30/06/2015
Ettore Rosato
Martella, Garavini, Amendola, Marchi, Causi, Berlinghieri, Boccadutri, Bonavitacola,Paola Bragantini, Capodicasa, Censore, Fanucci, Giampaolo Galli, Ginato, Giulietti, Guerra, Laforgia,Losacco, Marchetti, Melilli, Misiani, Parrini, Pilozzi, Preziosi, Rubinato, Bonifazi, Capozzolo, Carbone,Carella, Colaninno, Currò, De Maria, Marco Di Maio, Marco Di Stefano, Fragomeli, Fregolent, Gitti,Gutgeld, Lodolini, Moretto, Pelillo, Petrini, Ribaudo, Sanga, Zoggia, Cinzia Fontana, Bini.
3-01583

Al Ministro dell'economia e delle finanze. — Per sapere – premesso che: 
l'inattesa decisione del Governo greco di indire un referendum sul piano proposto da Commissione europea, Banca centrale europea e Fondo monetario internazionale ha segnato l'interruzione del negoziato in corso dal mese di febbraio 2015, i cui contenuti finali prevedevano l'impegno della Grecia ad approvare un piano di riforme a fronte di un nuovo programma di aiuti finanziari; 
tale rottura è stata sancita nell'Eurogruppo di sabato 27 giugno 2015, che ha unanimemente respinto la richiesta greca di prorogare il programma di aiuti, in scadenza il 30 giugno 2015, almeno fino alla data del referendum, fissata per il 5 luglio 2015; 
i Ministri dell'Eurogruppo hanno ribadito che gli Stati membri intendono utilizzare tutti gli strumenti disponibili per preservare l'integrità e la stabilità dell'eurozona, ai quali vanno aggiunte le misure messe in campo dalla Banca centrale europea, che ha comunque deciso di mantenere la fornitura di liquidità di emergenza per le banche elleniche, e la volontà da parte di tutte le istituzioni europee di continuare a cercare una soluzione positiva e concordata; 
il Governo italiano ha sin qui svolto un'azione tesa a favorire un esito positivo del negoziato e scongiurare qualunque ipotesi di uscita della Grecia dall'euro, i cui effetti rischiano di essere imprevedibili –: 
quali siano le valutazioni del Ministro interrogato sugli sviluppi della crisi greca.

 

Seduta del 1 luglio 2015

Illustra Marina Borlinghieri, risponde Padoan Pier Carlo, Ministro dell'economia e delle finanze, replica Marco Causi

Illustrazione

Signor Presidente, signor Ministro, l'inattesa decisione del Governo greco di indire un referendum sul piano proposto da Commissione europea, Banca centrale europea e Fondo monetario internazionale ha segnato l'interruzione del negoziato in corso dallo scorso febbraio, i cui contenuti finali prevedevano l'impegno della Grecia ad approvare un piano di riforme a fronte di un nuovo programma di aiuti finanziari. 
Tale rottura è stata sancita nell'Eurogruppo di sabato scorso, che ha unanimemente respinto la richiesta greca di prorogare il programma di aiuti, in scadenza il 30 giugno 2015, almeno fino alla data del referendum. 
I Ministri dell'Eurogruppo hanno ribadito che gli Stati membri intendono utilizzare tutti gli strumenti disponibili per preservare l'integrità e la stabilità dell'Eurozona, ai quali vanno aggiunte le misure messe in campo dalla Banca centrale europea, che ha comunque deciso di mantenere la fornitura di liquidità di emergenza per le banche elleniche, e la volontà da parte di tutte le istituzioni europee di continuare a cercare una soluzione positiva e concordata. 
Il Governo italiano ha sin qui svolto un'azione tesa a favorire un esito positivo del negoziato e scongiurare qualsiasi ipotesi di uscita della Grecia dall'euro, i cui effetti rischiano di essere imprevedibili. 
A lei, signor Ministro, chiediamo quali siano le valutazioni sugli sviluppi di questa crisi greca.

