Dichiarazione di voto
Data: 
Domenica, 20 Dicembre, 2015
Nome: 
Maino Marchi

A.C. 3444-A-3445-A-3445-bis

Grazie, Presidente. Di fronte a una legge di stabilità che si è arricchita qui alla Camera sia per l'azione parlamentare, che l'ha migliorata, sia per l'azione del Governo su banche, sicurezza e cultura, abbiamo assistito al tentativo dell'opposizione di far pensare che si sia snaturata la legge di stabilità e che sia diventata una sorta di mercato di tutte le micro esigenze delle varie parti della maggioranza, oltre a metterne in discussione la tenuta dei conti. Non è così: questa non è una legge di stabilità all'insegna del deficit spending e della finanza allegra. Al tempo stesso questa non è una legge di stabilità all'insegna delle politiche di austerità che hanno caratterizzato una fase delle politiche europee, ma che negli ultimi due anni sono state messe fortemente in discussione dai fatti e dalla politica innovatrice di alcuni Governi nazionali, con l'Italia in prima fila.
Allora cos’è questa legge di stabilità ? È la concretizzazione di una politica economica, di una politica di bilancio favorevole alla crescita, partendo dal presupposto che siamo usciti dalla recessione; che si è finalmente avviata una fase di crescita con primi risultati migliori rispetto alle previsioni per il 2015, fatte alla fine del 2014 e all'inizio di quest'anno; che il Paese sta recuperando capacità competitiva, grazie anche alle riforme strutturali e al consolidamento della finanza pubblica; che i mercati hanno premiato gli sforzi dell'Italia, certamente grazie anche alle politiche monetarie della BCE, ma apprezzando sia la riduzione già operata del carico fiscale, che la graduale riduzione del disavanzo, che si materializzerà con il deficit al 2,6 per cento nel 2015.
Ma essere usciti dalla recessione ovviamente non significa aver recuperato quanto si è perso nei lunghi anni della crisi. Occorre considerare il quadro meno favorevole dell'economia mondiale, le incertezze internazionali ancor più forti dopo i tragici fatti di Parigi, la debolezza dell'inflazione e l'esigenza di recuperare sul fronte dell'occupazione in modo più veloce: tutti aspetti che rendono essenziale continuare e rafforzare una politica di bilancio favorevole alla crescita. Ed è appunto ciò che si fa con la legge di stabilità, con vari «giù»: giù ancora di più le tasse; giù ancora di più il rapporto deficit PIL; giù per la prima volta, dopo il secondo Governo Prodi, il rapporto debito-PIL.
La manovra del Governo è tecnicamente espansiva, perché anche se porta il rapporto deficit-PIL dal 2,6 di quest'anno al 2,4 nel 2016, però aumenta il deficit rispetto a quanto in precedenza programmato, cioè l'1,8 per cento. Cosa vuol dire questo ? Finanza allegra, deficit spending ? No, vuol dire percorso più graduale nella riduzione del deficit verso il pareggio strutturale di bilancio, utilizzando tutti gli spazi di flessibilità rispetto alle regole europee, che si sono introdotti grazie soprattutto all'azione del Governo italiano.
C’è qualche forza politica in quest'Aula che nel 2014 alle elezioni europee abbia detto agli elettori che la politica economica europea andava bene così come è stata negli anni della crisi e non si doveva cambiare, con meno austerità e rigore, più sostegno alla crescita e all'occupazione, al lavoro più flessibilità ? Non mi pare, ma più flessibilità in soldoni che vuol dire ? Vuol dire un po’ più di deficit e, quando il Governo percorre questa strada, allora si alzano le grida e le denunce – è paradossale – e nonostante che questo avvenga, ripeto, riducendo il deficit rispetto al 2015 e cominciando il percorso di riduzione del debito.
Certo, non possiamo permetterci il lusso di aumentare il deficit, di andare oltre il 3 per cento, come da diverse parti viene proposto, perché abbiamo uno dei debiti più alti del mondo. Il Governo sta portando avanti una politica di forte equilibrio, riduzione più graduale del deficit, riduzione del debito, riduzione delle tasse, riduzione, ma soprattutto riqualificazione della spesa. La riduzione delle tasse soprattutto sul lavoro e imprese e poi sulla prima casa è imponente.
Continuano nel 2016 gli effetti della legge di stabilità per il 2015, i 18 miliardi per gli 80 euro, la riduzione IRAP, la decontribuzione per i nuovi assunti a tempo indeterminato nel 2015, l'aumento del regime forfettario per piccole imprese e per le partite IVA. Poi c’è il disinnesco delle clausole di salvaguardia. Non sono riduzioni di tasse, ma si evitano aumenti di IVA e accise per quasi 17 miliardi. Poi c’è il nuovo: eliminazione tasse sulla prima casa, riduzione dell'IMU su affitti a canone concordato e per il comodato ai figli, si toglie l'IMU sui bullonati agricoli, c’è il super ammortamento al 140 per cento sui macchinari acquistati dall'ottobre 2015 a fine 2016, c’è la riduzione di altre tasse sull'agricoltura, l'aumento delle semplificazioni