Discussione generale
Data: 
Giovedì, 21 Dicembre, 2017
Nome: 
Maino Marchi

 

A.C. 4768-A

Grazie Presidente. Quando ho fatto il mio primo intervento da deputato in quest'Aula, il 31 luglio 2006, l'Aula era semideserta, come oggi, in cui farò l'ultimo intervento. Ma si sa che è così nella discussione generale, sempre. E forse dovremmo farci qualche riflessione, in un'auspicabile riforma del Regolamento della Camera.

E mentre mi accingo a tornare più stabilmente nel reggiano, mi fa piacere ritrovare in questa legge di bilancio il più alto simbolo della resistenza reggiana: i fratelli Cervi. Sono destinate stabilmente risorse all'Istituto e Museo Cervi, così come alla Fondazione dell'ex campo di Fossoli, al Comitato di Marzabotto, al parco di Sant'Anna di Stazzema e al museo della Risiera di San Sabba. È una delle tante iniziative positive che ritroviamo in questa legge di bilancio, l'ultima della legislatura.

Allora, bisogna cominciare da un bilancio della legislatura. Tutte le volte che ha governato il centrodestra, ha lasciato il Paese in condizioni peggiori di come lo ha trovato: 1994-1996, per fortuna, dopo i primi disastri di Berlusconi, c'è stato il Governo Dini; 2001-2006, da una crescita al 3 per cento troppo bassa, secondo Tremonti, grazie a lui, siamo andati a zero; 2008-2013, alla fine del 2011 l'Italia ha rischiato il fallimento, dopo che tra 2006-2008 si era aperta una fase di crescita.

Sì, c'è stata la crisi più grave dal 1929, ma anche una gestione della crisi nella logica dell'ha da passa' la nuttata, non accorgendosi che non era una parentesi, ma un profondo cambiamento dell'economia mondiale. In quegli anni la recessione è stata la più pesante d'Europa in Italia, dopo la Grecia.

Questo il bilancio dei Governi di centrodestra. Per quale fenomeno miracolistico dovrebbero essere, dopo il fallimento del passato, la soluzione del futuro? E il bilancio di questa legislatura: dalla recessione alla crescita, previsioni sempre azzeccate e sempre in meglio il risultato finale, nel 2017 in particolare, dove raccogliamo maggiormente il frutto delle politiche di riforma di questi anni. Ci avviciniamo al 2 per cento, superato in questi primi diciassette anni di questo secolo e millennio solo nel 2006, con il secondo Governo Prodi, non per caso.

Siamo fanalino di coda in Europa? Sì, ma dagli anni Novanta. Bisogna guardare ai processi, alle dinamiche. Le dinamiche sono queste, si riduce ogni trimestre la differenza tra il livello di crescita italiana e quello della media europea. Insomma, il ritmo di crescita è in costante rafforzamento, nell'export, nella domanda interna, negli investimenti delle imprese, nella produzione, nei consumi e nell'occupazione, lontani ancora da raggiungere condizioni soddisfacenti, ma quasi un milione di posti in più non sono un risultato da poco.

Come sostenere l'occupazione, soprattutto quella stabile, è ancora oggetto di discussione, ma alcune certezze ci sono, secondo me. La prima è che il lavoro lo creano le imprese e le imprese vanno aiutate. Secondo, meglio incentivi strutturali che contingenti, è quello che facciamo con questa legge di bilancio, ma anche quello che abbiamo fatto con quella per il 2015, in riferimento al taglio dell'IRAP. Terzo, gli incentivi messi nel 2015 hanno funzionato e hanno avuto un effetto positivo, pur dovendo essere trasformati in strutturali.

Tutto ciò è avvenuto grazie anche alle politiche economiche del Governo, quelle per il lavoro, per la scuola, le politiche sociali, comprese le pensioni, dove siamo intervenuti notevolmente nella scorsa legge di bilancio e anche in questa, la giustizia, per “Industria 4.0”, con le misure fiscali che hanno ridotto le tasse a chi le paga recuperando fasce ampie di evasione fiscale e riducendo la pressione fiscale. Sul versante della finanza pubblica, siamo stati dentro il sentiero stretto indicato dal Ministro Padoan: l'equilibrio stretto tra misure per sostenere la crescita e il miglioramento delle condizioni della finanza pubblica.

In questa Aula, pochi mesi fa, tutti i gruppi parlamentari si sono espressi contro l'austerity europea, contro il fiscal compact nei trattati; qualcuno, come i Cinquestelle, vorrebbe andare anche oltre il 3 per cento nel rapporto deficit-PIL, guai al giorno in cui ciò avvenisse: i mercati ci darebbero subito non il cartellino giallo, che in questa legge di stabilità abbiamo dato con l'accordo di tutti al sindaco di Napoli, ma direttamente il cartellino rosso. Avremmo un aumento degli interessi sul debito pubblico con effetti devastanti per il bilancio dello Stato e per le parti più deboli della società, quelle che hanno più bisogno dello Stato. Ebbene, di fronte a questo quadro è paradossale che Forza Italia e altri dicano che eliminiamo gli aumenti IVA e accise già previsti con un aumento del debito pubblico: no, in questi anni abbiamo sempre deciso e ottenuto di ridurre il deficit più gradualmente rispetto alle previsioni, ma l'abbiamo sempre ridotto, non aumentato. E anche nel 2018 sarà così, in base alla legge di bilancio che stiamo per approvare. Chiuderemo il 2017 al 2,1 per cento e nel 2018 andremo all'1,6 per cento, e secondo me sotto questo livello non si può andare. È quasi pareggio di bilancio, ma al pareggio non credo che arriveremo. Non so se potremo tornare vicino al 3, ma molto sotto all'1,5 per cento non credo sia praticabile. Già con il livello di deficit del 2017, il debito pubblico si è stabilizzato in rapporto al PIL e comincerà a scendere. L'elemento determinante è la crescita: se è alta il debito cala, se è bassa il debito sale.

