Grazie molte, Presidente. Governo, care colleghe e cari colleghi, certo, sarebbe stato più opportuno evitare le fibrillazioni dell'Aula e la richiesta del voto di fiducia, considerando che, peraltro, sull'emendamento che riguarda i servizi di sicurezza, la maggioranza si era già espressa in Commissione con un voto contrario, ma vorrei invece parlare e discutere nel merito sostanziale di questo decreto.
La domanda che ci dobbiamo porre è se la direzione che abbiamo scelto è la direzione giusta. Io credo di sì e per molte ragioni. Guardate la prima. A distanza di sette mesi, dal giorno in cui veniva dichiarata l'emergenza sanitaria globale, diversamente da altri Paesi e da altri continenti, noi siamo in una situazione diversa. È una fatalità? Non credo neanche a questo, perché, dopo aver superato periodi drammatici, oggi noi siamo in grado di identificare, di tracciare e di contenere i focolai, di curare meglio i pazienti, grazie alle nuove terapie e alle nuove scoperte scientifiche. La situazione nelle terapie intensive è molto diversa rispetto ai mesi di marzo e di aprile, c'è l'alleanza con il vaccino di cui siamo uno dei grandi promotori (gli studi per ottenerlo al più presto vedono l'Italia tra i player protagonisti e inizia la sperimentazione sull'uomo).
Se siamo arrivati a questo risultato, è merito solo dell'azione di Governo? O non è merito dell'azione di Governo? No! È merito del comportamento degli italiani e delle misure che ha messo in campo il Governo, sia a livello nazionale che a livello regionale, della capacità del sistema di reggere l'impatto violento, delle donne e gli uomini che lavorano nel nostro servizio sanitario, del rafforzamento (24 mila persone in più) del contributo della scienza e dei ricercatori. Questo è il risultato di un Paese e di questo dovremmo essere orgogliosi.
Con questo decreto non viene istituito nessun lockdown - sebbene chi soffia sul fuoco lo ronzi nell'orecchio dei cittadini -, ma consentiamo al Governo, che è venuto in Aula ben più di una volta a spiegare le ragioni e le motivazioni chiedendo al Parlamento gli indirizzi e l'attività di controllo, di introdurre, nel caso di necessità, una o più misure restrittive, che possono essere adottate per trenta giorni, al massimo prorogabili. Riguarda la proroga di un decreto, il n. 19, e il n. 33, quello che ha stabilito il progressivo allentamento dei divieti e dei vincoli della fase acuta, e di un nuovo rapporto che abbiamo perseguito con tenacia, di un rapporto tra lo Stato e le regioni, e l'applicazione delle linee guida per le attività economiche, per quelle produttive e per quelle sociali. Non sono attività soppresse, ma semplicemente regolamentate ai fini della sicurezza collettiva sanitaria. Soprattutto, investiamo di nuovo sulle procedure semplificate dei professionisti, il reclutamento dei dispositivi, l'incremento e l'accelerazione dei lavori nell'edilizia sanitaria e scolastica e l'utilizzo del lavoro agile.
Avremmo voluto, come testimoniano gli emendamenti che abbiamo presentato, il rinnovo dei meccanismi di protezione dei lavori fragili e degli immunodepressi e la certezza che l'assenza del lavoro, che è equiparata alla condizione di ricovero, non incida su quello che viene chiamato il cosiddetto computo economico. Non è stato possibile introdurli qui, perché questo è un decreto che non prevede coperture economiche, ma il tema è attuale. Noi prendiamo positivamente atto della disponibilità del Governo - non è un atto di fede, vigileremo -, ma questo rimane un tema assolutamente importante. Vale per il mondo della scuola, ma vale anche per altri settori.
Noi voteremo questo decreto, perché abbiamo il dovere di coniugare i due diritti fondamentali, quello dell'istruzione e quello della sicurezza e quello della salute, quello per cui dobbiamo assicurare la ripresa delle attività economiche, tornare ad essere un Paese competitivo, rendere solida quella crescita occupazionale che stiamo intravedendo e utilizzare al meglio le potenzialità di 209 miliardi del Recovery Fund.
