Grazie, signor Presidente. Presidente Conte e onorevoli rappresentanti del Governo, devo dire che ho ascoltato con particolare attenzione la relazione del Presidente Conte perché avevo un tema personale, ho una sorta di domanda che mi rincorre dal giorno in cui lei, Presidente, è venuto in quest'Aula a chiederci la fiducia. Mi sono detto: ma questa squadra di persone conosce il Paese che vuole governare? Ne conosce i fondamentali, sa di che Paese si tratta? E, quindi, l'ho ascoltata e nel suo discorso mancava un pezzo molto grosso: lei non ha fatto nessun riferimento ai dazi, alle esportazioni, al nostro commercio internazionale.
Io guardi, Presidente, ho una simpatia anche umana per lei, perché trovarsi catapultato in un lavoro che nemmeno si immaginava esistesse, significa poi doversi occupare per la maggior parte del tempo di cose che non si conoscono. E allora, come dire, mi consenta di darle una mano, fissiamo qualche paletto: uno, l'Italia è una grande potenza manifatturiera, noi siamo il secondo Paese manifatturiero d'Europa, un ruolo che ci invidiano in molti e che voi dovrete difendere; due, siamo un Paese con poche materie prime, ma siamo degli straordinari trasformatori, il made in Italy, i prodotti, i nostri manufatti sono ammirati in tutto il mondo, chiunque vuole comprare made in Italy.
Nei due anni in cui mi sono occupato di commercio internazionale ho visitato ventinove Paesi e, dovunque siamo andati, siamo stati ricevuti col massimo degli onori per la bravura dei nostri imprenditori. E se questo è vero, c'è la conclusione che le nostre esportazioni vanno benissimo. L'anno scorso, signor Presidente, abbiamo frantumato ogni record: 448 miliardi, più 7,4 per cento rispetto all'anno precedente, meglio di Francia e Germania.
E possiamo dire che le esportazioni hanno tenuto in piedi questo Paese durante gli anni della crisi: se lei considera il prodotto interno lordo del Paese nel 2010 come fosse 100, nel 2017 eravamo 99.2, ma possiamo dire di aver limitato i danni perché in quegli anni le nostre esportazioni sono salite del 6,4 per cento. Questo vuol dire, in altre parole, che, se non avessimo esportato nulla, noi nel 2017, come italiani, saremmo stati più poveri di 7 punti.
E allora, se così stanno le cose, come è possibile che il Presidente del Consiglio italiano arrivi al suo primo G7 e, richiesto di un parere sui dazi di Trump, dica: verificheremo. Verificheremo cosa, signor Presidente, se i dazi erano già in vigore? E poi, quando i giornalisti la incalzano, lei dice: terremo una posizione moderata. Una posizione moderata (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico)? Il Presidente del Consiglio del nono Paese esportatore al mondo e del sesto Paese per avanzo della bilancia commerciale, davanti a una mossa protezionista tiene una posizione moderata? Fa cadere le braccia, Presidente, lei non sa di cosa sta parlando, così come il suo Vice Presidente, il Ministro Di Maio, nella drammatica situazione di un uomo che si trova in una posizione più grande di lui; ieri ha detto che chiuderà i rubinetti nei confronti dei Paesi che producono a basso costo, che andrà ad ispezionare i porti del nord Europa per vedere cosa arriva in Europa. Di Maio non sa di cosa parla! Nell'Unione europea, grazie al cielo, le politiche commerciali le fa l'Europa perché siamo 500 milioni e, quindi, abbiamo più voce rispetto all'Italietta piccola, provinciale, impaurita e chiusa che voi avete in mente (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico).
Non ci sono rubinetti da aprire o da chiudere, caro Presidente, e in più le nostre esportazioni si posizionano sempre verso l'alto di gamma, non dobbiamo fare competizione sui prezzi, ma sulla qualità.
E allora, quando il suo Ministro dell'agricoltura, o del turismo, o dovrei dire dell'agriturismo, dice che non volete ratificare il CETA, le ricordo che la commissaria Malmström ci ha appena fatto sapere che, da quando il CETA è in vigore, le nostre esportazioni sono salite dell'8 per cento. Non ratificare il CETA è contro gli interessi nazionali. Il vostro ruolo, caro Presidente, dovrebbe essere di essere accanto alla Commissione, per aprire nuovi mercati con nuovi accordi di libero scambio, far venir meno i dazi che rendono le nostre merci meno competitive … le barriere non tariffarie che rendono più difficili quelle che sono le nostre esportazioni. Questo è l'interesse nazionale.
Concludo dicendole che, evidentemente, caro Presidente, siete presenti sui tavoli dove non si decide nulla e siete assenti nei tavoli dove si prendono le decisioni importanti per questo nostro Paese (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico) e lo fate sempre prendendo accordi… ho davvero concluso – con chi ha interessi contrari ai nostri. Come Visegrád nella migrazione, tenete la coda a Donald Trump e ai suoi dazi, che rischiano di precipitare il pianeta in una guerra commerciale e di farci perdere un punto di PIL.Caro Presidente, io dovrei darle gli auguri per il Consiglio europeo di domani…ma guardate la sua squadra: purtroppo, temo che l'unico ad aver bisogno di auguri sia il nostro povero Paese (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico-Congratulazioni).