Economia

Risoluzione al documento di Economia e Finanza 2018

19/06/2018

RISOLUZIONE

AL DOCUMENTO DI ECONOMIA E FINANZA 2018

 

La Camera,

esaminato il Documento di economia e finanza 2018;

premesso che:

dopo una crisi eccezionalmente lunga e profonda, che ha segnato una caduta del Prodotto interno lordo (PIL) senza precedenti nella storia recente, pari a circa 9 punti percentuali tra il 2007 e il 2013, l'economia italiana percorre dal 2014 un sentiero di ripresa: il 2017 è stato il quarto anno consecutivo di crescita, dopo il timido +0,1 per cento del 2014, la ripresa si è consolidata nel biennio successivo (+0,8 per cento nel 2015 e +0,9 per cento nel 2016), per rafforzarsi nel 2017 ( +1,5 per cento);

le prospettive restano favorevoli anche per il 2018, anno in cui la previsione di crescita del PIL si conferma nel quadro tendenziale del Documento di economia e finanza (DEF) all’1,5 per cento;

questo recupero - ancor più significativo considerando che l’andamento dell’economia italiana risultava già modesto prima della crisi a causa di difficoltà strutturali di lungo periodo e nonostante deficit di bilancio molto ampi - è il risultato di uno straordinario sforzo collettivo e delle politiche economiche adottate negli ultimi cinque anni, che hanno contemperato l’esigenza di sostenere la ripresa con quella di ridurre progressivamente l'indebitamento netto, che è passato dal 3 per cento del PIL nel 2014 al 2,3 per cento nel 2017 (1,9 per cento al netto degli interventi di sostegno del settore bancario e della tutela del risparmio) e il debito pubblico, diminuito in rapporto al PIL nel 2015 e nel 2017, dopo una crescita di circa 29 punti percentuali tra il 2007 e il 2013;

il consolidamento delle finanze pubbliche ha beneficiato altresì del processo di revisione della spesa pubblica, che ne ha migliorato la composizione rendendola sempre più selettiva e orientata alle esigenze delle famiglie e delle imprese;

nella scorsa legislatura, la credibilità dei Governi ha anche favorito un dialogo continuo e costruttivo con le istituzioni europee in merito alle necessarie riforme della governance economica da attuare a livello dell’UE e a una applicazione delle regole di bilancio più appropriata alle contingenze e alle caratteristiche dell’economia nazionale, che ha consentito da un lato una più adeguata (anche se ancora insufficiente) modalità di calcolo dell’output gap e dall’altro una maggiore gradualità nel percorso di avvicinamento verso l’obiettivo di medio termine, anche attraverso l’approvazione di ampi spazi di flessibilità non solo per eventi eccezionali, ma anche per effettuare investimenti pubblici e approvare significative riforme, che hanno aggredito i limiti strutturali del nostro paese;

nella scorsa legislatura sono state così poste le condizioni per proseguire in modo sostenibile lungo il cammino dell’irrobustimento strutturale della crescita, anche per innalzare quella potenziale, dell’aumento dell’occupazione (ad aprile del 2018, il numero dei lavoratori occupati ha raggiunto la soglia di 23,2 milioni a fronte dei 23,18 del 2008, con una crescita di oltre 1 milione di occupati rispetto al picco minimo dei 22,117 milioni registrato nel settembre del 2013 e fra questi, il numero di lavoratori con contratto a tempo indeterminato ha raggiunto la soglia di 14,873 milioni ad aprile 2018, avvicinandosi al livello massimo raggiunto prima della crisi, di 15,032 milioni nel luglio 2008), della riduzione della pressione fiscale, scesa dal 43,6 per cento del 2014 al 42,5 per cento del 2017 (41,9 per cento tenuto conto del bonus 80 euro);

dall’analisi multidimensionale degli indicatori del benessere equo e sostenibile (BES) contenuti nel DEF emerge tuttavia, il permanere di diseguaglianze e disagio sociale, dal momento che la ripresa è ancora troppo recente e poco robusta perché i benefici possano raggiungere tutti i settori e le aree del paese rimarginando le ferite lasciate dalla recessione economica;

