Discussione generale
Data: 
Lunedì, 18 Marzo, 2019
Nome: 
Romina Mura

A.C.1637-A

Signora Presidente, sottosegretario Cominardi, colleghe e colleghi, con il reddito di cittadinanza e con l'abolizione della legge Fornero sarebbe dovuta partire - scusatemi se uso il condizionale ma ho molti dubbi - la rivoluzione sociale promossa e promessa da Lega e MoVimento 5 Stelle. È stata questa la narrazione in campagna elettorale e questo è il pilastro di quel contratto di Governo in cui c'è tutto e il contrario di tutto, eccetto la politica, la sintesi e una chiara visione del futuro del Paese. Come dimenticare Luigi Di Maio che dal balcone di Palazzo Chigi annuncia l'abolizione della povertà con piglio esultante e inquietante visto che i balconi, nella simbologia storica del nostro Paese, non sono, fra gli elementi architettonici, quelli più piacevoli da ricordare. Dichiarò: oggi è una giornata storica in cui in poco più di venti minuti il Consiglio dei ministri ha deciso di fondare un nuovo modello di welfare State. È sì, Ministro Di Maio, aveva ragione sul fatto che quella giornata sarebbe diventata e diventerà e passerà alla storia. In appena venti minuti, infatti, avete condannato il Paese a una nuova stagione di incertezze e crisi vanificando i passi in avanti, i sacrifici delle famiglie e la rinnovata credibilità del Paese innanzi all'Europa e a tutto il mondo. E proprio così, quel giorno non lo dimenticheremo, e, a partire dal prossimo anno, ogni qualvolta andremo alla cassa del supermercato a pagare gli alimenti per i nostri bambini, le uova, lo zucchero, ogniqualvolta andremo alle Poste a pagare la bolletta dell'energia elettrica, ogni qualvolta le mamme e i papà compreranno le scarpe da ginnastica per i loro bambini, si ricorderanno di voi, perché pagheranno quell'IVA che voi andrete ad aumentare il prossimo anno e l'altro ancora a causa di questo scellerato provvedimento che avete fatto.

E più di noi, quella giornata la ricorderanno i più giovani, visto che, sulle loro spalle e sul loro futuro, sarà scaricato l'aumento del debito pubblico determinato dalle vostre scelte: un furto di futuro e prospettiva che, badate, non serve e non servirà per finanziare scuole sicure, non servirà per abbattere le tasse universitarie o per aumentare la sicurezza nei luoghi di lavoro, non servirà per abbattere il divario digitale e migliorare il trasporto pubblico locale o per curare e proteggere i territori più fragili, per frenare lo spopolamento o la desertificazione produttiva. Un provvedimento, ahimè, che non sconfiggerà definitivamente e strutturalmente la povertà nel suo significato più vero quale fenomeno complesso, che nasce dal disagio sociale, dalla dispersione scolastica, dal basso livello di istruzione e formazione, dalla disoccupazione di lungo periodo, dalla disabilità, dalla condizione di chi vive nelle periferie, lontano dai servizi.

E questo provvedimento non servirà a rendere più equo il nostro sistema pensionistico. Avete indebitato il Paese, le generazioni più giovani in particolare, in nome di una continua e svilente rincorsa elettorale, che voi, Lega e Cinquestelle, state facendo sulla pelle del Paese, dei nostri connazionali più fragili, dei giovani, delle donne. Abbiamo provato a dirvelo in tutti i modi nei lavori delle Commissioni, e con noi hanno provato a farsi ascoltare da voi soggetti e associazioni che, ogni giorno e da sempre, si occupano di povertà e di poveri. Certo che dobbiamo dare risposte esaustive e prospettive a cinque milioni di nostri connazionali che vivono in una situazione di indigenza, la maggior parte dei quali - ve lo ricordo, perché voi l'avete dimenticato nel fare il provvedimento - vivono nelle famiglie numerose, vivono nelle periferie urbane e rurali delle nostre regioni. Quando la povertà assume proporzioni tali, diventa un problema di coesione e tenuta sociale, lo sappiamo bene noi, tant'è che, a partire dal 2017, nel sistema di welfare locale che già esiste - ha ragione il collega Benamati a sottolinearlo, perché i nostri comuni, anche quelli più piccoli, hanno sistemi di welfare che rispondono ai bisogni e alle esigenze dei cittadini -, dal momento in cui la povertà è diventata di tali proporzioni, abbiamo innestato in quel sistema la prima misura universale di lotta alla povertà. Lo abbiamo fatto noi, e voi avevate la possibilità di disporre di un sistema sociale di intervento sulla povertà improntata a un principio che vi sfugge, quello della sussidiarietà, dove chi è più vicino al cittadino, chi è più vicino ai bisogni ha il ruolo di maggiore protagonista. Potevate partire da qui, ve lo abbiamo detto in tutti i modi: aumentate le risorse, ampliate la platea, introducete strumenti più efficaci per rilevare e misurare la povertà di donne e bambini, chiamatelo pure reddito di cittadinanza, chiamatelo come volete, ma salvaguardate un meccanismo o parti del meccanismo che ormai sono rodate e che si apprestano a funzionare a regime. Invece no, avete voluto cancellare ogni traccia del recente passato, con arroganza e atteggiamento distruttivo, senza mai entrare nel merito, e, cosa peggiore, avete estromesso da questo sistema i comuni e il Terzo settore, relegandoli a passacarte, anche se poi, a causa delle tante falle di questo sistema - perché ci sono, è scritto nelle premesse di questo provvedimento - proprio i comuni e il Terzo settore dovranno andare a supplire, ed i comuni lo dovranno fare, sì, in questo caso, senza risorse umane e finanziarie, perché, fra le altre cose, fra i tanti emendamenti che abbiamo presentato in Commissione, noi chiedevamo appunto un aumento di risorse umane attraverso l'affievolimento dei vincoli di spesa sul personale che vigono per i comuni proprio per consentire loro di assumere personale, dal momento in cui voi rimanderete ai comuni diversi casi di bisogno e di povertà.

