Dichiarazione di voto
Data: 
Mercoledì, 22 Aprile, 2015
Nome: 
Micaela Campana

Gentile Presidente, Ministro, Sottosegretario, onorevoli colleghi, quando appena una settimana fa questa Camera ha approvato il disegno di legge Beni per istituire la giornata delle vittime dell'immigrazione, ricordando la strage di Lampedusa, mai potevamo immaginare che altro orrore, che altre vite interrotte, che altre vite spezzate, che altre generazioni interrotte ci saremmo trovati di fronte: 850, forse 900 morti, se confermate le dichiarazioni delle poche decine di superstiti che da quando sbarcati ieri sera, raccontano i dettagli raccapriccianti di una tragedia che è difficile da spiegare. Difficile da spiegare non perché annunciata, io penso che la morte cruenta non è mai annunciata, perché non ci si può mai preparare alla morte e perché il peggio è una cosa che non spera mai che accada. Chi ha subito pronte le dichiarazioni, che ha subito chiaro di chi è la colpa, senza fermarsi un secondo a pensare, a riportare il silenzio della coscienza, il riguardo della vita, farà i conti non solo con noi, con l'opinione pubblica, ma più propriamente con la storia, oltre che con la propria coscienza. 
Come se fosse chi scappa dalla guerra il vero problema e non gli scafisti, le organizzazioni di morte, gli schiavisti del nuovo secolo, boia travestiti da Caronte che dopo aver intascato i soldi della tratta lasciano i barconi stracolmi con la prua puntata verso l'Italia e gli altri Paesi del confine sud dell'Europa, abbandonati al destino del mare e la cosa più assurda è che chi è morto sabato notte pensava di essere finalmente salvo. Ma la cronaca ci ha restituito un altro racconto. In queste ore sui social sta girando un dialogo tratto dalla clip «Perché saliamo su una barca», prodotto dal Centro Astalli, che racconta la storia di un rifugiato somalo e da la risposta a tante domande che i nostri cittadini si porgono sgomenti di fronte alla conta interminabile di morti e sbarchi che ogni giorno la cronaca ci impone. 
Racconta il rifugiato che, a chi chiede se non era meglio rimanere a casa, piuttosto che morire in mare, rispondono: «non siamo stupidi, né pazzi, siamo disperati e perseguitati; restare vuol dire morte certa, partire vuol dire morte probabile. Tu che sceglieresti ? O meglio, cosa sceglieresti per i tuoi figli ?». «Cosa speravate di trovare in Europa ? Non c’è lavoro per noi, figurarsi per gli altri». Rispondono: «cerchiamo salvezza, futuro; cerchiamo di sopravvivere. Non abbiamo colpe se siamo nati dalla parte sbagliata; e soprattutto, voi non avete alcun merito di essere nati dalla parte giusta». A chi chiede come si possano evitare altre morti nel Mediterraneo, rispondono: «venite a vedere come viviamo, dove abitiamo; guardate le nostre scuole, informatevi dai nostri giornali, camminate per le nostre strade. Cambiate prospettiva, mettetevi nei nostri panni e provate a vivere una nostra giornata, capirete che i criminali che ci fanno salire su un gommone, il deserto, il mare, l'odio e l'indifferenza che molti di noi incontrano qui non sono il male peggiore». Oltre alla testimonianza c’è di più, c’è l'esortazione di un continente intero che spesso giudica senza conoscere che bisogna agire sui Paesi di origine, stabilizzare tutte quelle situazioni che stanno spingendo milioni di persone a scappare. Tra la notte di sabato e domenica sono morti 350 eritrei su 900 migranti, che avrebbero avuto tutti diritto all'asilo politico, se solo avessero potuto chiederlo. Gli italiani, che nei decenni passati hanno vissuto la guerra sulla propria pelle, sanno bene cosa vuol dire la fame, la carestia, il pensiero fisso di non farcela. Nel 1927, il naufragio della Principessa Mafalda al largo del Brasile è stata la peggiore sciagura che abbia mai colpito i migranti italiani. Secondo i dati ufficiali forniti dalle autorità italiane, i morti furono 314, ma i sudamericani all'epoca diedero un numero di morti più del doppio, ben 657. 
L'Europa ribolle nei suoi confini orientali, il continente africano ribolle, non solo le primavere arabe, ma gli errori dell'Occidente ci consegnano un quadro che segnerà la storia del nostro continente e del tempo futuro. Chi non si rende conto della portata storica che milioni di persone vivono in condizioni in cui è a rischio la vita e premono per arrivare in tutti i modi in Europa e che la forza della disperazione è da sempre la forza più grande che non si ferma, non si blocca ? Non si blocca ! Nessuno è buonista. Il Partito Democratico, per la sua storia, per le storie nobili di democrazia da cui è nato, vuole governare la modernità, non inseguirla, vuole avere i pensieri lunghi che distinguono chi amministra l'oggi da chi si assume la responsabilità del domani, chi fa delle prossime elezioni locali la battaglia campale da chi ha la consapevolezza della portata mondiale e il peso di quello che significa tutto questo, chi fa della violenza verbale sempre la propria missione. Dovevano aprire questo Parlamento come una scatoletta e in due anni sull'immigrazione hanno avuto solo parole violente contro tutti; contro i colleghi, contro il Presidente della Repubblica, contro il Presidente della Camera. Non accettiamo lezioni di morale da chi non può permetterselo. Vergogna ! Vergogna a chi parla, urla, mistifica sulla pelle della maggior parte dei rifugiati, perché i numeri questo ci consegnano sui corpi morti in fondo al mare. 
