Data: 
Lunedì, 25 Marzo, 2019
Nome: 
Filippo Sensi

A.C. 1012-A

Grazie, Presidente. Il provvedimento in discussione interviene su una materia particolarmente delicata e complessa, nel momento storico e politico che stiamo attraversando. L'istituzione di percorsi formativi in ambito militare per i giovani sotto i 22 anni richiama la necessità di una specializzazione tecnica, giuridica e addestrativa sempre più adeguata per i nuovi compiti che la difesa e i corpi militari hanno visto crescere nel corso degli ultimi decenni, in un mondo completamente trasformato ed in costante evoluzione dal punto di vista geopolitico. Del resto, il superamento della leva obbligatoria, con l'introduzione del servizio militare professionale, ha imposto un radicale mutamento di prospettiva nel considerare il comparto della Difesa nazionale, il coordinamento con i partner militari e con il contesto europeo, che sempre più necessità di uno sviluppo di percorsi formativi specifici, di aggiornamenti sistematici, di affinamenti professionali e di una multidisciplinarietà applicata all'interno dei Corpi militari e delle varie Armi. In questi venti anni di servizio professionale sono stati compiuti importanti passi in avanti in questo senso e questa legge è un ulteriore specifico tassello in questa direzione. Il Partito Democratico nella discussione svolta in Commissione Difesa si è pronunciato favorevolmente, ma abbiamo sottolineato alcune serie carenze del provvedimento, che ribadiamo in questa sede, critiche che abbiamo sottolineato con forza, notando contraddizioni e fragilità della misura, anche in Commissione Affari europei. Questi nostri rilievi critici si sono concretizzati in emendamenti e proposte, che sono stati tuttavia respinti, cosa che accentua le nostre riserve e perplessità sulla reale efficacia di un provvedimento, che pure in linea di principio condividiamo. Quali sono queste perplessità? La prima, se vogliamo, è di ordine generale: il provvedimento si presenta staccato da un contesto e da una visione generale sulle politiche di rafforzamento e di adeguamento ai nuovi impegni della difesa nazionale e dei corpi militari. Con la recente legge di bilancio, abbiamo registrato una riduzione delle risorse indirizzate allo sviluppo e alla qualificazione dei corpi e delle relative infrastrutture; non c'è a nostro avviso un'adeguata programmazione del settore ed, in assenza di un quadro organico di riferimento serio e strutturato, il nostro timore è che anche questo provvedimento rischi di naufragare o, al meglio, di rappresentare un episodio, risultando un'occasione sprecata. In secondo luogo, il provvedimento è privo delle risorse necessarie che derivano dagli obiettivi in enunciato: si è infatti virato, accogliendo un emendamento di Forza Italia, sul carattere sperimentale dei progetti di percorso formativo fino al 2020, essenzialmente per ovviare a questa mancanza di risorse e conseguentemente di sistematicità. Resta il fatto che in questa situazione di incertezza ed aleatorietà è forte il rischio che la legge diventi nulla più che un pezzo di carta senza particolari risultati pratici. Questo giudizio rafforza dunque quello più generale poc'anzi esposto: anche su un aspetto così specifico non si dà continuità, ma si assiste a un episodio di vacuità propositiva, che rende persino pleonastica la nostra discussione parlamentare. Infine, la terza perplessità riguarda il ruolo che debbono avere il Parlamento i suoi organi, a partire dalla Commissione Difesa, per quel che riguarda la valutazione e l'informazione dei progetti di formazione attraverso una relazione finale al Parlamento. Questo aspetto, che mancava nel testo iniziale, è stato in parte soddisfatto con l'approvazione di un emendamento, in parte, perché riteniamo non basti un rapporto conclusivo, ma occorra anche un confronto preliminare. Il coinvolgimento del Parlamento, a nostro avviso, non è una rivendicazione, ma è parte di un metodo istituzionale, di un punto di vista che punta sulla integrazione e la cooperazione di vari comparti dello Stato e di vari organi istituzionali in questa materia. Il nostro giudizio, dunque, signor Presidente, pur non contrario per principio resta critico sugli effetti finali e sull'efficacia di scelte puntuali e limitate che avrebbero invece meritato più risorse e un maggiore collegamento con un impianto generale di politiche per la difesa che non ravvisiamo nell'azione di questo Governo.