Discussione sulle linee generali
Data: 
Martedì, 3 Dicembre, 2019
Nome: 
Claudio Mancini

A.C. 2220-A

Presidente, colleghe e colleghi, gli interventi dei relatori e del Governo hanno ampiamente illustrato all'Aula la natura del provvedimento, quello originario del Governo, le modifiche intercorse in Commissione, il modo in cui si è affrontata la discussione tra le forze di maggioranza e nel confronto con le forze di opposizione. Posso, quindi, permettermi in questo intervento di fare alcune considerazioni più di carattere politico su quello che è il primo provvedimento di politica economica che la nuova maggioranza parlamentare e il nuovo Governo portano alla discussione del Parlamento. Il “decreto fiscale” con la parallela discussione in Senato sulla legge di bilancio costituiscono, infatti, gli atti più importanti di questa nuova maggioranza e sicuramente l'impegno più significativo per il nuovo Governo.

Io credo che sia abbastanza chiaro che noi ci troviamo di fronte a una novità politica rispetto all'inizio della legislatura e all'esperienza che quest'Aula ha vissuto nei primi 14 mesi della legislatura. Infatti, questa nuova maggioranza non ha negoziato un contratto di governo, ma ha cercato di proporre al Paese un programma unitario e, quindi, traduce in Parlamento atti di Governo che non sono il negoziato tra due forze politiche non comunicanti che nella precedente esperienza di Governo hanno portato all'esame dell'Aula provvedimenti in cui per ogni articolo si poteva leggere quale delle due forze lo avesse fatto.

Noi abbiamo fatto la scorsa legge di bilancio con una discussione in cui c'erano due provvedimenti, reddito di cittadinanza e “quota 100”, e uno era del MoVimento 5 Stelle e uno era della Lega e chi difendeva uno non difendeva l'altro e viceversa. E così tanti provvedimenti che sono venuti in Aula hanno avuto questa caratteristica, una caratteristica in cui c'erano bandiere o bandierine che venivano issate da una delle due forze politiche e che rappresentavano l'opinione, i convincimenti e la traduzione normativa di quella forza politica. Possiamo dire che, nella precedente esperienza, noi più che una maggioranza abbiamo avuto in Parlamento due robuste minoranze che assieme facevano maggioranza su provvedimenti che erano distinti al loro interno.

In questa esperienza - e lo si vede nel “decreto fiscale” - noi siamo impegnati in uno sforzo diverso, quello di fare una sintesi delle diverse posizioni delle forze politiche che sostengono la maggioranza - delle quattro forze politiche che sostengono la maggioranza - anche in un confronto con il Governo che sconta e valorizza il ruolo del Parlamento in una capacità di modificare anche le indicazioni e le proposte che vengono dal Governo.

Certo, all'esterno questa discussione, questa ricerca di una sintesi può far emergere punti di frizione, può far emergere gli aspetti di critica e di discussione che preparano il momento della sintesi e della condivisione, però se si guarda alla sostanza di questo provvedimento si vede che la discussione della maggioranza, il confronto con i soggetti sociali, le audizioni, il confronto anche con le istanze portate dall'opposizione hanno radicalmente e profondamente cambiato e, in qualche caso, migliorato le stesse proposte che venivano dal Governo, già frutto di una discussione in quel livello. Ne è un esempio l'articolo 4, che qui è stato già illustrato dal collega Fragomeli nel merito, e il lavoro fatto, ma chi ha seguito le diverse formulazioni dell'articolo 4 e degli emendamenti che sono stati presentati, delle riformulazioni e delle modifiche alle riformulazioni, ha potuto vedere come si sia partiti da approcci anche radicalmente differenti, non solo politici ma direi quasi disciplinari, con impostazioni profondamente divaricanti su come andasse inteso il rapporto tra committente e appaltatore, su come andassero intese le procedure di informazione, su come si dovessero approcciare le scelte che riguardavano anche gli eventuali tetti e le eventuali categorie da coinvolgere dentro le modifiche all'articolo 4.

Il confronto di merito non ha prodotto una mediazione al ribasso ma ha prodotto una sintesi che a gettito invariato migliora la stessa proposta dell'articolo 4 originario ed è un punto avanzato su cui l'intera maggioranza si riconosce e che sicuramente ha raccolto anche proposte e suggerimenti che venivano dalle opposizioni.