Sì, gli italiani hanno paura, non dei rifugiati, ma della storia che sta entrando in noi, che avrà un carico di conseguenze e di trasformazioni straordinarie nell'impatto. Il Governo italiano e il Partito Democratico da subito hanno indicato la strada, l'hanno indicata all'Europa con forza ed energia, quando abbiamo detto che i morti nel Mediterraneo erano uguali ai morti in Ucraina. Abbiamo con forza riportato gli Stati europei a fermarsi, a cambiare le priorità dell'agenda politica. Lotta senza quartiere, con tutti i mezzi a disposizione, alle organizzazioni di morte, dei trafficanti di morte, degli schiavisti, operazione congiunta degli Stati, che subito possono agire colpendo le imbarcazioni e consegnando alla giustizia, come ha fatto l'Italia, gli scafisti. Lavorare nei Paesi di partenza e di transito e soprattutto sui secondi; tanto si può fare attraverso la collaborazione di questi Paesi, e l'Italia lo sta già facendo attraverso i suoi rappresentanti di Governo. L'ha fatto assumendosi la responsabilità dell'azione ancora una volta. Rafforzare le operazioni di pattugliamento e salvataggio.
Ministro, lo abbiamo detto, lo ripetiamo, Triton è un'operazione importante europea, che grazie al semestre italiano ha portato l'Europa ad intervenire direttamente, ma non basta , non basta la sua mission, lo diciamo chiaramente il salvataggio non può essere solo quello contemplato dal diritto del mare, non bastano i mezzi umani ed economici messi a disposizione. Serve capovolgere il sistema di accoglienza, chi guarda al sistema di accoglienza italiano, che pure va migliorato – e permettetemi di ringraziare a nome del Partito Democratico la Marina militare, le capitanerie di porto, le forze di polizia, gli operatori del diritto che indagano e stanno indagando, i volontari, i cittadini siciliani, i sindaci, gli assessori comunali e regionali, i consiglieri comunali delle città, che sono i nuovi eroi civici del nostro tempo (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico) – senza accorgersi che va capovolto il sistema di asilo europeo così com’è, che va equilibrato in Europa il peso dell'accoglienza, come anche le Nazioni Unite hanno detto attraverso il suo rappresentante, che ha fatto un plauso all'Italia e a Malta e si è impegnata come ONU, grazie all'intervento fondamentale dell'Alto Commissario Mogherini, ecco chi non ha consapevolezza che questa è la strada, è come colui che guarda la pagliuzza invece della trave. Mai, nella storia recente l'Europa e il mondo avevano risposto così velocemente, si sono scrollati di dosso questa atavica inconsapevolezza che si trasforma in immobilismo. Il Governo ha cercato, voluto, ha ottenuto con la forza della storia di questo Paese, con il coraggio e l'orgoglio di essere italiani e la forza sta nell'unità delle forze politiche, che danno forza non al PD ma all'Italia. L'Europa, nella sua storia recente, sa che insieme si vince, sa che quando tutti i partiti democratici hanno unito le forze hanno costruito le migliore pagine della sua storia: tre generazioni di pace. 
Il mare è racconto, e del racconto fa parte anche una vita interrotta, quella di Samia Yusuf Omar. Oggi avrebbe 24 anni, ma la sua vita si è interrotta a vent'anni, a largo di Lampedusa, su di un barcone che non ce l'ha fatta a raggiungere la speranza del futuro. Samia correva, ha passato una vita a correre, scappando dai militari, da chi le diceva che per una ragazza somala non era opportuno sognare e correre, ma Samia era testarda e correva, ha corso tanto forte che nel 2008 per le Olimpiadi di Pechino alla fine, corse per il suo Paese. 
Samia correva, la sua corsa si è interrotta nelle fredde acque del Mediterraneo, su un barcone, il mezzo per il suo sogno. Samia non corre più, non corre più per rendere orgogliosi i somali ed il suo paese. Samia giace in fondo al Mediterraneo, ferma, immobile, avvolta dalle scure acque che le hanno donato quel riposo che la corsa non le permetteva. Ciao Samia. 
L'Europa è nata con l'intento di unire sotto la stessa bandiera e ambizioni paesi che fino a poco prima si erano combattuti. A fronte di chi muore come Samia c’è chi invece vive come Titti, che oggi è riuscita a sbarcare sulle coste di Lampedusa e che oggi dice che non le piace sentirsi dire che è una rifugiata perché sente che la sua non è un'anima divisa, ma integrata. 
Il PD voterà a favore di questa risoluzione perché ha scelto da che parte stare: dalla parte del futuro. Abbiamo ben chiaro chi dobbiamo combattere e chi dobbiamo difendere. Abbiamo chiaro che l'Italia è un paese che difende i diritti fondamentali dell'uomo e ha tra i suoi principi fondanti la solidarietà . Il PD è un grande partito e tra i suoi valori fondamentali vi sono i valori e i sogni. Noi condividiamo i sogni e lasciamo a voi la paura.