Per sapere – premesso che:
la stabilizzazione di una nazione come la Libia è di fondamentale importanza sia per la geopolitica di un'area estremamente delicata, come quella del Mediterraneo, sia per l'Africa subsahariana; basti pensare all'insediamento dello Stato islamico determinatosi nel territorio di Sirte nel giugno del 2015, così come al flusso incessante di migranti che, dopo aver attraversato il deserto, arrivano sulle coste libiche per raggiungere l'Italia e l'Europa;
con la dichiarazione di Vienna del 16 maggio 2016, giunta in conclusione della conferenza internazionale fortemente voluta e presieduta dall'Italia di concerto con gli Stati Uniti, è stato rafforzato il sostegno degli attori regionali e internazionali al Governo Sarraj, nonché il consenso all'unità nazionale e all'integrità territoriale della Libia, entrambi obiettivi strategici per il futuro del Paese perseguiti con lungimiranza dal Governo italiano in coordinamento con i partner libici;
tutti i Paesi confinati con la Libia, in primis l'Egitto, ma anche l'Algeria, la Tunisia, il Niger e il Ciad, hanno sottoscritto insieme alla stessa Libia, al nostro Paese e ai membri permanenti del Consiglio di sicurezza dell'Onu questo importante documento. Ciò rappresenta, come espressamente richiamato nella dichiarazione, la premessa per realizzare quella «cooperazione tra autorità libiche, Paesi vicini e Unione europea finalizzata a smantellare il business model delle reti criminali» attive nel «traffico di esseri umani»;
altro fondamentale obiettivo della dichiarazione è il rafforzamento dell'autorità del Governo Sarraj, anche in senso militare, finalizzato al ristabilimento di un'autorità di governo di unità nazionale su tutto il territorio libico e anche alla sconfitta del cosiddetto Stato islamico, insediatosi in Libia attorno alla città di Sirte. Di qui la strada intrapresa proprio dalla conferenza di Vienna per l'eventuale alleggerimento dell'embargo sulle armi alla Libia, finalizzato all'equipaggiamento e all'addestramento della guardia presidenziale;
vanno proprio in questa direzione le recentissime notizie che riportano i successi di un'offensiva condotta da milizie che sostengono il Governo Sarraj ai danni delle milizie terroristiche dello Stato islamico a Sirte, i cui leader sono dati in fuga nella regione desertica del Fezzan;
le soluzioni per il consolidamento della pace e la stabilizzazione della Libia non si esauriscono però nelle sole azioni militari e necessitano del coinvolgimento di tutti i principali interlocutori interni al Paese, così come recentemente affermato dal Ministro interrogato riguardo l'importanza di concludere un'intesa con le forze del generale Haftar, fondata sul riconoscimento del Governo Sarraj;
l'Italia ha sempre garantito il pieno sostegno politico, umanitario ed economico alla Libia, sia attraverso una costante azione diplomatica di accompagnamento del processo di mediazione per giungere a un Governo di accordo nazionale, sia attraverso incontri bilaterali: è stato difatti il primo Governo ad incontrare il nuovo Premier libico del Governo di accordo nazionale e a recarsi a Tripoli in visita ufficiale dopo l'insediamento di questo –:
anche alla luce dei recenti accadimenti di Sirte, quali siano le prospettive per il rafforzamento del processo di stabilizzazione e pacificazione della Libia, nell'ambito del quale il nostro Paese ha ricoperto e potrà ricoprire un ruolo sempre più propulsivo.
Seduta del 15 giugno 2016
Illustra Michele Nicoletti, risponde Paolo Gentiloni Silveri, Ministro degli affari esteri e della cooperazione internazionale, replica Lia Quartapelle Procopio
Illustrazione
Grazie, Presidente. Signor Ministro, mi pare che gli sviluppi politici e militari della crisi libica confermino la bontà della linea assunta dal Governo e dal Parlamento italiano, non solo perché la più rispettosa del diritto internazionale, ma anche la più efficace. Ci pare che cominci questa linea a dare i suoi frutti e le chiediamo se lei conferma questa impressione, in particolare il puntare su una soluzione politica che rifugga da ogni interventismo militare, la costruzione di un consenso internazionale con i Paesi confinanti, ma anche con i grandi attori, ivi compresa la Russia, il sostegno al Governo Sarraj e il mantenimento dell'unità nazionale e dell'integrità territoriale del Paese, con una politica di inclusione della pluralità. Quindi, la nostra domanda è quali prospettive ci siano di sviluppo di questa linea che si è confermata positiva, quale ruolo per il nostro Paese e anche se non vi siano delle preoccupazioni per la crisi economica. Pare che le risorse materiali stiano finendo e quindi forse ci sarà anche questo da fronteggiare.