Quindi, noi siamo dentro a un processo politico diverso rispetto a quello dell'inizio di legislatura. Non siamo più a forze politiche incomunicanti e, anzi, in qualche caso che non si conoscevano. Questo lo dico anche agli amici e ai colleghi dei 5 Stelle, dato che c'è stata anche probabilmente l'opportunità, in questi mesi di collaborazione parlamentare e nella discussione dei provvedimenti, di conoscere meglio e di comprendere meglio i diversi punti di vista e i diversi punti di partenza. Questo lavoro di sintesi ovviamente sconta il fatto che non su tutto siamo d'accordo e anzi, vivaddio, rimaniamo su alcuni aspetti forze politiche distinte, anche alternative su alcuni punti, che però non si limitano a negoziare sulla base dei rapporti di forza ma cercano di offrire al Paese soluzioni che diano anche un'anima politica a questa alleanza, che è nata con un obiettivo ambizioso che non era solo quello, come pure la legge di bilancio fa, di sterilizzare le clausole dell'IVA, far abbassare lo spread e mettere in sicurezza i conti del Paese rispetto a un'eredità disastrosa che c'era stata lasciata appena pochi mesi fa dal punto di vista della credibilità internazionale del Paese e della prospettiva di tenuta dei suoi conti, ma questa maggioranza, nata sull'onda anche di un'emergenza politica, ha l'ambizione di costruire una coesione in grado di durare tutta la legislatura e, quindi, di dare ai propri provvedimenti non solo il carattere di capacità di affrontare i problemi dell'oggi ma anche di prefigurare soluzioni per il domani.

Questo decreto fiscale affronta la materia fondamentale dell'evasione fiscale nel nostro Paese dentro un principio di giustizia sociale e dentro a un obiettivo e a una capacità di innovazione. È stato detto già in sede di presentazione del provvedimento che tutto il provvedimento si muove su una strada in cui la lotta e il contrasto all'evasione fiscale si fanno in questo binomio: semplificazione, innovazione tecnologica, redistribuzione delle risorse che vengono dal contrasto all'evasione fiscale per finanziare politiche più giuste, di maggiore giustizia sociale.

Forse dal mio punto di vista la norma piccola - che, però, sono orgoglioso che sia in questo provvedimento - che meglio rappresenta questa impostazione è quella cosiddetta dei “mutui”, cioè quella norma, già illustrata dal sottosegretario Villarosa e che io voglio meglio evidenziare al dibattito, per cui si consente, anzi si obbliga il sistema bancario a concedere mutui per l'acquisto della prima casa a persone che abbiano perso quella prima casa in virtù della loro non capacità di pagare le rate del mutuo. È una misura eccezionale, non ripetibile, che riguarda persone che avevano iniziato a pagare il mutuo, che possono aver perso quella possibilità magari perché hanno perso il lavoro, la cui casa è stata messa all'asta o è sottoposta ad altri provvedimenti esecutivi in corso, e che avrebbero oggi, magari superata la crisi economica, superata una difficoltà personale, la possibilità di tornare a contrarre credito per acquistare quella casa in cui stavano. Questo oggi è precluso, perché quel debitore è diventato non affidabile per il sistema bancario. E, allora, a certe condizioni, che sono specificate nella norma, e con un tetto a 100 mila euro di possibilità di erogazione del mutuo, introduciamo la possibilità di fare questo, che fino adesso era precluso, di riacquistare la casa che si è perduta. E di farlo non contro il sistema bancario, ma andando anzi incontro a una stessa esigenza del sistema bancario di superare quella fase emergenziale di gestione dei crediti deteriorati del patrimonio immobiliare acquisito attraverso le esecuzioni immobiliari, che oggi grava paradossalmente anche in termini gestionali in maniera negativa su quegli istituti di credito. È quindi una misura di giustizia sociale, perché dà la possibilità a chi ha ritrovato le condizioni di dignità del lavoro e del reddito anche di riacquistare la casa che ha perso; ma allo stesso tempo di farlo non demonizzando il sistema bancario… Cosa che in quest'Aula si sente troppo spesso e in maniera superficiale fare: come se la tutela del risparmio degli italiani non fosse un obiettivo costituzionale doveroso per il Parlamento e per il Governo, e per tutte le forze politiche, al di là della loro collocazione, ma fosse invece un vezzo, un favore, un'accondiscendenza a poteri forti, quando invece la tenuta del sistema del risparmio è la condizione per il benessere del nostro Paese. È allora un provvedimento di giustizia sociale, ma che non è contro nessuno, e invece punta ad una collaborazione tra istituzioni e sistema bancario, per poter dare una risposta di giustizia a chi è stato colpito in questi anni dalla crisi economica, al punto di non poter più pagare il mutuo per l'acquisto della prima casa.

Ci sono tante misure però dentro il provvedimento, che vanno in questa stessa direzione, sono state già richiamate; che hanno visto quindi uno sforzo per dare ad una manovra, che sicuramente affronta nodi strutturali importanti, a cominciare da quello dell'evasione fiscale… Ma poi ne discuteremo in sede di bilancio: riapre altri temi sugli investimenti, sui finanziamenti agli enti locali. Per dare però anche la forza di una dimensione sociale che guarda alla realtà del Paese.