Risposta del governo

Presidente, voglio innanzitutto ricordare che il negoziato sulla Grecia non si è mai interrotto, nonostante la chiusura del secondo programma di assistenza finanziaria, che è avvenuta ieri. Le istituzioni europee e l'Eurogruppo, che si riunisce in teleconferenza più tardi questo pomeriggio, stanno continuando a lavorare per trovare una soluzione. 
Vorrei ribadire, non è stato detto qui – ma spesso si è sentito dire nei media –, che non è mai stato dato alcun ultimatum ai greci, né dall'Eurogruppo né dalle istituzioni europee. L'unico obiettivo è stato quello di trovare un accordo bilanciato e orientato alla crescita prima della scadenza del secondo programma di assistenza, scadenza che è avvenuta ieri. 
Non solo: l'Eurogruppo del 20 febbraio, che aveva accordato alla Grecia l'estensione di quattro mesi del programma, aveva riconosciuto la necessità di applicare margini di flessibilità rispetto agli impegni presi (ne ho parlato nel precedente intervento).
Le trattative, che sono andate avanti con fatica, si sono, però, interrotte a seguito della decisione unilaterale del Governo greco di indire un referendum per il prossimo 5 luglio e la sua raccomandazione di votare contro le ultime proposte avanzate dalle istituzioni. Ieri il Governo greco ha inviato una richiesta per un nuovo programma di assistenza finanziaria, finanziato dall'European Stability Mechanism. La richiesta includeva anche un'estensione del programma in scadenza e interventi sul debito. L'estensione del programma non era più tecnicamente realizzabile. 
A norma del trattato istitutivo dell'ESM, l'Eurogruppo dovrà ora valutare la richiesta di un nuovo programma, che dovrà basarsi su una nuova valutazione del fabbisogno finanziario alla luce dell'ulteriore deterioramento della situazione economica e finanziaria del Paese. 
Il Governo greco ha trasmesso stamattina la lista di riforme che si impegna a portare avanti. Questa lista si fonda sull'ultima base negoziale. La decisione dell'Eurogruppo, che sta di nuovo per riunirsi in teleconferenza, non può prescindere da alcuni presupposti che riguardano l'impegno politico, da parte del Governo greco, a sostenere un corso di azione ritenuto, fino a pochi giorni fa, inattuabile e la posizione rispetto al referendum. 
Ribadisco che l'Italia mantiene una posizione volta ad una soluzione condivisa, inclusiva e orientata alla crescita, e farà di tutto per fare valere questa posizione nel corso dei negoziati.

Replica

Grazie, Presidente. La ringraziamo per questa risposta, signor Ministro, perché deve essere chiaro a tutti che se l'accordo si fa è una situazione win-win sia per l'Europa sia per la Grecia. Se invece, sciaguratamente, l'accordo non dovesse farsi entriamo in una situazione lose-lose, in cui perde la Grecia ma perde anche l'Europa. 
Noi siamo di fronte a un paradosso, che non devo certo ricordare a lei: la Grecia è stata assistita finanziariamente, a carico del contribuente europeo, per 330 miliardi di euro. È stato il più grande salvataggio della storia. Il più grande salvataggio prima di questo è stato quello dell'Argentina, che è costato 100 miliardi (e la Grecia è molto più piccola dell'Argentina). 
Quindi, non è affatto vero che l'Europa non abbia aiutato questo Paese partner. Il problema è che, però, paradossalmente l'Europa non ha avuto, in cambio di questo aiuto, un accordo politico, perché negli anni che vanno dal 2010 al 2012 l'Europa poi, in cambio di questo aiuto, chiedeva politiche profondamente sbagliate, politiche di austerity e recessive che hanno impedito di ripristinare la crescita. 
A me sembra – e le parole del Governo italiano oggi ce lo testimoniano – che la nuova Commissione, grazie anche alla spinta, in particolare, del Governo italiano e del Governo francese, abbia cambiato la posizione negoziale dell'Europa rispetto a quella della Commissione Barroso. Questo è positivo e noi invitiamo e sollecitiamo il Governo italiano ad andare avanti così. 
Non bastano obiettivi meramente fiscali. La Grecia esce da questo dramma se ritorna a crescere, ma per tornare a crescere ci vogliono anni e ci vogliono profonde riforme: riforme della giustizia, riforme del fisco, riforme profonde, che impiegano anni ad essere attuate. 
Quindi, non bastano obiettivi fiscali a breve termine, ma occorrono riforme e occorre – e questo lo voglio dire agli amici italiani del Governo di Syriza – un Governo che sappia fare le riforme e che abbia uno spirito riformista, cosa che, invece, nei primi mesi di governo il Governo di Syriza mi sembra sia stato un po’ troppo debole, un po’ troppo lento sulle riforme da attuare. 
Dunque, spingiamo molto sulle riforme e meno sugli obiettivi fiscali.