12/12/2018
Alfredo Bazoli
Verini, Morani, Ferri, Vazio, Annibali, Bordo, Miceli, Gribaudo, Enrico Borghi e Fiano
3-00383

Al Ministro della giustizia. — Per sapere – premesso che:

   il Governo si è già distinto per avere «affossato» la delega sulla riforma dell'ordinamento penitenziario, cancellando tutti gli spiragli che le commissioni di esperti e i precedenti Governi avevano individuato per potenziare l'area penale esterna e per superare la centralità che la privazione della libertà ha nel sistema di giustizia penale, così come richiesto dall'Europa, assolutamente necessarie, in funzione social–preventiva, per la sicurezza dei cittadini;

   tale era la preoccupazione per simili scelte che, addirittura, sono state cancellate anche quelle specifiche misure mirate alla presa in carico e alla cura all'esterno del carcere delle persone con gravi problemi di salute mentale;

   con il disegno di legge di bilancio per il 2019 a parere degli interroganti è stato assestato un altro fondamentale colpo alla ricerca di soluzioni normative che possano meglio adeguare il sistema alla finalità rieducativa della pena e, in particolare, all'individualizzazione del trattamento, secondo la linea indicata dall'articolo 27 della Costituzione: il Governo intende intervenire sul problema carceri essenzialmente facendo leva sull'edilizia penitenziaria, distraendo risorse dal fondo per l'attuazione della riforma del processo penale e per l'ordinamento penitenziario appena varata e della quale (come hanno ampiamente sottolineato anche autorevoli auditi sulla materia della prescrizione in sede di esame dell'atto Camera n. 1189) si aspettano i tempi tecnici necessari per valutarne gli effetti –:

   quali siano le intenzioni del Governo in materia di esecuzione penale esterna, anche sulla base delle evidenze statistiche che hanno dimostrato l'efficacia in termini di riduzione della recidiva di alcune importanti riforme, come quella della messa alla prova per gli adulti. 

 

Seduta del 12 dicembre 2018 - Illustra Cosimo Maria Ferri, risponde il Ministro della Giustizia Alfonso Bonafede, replica Alfredo Bazoli

Illustrazione 

COSIMO MARIA FERRI: Grazie, Presidente. Signor Ministro, siamo fortemente preoccupati per il dato del sovraffollamento carcerario. Questa settimana il numero di detenuti presenti nelle carceri italiane che, ricordo, sono 190, ha superato i 60 mila. Nei nostri Governi abbiamo chiuso una procedura di infrazione con l'Europa e i detenuti nel 2015 erano 52 mila. Potrebbe essere riaperta una procedura di infrazione. Noi chiediamo attenzione e contestiamo la sua politica, che è una politica senza una strategia, che guarda abbia agli slogan, ma non nei contenuti. Dobbiamo, quindi, intervenire con proposte serie e contestiamo il fatto che lei tolga dal Fondo che avevamo istituito con la riforma Orlando, di attuazione della riforma del processo penale e dell'ordinamento penitenziario, per puntare sull'edilizia penitenziaria. Non ha idea di cosa voglia dire costruire nuove carceri, e chiediamo di puntare sulle misure alternative su tutta quella politica che era contenuta nella riforma dell'ordinamento punte penitenziario che lei, invece, ha affossato Ha la responsabilità di aver affossato una riforma che rieducava e riguardava la sicurezza collegando carcere con la società civile, per puntare su un piano carceri inesistenti che allungherà ancora i numeri.

Risposta del governo:

ALFONSO BONAFEDE Ministro della Giustizia. Grazie, Presidente. Devo innanzitutto premettere che la riforma dell'ordinamento penitenziario licenziata da questo Governo con i decreti legislativi del 2 ottobre 2018, nn. 123 e 124, è tesa a valorizzare l'attuazione dei precetti costituzionali dell'umanità della pena e della sua funzione rieducativa, come consacrati dall'articolo 27 della Costituzione. In tal senso si pongono le norme contenute nei suddetti testi normativi, volte a garantire il rafforzamento dei diritti dei detenuti attraverso il miglioramento della vita carceraria e a favorire la formazione professionale e le esperienze lavorative. Faccio riferimento, in particolare, alle nuove norme in tema di igiene, salubrità e adeguatezza dei locali delle strutture detentive e a quelle in tema di assistenza sanitaria, tra l'altro potenziata attraverso la previsione del diritto a ricevere una costante e dettagliata informazione sul proprio stato di salute durante l'intero periodo di carcerazione.Nella medesima direzione, si inscrivono le nuove disposizioni tese a valorizzare la funzione rieducativa della pena, favorendo in ogni modo la destinazione dei detenuti al lavoro, secondo un approccio individualizzato, che tenga conto del percorso trattamentale, adeguandolo al profilo personale e professionale, nella consapevolezza che il miglioramento del circuito penitenziario e trattamentale non può essere perseguito, ricorrendo in modo acritico a provvedimenti svuota-carceri. Devo tuttavia rimarcare che è intenzione di questo Governo valorizzare efficacemente l'esecuzione penale esterna, partendo però da un imprescindibile approccio logico e razionale, a cui ad esempio è ispirata la recente istituzione, presso il mio dicastero, dell'Osservatorio permanente sulla recidiva, organismo preposto a valutare, in termini scientifici, l'esecuzione penale intramuraria ed esterna al fine di sempre meglio adattare i programmi trattamentali alle diverse tipologie di utenti. Nella stessa direzione, si muovono anche le iniziative tese al rafforzamento del personale operante in tale settore in quanto sono stati presentati e finanziati quattro progetti di servizio civile che impegneranno 86 nuovi volontari presso gli Uffici di esecuzione penale esterna mentre si sta procedendo alla correzione delle prove scritte di un concorso che porterà all'assunzione di 250 assistenti sociali. In conclusione, evidenzio che le iniziative in materia di esecuzione penale esterna rimangono garantite dalle risorse aggiuntive assegnate nell'ultimo triennio al bilancio di questa Amministrazione, le quali ammontano a 4 milioni di euro per il 2017, a 7 milioni di euro per il 2018 e a 10 milioni di euro a decorrere dall'anno 2019. Nel medesimo solco, si inseriscono le modifiche normative proposte nel disegno di legge di bilancio 2019 per l'attuazione della riforma del processo penale e dell'ordinamento penitenziario, che consentiranno di destinare le risorse che residuano anche ad interventi urgenti per la funzionalità delle strutture e dei servizi penitenziari e minorili ivi compresa l'esecuzione penale esterna. C'è come lei ha sottolineato la volontà di investire anche sull'edilizia penitenziaria; infine, mi permetta di sottolineare che la norma, a cui faceva riferimento, non è stata affossata dall'attuale Governo ma dal precedente Governo, che ha fatto un passo indietro prima delle elezioni, salvo nel farne uno avanti subito dopo le elezioni.

Replica:

ALFREDO BAZOLI: Presidente, come temevamo, la risposta del Ministro è molto elusiva e insoddisfacente. Noi negli anni passati abbiamo potenziato gli uffici che si occupano di misure alternative al carcere; oggi, in legge finanziaria, non c'è nulla: su 34 dirigenti in pianta organica oggi ne mancano 14, quasi la metà, il 40 per cento, manca personale, mancano figure professionali, ma sa perché a noi interessano quegli uffici, ministro? Perché le pene alternative al carcere sono molto efficaci, ampliano il numero di condannati che sono effettivamente sottoposti ad una pena e riducono enormemente la recidiva cioè la probabilità che un condannato ricommetta un reato; in parole semplici, le misure alternative al carcere garantiscono certezza ed efficace della pena e soprattutto aumentano la sicurezza perché, per garantire la sicurezza del cittadino, cos'è meglio, signor ministro, un pregiudicato, che, una volta scontata la pena, torna a delinquere o un pregiudicato che, scontata la pena, non delinque più? Cosa garantisce di più la sicurezza? Puntare sulle pene alternative accanto al carcere aumenta la sicurezza dei cittadini ma voi state smantellando questo sistema, non dotandolo di risorse adeguate per funzionare, perché, insieme alla Lega, alla quale, anche su questo, vi siete completamenti piegati, sulla sicurezza state consumando il più grande inganno degli italiani. Con il decreto Salvini, in pochi mesi, provocherete 19.000 nuovi senza tetto; 19.000 fantasmi che andranno ad ingrossare le fila di chi dorme sui marciapiedi delle nostre città; altro che sicurezza! Con la legge sulla legittima difesa, non cambierete nulla sul piano giuridico, i processi ci sono oggi, ci saranno domani, ma lanciate un messaggio devastante agli italiani: lo Stato non è in grado di difendervi, fatelo da soli e questa è la sicurezza che garantite? Questo è il grande inganno, voi invocate e vendete la sicurezza ma produrrete solo paura e insicurezza e noi non ci stancheremo di denunciarlo.