Abbiamo fatto poi una scelta, che io considero molto significativa, di sostegno… Anzi, più che di sostegno, di aumento delle indennità per i sindaci dei piccoli comuni. Vi è una norma che guarda alla dignità della funzione politica, amministrativa svolta al servizio delle comunità. È una norma che insieme al collega Soverini abbiamo presentato lo scorso anno un po' in solitudine come proposta di legge, che è cresciuta nel consenso dei colleghi in questo anno, e che adesso approda nel decreto-legge “fiscale”, ma è stata già ampiamente rivendicata da tutte le forze politiche, dalla leadership di Governo: io ne sono contento. È un piccolo provvedimento, la compartecipazione per l'aumento dell'indennità dei sindaci costerà al Ministero dell'interno 10 milioni, ma segna anche un'inversione di tendenza. Dopo molti anni in cui il dibattito, compreso qualche mese fa nella discussione del provvedimento costituzionale sul numero dei componenti delle Camere, è stato sempre tutto incentrato - dalla riduzione del numero dei consiglieri comunali, dalla diminuzione del numero dei consiglieri regionali, al taglio delle indennità, al taglio delle funzioni, al taglio dei benefit, delle auto blu e così via - dentro un racconto negativo della funzione politica prestata alle istituzioni, noi approviamo un provvedimento che guarda alla dignità degli amministratori dei piccoli comuni, ma comincia a ricostruire una narrazione positiva della funzione politica.

Io questo lo considero un fatto molto importante. Sono contento che la norma sia stata approvata in Commissione all'unanimità, sono contento che si sia espresso l'insieme delle forze politiche; ma questo sarà importante se noi cominceremo, anche nel confronto tra di noi, ad abbandonare un racconto negativo della funzione politica e a valorizzare invece quegli elementi che la politica, anche nuova, sta mettendo in campo. E lo stesso anche con un principio di realismo: noi tocchiamo la questione delle indennità delle province partendo dal fatto che il referendum costituzionale ha avuto un esito, le province non sono più sciolte, come si pensava nella scorsa legislatura sarebbero state in virtù della riforma costituzionale, le province ci sono. C'è un problema di ridefinire la loro funzione, la loro missione, ma c'è anche un fatto realistico: se chiamiamo dei sindaci a svolgere quella funzione, quella funzione non si può pensare che, pur rimanendo gratuita, non venga riconosciuta. E allora la norma che stabilisce che al presidente di provincia si applica l'indennità del sindaco del comune capoluogo, anche se quello è sindaco di un comune più piccolo, dà un riconoscimento al fatto che quell'amministratore governa un'istituzione più grande, e quindi è giusto che abbia riconosciuto l'impegno che svolge.

Facciamo quindi dei passi avanti tutti assieme nel ricostruire un ruolo, una dignità della politica, dentro uno sforzo per dare una sintesi e una capacità nuova anche alle scelte che compiamo in quest'Aula. Io non sottovaluto i punti di differenza che ci sono, l'approccio diverso che abbiamo tra questa parte che sostiene il Governo e l'altra che si oppone, soprattutto sul tema di come vada intesa la politica di contrasto all'evasione. Noi siamo convinti che non dobbiamo aver paura di un forte investimento sull'innovazione per modernizzare il rapporto tra fisco e cittadini. In particolare, è stato già detto, l'uso della moneta elettronica non è una violenza verso qualcuno, è una modernizzazione del sistema Paese. Oggi in Italia il rapporto tra transazioni elettroniche e transazioni in contanti è 80 a 20 a favore di quelle in contanti: siamo ultimi in Europa da questo punto di vista. Sostenere quindi i pagamenti elettronici non costituisce una pericolosa avventura o un'improvvisazione: in altre sedi discutiamo di come autorizzare blockchain per i pagamenti con i telefonini, di come rendere sicure le transazioni, come rendere sicuri i dati, la gestione dei dati; oggi siamo in una dimensione nuova della tecnologia, che dobbiamo anche utilizzare per cambiare il funzionamento della burocrazia. E quindi la semplificazione procedurale, normativa, ha un grande sostegno da un utilizzo intelligente dell'innovazione tecnologica, e fare questo non vuol dire andare contro lo spirito del Paese; ed invece la nostra impressione è che in tante argomentazioni che a volte vengono, che esasperano le paure, le preoccupazioni dei cittadini nel rapporto con lo Stato e con le politiche fiscali, ci sia un lisciare il pelo alle abitudini sbagliate, che invece vanno tutti assieme contrastate. Perché poi le risorse che riusciamo ad acquisire in più consentono, come è stato ricordato, di tenere in questo provvedimento la pressione fiscale invariata, di avere un obiettivo di riduzione per i prossimi anni, e di avere risorse per una redistribuzione sociale di cui in Italia c'è bisogno. Discuteremo quindi ancora, faremo in questo provvedimento, nella prossima discussione sulla legge di bilancio un confronto tra le forze politiche; però a me piace enfatizzare il lavoro positivo che abbiamo fatto e la capacità di ascolto che abbiamo espresso in questa discussione