Discussione sulle linee generali
Data: 
Giovedì, 6 Dicembre, 2018
Nome: 
Carlo Padoan

A.C. 1334-A

Grazie, Presidente. Onorevoli colleghi, una legge di bilancio di solito dà l'impronta all'azione di governo per l'anno in cui è stata formulata e per tutta la legislatura. Questo disegno di legge di bilancio è un capolavoro, un capolavoro di confusione e di autolesionismo e anzi, come ha detto l'onorevole Lorenzin, è una legge di bilancio che non c'è. Fin qui poco male.

Il problema è che questa legge di bilancio che non c'è, è stata già respinta, battuta, bocciata dai mercati, dalla Commissione europea e dalle istituzioni internazionali, dalle imprese, dalle famiglie, dal Paese. Ma non è un fatto accademico essere bocciati; è un fatto, purtroppo, molto concreto, perché la bocciatura provoca danni diretti con l'aumento dei tassi, con la stretta del credito che la Banca d'Italia sta già osservando e certificando a livello ufficiale. Provoca, poi, danni indiretti, perché provoca aumento dell'incertezza, e quindi peggioramento del grado di fiducia delle imprese, e quindi caduta degli investimenti, di cui vediamo, purtroppo, le conseguenze nei dati del terzo trimestre, che, dopo molti anni di crescita, che avevano portato a una crescita cumulata di quasi il 5 per cento, sta portando il Paese in recessione.

Fatemi dire, signor Presidente, che trovo assolutamente ridicolo addossare le colpe di questo dato allarmante del terzo trimestre alle politiche passate, è semplicemente inconcepibile, è semplicemente il segno di malafede e ignoranza. Ma ora si cambia, ci dice il Governo; si cambia per evitare la procedura di infrazione, che porterebbe danni molto gravi al Paese. Benissimo, dice il Governo, anche se si tratta di un cambio tardivo, che deve recuperare con fatica una cosa che si distrugge in un attimo e si costruisce con enorme pazienza, cioè la fiducia da parte degli altri. Ma si cambia? Si cambia veramente? Il dibattito si è concentrato, bontà loro, grazie ai due Vicepremier, sui numerini. I numerini sono sdoganati: fino a poco tempo fa non si poteva parlare altro che di 2,4; adesso si traccheggia, forse il 2,2, forse il 2,1.

Ieri il sottosegretario Bitonci in sede pubblica televisiva ha detto che sarà il 2,2: benissimo, un altro esempio in cui il Parlamento è l'ultimo ad essere informato. Ma non è questo il cambiamento: forse non è chiaro che l'Italia rischia di andare in procedura di infrazione definitiva per il debito perché ha deciso un'inversione a U nel processo di aggiustamento strutturale (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico). Questa è una cosa di cui non si parla e che, invece, bisognerebbe tenere presente, perché questa è la causa dei costi reali che questa politica del cambiamento sta provocando nel Paese. Quello che serve è un ritorno al cambiamento giusto, a quello che aveva permesso un aggiustamento graduale e una discesa del debito, come sta scritto anche nel Nadef, signori del Governo e della maggioranza; ve ne dimenticate spesso di quello che scrivete voi nei vostri documenti.

Ma anche qui, fermo restando che l'aggiustamento non si può limitare ai numerini, ma deve essere un cambiamento di sentiero di aggiustamento, anche qui c'è una domanda che sorge legittima: si sente parlare, perché si sente parlare soltanto, del fatto che le misure chiave di questo Governo e di questa maggioranza saranno implementate in parte, perché forse ci saranno dei risparmi da cui trarre beneficio. Complimenti per la vostra capacità di far di conto! Ma anche se fosse questo, ciò riguarda il primo anno, il 2019. E il resto, quando le misure in teoria saranno a regime? Chi è che sosterrà il costo di queste misure, del reddito di cittadinanza, della quota 100, su cui adesso torno un attimo? Qual è il vero orizzonte temporale del Governo? Basta a questo Governo vivacchiare per sei mesi, aspettare il prossimo impegno elettorale? Il sospetto è forte e ce lo chiediamo tutti, ce lo chiedono anche i mercati, che, se capiranno che l'aggiustamento è finto, perché di questo stiamo parlando, un aggiustamento finto, allora ne trarranno le conseguenze.

Ma il Governo dice che cambierà la manovra, lasciando intatti i pilastri della sua manovra, e cioè, in particolare, il reddito di cittadinanza e quota 100. Peccato, visto che dovete cambiare la manovra, potevate anche provare a cambiare queste misure, che sono dannose, sbagliate e sono incoerenti. Il reddito di cittadinanza rimane un oggetto misterioso. Quali sono i destinatari? Per chi è costruita e pensata questa struttura? Quanti ne coprirà? Come si otterrà la copertura? Cosa succede a regime nel mercato del lavoro nelle zone in cui si vogliono introdurre meccanismi per attivare una domanda di lavoro che non c'è ancora?

E poi la quota 100: continuo ad essere sorpreso al pensiero che lo strumento principale di una politica del lavoro sia il sistema pensionistico. Si continua a dire che questa manovra, oltre a permettere di andare in pensionamento anticipato, ma a quali costi, è una manovra che permetterà l'assunzione di giovani, ma questo dipende da quello che le imprese valuteranno, e non mi pare che le imprese siano valutando come un'occasione d'oro il fatto che con quota 100 si potrà sostituire un lavoratore anziano con un lavoratore giovane, ammesso che ci sia equivalenza, non mi pare proprio. Mi pare, invece, inequivocabile che le imprese erano disponibili a prolungare contratti a tempo determinato, ma non lo hanno potuto fare perché la geniale legge del cosiddetto “decreto dignità” lo impedisce. Quindi, l'autolesionismo continua a permeare la logica di Governo nella legge di bilancio e nelle leggi collegate.

Per non parlare delle misure fiscali: si indeboliscono o si cancellano quelle che funzionano, super e iper ammortamento, l'ACE, l'IRI, per sostituirle con strumenti che beneficiano una quota molto ristretta di beneficiari, con meccanismi che hanno effetti perversi, come l'aumento al lavoro nero. E gli investimenti, signor Presidente: abbiamo sentito da parte di tutti gli esponenti del Governo, dal Presidente del Consiglio in giù, che questo Governo sta mobilitando decine di miliardi per investimenti pubblici. Sappiamo che questo non è così, questo è frutto delle scelte dei Governi passati.

Il problema, e sono d'accordo, è implementarli, ma la soluzione non è quella di produrre ulteriori macchine burocratiche, che assorbono risorse e si aggiungono alla difficoltà di fare investimenti. Liberiamo le infrastrutture, invece di pensare a nuove strutture burocratiche, che servono, evidentemente, a creare nuovi posti di lavoro per chi andrà a occuparle. In definitiva, signor Presidente, non voglio prendere altro tempo, mi sembra che il messaggio sia chiaro: c'è un rischio di frenata brusca e di inversione di tendenza di questa economia perché in una manovra che non c'è è stato distrutto, lo ripeto, il concetto, quello che richiede tanta pazienza e tanta fatica, della fiducia, che è il cemento principale di un'economia.

È stata distrutta la fiducia e questo ha provocato danni veri; ricostruirla richiederà tempo, richiederà azioni, appunto, credibili. Mi chiedo come questo Governo possa produrre azioni credibili lungo la legislatura. C'è un dato che sicuramente ne esce fuori, che le vostre promesse elettorali saranno disattese.