Dichirarazione di voto finale
Data: 
Giovedì, 19 Luglio, 2018
Nome: 
Stefania Pezzopane

A.C. 804

Presidente, un momento importante: la dichiarazione di voto su un decreto per il quale abbiamo discusso in maniera importante, forte, in Commissione, qui in Aula, emendamento per emendamento. Ci siamo prodigati con onestà, responsabilità, senso del dovere, perché così si fa, sempre, ma in particolare quando si parla di una grande calamità; anzi, di più calamità, perché nel “decreto terremoto” sono presenti norme riguardanti il terremoto del 2016 e 2017 ma anche il terremoto del 2009, e francamente non comprendo perché ci si sia fermati all'ostacolo burocratico del titolo, per affrontare invece anche il tema di Ischia, dell'Emilia-Romagna e della Lombardia.

Noi abbiamo fatto la nostra parte; continueremo a farla, presentando un disegno di legge organico, intervenendo in quei decreti, in quegli atti, sui quali il Governo ha promesso. E non parlate di marchette! Non parlate più di marchette ai terremotati, perché ve l'ho detto: io sono una terremotata! Non osate usare quella parola, quando parlate di terremotati (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico)!

Non vi permettete più. Parlate di proposte, di provvedimenti, di coperture, d'interventi, e non fatelo più solo nella propaganda! Ho passato giorni a ricercare le vostre dichiarazioni in campagna elettorale e nelle ore prima della composizione del Governo del cambiamento: avete promesso di tutto, di tutto! Avete promesso persino che il primo Consiglio dei ministri sarebbe stato un Consiglio dei ministri in cui approvavate un decreto-legge “terremoto”, e che in quel decreto-legge “terremoto” abbassavate le somme da restituire. Addirittura siete arrivati a prevedere il 30 per cento di somme da restituire! Più realisti di noi: addirittura siete andati oltre il 40 per cento de L'Aquila.

La sintesi di tutto questo, però, di tutto questo lavoro… Io me ne rammarico, perché nei cinque anni che ho alle spalle, quando si è parlato di terremoto tutti sono scesi dal piedistallo: invece voi vi siete messi su un piedistallo ancora più alto, quello di dire “ghe pensi mi”. E invece si scende dal piedistallo quando si parla di terremoto, ci si mette nelle nei panni di quelle persone, di quei bisogni, e si migliora se c'è stato un errore, con umiltà, con senso di responsabilità, con modestia: perché gli errori si possono fare, bisogna avere la forza di ripararli.

Voi in questi giorni, dopo la promessa fatta al Senato di ritornare alla Camera e di cambiare il decreto-legge su punti importanti, avete detto di “no”. Guardate, avete detto di “no”. Hai voglia che poi approvate degli ordini del giorno financo su questioni che avevate dichiarato inammissibili, dandoci quindi ragione anche sull'ammissibilità di quei temi. Avete detto di “no” alla proroga della struttura commissariale, senza la quale non regge l'architrave della gestione di questo terremoto. Avete detto di “no” all'aumento delle rate da 60 a 120 e alla riduzione al 40 per cento, anche se avevate promesso addirittura il 30 per cento. Avete detto di “no” alla possibilità per i cittadini di anticipare le spese per la ricostruzione, accelerando così il processo per accedere successivamente al rimborso. Avete detto di “no” alla sospensione del triennio dei mutui, “no” all'estensione dell'una tantum agli anni successivi per i professionisti, “no” alla possibilità di assumere personale presso gli uffici speciali, “no” all'incremento delle risorse per il servizio civile, “no” alla proroga per le assunzioni a tempo determinato connesse alle esigenze post sisma dei collaboratori, “no” alla proroga della zona franca, “no” al 4 per cento, “no” alla riclassificazione delle sedi di segreteria per i comuni, “no” al trasferimento delle strutture emergenziali, “no” alla destinazione di una quota del Fondo per lo sviluppo dei piccoli comuni, “no” alla deroga per il piano scolastico e per la composizione delle classi. “No”, “no”, “no”, avete detto solo dei “no”, per poi accontentarvi di magre promesse sul “milleproroghe” e sulla legge di bilancio.