Risposta del governo
Grazie, Presidente. Ha detto bene l'onorevole Nicoletti parlando di primi passi che vanno nella direzione che abbiamo auspicato come Governo e come Parlamento. Direi che sono passati sei mesi dalla svolta diplomatica che c’è stata nel mese di dicembre con la Conferenza promossa a Roma dagli Stati Uniti e dall'Italia, con i successivi accordi di Skhirat in Marocco e con la successiva risoluzione n. 2259 delle Nazioni Unite.
Che cosa è successo in questi sei mesi ? Primi passi avanti, naturalmente passi avanti contenuti – non possiamo immaginare soluzioni miracolistiche nella crisi libica – ma il Governo si è insediato a Tripoli, oltre due mesi fa, e sta gradualmente prendendo controllo dei Ministeri e di alcune porzioni del territorio libico.
Molto incoraggiante il fatto che le forze che sostengono il Governo stiano ottenendo dei successi importanti nella lotta contro Daesh nell'area di Sirte, importante anche perché una certa rappresentazione di una Libia completamente nelle mani di Daesh era una rappresentazione che spingeva sul piano diplomatico in una linea opposta rispetto a quella sostenuta dall'Italia, di rispetto del processo di cui i libici sono protagonisti.
Importante che si stia costituendo una guardia presidenziale, che tra i Ministeri libici e l'Italia si siano avviate diverse forme di collaborazione (Ministeri degli Interni, Ministeri della sanità, Ministeri dei Trasporti per i collegamenti aerei) anche per venire incontro alle difficoltà economiche di cui l'onorevole Nicoletti parlava. Manca ancora molta strada da fare e nella strada che ancora manca un passaggio fondamentale è quello di cercare di trovare un'intesa con le forze che si riconoscono nell'est della Libia, nella leadership del generale Haftar, il quale se riconoscesse l'autorità politica del Governo riconosciuto dalle Nazioni Unite potrebbe – credo – svolgere un ruolo importante insieme ad altri sul piano militare.
Quindi l'Italia oggi è impegnata a moltiplicare i rapporti bilaterali tra Italia e Libia, a sostenere il processo diplomatico sul piano internazionale (un mese fa abbiamo fatto una nuova Conferenza presieduta da Italia e Stati Uniti a Vienna) e a trovare, anche fuori dalla luce dei riflettori, un'intesa che consenta di riconoscere l'autorità politica del Governo Serraj e di riunire forze diverse attorno alla sua leadership. Lungo questa strada io credo che gradualmente, passo dopo passo, la crisi possa trovare elementi di stabilità che influiranno anche sulle conseguenze che quella crisi ha sul nostro Paese, a cominciare da quella migratoria.
Replica
Grazie, Presidente e grazie Ministro per aver delineato questa strada che porta verso la stabilizzazione della Libia, una strada che appunto – come lei diceva – è passata attraverso tre momenti importanti sicuramente: la Conferenza di Roma del dicembre del 2015, gli accordi Skhirat e la risoluzione n. 2259. È una strada che si basa su due capisaldi, per i quali l'Italia – come diceva lei – si sta effettivamente molto spendendo: da un lato, l'accordo nazionale, quindi un consenso tra le parti libiche e, dall'altro lato, la costruzione di un consenso internazionale.
Le vicende di questi giorni, in particolare le vicende militari, ci dicono che la strada intrapresa dalla Libia, da un lato, e scelta come caposaldo dell'attività diplomatica del nostro Paese, che guarda soprattutto al tema dell'unità nazionale, è la strada giusta per affrontare le sfide libiche, non solo le sfide di contrasto al terrorismo, ma più in generale le sfide di pacificazione e di ricostituzione di un Corpo nazionale che funzioni, di contrasto alle attività criminali e in particolare al traffico di uomini e di gestione dell'immigrazione. È importante che l'Italia quindi continui nella sua azione di rafforzamento dell'unità nazionale libica perché tutti quanti sappiamo che solo la Libia è in grado di stabilizzare e pacificare tutta la Libia stessa.