Dichiarazione di voto
Data: 
Martedì, 19 Novembre, 2019
Nome: 
Roger De Menech

Presidente, sottosegretario, colleghi, inizio ovviamente, mi pare doveroso, ringraziando tutte le nostre Forze armate e di polizia, in particolare quelle che sono impegnate in maniera così pressante nelle missioni all'estero (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico). Mi pare doveroso, in questo momento, ringraziarle e voglio iniziare, innanzitutto, sperando che i firmatari della prima mozione che è stata presentata non l'abbiano fatto per seminare zizzania nel campo della maggioranza, ma, invece, per dare continuità e solidità alla politica strategica adottata dal nostro Paese. Il tentativo che dobbiamo fare tutti assieme, che nel settore degli accordi internazionali della Difesa risulta ancora più importante, è quello di produrre un senso di continuità, cioè di sottrarre dalla polemica quotidiana politica del dibattito quello che è un tema strategico per il sistema Paese. Continuità e solidità strategica non vuol dire staticità delle decisioni, ma capacità di costruire un impianto di relazioni internazionali che non subiscono oltre misura le logiche del consenso interno. Anche da questo si riconosce l'autorevolezza di un Paese. Come è stato ampiamente riconosciuto da tutti gli interventi nella discussione sulle linee generali, siamo qui, in quest'Aula, a discutere, ancora una volta, del programma relativo all'acquisizione dei velivoli di quinta generazione denominati F-35, cosa che è successa molte volte negli ultimi anni, più per necessità, come dicevo, di politica interna che per vere esigenze di aprire una discussione seria sul ruolo strategico del nostro Paese sul panorama internazionale. Si tratta di un programma importantissimo per il nostro Paese e per le nostre Forze armate, in grado di garantire il rinnovamento della nostra componente aerea. Su questo punto, ormai, questa necessità è riconosciuta, in maniera unanime da tutti, indispensabile per la difesa del Paese e per continuare ad assicurare il nostro contributo alla sicurezza e alla stabilità internazionale.

Non è né casuale né fuori di luogo che se ne discuta in quest'Aula. Infatti, il programma F-35, al quale abbiamo aderito ormai nel lontano 1996, si sviluppa attraverso una serie di ordinativi decisi per lotti successivi per le esigenze sia degli acquirenti, ma anche per le necessità stesse dei produttori. Ne stiamo, quindi, discutendo perché è assolutamente ragionevole anche per rispettare una decisione presa nel 2013 in questa stessa Aula, approvando una serie di mozioni; discussione che dovrà continuare anche dopo la giornata odierna. Infatti, come tutti sanno, in realtà al Parlamento è riconosciuta la competenza in una materia come questa e come quella delle acquisizioni militari, e tutto quello che riguarda l'acquisto, l'ammodernamento e il rinnovamento dei sistemi d'arma.

Un ruolo che per molti anni non ha avuto il Parlamento e che oggi gli è affidato; quindi spetta a noi la decisione finale, il nostro parere è diventato vincolante e, come tale, ci responsabilizza sulle nostre scelte, oserei dire almeno quanto il Governo. Lo dico per tranquillizzare tutti i colleghi parlamentari. Il programma F-35 non è un semplice contratto di acquisizione di sistemi d'arma, ma qualcosa di più impegnativo, perché prevede una partecipazione del nostro Paese nell'ultima e più delicata fase realizzativa del velivolo nello stabilimento di Cameri, in provincia di Novara. Questa attività ci garantisce il ruolo di partner di primissimo piano nel programma. Si tratta, quello di Cameri, di un impianto che è costato quasi un miliardo di euro, materialmente costruito fra il 2011 e il 2013 su una superficie di 40 ettari, che consta di 22 edifici, all'interno dei quali sono ospitate 11 stazioni di assemblaggio e 5 di revisione, supporto e aggiornamento, ed è gestito da una società del gruppo Leonardo, quindi un gruppo a partecipazione statale.

Lo stabilimento è denominato non casualmente centro FACO. Gli americani hanno il pregio di rendere, attraverso le sigle con cui identificano le attività, assolutamente chiaro a cosa servono e cosa fanno. Il termine FACO significa assemblaggio finale e controllo di produzione. È quello che fa l'Italia e quello che viene fatto nello stabilimento di Cameri. Siamo di fronte, cari colleghi, a questioni delicatissime, che impegnano il Governo e il Parlamento a seguire nel tempo l'evoluzione di questo programma, sul quale sarebbe sbagliato e anche impossibile discutere una volta per tutte e poi voltare pagina. In questo senso rivolgo a tutti i colleghi, e in particolare ai proponenti la prima mozione, un sincero appello a convergere su una decisione condivisa che riconosca la necessità di seguire il programma passo dopo passo, lotto dopo lotto, valutandone l'evoluzione nel tempo.

In questa prospettiva, la nostra mozione impegna il Governo ad andare avanti in questo programma tenendo conto per il futuro dei mutamenti del contesto geopolitico, delle nuove tecnologie che si affacciano, dei nuovi costi che si profilano, degli impegni internazionali assunti dall'Italia. La tutela dell'industria italiana del comparto difesa, a cui si faceva riferimento, e dei livelli occupazionali conseguenti è un altro obiettivo ribadito nella nostra mozione, che sottolinea, inoltre, l'importanza di accrescere il know-how nazionale e l'accesso alle tecnologie straniere.

Un secondo impegno che riteniamo possa essere sottoscritto, e speriamo sia sottoscritto da tutti, è quello di valutare, attraverso le unità già in forza presso i nostri reparti operativi, la piena rispondenza dei velivoli ai requisiti tecnico-operativi di sicurezza delle nostre Forze armate.

Il terzo impegno è quello di continuare nella valorizzazione degli investimenti già effettuati nella fabbrica di Cameri, della sua competitività quale polo produttivo logistico internazionale nel campo aerospaziale e della difesa, al fine di massimizzare i ritorni economici, occupazionali e tecnologici dell'intero polo produttivo. Da ultimo, chiediamo al Governo di riconoscere e confermare, come ho detto in premessa, il dovere di riferire periodicamente al Parlamento attraverso le Commissioni interessate, nella speranza di seguire l'evoluzione del programma passo passo nel tempo. Di tutto questo ho cercato di dare spazio nel mio intervento attraverso le considerazioni che ho appena illustrato e che rappresentano le ragioni per cui in tutti questi anni abbiamo seguito, come Partito Democratico, e discusso questo impegnativo programma, che oggi confermiamo con il voto favorevole alla mozione di maggioranza. Con una speranza finale, forse la più importante: che la classe politica dimostri la propria statura, sottraendo alla speculazione politica temi importanti e strategici come questi. Ne va dell'autorevolezza non di questa o di quella forza politica, ma dell'intero nostro Paese.