Discussione sulle linee generali
Data: 
Giovedì, 6 Dicembre, 2018
Nome: 
Marianna Madia

A.C. 1334-A

Grazie, Presidente. Vorrei iniziare questo breve intervento sottolineando come la prima manovra di bilancio del Governo del cambiamento sia una manovra criticata e contestata non solo dal Partito Democratico, non solo dalle opposizioni, ma dalle più autorevoli istituzioni economiche e finanziarie, forze sociali e categorie. Credo che in questa manovra di bilancio non ci sia caos, ma ci sia un progetto ben definito, che potevamo anche aspettarci dal primo Governo nazional-sovranista in Italia. E la strategia è quella dell'isolamento, della distruzione del multilateralismo cooperativo; ma, d'altra parte, il nazional-sovranismo questo fa. Ed è tanto pericoloso, come ci ricordava Papa Francesco poco tempo fa, quanto illusorio, perché l'isolamento dell'Italia in questo momento avviene quando poche grandi multinazionali, loro sì in modo transnazionale, stanno di fatto imponendo il loro modello economico, sociale e culturale al mondo.

E allora è proprio in una condizione come questa che noi abbiamo bisogno di un'Europa forte e unita, perché è l'unico modo per imporre davvero una sovranità positiva dell'Italia. In questo modo e con questa manovra di bilancio altro che sovranità, l'Italia diventa una terra di conquista; e la modalità con la quale è stata costruita questa manovra di bilancio, con il leader del Governo Matteo Salvini che ha voluto farci credere che l'Unione europea fosse cosa diversa da noi, è ancora più devastante e pericoloso, perché certo che ci sono molte regole da cambiare nell'Unione europea, ma il primo punto da sottolineare nel momento in cui ci rendiamo conto che è solo con l'Europa unita e forte che noi possiamo affermare i diritti dei cittadini prima di tutto italiani, ecco, il primo punto è che, per cambiare le regole europee, serve un Governo forte, autorevole e credibile.

E noi proprio in questa discussione chiediamo conto al Governo di dove si sono fermati i percorsi che erano iniziati nella scorsa legislatura, con il semestre di presidenza italiano; dove è finito il percorso che stava faticosamente cambiando le regole sull'immigrazione per far sì che le frontiere italiane fossero frontiere europee; dove è finito il percorso sull'Europa sociale per affermare un reddito minimo europeo, perché questa è l'unica vera possibile frontiera per difendere davvero i poveri e tutti i lavoratori poveri, perché questo è il fenomeno che si sta verificando in questa epoca post globalizzazione e post crisi del 2008.

Ed è solo la frontiera europea, è solo lo spazio europeo che può consentirci di dare ai poveri e a chi non riesce ad arrivare alla fine del mese dignitosamente uno strumento e un diritto che non c'è.

E noi vi chiediamo conto di questo perché al contrario, anziché continuare in questi percorsi che già c'erano, voi avete pensato che fosse più semplice buttare tre numeri da un balcone: 2,4, 2,4, 2,4, avete detto in modo trionfale, salvo poi aver dovuto subito cambiare il numero per gli anni 2020 e 2021. Avete immediatamente dovuto cambiare quella rapporto deficit-PIL, non perché ve l'abbiano imposto la Merkel, Draghi, Junker, ma perché vi siete scontrati con la dura realtà, e cioè con il fatto - peraltro molto elementare - che quando qualcuno presta soldi lo fa pensando che poi la persona a cui ha prestato quei soldi li risparmi oppure li investa bene, oppure glieli fa pagare molto di più, e questo è capitato.

Ma nonostante voi abbiate cambiato il rapporto deficit-PIL, che immaginavate dal balcone per gli anni 2020-2021, avete continuato ad avere dei problemi per il primo anno, il 2019. E vedete, oggi stiamo discutendo questa manovra di bilancio già sapendo che voi dovrete cambiare anche quel primo numero; lo dovrete cambiare intanto perché avete dimostrato di aver preso in giro gli italiani durante la campagna elettorale. Io non dimentico il fatto che avete impostato, entrambi i partiti di maggioranza ora al Governo, una campagna elettorale dicendo che avreste finanziato tutte le misure che proponevate tagliando gli sprechi. Bene, una delle poche cose concrete che c'è in questa manovra di bilancio è l'articolo 51, che cancella la riforma che stava funzionando e che riduceva le società pubbliche inutili: una riforma che avevamo approvato nella scorsa legislatura e che al 31 dicembre avrebbe consentito di chiudere il 30 per cento di società pubbliche inutili, quelle che sprecano soldi dei cittadini. Quindi il primo punto, se voi oggi vi trovate a fare una manovra in deficit, cioè chiedendo risorse in prestito, è che avete dimostrato di aver fatto una campagna elettorale mentendo agli italiani.

Ma vedete, io voglio dirvi una cosa con chiarezza: il problema non è fare una manovra in deficit, e non è neanche aver potuto immaginare che il rapporto deficit-PIL fosse il 2,4 per cento. Qui ci sono due ordini di problemi ancora più gravi. Il primo: l'incertezza che sta vivendo il nostro Paese, perché voi pensate di proporre un deficit al 2,4 per cento gonfiando in modo incontestabile, ovviamente con un po' di onestà intellettuale, le aspettative di crescita; e il fatto che queste aspettative di crescita siano gonfiate, lo ripeto, non risulta solo dal fatto che lo dicano autorevoli esponenti del Partito Democratico o istituzioni economiche e finanziarie: di fatto lo stanno ammettendo gli stessi ministri del Governo, perché il Ministro dell'economia e delle finanze, il Ministro degli affari europei che in questi giorni dicono “recessione”. Ciò determina quindi un'incertezza che il nostro Paese non può sopportare e non può reggere: tant'è che voi dovrete cambiare questo numero in Senato, e tutto questo determina grande incertezza.

Anche perché in questa manovra non c'è una visione: non vediamo né uno shock fiscale né una potenza di fuoco sugli investimenti. Parlate, il Ministro Toninelli parla di nazionalizzazioni e poi ci sono 15 miliardi sulle privatizzazioni; ma come pensate che questa manovra possa essere fonte di maggiori diritti e stabilità per l'Italia?

E allora, Presidente (e concludo), da questa incertezza non può derivare nulla di buono. Tanto più se le due misure simbolo del Governo, l'articolo 21, quello che dovrebbe essere il cuore di questa manovra, sono due misure che non ci sono. Tanto il reddito di cittadinanza, perché non avete idea di come farlo, la norma non c'è, Di Maio parla di navigator, i centri per l'impiego non sono all'altezza e anche qui lo dicono esponenti del Governo (perso ad Armando Siri), non ci sono investimenti sulla scuola e contro l'emarginazione, e tutti sappiamo, i maggiori esperti di reddito minimo (penso al professor Giovannini) sottolineano come lo strumento contro la povertà debba unire diversi strumenti.

Potevate rafforzare il reddito di inclusione, ve lo ha detto anche l'Alleanza contro la povertà, soggetti che quotidianamente si occupano di povertà: non l'avete fatto. Ma non c'è meno incertezza su quota 100, che ogni giorno diventa 102, 103, non si capisce come continuare a tutelare i lavori gravosi, come avevamo fatto. Insomma, e concludo davvero: l'unica cosa certa di questa manovra, l'unica cosa su cui eravate pronti, era la zolla di terra a chi vuole fare un terzo figlio come sostegno alle donne, alla maternità. Mi sembra molto poco per una manovra, la prima manovra del Governo del cambiamento.