Attraverso questo provvedimento, poi, avete fatto un altro danno - lo hanno detto bene i miei colleghi e io ci torno velocemente -, perché avete istituzionalizzato una commistione fra strumenti per combattere la povertà e politiche attive per il lavoro, che, da un lato, anestetizzerà la povertà senza risolverne le cause profonde, dall'altro inciderà solo marginalmente sul mercato del lavoro, arrecando in alcuni casi - lo diceva bene il collega Lepri - distorsioni che potrebbero veramente creare gravi danni alle dinamiche del futuro. Perché la povertà è qualcosa di complesso, come è stato detto bene. Non è automatico che chi ha un lavoro non sia povero, perché spesso chi lavora è povero, così come chi ha 25 anni, è disoccupato o non ha mai lavorato magari ha bisogno di strumenti di supporto, di orientamento per inserirsi nel mercato del lavoro. Questa cosa è talmente vera che su Il Sole 24 Ore di oggi vengono pubblicati i dati che supportano questa riflessione: su 63.814 domande presentate ai CAF - questo è un campione rappresentativo rispetto a tutte le domande presentate ai CAF - solo 4 mila under trenta hanno fatto la richiesta del reddito di cittadinanza. Questo cosa ci dice? Ci dice che probabilmente, come ci hanno detto in tanti durante le audizioni, per quanto riguarda il reddito di cittadinanza, prevarrà l'aspetto assistenziale rispetto a quello di misura per reinserirsi e inserirsi da nuovo nel mondo del lavoro. Questa riflessione de Il Sole 24 Ore ci dice anche che le politiche attive per il lavoro sono altra cosa: sono quelle costruite nei territori. Non ci possono essere politiche attive del lavoro valide ovunque, quindi non ci possono essere politiche del lavoro che valgono su tutto il territorio nazionale. Vi inviterei ad andare a vedere diverse regioni italiane, anche la Sardegna, che sulle politiche attive del lavoro hanno fatto un grande percorso e hanno raggiunto importanti risultati.

E, ancora, per riuscire a inserire i giovani - di cui avete parlato tanto oggi - nel mondo del lavoro, ricordate che, oltre al contrasto alla povertà e alle politiche attive per il lavoro, occorre intervenire sul cuneo fiscale, occorre costruire percorsi di formazione e istruzione mirati, occorre lavorare sulla perequazione infrastrutturale, sia quella materiale che immateriale.

E, poi, per parlare di “quota 100” molto velocemente, sempre in campagna elettorale e non solo, ricordiamo che l'altro Vicepremier, Matteo Salvini, diceva: piaccia o non piaccia all'Europa, smonteremo la legge Fornero. Non è andata così: un annuncio che tale è rimasto, perché “quota 100” non cancella la riforma Fornero, perché “quota 100” non è una riforma strutturale, ma è una finestra, come è stato detto bene, che partirà dal 2019 per chiudersi nel 2021. È una riforma che andrà a creare penalizzazioni rispetto alla sostenibilità del sistema previdenziale, per i giovani in particolare, che poi sono quelli che rischiano di non avere, quando arriveranno a un'età pensionabile, la possibilità di accedere a una pensione dignitosa.

