di qualità certificata, non potrà comunque essere utilizzato il latte in polvere; 
appare infatti evidente che una eventuale armonizzazione con la normativa europea, e quindi l'eventuale o possibile abrogazione del divieto di utilizzo di latte in polvere, non costituirebbe nessun rischio per le nostre produzioni ad indicazione d'origine Dop e Igp, per le quali è impiegato oltre il 70 per cento della produzione di latte italiano, che manterrebbero l'obbligo di utilizzare «latte liquido»; 
il Commissario europeo alle politiche agricole Hogan, in occasione di una audizione svolta martedì 30 giugno presso il Senato della Repubblica, ha confermato l'esistenza di una indagine in corso nei confronti del nostro paese avviata dopo la protesta di un produttore italiano contro la restrizione alla libera circolazione delle merci a base di latte condensato; il Commissario europeo ha inoltre precisato che l'indagine «non riguarda prodotti della filiera lattiero – casearia protetti da Dop, Igp e neanche la mozzarella»; 
secondo fonti stampa la Commissione europea avrebbe inoltre suggerito all'Italia di utilizzare un sistema di etichettatura per informare i consumatori della presenza di latte in polvere nel prodotto; 
sarebbe quindi auspicabile, in caso si un nuovo stop da parte della Unione europea e per coniugare la piena applicazione delle direttive comunitarie sulla liberalizzazione del libero mercato con la necessità di tutelare l'eccellenza della produzione interna salvaguardando aziende e consumatori, valutare l'opportunità di individuare ulteriori strumenti di certificazione. Come ad esempio il marchio francese «Label Rouge», regolato dall'ente nazionale Cnlc (Commission Nationale des Label set des Certifications des Produits Agricoles et Alimentaires) che garantisce la qualità superiore di un prodotto in seguito a specifiche di prodotto controllate ad ogni anello della filiera di produzione, trasformazione e commercializzazione; 
in conseguenza di una fase di deprezzamento del latte che penalizza prevalentemente i produttori, anche di latte di alta qualità, si riterrebbe particolarmente utile ogni iniziativa tesa al massimo rafforzamento della filiera del latte, ed a sostegno della giusta valorizzazione delle produzioni casearie di qualità –: 
quali ulteriori iniziative intendano mettere in campo i Ministri interrogati nel confronto aperto con la Commissione europea sulla modifica della legge numero 138 del 1974, al fine di preservare la qualità e la tipicità delle nostre produzioni e se i Ministri interrogati, anche al fine di contrastare gli effetti causati da una futura necessità di una modifica alla legge numero 138 del 1974 circa la commercializzazione e l'utilizzo del latte in polvere e per la produzione lattiero casearia, non ritengano opportuno prevedere un rafforzamento degli strumenti di certificazione e tracciabilità lungo tutta la filiera. 

Seduta del 17 gennaio 2017

Risposta del governo di Giovanni Castiglione, Sottosegretario di Stato per le Politiche agricole alimentari e forestali, replica di Susanna Cenni.