fiscali per le partite IVA, la decontribuzione al 40 per cento per due anni per i nuovi assunti nel 2016, la riduzione dell'IRAP per gli stagionali ricorrenti nel turismo, detrazioni fiscali per l'IVA sulla vendita di immobili di imprese costruttrici e per il leasing immobiliare, l'aumento della franchigia IRAP alle piccole imprese, il recupero IVA sui crediti non riscossi, l'ecobonus riconfermato e ampliato, la defiscalizzazione di parte del salario di produttività. In questo ambito, qui alla Camera, abbiamo fatto il rafforzamento delle politiche per il Mezzogiorno. Si reintroduce la «Visco-Sud», il credito di imposta automatico per le imprese che investono nel Mezzogiorno. Poi è previsto un meccanismo per costruire le condizioni di una fiscalità di vantaggio per le nuove assunzioni nel Mezzogiorno nel 2017. Un insieme di sostegni all'impresa, non fini a se stessi, ma per creare lavoro e questo è di sinistra, onorevole Marcon.
Si sviluppa la lotta all'evasione fiscale con gli accordi internazionali che hanno fatto superare i paradisi fiscali in tutta Europa, con l'uso di tutte le banche dati, delle fatturazioni elettroniche e sul versante del lavoro, oltre a quanto già ricordato, vi sono assunzioni qualificate nelle università, nel settore dei beni culturali, nella pubblica amministrazione. C’è il grande investimento sulla scuola che porterà alla fine a 150 mila stabilizzazioni con la «buona scuola», nuovi interventi su esodati, «opzione donna», sperimentazione di una forma limitata di flessibilità in uscita dal lavoro verso la pensione, con l'impegno di affrontare compiutamente questa questione del 2016 e ampliamento della «no tax» area per i pensionati già dal 2016.
Sono alcune delle tante cose di questa legge di stabilità. Si fa la più grande operazione di lotta alla povertà degli ultimi anni con 600 milioni nel 2016 e un miliardo dal 2017, oltre agli altri fondi confermati o aumentati per le politiche sociali. Non è il reddito di cittadinanza, perché non condividiamo quella proposta politica, noi vogliamo agire per sostenere la creazione di posti di lavoro veri e stabili da una parte e ridurre le forme più gravi di povertà dall'altra. Si fa il più grande intervento per la sicurezza con un miliardo comprese le riqualificazioni delle periferie urbane che sono una priorità per la sicurezza, non dovremmo occuparcene perché ci sono le elezioni ?
E poi un altro miliardo si investe sulla cultura. Si è dileggiato questo intervento, ma ricordo che la metà, 500 milioni, è edilizia scolastica, cioè un'esigenza essenziale, così come lo sono i 50 milioni per le borse di studio. Ma andiamo fieri anche della carta per la cultura e degli altri interventi. Ricordo i titoli di altri capitoli: giochi, canone RAI, rafforzamento e definizioni di tutte le forme di intervento in caso di calamità naturali, velocizzazione degli investimenti, in particolare sulle infrastrutture con i fondi europei e in particolare al sud, più risorse per la cooperazione internazionale, altri interventi a favore delle persone colpite dall'amianto.
 E poi i comuni, le province, le città metropolitane e le regioni. Sui comuni si supera il patto di stabilità interno e con il passaggio alla Camera si rafforzano le forme di sostegno a fusioni e unioni. Su province e città metropolitane si mettono più risorse per viabilità, scuole superiori, disabili sensoriali. Si recepisce l'accordo con le regioni, superando un elemento di tensione che si è manifestato dopo la presentazione della legge di stabilità. Una situazione migliore per le regioni dà più garanzie anche per la tenuta e la qualità del Servizio sanitario nazionale che non è tagliato, ha un miliardo in più con i nuovi LEA.
Di tutti questi aspetti, le opposizioni tendono a non parlare per definire questa legge di stabilità solo quella che si occupa delle banche. Mi permetto di dire che è troppo facile scegliere questo terreno di gioco, perché è chiaro che qualunque scelta faccia qualunque Governo è soggetto a critiche. Lo è se lascia andare le cose secondo le regole stringenti di mercato, cioè se lascia fallire le banche; abbiamo visto la vicenda di Lehman Brothers e gli effetti che ha avuto.

È criticabile, e ho finito Presidente, se sceglie di salvare correntisti e risparmiatori, come ha fatto il Governo in questa occasione, che è la scelta migliore da fare. Ma sarebbero anche criticabili, lo sono stati in passato, quegli Stati che hanno deciso di salvare con risorse pubbliche le banche. Troppo facile criticare, ma quando si fa speculazione politica su situazioni drammatiche, il Paese se ne accorge.

Presidente, il Paese, lo si è visto con le audizioni, ha apprezzato la proposta iniziale del Governo e siamo certi che apprezza ancora di più il testo finale che ha ricompreso tante esigenze segnalate dalle forze economiche e sociali. Per questi motivi, il gruppo del Partito Democratico voterà con convinzione la legge di stabilità.