Rispetto al sistema pensionistico, rispetto alla scelta di attenuare gli effetti negativi della riforma Fornero - perché questo state facendo con “quota 100” -, avete fatto un percorso completamente diverso rispetto a quello che abbiamo fatto noi: noi abbiamo dato la priorità ai lavoratori fragili, abbiamo dato la priorità ai lavoratori precoci, ai lavoratori che nella loro vita hanno svolto attività gravose e usuranti, abbiamo scelto di salvaguardare gli esodati con quattro salvaguardie, voi avete scelto un'altra strada.

E sugli esodati, vi ricordo che - perché anche su questo si sono sprecati i tweet, gli annunci, le dichiarazioni - tanti comitati sono venuti a chiederci di inserire la nona salvaguardia in questo decretone. Niente, anche questo è stato messo all'angolo, non è stato considerato.

Su “opzione donna” - vado velocissima perché credo che il mio tempo stia quasi per terminare - avete fatto un'altra operazione peggiorativa dei diritti e delle prerogative delle donne, perché “opzione donna” ultima versione, quindi quella che voi avete previsto con termine ultimo 31 dicembre 2018, quindi aperta e accessibile dalle donne che entro quella data abbiano raggiunto i requisiti previsti in termini di età e di contribuzione, va letta nel combinato disposto con “quota 100”, perché “quota 100” taglia le donne dalla possibilità di accedere all'anticipazione pensionistica. Perché? Perché prevede un'alta contribuzione, mentre le donne, come sappiamo, hanno in media un'anzianità contributiva di 25 anni, premia principalmente gli uomini del Nord, che vengono dalla grande industria e dai comuni. E, quindi, quota 100, abbinata con opzione donna ultima versione, penalizzerà le donne due volte: una perché si riducono le platee delle possibili beneficiarie, visto che avete chiuso la possibilità di aderire al 31 dicembre 2018, nonostante anche qui con diversi emendamenti abbiamo proposto di arrivare almeno al 2021, così come per quota 100; e, poi, le penalizzate ulteriormente perché, mentre con quota 100 gli uomini andranno in pensione senza penalità, ma sulla base dei contributi versati, le donne, invece, avranno una decurtazione laddove andranno in pensione con opzione donna.

Badate, sulle donne vorrei utilizzare l'ultima parte del mio intervento, anche perché questo Governo da un anno, da quando è in carica, non si è dimostrato molto attento e sensibile ai diritti delle donne, alla necessità di costruire politiche di genere, politiche di pari opportunità; e questo è molto grave in un Paese in cui lavora solo il 49 per cento di donne, in cui le donne hanno una retribuzione inferiore a quella degli uomini di oltre il 30 per cento, in cui le pensioni sono agganciate, ovviamente, alla retribuzione e al fatto che le donne non hanno carriere continuative, che spesso devono essere interrotte. Eppure, nonostante questo sistema strutturale di deficit rispetto ai diritti delle donne, voi avete, anche in questo caso, chiuso totalmente la possibilità di migliorare, anche per quanto riguarda la sfera pensionistica, lo status delle donne.

In diversi interventi oggi avete citato due questioni: una è il voto di scambio e l'altra è quella del mantenimento delle promesse in campagna elettorale. Ve lo dico veramente con molto rispetto: badate che la più grande operazione di voto di scambio che io abbia visto da quando sono in politica, non da tantissimo, ma neanche da poco, l'avete fatta voi con il reddito di cittadinanza, perché voi avete preso il consenso soprattutto nel Mezzogiorno perché avete promesso il reddito di cittadinanza. E, adesso, quella promessa la dovete mantenere, perché gli elettori già vi stanno dando dei segnali, che spero voi abbiate colto. Adesso quella promessa la dovete mantenere, perché - e chiudo davvero - se non la mantenete, il vostro consenso elettorale crollerà, ma la cosa che mi preoccupa di più è che quando tu, quando noi, quando chi esercita il potere legislativo, chi gestisce la cosa pubblica, illude e poi delude, la tenuta sociale di un Paese può entrare a rischio. Per cui, siccome amo il mio Paese e amo la mia terra, la Sardegna, che, ahimè, a marzo 2018 vi ha dato tanto consenso, spero che voi abbiate ragione; arrivo a questo, perché amo talmente questo Paese che spero che voi abbiate ragione.

E ricordate - non sono solita fare citazioni, ma oggi questa mi piace tanto - che, come diceva Kennedy, chi ha cercato stupidamente di ottenere il potere cavalcando la tigre, ha finito poi per essere divorato.