27/05/2014
Andrea Martella
Fregolent, Marchi, Rosato, De Maria
3-00846

 Al Ministro dell'economia e delle finanze. — Per sapere – premesso che:
   dal 1o luglio 2014 l'Italia assumerà la Presidenza semestrale del Consiglio dell'Unione europea, un ruolo essenziale all'interno dell'Unione europea, poiché proprio alla Presidenza spetta il compito di proporre orientamenti ed elaborare i compromessi necessari all'adozione di decisioni da parte del Consiglio;
   le elezioni del Parlamento europeo che si sono svolte la scorsa settimana consegnano un quadro contraddittorio: se, da un lato, l'Italia e il Governo escono rafforzati nel contesto europeo, dall'altro non può non destare forti preoccupazioni l'ingresso nell'Assemblea di forze che, seppur differenti tra loro, sono manifestamente antieuropeiste;
   all'affermazione di partiti che mettono in discussione la stessa esistenza dell'Unione europea ha certamente contribuito il fatto che, nella gestione della lunga crisi che ha avuto inizio nel 2008, le istituzioni europee hanno agito con lentezza e non sempre con efficacia, sono sembrate occuparsi più del consolidamento fiscale che dei temi della crescita e del lavoro e restano ancora oggi incerte di fronte a problemi di grande rilevanza come l'ampiezza delle risorse umane inutilizzate e la capacità di coordinare le politiche fiscali –:
   quale agenda di politica economica intenda promuovere il Governo nel prossimo semestre di Presidenza del Consiglio dell'Unione europea per segnalare la necessità di un'inversione di tendenza, l'unica in grado di rilanciare le istituzioni comunitarie e di promuoverne in prospettiva il rafforzamento.

Seduta del 28 maggio 2014

Illustrazione di Andrea Martella, risposta del governo di Pier Carlo Padoan, Ministro dell'economia e delle finanze, replica di Marco Causi

Illustrazione

Andrea Martella: Signor Presidente, signor Ministro, come ormai tutti sanno, il risultato elettorale del 25 maggio è stato inequivocabile. In Italia hanno vinto le forze determinate a portare in Europa la capacità concreta di cambiare le cose e non quelle che invece puntavano sullo sfascio, sulla paura e sul malessere sociale. Ha vinto chi è convinto non solo che la via maestra per progredire e crescere sia quella europea, ma chi crede anche che sia necessario dare una svolta profonda al modo di governare il nostro continente con politiche di sviluppo e non di austerità, con una visione autenticamente comunitaria nell'affrontare i problemi complessi come il lavoro, il sostegno alle imprese e la competitività.
  Il mandato che gli elettori hanno dato da domenica scorsa a questo Governo è chiaro: andare avanti con le riforme e lavorare per dare un nuovo volto all'Unione europea. Si tratta di una doppia sfida da vincere.
  Per riuscire a vincere questa sfida, non esiste occasione più importante della Presidenza che l'Italia assumerà dal 1o luglio. In questa prospettiva le chiediamo, signor Ministro, quale sia l'agenda che il Governo italiano intende promuovere, a livello politico ed economico, a livello europeo.

