Data: 
Mercoledì, 12 Dicembre, 2018
Nome: 
Massimo Ungaro

A.C.1408

Grazie, Presidente. Questo decreto-legge, come dicevo ieri quando presentavo le nostre questioni pregiudiziali, secondo noi già è illegittimo per una serie di motivi: non ne vediamo l'urgenza, che dovrebbe essere una caratteristica dei decreti-legge, ci sono materie molto diverse tra loro, molto eterogenee, e, soprattutto, ci sono una serie di sanatorie di dubbia costituzionalità. Ma il punto di fondo di questo decreto è che prevede una marea di condoni. I primi sette articoli di questo decreto prevedono una marea di condoni, stralci, definizioni agevolate, che costituiscono l'ennesimo regalo ai furbi e fregatura per gli onesti.

Il decreto prevede una definizione agevolata per gli atti dei processi di accertamento, lo stralcio automatico di tutti i debiti tributari fino al mille euro nel periodo 2000-2010, la definizione agevolata delle controversie tributarie.

Mi chiedo a cosa serva pagare le tasse quando invece forse vale la pena aspettare l'ennesimo condono che tanto ogni 5-6 anni i Governi di centrodestra ci hanno abituato a vedere con cadenza regolare in questo Paese. Si va a fare cassa subito e a minare quel rapporto di fiducia che dovrebbe esistere tra fisco e contribuenti onesti; troppi regali a chi evade o evade in parte, nessun aiuto invece a chi rispetta le regole.

Sarebbe stato appropriato, come dicevano i miei colleghi questa mattina, includere nella platea delle agevolazioni anche chi riceve avvisi bonari dal fisco; quando si fanno interventi di regolarizzazione, prevedendo sconti solo sulle imposte e non sulle sanzioni, si finisce sempre per favorire qualcuno come disonesti e penalizzare qualcun altro come gli onesti, non tenendo conto del principio di equità che deve invece stare alla base di un sistema fiscale che deve funzionare bene.

Siamo in presenza di un provvedimento necessario più per provare a sistemare i conti pubblici e raggranellare qualche milione di euro e per rendere forse meno precaria la manovra di bilancio Salvini-Di Maio per il 2019, che invece un disegno organico di semplificazione della nostra politica fiscale.

Se una regolarizzazione e un perdono ci doveva essere poteva essere passabile solo quella rivolta a coloro che avevano già dichiarato di dover pagare un'imposta, ma poi non l'hanno saldata perché non avevano i soldi. Questo è un po' il senso dei nostri emendamenti che volevano raddrizzare il decreto e rendere queste definizioni agevolate giuste o almeno attive per quegli individui che sono in comprovata difficoltà economica. È invece un paradosso perché questo non è incluso nel decreto. Ogni volta che si attua un intervento di sanatoria non si sa mai chi sarà a beneficiarne. Non si hanno, tra l'altro, ad oggi gli strumenti per dire se queste misure servono solo ad agevolare chi è in difficoltà o se alla fine ne beneficeranno tutti: questa è la natura del condono. Questo era il senso dei nostri emendamenti.

Insomma, questo decreto rimette in discussione la tenuta del nostro sistema tributario; si scontra, come ricordavo nel mio intervento di ieri, con il principio stabilito dall'articolo 53 della Costituzione in base al quale tutti sono tenuti a concorrere alle spese pubbliche in ragione della loro capacità contributiva. Questo non significa soltanto che le tasse devono essere progressive ovvero sempre e comunque proporzionali al proprio reddito, ma implica anche un principio di uguaglianza come evocato nell'articolo 3 della Costituzione, quindi bisogna evitare a tutti i costi qualsiasi trattamento fiscale differenziato.

Il secondo punto problematico è la tassa ingiusta e crudele che viene introdotta con questo decreto, vale a dire la tassa sulle rimesse; l'articolo 25-novies istituisce dal 1° gennaio 2019 un'imposta su tutti i trasferimenti di denaro effettuati verso Paesi non appartenenti all'Unione europea, i cosiddetti money transfer. Noi pensiamo sia una tassa razzista, sulla stessa linea del decreto Salvini, una misura vile che colpisce in maniera discriminatoria le rimesse dei migranti regolari, migranti che da anni lavorano, vivono e pagano le tasse nel nostro Paese.