Risposta del governo

Presidente, onorevoli deputati, considerata l'analogia delle questioni rappresentate nelle interrogazioni, ho ritenuto utile fornire una risposta congiunta. 
Innanzitutto mi preme far presente che anche a livello europeo il Ministero ha fortemente sostenuto in questi ultimi due anni la necessità di una normativa europea per la corretta e trasparente applicazione dell'etichettatura dei prodotti, per non indurre il consumatore a ritenere un prodotto italiano che tale non è. 
Peraltro, la tutela dell'agroalimentare made in Italy è uno degli obiettivi primari che intendiamo conseguire anche a salvaguardia dei territori e delle imprese che operano in questo settore. Le nostre richieste riguardano anche l'uso esclusivo delle denominazioni protette e l'impedimento e l'impiego di denominazioni che possono richiamare l'origine italiana di produzione realizzata in altri Paesi, che, oltre a trarre in inganno il consumatore, producono gravi effetti economici e d'immagine ai prodotti italiani. 
Siamo stati sempre contrari ad adeguare la nostra normativa sul divieto dell'uso del latte in polvere per i formaggi e, proprio per preservare l'attuale impianto normativo, abbiamo già formulato le controdeduzioni di competenza in merito a quanto sostenuto nella predetta diffida della Commissione, che ad oggi non ha fatto pervenire osservazione al riguardo. 
Per i prodotti lattiero-caseari, poi, abbiamo ottenuto un risultato storico proprio sul fronte dell'etichettatura d'origine. Lo scorso dicembre, infatti, il Ministro Martina e il Ministro Calenda hanno sottoscritto un decreto che introduce in etichetta l'indicazione obbligatoria d'origine per i prodotti lattiero-caseari in Italia, con il via libera dell'Unione europea. 
La firma, poi, segue il parere positivo delle Commissioni agricoltura della Camera e del Senato, che sono state impegnate in questo dibattito, e l'intesa che è stata raggiunta in sede di Conferenza Stato-regioni. Con questo nuovo sistema – una vera e propria sperimentazione in Italia – sarà possibile indicare con chiarezza al consumatore la provenienza delle materie prime di molti prodotti come il latte uht, il burro, lo yogurt, la mozzarella, i formaggi e i latticini. Il provvedimento si applica al latte vaccino, ovicaprino, bufalino e al latte di ogni altra origine animale. Il decreto prevede che il latte e i suoi derivati dovranno avere obbligatoriamente l'indicazione dell'origine della materia prima in etichetta in maniera chiara, in maniera visibile e soprattutto che sia facilmente leggibile. Sono esclusi solo i prodotti DOP e IGP che hanno già disciplinari relativi all'origine e il latte fresco già tracciato. Si tratta, quindi, di un ulteriore conquista che ci permetterà di rafforzare la trasparenza delle informazioni al consumatore – uno degli obiettivi principali a cui abbiamo lavorato, della trasparenza dell'informazione al consumatore – e difendere l'eccellenza del made in Italy, obiettivi sempre difesi e che sono stati sostenuti sempre in sede nazionale, ma anche e soprattutto in sede europea. 
L'Italia, quindi, si pone all'avanguardia in una sperimentazione sulla massima trasparenza dell'informazione al consumatore. Il nostro obiettivo è che questa legge, poi, sia estesa a tutta l'Unione europea, dando così strumenti di competitività e tutela del reddito ai nostri produttori.

Replica

Grazie, Presidente. Ovviamente sì, sono soddisfatta, anche se vorrei ricordare che l'interrogazione è del luglio 2015; quindi, se le interrogazioni, come gli yogurt, avessero una scadenza, saremmo assolutamente fuori tempo massimo. Però, ringrazio il sottosegretario e soprattutto ringrazio il lavoro che il Governo ha svolto in questo lasso di tempo con un'iniziativa importante come quella che veniva ricordata – il decreto, un lavoro anche di negoziazione nei confronti dell'Europa, per ribadire la posizione del nostro Paese –, quindi la scelta di tracciare e rendere riconoscibile il prodotto e tutto quello che sta dietro al prodotto ai consumatori, in modo da dire ai consumatori la verità e consentire ai consumatori di scegliere. 
In questo periodo ci sono stati tanti problemi, che hanno vissuto soprattutto gli allevatori, legati al prezzo del latte, un prezzo che ha visto periodi di discesa molto pesanti e che ha penalizzato prima di tutto gli allevatori e poi anche l'intera filiera del latte. Mi piace ricordarlo, perché noi stiamo parlando di una fetta del mondo agricolo che è quella forse più fragile. Stiamo anche parlando di una parte dell'attività del mondo agricolo che spesso è l'unica attività economica presente nelle aree montane e disagiate. Credo sia anche giusto – ringraziando per la risposta, ma soprattutto per l'iniziativa determinata del Ministro Martina e del Governo in questa direzione –, credo sia giusto cogliere quest'occasione anche per ricordare le difficoltà che stanno tuttora vivendo gli allevatori nelle aree colpite dal terremoto e in questi giorni dall'inclemenza del maltempo. Quindi, grazie ancora, confermo di essere soddisfatta della risposta.