Noi la pensiamo diversamente, che su queste cose si dicono dei “sì”, e nei Governi Renzi e Gentiloni noi abbiamo cercato di dire dei “sì” anche alle richieste delle regioni, dei comuni, delle parti sociali, delle organizzazioni sindacali. E così avevamo pensato si potesse fare quando ci avete proposto le audizioni, e con tutti i componenti del gruppo del Partito Democratico, che ringrazio anche per avermi dato la grande responsabilità oggi di offrire la posizione del Partito Democratico, abbiamo fatto un lavoro certosino, onesto, chiaro, senza ostruzionismi, per cercare di collaborare. Perché quando torniamo a casa nelle aree terremotate, raccontare che ci avete detto a tutto “no” è una sconfitta innanzitutto per voi, per voi che lo avete fatto, ma è sicuramente una sconfitta per questa nostra gente che ha bisogno di risposte.

E poi la questione de L'Aquila. Non ci torno perché l'ho spiegata: avevate promesso di aprire la guerra mondiale con l'Europa, e invece adesso timidamente non vi spingete nemmeno all'interpretazione di una legge nazionale.

Noi comunque siamo una forza responsabile: così come abbiamo lavorato in questi anni, e così come abbiamo lavorato al Governo nei territori, nei comuni, con i sindaci continueremo a lavorare, con tenacia, con serietà, nel rispetto delle prerogative di quelle persone che hanno bisogno di interventi e di risorse. Non ci dite “potevate farlo voi”, perché lo sapete che sui terremoti non c'è il vademecum del buon legislatore, non c'è il vademecum del buon terremotato, e che in ogni terremoto si è andati per approssimazioni.

Potrei raccontare le tante cose che non sono andate bene nell'altro terremoto, quello del 2009, ma non mi permetto di farlo in questa sede, perché siamo qui tutti insieme per lavorare per superare anche quei problemi, come quello delle tasse, creato allora e da risolvere oggi.

Cosa ci chiedono le popolazioni colpite dal terremoto? Ci chiedono di semplificare, e noi avevamo cercato con delle norme di farlo. Cosa ci chiedono? Di avere più risorse per affrontare la grande crisi economica e sociale, che purtroppo in un terremoto accompagna sempre la crisi e la distruzione materiale. Ci avevano chiesto un aiuto per le zone franche, ci avevano chiesto il 4 per cento, ma ci avete detto a tutto di “no”.

E d'altronde nel contratto di Governo ai terremoti dedicate sette righe, e non dedicate una riga a tutta la necessaria politica di prevenzione sismica. Io sono orgogliosa di aver fatto parte di una maggioranza e di aver sostenuto un Governo che per la prima volta inserisce nella politica dell'azione di Governo iniziative come il sisma bonus, che mi auguro continuerete; l'iniziativa di Casa Italia, che state smantellando; l'idea di cominciare a lavorare per il fascicolo del fabbricato, perché mentre interveniamo sull'emergenza e sulla ricostruzione, un Governo deve avere una visione anche sulla prevenzione. Non c'è una riga nel contratto di Governo sulla prevenzione! Io mi auguro che nella legge di bilancio ci sia anche questa parte, perché questa parte è quella che rassicura gli altri territori non colpiti dal terremoto che possono sperare in un intervento preventivo.

Noi voteremo a favore di questo decreto-legge. Voteremo a favore perché è un decreto-legge che il Governo Gentiloni ha presentato in corner, visti i giochetti che si facevano tra le forze politiche che oggi compongono questo Governo e che non chiudevano, non chiudevano la composizione e la nomina del Premier. Votiamo a favore perché questo decreto-legge è fatto di proroghe di proroghe, ovvero sono proroghe di strumenti approvati precedentemente che dite di voler smantellare, perché non va bene niente, ma che poi alla prova dei fatti dovete doverosamente riconoscere che sono strumenti idonei e che sono strumenti importanti. Lavoreremo però, giorno per giorno, con serietà, senza minacce, senza rancore: non abbiamo nei nostri cuori questo. Nei nostri cuori c'è solo la pena, il dolore per chi non c'è più ed è rimasto sotto le macerie e sotto le case, c'è il dolore per vedere questa indifferenza alle nostre proposte, ma anche la passione civile, più ancora che politica, di dire a quelle popolazioni che ci siamo, che andremo avanti e che tutto ciò a cui avete detto “no” noi lavoreremo perché si trasformi in cose tutte a cui direte “sì”, perché questo è il nostro mandato.