il contrasto alla povertà, fenomeno complesso non legato soltanto alla mancanza di reddito, è stato condotto nella scorsa legislatura superando misure parziali, dapprima stanziando con la legge di bilancio per il 2016 risorse strutturali per il Sostegno per l’inclusione attiva (SIA) e, dal 2018, costruendo il primo strumento nazionale dal carattere universale finalizzato alla graduale conquista dell'autonomia: grazie all’introduzione del Reddito di Inclusione (REI), l’Italia si è finalmente dotata di una misura permanente, invocata da decenni, di lotta alla povertà tramite il sostegno al reddito e l’accompagnamento alla ricerca di occupazione quale strumento fondamentale dei processi inclusivi, un disegno che deve essere arricchito in modo da ampliare la platea dei destinatari e la rete di servizi e accompagnato da una grande operazione di sostegno alle famiglie mediante l’introduzione di una misura fiscale universale per i figli a carico e l’istituzione di una dote unica dei servizi di cura nei primi anni di vita dei bambini;

 

impegna il Governo

a completare la sterilizzazione delle clausole di salvaguardia sulle imposte indirette per il triennio 2019-2021 già parzialmente realizzata dall'articolo 1, comma 2, della legge di bilancio 2018 (legge n. 205 del 2017), da finanziare mediante il ricorso a misure compensative sul lato della spese e delle entrate, con particolare riferimento all’azione di contrasto all’evasione ed escludendo qualsiasi forma o modalità di condono;

a continuare a promuovere in sede europea la necessità di una nuova governance dell’Unione, anche attraverso una revisione delle regole di bilancio volta a conferire una maggiore centralità alla crescita economica, all'occupazione e all'inclusione sociale in un percorso sostenibile di riduzione del debito pubblico nonché una reale condivisione dei rischi, sia favorendo il completamento dell’Unione bancaria attraverso un sistema unico di garanzia dei depositi, sia promuovendo la realizzazione di una vera Unione fiscale, che superi la logica intergovernativa, attraverso l'istituzione di un Fondo monetario europeo che salvaguardi la stabilità anche per mezzo della definizione di nuovi strumenti di sostegno alle riforme strutturali, di stabilizzazione del livello degli investimenti in caso di shock asimmetrici e di un sistema di assicurazione ciclica contro la disoccupazione, sulla base delle proposte italiane già in discussione nelle sedi europee e dei pareri espressi lo scorso febbraio dalla Commissione bilancio della Camera sul pacchetto di proposte della Commissione europea sul futuro dell'unione economica e monetaria;

a rafforzare gli interventi per la crescita inclusiva e il contrasto alle diseguaglianze sociali, attraverso l’introduzione di un salario minimo legale; un incremento significativo delle risorse per il reddito d’inclusione, al fine di raggiungere progressivamente tutte le persone in condizione di povertà assoluta; l’introduzione di una misura universale per il sostegno dei figli a carico, superando la disomogeneità delle attuali agevolazioni e il fenomeno dell’incapienza d’imposta; l’introduzione di una dote unica dei servizi all’infanzia al fine di favorire la natalità e l’occupazione femminile; l’ulteriore rafforzamento delle politiche per la non-autosufficienza;

a proseguire il percorso di rilancio degli investimenti; sul versante pubblico, con particolare riferimento alla semplificazione e accelerazione delle procedure amministrative e al potenziamento delle capacità progettuali in particolare degli enti territoriali, nonché attuando la clausola del 34 per cento degli stanziamenti in conto capitale ordinario per il riequilibrio territoriale della spesa pubblica; sul versante privato, rendendo strutturali gli incentivi all’investimento delle imprese finalizzato alla competitività e all’innovazione;

a proseguire nell’azione di riduzione della pressione fiscale e contributiva per imprese e famiglie, attraverso una progressiva diminuzione del carico contributivo sul lavoro a tempo indeterminato; una riduzione della tassazione sul reddito d’impresa, proseguendo lungo le linee già impostate nella precedente legislatura;

a confermare e rendere strutturali le misure di sostegno alle giovani generazioni, in particolare quelle finalizzate allo sviluppo della cultura e della conoscenza del patrimonio culturale tra i diciottenni.