Discussione generale
Data: 
Mercoledì, 28 Giugno, 2023
Nome: 
Giuseppe Provenzano

Grazie, Presidente. Signora Presidente del Consiglio, il prossimo Consiglio europeo sarà un appuntamento cruciale e noi le chiediamo di far valere con intelligenza l'interesse nazionale, nella consapevolezza che questo si coniuga con l'interesse europeo. Noi saremmo felici se l'Italia riuscisse a farlo, come è riuscita a farlo quando ha portato a casa i 200 miliardi del piano Next Generation EU, un'Italia che si collocava sulla frontiera più avanzata dell'integrazione, ricavandone il miglior beneficio. Saremmo felici, se riuscisse oggi, e lasci in pace i gufi, volatile notturno che non conviene importunare, specialmente dai banchi del Governo. Invece, siamo preoccupati, Presidente, preoccupati dalla gabbia ideologica di cui lei è prigioniera e che rischia di isolarci e di renderci più deboli. Prima c'è un'altra preoccupazione, che credo ci unisca, la guerra in Ucraina, 16 mesi di morti e di orrori, anche oggi, 16 mesi di eroica resistenza. Noi siamo fieri di un'Italia e di un'Europa schierate dalla parte giusta, a sostegno dell'aggredito e del suo sacrosanto diritto a difendersi con ogni mezzo necessario, per quanto sarà necessario. Allora, glielo dica al suo amico Orbán, che ieri ha dichiarato inaccettabile gli aiuti europei all'Ucraina, gli dica qual è la parte giusta, la parte della libertà del diritto internazionale, dove noi dobbiamo stare. Il tentato golpe in Russia è una questione interna, ma può avere ripercussioni molto vaste e vi chiediamo di informare costantemente le Camere. Molto è ancora da chiarire e bisognerà capire il destino della Wagner, la creatura di Putin che gli si è rivoltata contro rivelando le sue menzogne, e che è stata cruciale in Ucraina, ma che da tempo è il braccio armato della proiezione internazionale della Russia in tanti scenari di crisi a noi vicini (Africa, Medio Oriente, Mediterraneo). Il regime russo mostra le sue crepe, ma le incognite sono ancora troppe. L'unica certezza è che questo rappresenta un'ulteriore conseguenza della folle e sciagurata guerra di Putin all'Ucraina. Allora, Presidente, nel rivendicare con orgoglio la nostra posizione e la nostra coerenza, diciamo che forse è proprio questo il momento per spingere l'Europa a rendersi protagonista di un'iniziativa diplomatica, per porre fine alla guerra e costruire una pace giusta e duratura. Bisogna farlo di concerto con gli alleati, non facendo mancare il nostro sostegno agli sforzi del Vaticano, spingendo su altri attori globali che possano isolare Putin, spingerlo e costringerlo a cessare la guerra, a ritirare le sue truppe e a desistere dal suo folle proposito. La pace è il primo interesse degli ucraini, perché significa condanna dell'aggressore  e difesa dell'aggredito e delle sue ragioni, ma la pace è anche il primo interesse dell'Europa. Non siamo stati felici nel momento più acuto della crisi russa di aver visto declassata l'Italia al secondo giro delle consultazioni tra gli Stati Uniti e i leader europei: noi siamo quelli che arrivano il giorno dopo. Lo diciamo senza polemica, perché qui non si tratta di lei, ma del ruolo dell'Italia che tutti noi vogliamo preservare, ma che spetta soprattutto a lei in questo momento fare. Presidente del Consiglio, forse le sue incertezze e le sue ambiguità sulla nostra collocazione in Europa non sono la causa di questo declassamento, ma certo non aiutano la proiezione internazionale del nostro Paese. Qual è il biglietto da visita dell'Italia alla vigilia del Consiglio europeo? La fuga sulla ratifica del MES. Niente e nessuno vi costringe a usarlo, ma noi siamo gli unici che non lo abbiamo ratificato e voi avete fatto interamente la polemica, ve la siete fatta da soli. Dubito che potete utilizzarlo come merce di scambio al mercato, ma sono certo che questo isolamento rappresenta un danno per l'Italia. Sul Patto di stabilità e crescita, Gentiloni ha fatto tutto il possibile e, se vogliamo migliorarlo per scorporare gli investimenti strategici, noi ci siamo, ma il rischio è che venga peggiorato. Ecco perché in Europa bisogna scegliersi gli alleati giusti.