È una legge in cui finanziamo il rinnovo dei contratti pubblici, farlo calando il deficit si avvicina al miracolo. È una legge in cui ridiamo fiato agli enti territoriali, comuni, province e regioni, per il 2018 e per gli anni successivi. Poi il tema dell'autonomia tributaria e fiscale degli enti territoriali è tutto sul tavolo della prossima legislatura, però stiamo avviando il regionalismo differenziato, con l'avvio degli accordi tra Governo, Emilia-Romagna, Lombardia e Veneto.

Regioni in più salute permetteranno anche di affrontare meglio l'aumento minore delle necessità del Fondo sanitario nazionale. Riconosco che è un aumento minore delle necessità ed è per me una profondissima preoccupazione, nego anche sotto tortura che sia un taglio o un definanziamento, perché ci sono risorse in più.

Con questa legge di stabilità, il Governo ha scelto, in particolare, oltre al disinnesco delle clausole di salvaguardia, di intervenire sul lavoro in particolare per i giovani e per l'aumento delle risorse per la lotta alla povertà. Sono scelte di cui c'è ancora il segno forte nella legge di bilancio, che non si perde questo segno con l'aumento ponderoso degli interventi inseriti con il lavoro parlamentare, come ha ricordato il presidente Boccia, molti con voti unanimi, molti anche proposti dalle opposizioni, più di trenta ad esempio gli emendamenti dei Cinquestelle approvati. Lo dico soprattutto, che rimane questo segno forte nella legge di stabilità, a quelli che si pongono alla sinistra del PD: si pongono loro, io credo che la sinistra più di sinistra sia quella di Governo, non quella che fa di tutto per fare andare al Governo la destra già pregustando le future manifestazioni contro (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico).

Il centrodestra aveva azzerato i fondi delle politiche sociali, tutti i fondi, e tagliato pesantemente sulla scuola. In questa legislatura abbiamo fatto esattamente il contrario e investito fortemente sulla cultura in tutti i campi. Se si partisse da questa consapevolezza, si potrebbe tutti insieme migliorare e correggere anche i limiti e gli errori di questi anni. Se, invece, si va alle elezioni come se fosse una gara tra PD e Liberi e Uguali, senza considerare che ci sono anche gli altri due poli, io la considero una scelta suicida e pazzesca, e mi dispiace molto che a farla siano dirigenti che in passato ho fortemente apprezzato e sostenuto, come Bersani, Errani e D'Alema.

Infine, una riflessione per il prossimo Parlamento, anzi per i prossimi parlamentari: la riforma della legge di bilancio e di contabilità approvata un anno fa poteva funzionare con un sistema che superasse il bicameralismo perfetto. Sempre un anno fa gli italiani hanno deciso che pur di mandare a casa un leader si poteva anche rinunciare a una riforma fondamentale per far funzionare meglio la democrazia e le istituzioni. Rispetto, ovviamente, il voto degli italiani, anche se mi viene in mente una battuta di Benigni nel film Il mostro: con il sistema bicamerale il film procedurale di quest'anno e di quelli precedenti si ripeterà anche in futuro, con qualunque Governo e maggioranza. Mi sbaglierò, ma sono convinto di questo dopo dodici anni di esperienza in Commissione bilancio.

E allora penso che occorra cambiare radicalmente, anche per la spinta emendativa che Openpolis dà a ogni parlamentare, come sottolineava il relatore durante la scorsa legge di bilancio, onorevole Guerra, rischiando di trasformare la sessione di bilancio in un film horror. Il cambio radicale è una legge di bilancio inemendabile. Il Governo presenta il suo progetto, le Camere discutono parallelamente, cioè usando entrambe tutto il tempo per un mese e mezzo, danno indirizzi per modifiche e integrazioni, il Governo raccoglie questi indirizzi e presenta il progetto definitivo e poi le Camere votano, prendere o lasciare. Se non si arriva a questa modifica, inutile meravigliarsi di vedere sempre lo stesso film, è scoprire l'acqua calda meravigliarsi del “semplicemente ovvio”.

Nonostante questo, il risultato oggi all'esame dell'Aula di questa legge di bilancio è molto buono. Dà tante risposte a tanti bisogni. Si può fare di meglio, ma i tanti che criticano sono spesso parlamentari che hanno avuto occasione di essere al Governo e di meglio francamente non mi sembra abbiano fatto, sia alla mia destra che alla cosiddetta mia sinistra. Per questo, la legge di bilancio merita l'approvazione del Parlamento e ringrazio il Governo, in modo particolare il Vice Ministro Morando, per la disponibilità al confronto con tutti i gruppi parlamentari e con tutto il Parlamento per le norme e il lavoro svolto in questa sessione di bilancio