Per non parlare del rischio che, aggiungendo una tassa in un contesto già caratterizzato da altissime commissioni, si favorisce il ricorso a canali di trasferimento illegali; un tentativo inaugurato da Salvini per scassare tutte le cose - con l'integrazione dei migranti – che funzionano e per creare il problema e alimentare il fuoco dell'odio e della paura utile a far girare il motore della propaganda.

È una tassa ingiusta perché si tratta di una doppia se non di una tripla tassazione; i migranti lavorano e vengo tassati come tutti gli altri cittadini, devono pagare commissioni molto elevate e poi, in terza istanza, dovranno pagare questa tassa aggiuntiva. Questa norma disdice una serie di impegni internazionali del nostro Paese, che ci siamo assunti per comprimere i costi delle commissioni sui trasferimenti delle rimesse. Lo abbiamo fatto nel 2009 al G8 de L'Aquila, lo abbiamo fatto al G20 di Cannes nel 2011 e a Brisbane nel 2014, oltre agli obiettivi di sviluppo sostenibile delle Nazioni Unite. Inoltre, questo decreto contiene una grande marchetta per la Lega, il provvedimento contiene appunto una marchetta per noti finanziatori della Lega: l'articolo 8 introduce una definizione agevolata pari al 5 per cento dei debiti tributari dovuti su imposte relative al consumo di tabacchi o liquidi da inalazione.