Lei è stata eletta presidente del partito dei conservatori europei e ha scelto due vicepresidenti, uno di Vox e l'altro del PiS polacco. Complimenti! Al mio paese si dice: dimmi con chi vai e ti dirò chi sei. Noi capiamo l'imbarazzo a dover rinnegare tutto ciò che si è detto per anni, oggi il MES, ieri il PNRR e domani chissà, tutte spie di una contraddizione di fondo che lei deve sciogliere. È lei che deve assumersi la responsabilità: o paga il prezzo politico di smentire le cose che lei ha sostenuto e che sostengono i suoi amici in Europa o fa pagare quel prezzo all'Italia. Questo è il punto! Lei è a un bivio: o va contro se stessa o va contro l'interesse nazionale. Deve scegliere, perché non può rinviare per sempre e, quando sceglie, quando decide, Presidente, abbia l'accortezza di non esporre l'Italia e l'Europa a umiliazioni come quella rimediata a Tunisi. Un minuto dopo la visita con Ursula von der Leyen, il Presidente tunisino ha detto che non farà scambi sui migranti. Ieri la Commissione ha smentito che l'accordo, che avevate incautamente annunciato, fosse pronto, perché ci sono problemi. Il problema è l'errore, già ampiamente sperimentato, di concedere soldi a dittatori per contenere i flussi migratori, nei fatti mettendoci alla loro mercé ed esponendoci ai loro ricatti. Ma le pare normale una conferenza stampa a Parigi, all'insegna del gelo e della freddezza, e una conferenza stampa a Tunisi, senza stampa, all'insegna del feeling? Non è normale e non è degno di un Paese come l'Italia. Non una parola, Presidente, sull'urgenza di riprendere il processo democratico in Tunisia, che l'attuale regime ha interrotto, perché tutto si tiene insieme e la crisi democratica contribuisce alla crisi economica e alimenta le fughe per mare. Non passa da lì la stabilizzazione di un Paese come la Tunisia. Certo che dobbiamo stare nel Mediterraneo! Ne discuteremo nel decreto Missioni. Ha parlato di Africa e di sviluppo, ma lei è la stessa Presidente del Consiglio che ha appena tagliato 50 milioni di euro per la cooperazione allo sviluppo, squarciando il velo di ipocrisia sugli slogan che avete urlato per anni, come “aiutiamoli a casa loro”. Nel suo primo giorno da Premier e anche oggi, ci ha parlato di questo piano Mattei, scomodando un grande antifascista. Presidente, dove è? Non avete tirato fuori un progetto! Io vi esorto formalmente a discuterne qui in Parlamento. Noi siamo pronti, senza pregiudizi. Abbiamo le nostre idee e crediamo che per competere con Russia, Cina e Turchia ci sia bisogno dell'Europa e serva un green deal per l'Africa, ma voi volete affossare persino il Green Deal in Europa, che è lo strumento per modernizzare la nostra industria e per creare lavoro buono. Dobbiamo porre la questione del Mediterraneo e dell'Africa, che sono le sfide da cui passa il futuro non solo dei flussi migratori. Presidente, lei ha detto che ha trovato un'Italia che correva verso la cancellazione dei confini nazionali, ma in che film ha vissuto, Presidente? A cosa si stava riferendo? Al Governo Draghi ? Ce lo dica! Questo è il Parlamento, lei è la Presidente del Consiglio, ha il dovere della chiarezza oppure la smetta di fare propaganda! Questo accordo sui migranti, che è deludente e nonostante questo i vostri amici vi hanno voltato le spalle - e chiudo Presidente - è un accordo che avete sventolato come un successo; invece, non riforma il sistema di Dublino, non allenta la pressione sui Paesi di primo approdo come l'Italia. Ci avete detto che ci sarebbe stata la redistribuzione obbligatoria e, invece, avete accettato l'idea ignobile di pagare 20.000 euro per sottrarsi al meccanismo e, di fatto, respingere un migrante. E non c'è nulla, Presidente, nulla per evitare le tragedie che si ripetono nel nostro mare. Dopo Cutro, su cui ancora aspettiamo la verità, la strage del Peloponneso: come si può rimanere indifferenti a tutto questo? Vada a dirlo in Europa, Presidente. Ho visto che le piace urlare.  Lo urli pure. Noi chiediamo una Mare Nostrum europea. Con meno di questo non credo che supereremo il giudizio della storia, un giudizio a cui nessuno, tanto meno lei, potrà sottrarsi.