Data: 
Martedì, 16 Ottobre, 2018
Nome: 
Marina Berlinghieri

Lo scenario economico nel quale si svolge il Consiglio risulta condizionato da nuove incertezze e rischi. Nel corso del 2018 la ripresa dell'economia internazionale è stata meno omogenea rispetto all'anno scorso, con un indebolimento della domanda mondiale e della crescita del commercio internazionale. La maggior parte degli indicatori congiunturali europei indicano che la crescita avrà ritmi relativamente modesti nei prossimi mesi. Le misure protezionistiche attuate dagli Stati Uniti e le contromisure adottate dall'Unione europea e dai Paesi asiatici coinvolti hanno aumentato le tensioni sui mercati internazionali, determinando un livello elevato di incertezza.

In questo quadro il nostro Paese si trova ad affrontare un clima di crescente instabilità i cui riflessi sono evidenziati dall'andamento dello spread e dall'aumento della spesa per interessi sui titoli del debito pubblico. Ad aggravare il quadro si aggiungono le forti tensioni che hanno caratterizzato, in questi mesi, i rapporti tra l'Esecutivo in carica e le istituzioni europee. Il patrimonio prezioso di credibilità politica internazionale ed europea del nostro Paese, faticosamente ricostruito negli anni precedenti, rischia di essere dilapidato da inutili tensioni e provocazioni (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico), con iniziative scoordinate ed avventurose che stanno isolando l'Italia anziché rafforzarne il ruolo. In questo senso la recente presentazione alle Camere della Nota di aggiornamento al DEF propone un quadro di finanza pubblica imprudente e difficilmente sostenibile che non sembra in grado di garantire i previsti risultati di crescita (ciò è confermato da tutti i revisori internazionali). Questo documento costituisce un'aperta e inutile sfida alle istituzioni europee e ai parametri di stabilità e crescita fissati negli ultimi anni e prelude a una bocciatura dei conti del nostro Paese.

È in questa situazione che Capi di Stato e di Governo esamineranno alcune questioni centrali per noi: immigrazione, sicurezza interna, relazioni esterne dell'Unione, gestione dei flussi migratori, tema tanto caro alla continua propaganda elettorale del Governo e del Ministro dell'interno. Le conclusioni del Consiglio europeo del 28 e 29 giugno non hanno assolutamente tenuto in considerazione le esigenze italiane. Al contrario, l'introduzione del concetto di volontarietà rappresenta un vero e proprio passo indietro rispetto alle decisioni del 2015 che, su iniziativa del Governo italiano, obbligavano a redistribuire i migranti richiedenti asilo in maniera equa e solidale in tutti i Paesi europei. Vari Stati, in particolare i Governi del gruppo di Visegrád, anche di fronte alla minaccia delle sanzioni si sono rifiutati di adempiere ai loro obblighi, figuriamoci adesso su base volontaria. Le conclusioni del Consiglio europeo di giugno costituiscono una vera e propria vittoria dei Paesi del gruppo di Visegrád, ai quali paradossalmente il Governo guarda come alleati. Essi hanno raggiunto l'obiettivo di cancellare il sistema di ricollocamento obbligatorio voluto dall'Europa e far scomparire l'ipotesi delle sanzioni economiche nei confronti dei Paesi che si rifiutano di accogliere la propria quota di migranti. È rimasto così intatto il principio che scarica il peso dei flussi sulle spalle dei Paesi maggiormente esposti alle rotte del Mediterraneo, Italia in primis. Ragion per cui la posizione del Governo italiano, vicino alle posizioni del gruppo di Visegrád, è andata, dunque, contro gli interessi del nostro Paese.

Presidente Conte, chi governa ha il dovere di uscire dal piano della propaganda e di decidere cosa vuol fare e con chi può realizzarlo.

Sull'immigrazione bisogna condividere le responsabilità con tutti i Paesi dell'Unione, bisogna arrivare a riformare Dublino.

Ci pare assurdo che, a fronte di questa esigenza, il Governo cerca di fare alleanze e dialogare con l'asse sovranista, proprio con chi si rifiuta di mantenere gli accordi con le istituzioni europee in tema di ricollocamento e accoglienza, mettendo in difficoltà il nostro Paese.

Le chiediamo, Presidente Conte, nel prossimo Consiglio europeo, avete, ha intenzione di continuare a sostenere le politiche e le tesi di chi sceglie misure che vanno contro l'interesse dell'Italia (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico)?

Se, poi, andiamo a vedere l'atteggiamento del Governo nei confronti delle politiche economiche e commerciali, la situazione non è molto diversa. Nel corso dell'ultimo anno, le relazioni commerciali internazionali hanno attraversato momenti di particolare tensione, che non sembrano in via di superamento. All'innalzamento delle barriere commerciali tra Stati Uniti e Cina si sono aggiunte, in corso d'anno, misure protezionistiche adottate dagli Stati Uniti, in particolare delle importazioni di prodotti di acciaio e alluminio. L'Unione Europea ha risposto a tale iniziativa nel quadro delle procedure previste dal WTO, imponendo, a sua volta, dazi all'importazione su alcuni prodotti simbolo dell'export USA. Tale situazione, soprattutto per i risvolti che può implicare in caso di mancato accordo tra le parti, preoccupa profondamente il mondo delle imprese che si trovano ad operare in un nuovo, non preventivato e più rischioso scenario commerciale internazionale. Il nuovo scenario rappresenta un problema prioritario per il nostro Paese, soprattutto in considerazione del rallentamento in atto del nostro export. Rispetto a questo, però, la maggioranza di Governo non ha una posizione univoca. Quando si parla di accordi commerciali fondamentali per un Paese come il nostro, privo di materie prime, che si regge sull'export non si capisce quale sia esattamente la posizione del Governo. E, allora, Presidente Conte, le rinnovo la domanda sugli accordi commerciali e per far fronte alla nuova situazione economica. Per quali misure lavorerete, con chi farete la battaglia per salvaguardare l'economia del nostro Paese, e sulla manovra di bilancio con chi tratterete, con chi dialogherete? Sono sempre i Paesi di Visegrád gli alleati, che immaginate di avere per riuscire a far approvare una manovra che chiede flessibilità, non per riformare e migliorare il sistema Paese, ma per la spesa corrente, per misure di politica assistenziale?

Vede, l'Europa resta il mercato unico più grande del mondo, la principale potenza commerciale su scala globale, il primo donatore di aiuti umanitari allo sviluppo, il più vasto territorio guidato da democrazia e Stato di diritto, e l'euro è la seconda moneta più utilizzata nell'economia globale. La diplomazia dell'Unione è un peso reale e contribuisce a rendere il mondo più sicuro e sostenibile. Per giocare un ruolo centrale in un mondo sempre più complesso l'Unione europea deve definire una nuova visione del proprio futuro, capace di misurarsi con le sfide della globalizzazione economica, dell'interdipendenza politica e dei mercati aperti, della sostenibilità dello sviluppo, delle disuguaglianze che ancora affliggono il pianeta. Sono sfide che il nostro Paese ha il dovere di governare, nelle quali deve essere protagonista e rispetto alle quali voi avete il dovere di uscire dalla propaganda, per far capire agli italiani con quali politiche, con chi e in che modo, in Europa, avete intenzione di difendere gli interessi del nostro Paese, che fino ad ora, con le vostre scelte, avete soltanto reso più debole, incerto e isolato