Risposta

Ministro dell'economia e delle finanze. Signor Presidente, grazie, onorevoli, per questa domanda ampia che permette di anticipare alcuni temi che saranno oggetto della Presidenza italiana dell'Unione europea che comincia il 1o luglio.
  Vorrei innanzitutto dire che il Governo ha posto con estrema chiarezza nei luoghi di dibattito pubblico e, per quanto mi riguarda, nelle conversazioni bilaterali con i miei colleghi in via informale, che l'Europa deve chiaramente mettere al centro della sua agenda di politica economica la crescita e l'occupazione, dopo che al centro della politica economica negli anni precedenti la crisi è stato piuttosto il consolidamento fiscale, che peraltro va mantenuto perché bene prezioso e fondamentale per la crescita, e l'aggiustamento profondo del sistema finanziario nel quale la crisi si è alimentata negli anni passati.
  Quindi, crescita e occupazione come tema centrale in un contesto nel quale stabilità finanziaria e stabilità di bilancio siano rafforzate ulteriormente.
  Detto questo, l'agenda della Presidenza italiana si sta delineando, però posso anticipare alcuni filoni nei quali noi intendiamo muoverci allo scopo non solo di ottenere nella durata del semestre risultati concreti ma anche, e forse soprattutto, di indirizzare in misura molto sostanziale il dibattito che sarà successivo alla Presidenza italiana, durante il quale – vorrei ricordare – si insedierà la nuova Commissione, probabilmente tra la fine dell'anno e l'inizio dell'anno prossimo. Quindi, dare una indicazione strategica importante che credo che l'autorevolezza e il peso del Paese e del Governo permetteranno di ottenere.
  Quali sono, per riassumere rapidamente, i pilastri di questa strategia ? Ne indico tre. Innanzitutto individuare e rafforzare, negli strumenti a livello europeo, strategie per una maggiore crescita. Quello che ho in mente è un rafforzamento dell'iniziativa «Europa 2020» che pone, come sapete, al centro crescita, occupazione, sviluppo sostenibile, innovazione. Qui noi riteniamo che si debba fare uno sforzo che leghi molto meglio e più chiaramente gli obiettivi agli strumenti, che ci sia un raccordo forte con l'approfondimento del mercato interno e che si sostenga lo sviluppo di accordi di integrazione commerciale in investimenti transatlantici.
  Secondo filone, sfruttare meglio il potenziale delle riforme strutturali e l'interazione delle riforme strutturali con il processo di aggiustamento del bilancio che deve essere migliorato sia nella qualità che nel profilo. Infine – chiudo, signor Presidente – l'attivazione di strumenti finanziari che permettano di fare leva sugli investimenti pubblici per avere molti più investimenti privati, anche con nuove regolazioni finanziarie e nuove risorse da destinare alla Banca europea per gli investimenti.

Replica

Marco Causi: Signor Presidente, nel dichiarare la soddisfazione del gruppo del Partito Democratico per la risposta del Ministro, devo al tempo stesso dire che è il momento in cui noi stiamo investendo, l'intero Paese sta investendo molte delle sue energie e delle risorse politiche in questa trattativa che si va a fare in funzione delle nuove regole europee, dello spostamento dell'asse della politica europea verso la crescita e l'occupazione e noi invitiamo il Governo a essere molto determinato in questa trattativa.
  Oltre alle cose che il Ministro ha detto, credo che un impegno vada preso sul fronte dell'occupazione, in particolare degli strumenti europei, dei fondi comuni europei per il sostegno dell'occupazione, in particolare giovanile. Vanno organizzate nuove politiche di coordinamento delle politiche economiche degli Stati, attivate le procedure per gli squilibri macroeconomici eccessivi anche nei confronti dei Paesi occidentali. Va compiuto qualche passo almeno sull'ipotesi finanziaria di fondi comunitari dell'Unione per la riduzione dei debiti sovrani, va supportata ogni azione che la Banca centrale europea potrà fare per contrastare il razionamento del credito e le tendenze deflazionistiche.
  Nessuno chiede, Ministro, l'Italia non chiede una deroga ai principi di stabilità finanziaria e di consolidamento fiscale, soprattutto non può chiederlo l'Italia che è un Paese ad alto debito, ma così come alcuni settori dell'opinione pubblica tedesca sono riluttanti ad accettare l'azione della Banca centrale, altri settori dell'opinione pubblica italiana potrebbero essere al tempo stesso riluttanti a continuare ad accettare le politiche europee di austerità, così come impiantate in questi anni. Voglio leggerle, Ministro, l'articolo 2 del trattato dell'Unione, il quale afferma che le politiche economiche europee devono tendere a uno sviluppo armonioso, equilibrato e sostenibile, a una crescita non inflazionistica, a un elevato livello di occupazione e protezione sociale. Quindi anche alcuni settori dell'opinione pubblica di Spagna, Francia, Italia e Grecia potrebbero adire la Corte costituzionale e il Consiglio d'Europa prospettando l'ipotesi che le attuali politiche europee...sono anticostituzionali perché in contrasto con l'articolo 2. Quindi si tratta adesso non di sbattere i pugni sul tavolo ma di mettere su tavolo europeo delle idee, delle idee di buona politica, che è dovere e possibilità del Governo italiano portare oggi in Europa in modo determinato.