Dalla stampa apprendiamo di aziende che appunto hanno finanziato la Lega e che, grazie a questa norma, potranno beneficiare di un condono pari al 95 per cento del valore nozionale delle imposte dovute. Mi sembra un ottimo affare, potremo dire che almeno una promessa elettorale la Lega l'ha mantenuta; possiamo discutere o meno sull'opportunità di incentivare il consumo di nicotina senza combustione sicuramente, ma qui la si usa con una scusa per fare il favore a chi ci ha finanziato la sua campagna elettorale. Se il Parlamento diventa il mercato dei favori dove si fanno sconti a singoli soggetti privati con i soldi di tutti, della collettività, mi chiedo dove andrà a finire la nostra democrazia. Come voi sapete, un tema molto importante di questo decreto è l'introduzione della fatturazione elettronica; a partire dal 1° gennaio 2019 entra l'obbligo della fatturazione elettronica per tutti i soggetti passivi IVA. Noi, del Partito Democratico pensiamo che l'introduzione sia ovviamente una cosa giusta ma deve essere il più indolore possibile; da qui una serie di nostri emendamenti permette di allungare il tempo della memorizzazione gratuita delle fatture elettroniche da parte del sistema di interscambio offerto dall'Agenzie delle entrate, da cinque anni, da almeno dieci o quindici anni, almeno per essere compatibile con l'obbligo di tenere i registri contabili per almeno dieci anni e, in questo senso, altri nostri emendamenti per prorogare l'obbligo per i soggetti passivi IVA, ubicati in comuni montani o in zone in cui non c'è una connessione Internet abbastanza solida. Dobbiamo aiutare, in tutti i modi possibili, gli artigiani, le piccole e medie imprese, tutti i soggetti passivi IVA della vendita al dettaglio, le start-up ed evitare qualsiasi tipo di lungaggine nella compilazione delle fatture, abbattere il costo di strumenti e dei programmi che saranno necessari per assolvere a questo obbligo e appunto potenziare al massimo tutti i servizi telematici gratuiti offerti dall'Agenzia delle entrate. C'è poi una serie di questioni che il decreto contiene, come per esempio norme che vanno a favorire gli investimenti in una rete unica per la banda ultralarga. L'articolo 23-ter prevede una serie di misure per potenziare gli investimenti in reti a banda ultra larga e conferisce nello specifico all'Agcom la facoltà di ordinare alle imprese che sono verticalmente integrate la separazione funzionale, in un'entità indipendente, delle attività relative alla fornitura all'ingrosso di determinati prodotti di accesso. Si cambia anche la disciplina della separazione volontaria con meccanismi incentivanti di remunerazione del capitale. Insomma, con questa norma si apre la possibilità di una rete unica con la fusione tra Open Fiber e Tim; è una questione ovviamente infrastrutturale, strategica e nevralgica per il nostro paese e secondo noi, a maggior ragione, occorre garantire la concorrenza e quindi il contenimento dei costi ed assicurare la qualità del servizio per l'utente finale; questo è il senso dei nostri emendamenti presentati in Commissione. Questo è un decreto-legge che è anche nemico degli enti locali: sarebbe stato utile, come appunto illustrava il mio collega Fragomeli questa mattina, dare la possibilità agli enti locali di prevedere l'opzione se e quando prevedere lo stralcio per tutta una serie di tassazioni e di tasse che appunto non hanno a che vedere con l'erario centrale. Inoltre, il decreto include la sospensione temporanea delle minusvalenze nei titoli non durevoli per il 2018 per tutti i soggetti che non adottano principi contabili internazionali, come imprese e assicurazioni. Ora capisco benissimo, lo diceva il collega della maggioranza questa mattina, l'obiettivo di questa norma che, nell'immediato, può anche essere utile; noi pensiamo però che sia importante ricordarci che, nel lungo termine, sospendere il cosiddetto mark to market ovvero la valutazione immediata dei titoli può consentire a molte banche o assicurazioni di nascondere sotto il tappeto problemi che possono crescere nel tempo. Quindi, dobbiamo assicurare che questa sia una misura temporanea altrimenti si potrà rivelare molto controproducente. C'è una serie di buone misure nel decreto: sicuramente ci felicitiamo con l'abolizione al Senato della dichiarazione integrativa; siamo felici dell'estensione del bonus bebè, introdotto dal Governo Renzi per il 2019 e ovviamente di tutte le misure per il contrasto al caporalato come l'istituzione di un tavolo di lavoro e la rimodulazione del Fondo che finanzia le misure tese a combattere questo fenomeno odioso. Salutiamo con favore l'introduzione di sanzioni per chi non indica il destinatario e non applica la clausola di non trasferibilità per gli assegni superiori a 5.000 euro, il che sicuramente rafforza la nostra normativa per combattere il riciclaggio e la corruzione. Infine, con riferimento a tutte le nuove norme volte a combattere il fenomeno delle polizze e i depositi dormienti, voi sapete che andremo a responsabilizzare gli intermediari per individuare e attivare tutte le polizze dimenticate o i depositi dimenticati. Sarebbe stato utile includere sanzioni più chiare e più efficaci nel decreto e anche includere una platea dei residenti, italiani, all'estero. Questo decreto segna anche una grande occasione mancata, per una serie di questioni che abbiamo presentato con i nostri emendamenti; visto che è un decreto fiscale e di tasse parliamo sarebbe stato utile usare questa occasione per combattere la tassa rosa, che è molto grande nel nostro Paese; voi sapete che tutta una serie di prodotti femminili, in Italia, vengono equiparati ai beni di consumo, voi sapete che, per esempio sugli assorbenti c'è un'IVA al 22 per cento, mentre su altri beni di prima necessità, come i rasoi maschili, siamo al 4 per cento. Questo è un unicum del nostro Paese, tra i Paesi sviluppati, e questa sarebbe stata un'ottima occasione per combattere la tassa rosa o, comunque, cercare di dare delle risposte alla questione femminile nel nostro Paese e, quindi, per noi è stato un grave sbaglio bocciare i nostri emendamenti, sia al decreto fiscale che alla legge di bilancio.

Sarebbe stato molto utile - dato che l'esodo giovanile continua, a gambe levate, dal nostro Paese, con 120, 130.000 ragazzi che, ogni anno, lasciano i confini nazionali, perché non vedono modi di soddisfare le proprie aspirazioni, in Italia - almeno potenziare e semplificare gli sgravi fiscali che esistono per far rientrare il capitale umano in Italia, parlo della legge controesodo del 2010, parlo del regime agevolativo dei lavoratori rimpatriati, e in questo senso andavano i nostri emendamenti e sempre in questo senso sarebbe stato utile estendere l'esonero per l'IMU e la TARI per tutti gli italiani che risiedono all'estero. Concludo, Presidente; questo decreto-legge non semplifica il fisco, non lo semplifica, non abbassa le tasse, anzi, sappiamo che con la legge di bilancio l'abolizione dell'IRI e dell'ACE porterà le aziende a pagare 6 miliardi in più di tasse, l'anno prossimo, e, invece, contiamo una marea di condoni, una lunga serie di condoni per chi non rispetta le regole in un Paese che è già tra i primi al mondo tra i Paesi sviluppati in termini di evasione ed elusione fiscale.