Discussione
Data: 
Giovedì, 3 Settembre, 2020
Nome: 
Elena Carnevali

(Intervento sulle Comunicazioni del Ministro della Salute). Grazie Presidente, Ministro, care colleghe e colleghi, non possiamo che condividere le linee da Lei indicate, prodromiche per la definizione del prossimo DPCM. Approfitto dei pochi minuti a disposizione per sottolineare alcune questioni.

Concordiamo sui due principi che fino a qui hanno caratterizzato le scelte del Governo e del Parlamento: prudenza e adeguatezza, con l'obiettivo di proteggere, prevenire e accompagnare le attività della vita pubblica e privata (lavoro).

Non solo: la strada giusta è quella della condivisione ancorché impegnativa. A livello europeo, come è avvenuto lunedì con l'incontro dei 53 Paesi della Regione europea dell'OMS per la definizione di regole comuni, e a livello nazionale, con l'accordo siglato in conferenza unificata sulle raccomandazioni sanitarie per il rientro a scuola e l'utilizzo del trasporto pubblico locale.

In questa strada di condivisione e collaborazione condividiamo dunque la sua proposta per una strategia collettiva a livello europeo per un meccanismo di reciprocità dei paesi nei controlli ai confini.

Siamo sempre stati convinti che una situazione di epidemia globale necessiti di azioni univoche ed omogenee affinché siano più efficaci.

Chiediamo a Lei in particolare uno sforzo informativo in più sui test sierologici veloci. Non sono ragionevoli le resistenze allo screening che uno strumento di sicurezza per le nostre comunità, siano esse scolastiche, lavorative o sanitarie.

In una giornata di record, oltre 100 mila tamponi, ricordo che il reperimento dei tamponi veloci (più costosi) successivi all'esito positivo del test sierologico hanno il vantaggio di ridurre nettamente il tempo degli esiti che per gli altri – altrettanto efficaci – arriva ad essere anche oltre le 36 ore.

Inoltre, per motivi che ben sappiamo, la campagna vaccinale anti-influenzale e anti-meningococcica deve iniziare – come da circolare del Ministero - ad inizio di ottobre e non alla fine, come sembra avvenga in alcune regioni, sulla popolazione a partire dagli over 65 e oltre alle categorie protette. Ricordo che lo scorso inverno ha colpito 7,6 milioni di persone.

Se oggi abbiamo numeri significativamente più contenuti rispetto ad altre nazioni europee, lo dobbiamo non solo al governo ma – come giustamente ha sottolineato – alle istituzioni repubblicane. Dobbiamo conservare questo risultato con il massimo dello sforzo e dell'impegno collettivo.

L'annuncio della pubblicazione dei verbali delle CTS sgombra definitivamente il campo da dichiarazioni di attività occulte, peraltro fuori luogo.

La maggioranza dei giovani – le assicuro che è così nei territori più colpiti – hanno piena coscienza di essere vettore nei confronti della popolazione potenzialmente più compromessa. Questa consapevolezza deve essere diffusa nel Paese. Alle scuole, agli insegnanti, al personale, ai genitori che non lasceremo soli chiediamo di aiutarci nella crescita di questa presa di coscienza collettiva.

Ancor di più considerando che le limitazioni indicate dalla comunità scientifica internazionale sono ascrivibili alle 3 regole base e alla rinuncia temporanea di situazioni in cui queste regole potrebbero venire meno.

Viviamo ancora il senso di umana fragilità che ha generato la diffusione del virus nelle nostre comunità. Per questo gli investimenti e gli sforzi per un vaccino sicuro, efficace ed universale sono fondamentali per uscire dalle incertezze ed è motivo di orgoglio il ruolo da protagonista che l'Italia sta portando avanti con determinazione nella ricerca e nelle sperimentazioni. Alla comunità scientifica e alle imprese farmaceutiche va il nostro riconoscimento.

Concludo infine sottolineando e condividendo l'assoluta priorità della ripresa delle attività scolastiche in piena sicurezza.

È un dovere e un segnale verso la ripresa nell'investimento più importante, quale l'educazione, la formazione e l'istruzione.

La pandemia ha creato la più grande interruzione dei sistemi educativi della nostra epoca. È un tema complesso in cui non mancano le fatiche, ne siamo consapevoli. Tuttavia garantire il diritto allo studio insieme al diritto alla salute è la sfida più importante che abbiamo di fronte in questo momento.

L'abbiamo detto più volte. Non ha senso mettere in contrapposizione la salute agli altri diritti. In una situazione di epidemia sono inscindibili.

Per essere liberi dobbiamo essere responsabili. Così sarà possibile affrancare la possibile ripresa che intravediamo e riprendere e continuare a vivere la nostra vita pre-Covid in attesa del vaccino che eliminerà le nostre incertezze e usare al meglio le potenzialità dei 209 miliardi di fondi europei.

È una priorità per gli studenti e le studentesse, per le loro famiglie. Per il personale della scuola. È una priorità assoluta per il Paese. L'unità nazionale e la collaborazione tra le istituzioni su tutti i livelli sono le chiavi per una riuscita positiva di questa sfida.