Dichiarazione di voto
Data: 
Giovedì, 9 Marzo, 2017
Nome: 
Marina Berlinghieri

Signora Presidente e cari colleghi, come ben evidenziato dalla relazione del Presidente del Consiglio e dal dibattito che ne è seguito, siamo di fronte a un Consiglio europeo che costituisce un'occasione per il nostro Paese di riaffermare una visione dell'Europa e per tracciare la rotta da percorrere per far sì che i problemi della contemporaneità possano essere affrontati, così come possano essere colte le potenzialità del tempo, per certi versi straordinario, che stiamo vivendo. Abbiamo molto apprezzato la sottolineatura dei risultati raggiunti dall'Europa. È importante in questo momento di difficoltà ricordare che l'Europa non nasce come progetto geografico, ma come progetto politico: un progetto di pace, di prosperità e democrazia, che ha consentito nel tempo a molti Stati di aderirvi, pur provenendo da storie e culture molto diverse, e a generazioni di cittadini di vivere in una situazione di pace. Così pure è importante ricordare ed essere consapevoli che il progetto dell'Unione europea è un Progetto che, fuori dall'Europa, è percepito come indispensabile al mondo. L'Europa è infatti vista all'esterno come un punto di riferimento, in quanto luogo in cui i diritti e una certa concezione del vivere insieme, che mette al centro la pace, la democrazia, i diritti, la cura dell'ambiente e la protezione sociale, si è affermata negli ultimi sessant'anni. A fronte di molte cose che hanno bisogno di essere ripensate perché hanno funzionato poco o sono superate, noi abbiamo bisogno di recuperare e favorire nei cittadini europei una doppia consapevolezza: la consapevolezza, da un lato, che nel mondo si guarda a noi europei con l'aspettativa di un contributo e di una presenza sulla scena internazionale, a motivo del fatto che i problemi e le sfide dell'oggi hanno necessità di una strategia globale perché sfuggono e vanno oltre l'orizzonte nazionale. Dall'altro lato, dobbiamo avere ben presente che proprio in virtù di questo, in un'ottica globale, l'Europa è l'unico strumento che come europei abbiamo per recuperare sovranità. L'Europa fa essere noi tutti modello nel mondo di una particolare concezione del vivere insieme, ma ci consente anche di essere in prima fila i protagonisti della difesa e promozione della concezione europea del vivere insieme, che si basa – come abbiamo già detto – sulla pace, la democrazia, il diritto, la protezione sociale e la tutela dell'ambiente.
  Con la chiara consapevolezza di questi due pilastri noi però abbiamo il dovere di riflettere su ciò che non ha funzionato e che, dunque, va cambiato perché il progetto dell'Unione possa trovare nuova forza e freschezza. Dobbiamo procedere a un rilancio coraggioso dell'Unione cambiando la direzione di marcia fino ad oggi seguita, caratterizzata da una governance politica spesso frenata da interessi intergovernativi, da derive nazionalistiche e da una governance economica imperniata ancora troppo su austerità e ristrettezza di bilanci, sia a livello nazionale sia europeo, e poco su investimenti, sviluppo e crescita. Assume, dunque, particolare valenza l'imminente vertice di Roma per il sessantesimo anniversario dei Trattati, un appuntamento che dovrebbe segnare un punto di svolta per un rilancio e per un rinnovamento del processo di integrazione politica europea. Così come in tale direzione è importante la presentazione del Libro bianco sul futuro dell'Europa da parte della Commissione europea. È un documento probabilmente un po’ troppo prudente e didascalico, che però contiene un forte richiamo all'Europa di Rossi e Spinelli e un patriottismo europeo fondato sulla solidarietà e che ha il pregio di aprire ufficialmente la fase delle scelte sulle modalità di rafforzamento dell'Unione europea.
  Saremo chiamati, nei prossimi mesi, a definire gli sviluppi da dare al processo di integrazione e a definire che Europa vogliamo. Non partiamo da zero in questo lavoro; infatti, nonostante le difficoltà dell'Unione europea nel rispondere alle sfide del continente a livello globale, abbiamo fatto alcuni passi in avanti costituiti dall'approvazione di alcune misure che tendono a tradurre concretamente l'idea di un'Europa che deve essere capace di rispondere ai bisogni delle persone, passi in avanti che hanno visto il nostro Paese protagonista. Penso, per esempio, all'estensione del «Piano Juncker», con il raddoppio di durata e risorse del Fondo europeo per gli investimenti strategici, di cui l'Italia è ad oggi uno dei principali beneficiari; al Piano europeo per gli investimenti esterni, per un nuovo quadro di partenariato con i Paesi terzi nell'ambito dell'agenda europea sulle migrazioni, che riprende in parte il Migration Compact presentato dall'Italia in favore di investimenti per i Paesi africani di maggiore flusso e transito; all'attivazione della guardia di frontiera e costiera europea, per la protezione delle frontiere esterne; alla strategia, che muove i primi passi, verso un nuovo quadro di partenariato per la cooperazione, con un forte focus sul Mediterraneo centrale e sulla Libia; con il Piano d'azione di La Valletta di aiuto pubblico allo sviluppo per l'Africa, in linea con le proposte italiane e al recente memorandum Italia-Libia, al fine di contenere la pressione dei flussi dall'Africa e sostenere la capacità libica di gestione delle proprie frontiere; all'adozione della Global Strategy per rafforzare il ruolo dell'Europa nel settore della politica estera, sicurezza e difesa, lanciata dall'Alto rappresentante Mogherini; e, infine, al Documento dei cinque presidenti, che parte anche dalla necessità di un'unione economica protesa verso politiche di crescita, di occupazione e di protezione sociale.
  Dobbiamo, dunque, continuare nella consapevolezza che quanto fatto non è sufficiente e che non si può restare fermi, soprattutto dopo la Brexit e i venti populisti che soffiano sempre più forte. Bisogna andare avanti in una direzione precisa, che è quella dell'ulteriore e più coerente sviluppo del processo di integrazione, anche a più velocità, e del rafforzamento della legittimazione democratica delle istituzioni europee. Va bene che il Presidente del Consiglio abbia ricordato il ruolo da protagonista dell'Italia nella stesura dei Trattati. Infatti, nel ribadire l'importanza che riveste la consapevolezza del ruolo che il nostro Paese ha svolto nella costruzione del progetto europeo e dell'importanza di rilanciare questo progetto per il futuro non solo nostro ma delle generazioni a venire, concludo dicendo che tutto il Partito Democratico è al suo fianco nel portare al tavolo del Consiglio europeo la posizione del nostro Paese, uno dei grandi Paesi fondatori che crede tuttora nel progetto europeo, nonostante le sue evidenti difficoltà, e condivide la battaglia che il Governo farà per una diversa politica economica, basata su crescita e protezione sociale. Crediamo, infatti, che se saremo capaci di ritrovare l'orgoglio europeo che abbiamo perduto e l'orgoglio italiano per il contributo che abbiamo dato alla costruzione europea, saremo anche capaci di rilanciare l'Europa e di fare in modo che ciascuno di noi la senta come la sua casa, perché è una casa in cui si vive bene.