Grazie, Presidente. Dalle parole del Presidente Gentiloni abbiamo la garanzia che nel prossimo Consiglio europeo proseguirà l'impegno concreto del nostro Paese a sostegno dell'integrazione comunitaria. Anche oggi, dunque, vogliamo ribadire, senza alcuna esitazione, che l'Europa è e rimane il nostro destino.
Su questo impegno e in questa prospettiva il Partito Democratico condivide la necessità di rafforzare le istituzioni comunitarie come diga per arginare i messaggi e le politiche di divisione e di esclusione. Crediamo fermamente nella funzione dell'Europa come unione di Stati e di cittadini con culture certo diverse ma che insieme lavorano per ridurre le linee di confine e mai per crearne di nuove. Chiediamo, dunque, di trasferire al Consiglio europeo le nostre parole d'ordine, quelle che si richiamano ad un europeismo solidale che promuova una società aperta ed inclusiva, che riduca le distanze tra i cittadini e che sia realmente al servizio della pace e della crescita sociale, anche partendo dal tema che occupa larga parte dell'opinione pubblica, cioè la questione migratoria. Si tratta di un fenomeno che bisogna affrontare costruendo buona integrazione, rafforzando le politiche di cooperazione internazionale, giocando un ruolo, come Europa, nel continente africano. I dati sulla riduzione del numero degli arrivi e sul ruolo dell'Italia per la definizione della questione libica, citati dal Presidente Gentiloni, sono certamente rilevanti, ma dobbiamo uscire dalla retorica dell'emergenza e definire finalmente un modello ordinato che elimini la piaga dei trafficanti di esseri umani e che costruisca un metodo organizzato, civile e gestibile sia sul piano sociale che sul piano umanitario e ciascun Stato membro deve corrispondere, in termini economici e in termini di disponibilità all'accoglienza, a questo nuovo metodo. Infatti, le lancette dell'orologio non possono girare al contrario e non ci sono scorciatoie alla sfida della modernità. L'immigrazione è una costante dettata dalla demografia e la strumentalità di chi nega questa evidenza si è definitivamente acclarata con il voto contrario del MoVimento 5 Stelle e di astensione della Lega Nord al Parlamento europeo sulla modifica del Regolamento di Dublino del novembre 2017. Così come in parallelo, per proteggere gli europei dalle minacce più gravi, dobbiamo accelerare sulla cooperazione rafforzata per la difesa e la sicurezza.
Ma i nostri cittadini, signor Presidente, hanno bisogno di altra protezione e hanno bisogno anche di protezione sociale. L'Europa è dominata dalle diseguaglianze e l'Italia fra tutti esprime la società più diseguale. Su questa attecchiscono i messaggi semplificati e populisti delle destre e del MoVimento 5 Stelle e da qui nasce la rabbia verso tutte le strutture sociali. La migliore medicina contro tutto questo è rappresentata dal pilastro europeo dei diritti sociali, proclamato congiuntamente da Parlamento europeo, Consiglio e Commissione. Costruiamo un'Europa che lotti contro la disoccupazione, la povertà e la discriminazione, che offra opportunità ai giovani e alle persone vulnerabili, che si doti di un modello sociale finalmente universale e definitivamente comune. Se mobiliteremo l'Europa su questa frontiera eviteremo la guerra fra gli ultimi e isoleremo i nazionalismi e le tendenze al sovranismo. Si tratta delle stesse tendenze che hanno condotto alla Brexit e che hanno portato la stessa Gran Bretagna in questo pericoloso vicolo cieco. Sul punto auspichiamo prosegua l'impegno comune dei 27 Stati europei per arrivare a un'intesa complessiva e registriamo con ottimismo gli obiettivi fin qui raggiunti: la tutela dei diritti dei cittadini europei nel Regno Unito, la salvaguardia dell'accordo con l'Irlanda, gli impegni finanziari che Theresa May dovrà garantire.
E a margine del Consiglio si affronteranno anche le questioni di natura prettamente economica. Le novità in campo sono molte e sarà indispensabile evitare che prevalga una visione restrittiva di queste novità. Va bene il nuovo Fondo monetario europeo, purché non replichi l'immobilismo del metodo intergovernativo, e va bene il Ministro delle finanze europee come membro della Commissione, purché disponga di un bilancio e di risorse per realizzare una compiuta politica economica europea. Va bene anche garantire la stabilità degli Stati membri, purché le politiche di bilancio restrittive del fiscal compact non diventino vincoli giuridici dell'Unione.
Nell'intervento del Presidente del Consiglio abbiamo ritrovato sintonia sulla prospettiva comunitaria e sulle conseguenti azioni concrete da intraprendere. Dunque, non mancherà a questo Governo il sostegno del Partito Democratico