Noi siamo orgogliosi del vertice che abbiamo visto lunedì, di 53 regioni europee, un passo fondamentale per assicurare una modalità di un progetto condiviso a livello europeo per sicurezza ed equità dell'offerta didattica, superando le sperimentazioni nazionali, perché abbiamo la consapevolezza che non esistono ricette a rischio zero.
Un mese dopo la discussione in quest'Aula, sia quella del 29 che quella del 10 agosto, noi abbiamo assistito a dichiarazioni, alcune costruttive, anche da parte dell'opposizione, alcune francamente inverosimili. Facendo finta di non aver detto che noi siamo passati dallo stato di emergenza alla dittatura sanitaria, abbiamo parlato di regime terapeutico che limita le libertà, una dichiarazione insensata e una dichiarazione scellerata. Guardate, la tutela della salute pubblica o è o non è. Gli effetti delle pratiche fiacche noi li abbiamo già visti e li abbiamo visti nei Paesi che stanno oltre l'Italia. Rimuovere ciò che abbiamo lasciato alle spalle, con un'azione di rimozione, e contribuire a deformare l'opinione pubblica è una responsabilità seria della politica. Come diceva qui l'altro giorno il collega Fornaro, è un problema serio, perché, se anche nelle diversità di vedute politiche accarezziamo la distorsione della realtà e della verità, questa è una responsabilità grande nel rapporto tra le istituzioni e la politica.
Ieri, Speranza, nelle comunicazioni, ci ha spiegato come a livello globale ed europeo si è deteriorata la condizione di crescita dei contagi e ha anche ricordato quale positivo sia il trend italiano. Quindi, l'uso delle precauzioni, degli atteggiamenti di prevenzione, di norme che regolano la vita pubblica e quella collettiva, non possono essere definite pratiche di dittatura. Chi ricopre incarichi istituzionali dovrebbe avere il senso della misura dell'uso e dell'abuso delle parole. Con quanta facilità alcuni nemici di questo Governo usano parole in libertà, offensive anche nei confronti di tutti noi italiani! E lo dico da chi viene da un territorio che ha pagato a caro prezzo quello che abbiamo visto. Abbiamo l'impressione di vederli quasi più scommettere sul fallimento di un Paese, come se questo possa essere il prezzo lecito da pagare per tornare alle urne. Si ha quasi davvero l'impressione di vederli puntare più sulla fragilità del sistema, piuttosto che sul successo delle scelte che abbiamo fatto, di prevenzione, di sorveglianza e di contenimento, che fanno dell'Italia tra i Paesi più colpiti e, al tempo stesso, più capaci di contenere la risalita.
Voteremo invece questo decreto perché strumentalizzare la decisione di proroga dello stato di emergenza, che avviene in condizioni giuridiche diverse, odora davvero di polemica pretestuosa. Quelle ipotesi, dette ancora qui, di deriva liberticida, autoritaria, sono accuse che sono prive di fondamento proprio perché sono quelle modifiche che abbiamo avuto nel decreto n. 19 che hanno reso partecipe il Governo alle decisioni. Noi rappresentanti delle istituzioni siamo chiamati ad aderire con un senso di responsabilità collettiva, e come tutti i Paesi che convivono con il virus la sfida più difficile è quella della scuola. La pandemia ha creato la più grande interruzione dei sistemi educativi della storia; anche le nazioni che hanno una prevalenza epidemiologica come la nostra sperimentano difficoltà organizzative per la ripresa. Noi non nascondiamo le difficoltà, magari anche qualche ritardo, ma abbiamo questa prova ardua per garantire alunni, genitori, gli insegnanti, il personale ATA, ogni sforzo che stiamo compiendo per garantire alle istituzioni scolastiche, che ringraziamo, di evitare gli intoppi e garantire quella ripresa, perché quello è il pilastro della crescita per tutti i nostri alunni e i nostri studenti.
Abbiamo qualche preoccupazione che avremmo voluto sentire qui, in quest'Aula, perché il periodo più favorevole al contenimento sta per concludersi. L'arrivo dell'autunno, la ripresa delle attività più socializzanti può metterci in una condizione più critica. Queste sono le preoccupazioni, non gli sproloqui sui regimi che abbiamo sentito ancora oggi in quest'Aula, senza cavalcare paure, allarmismi, ma senza nemmeno negare l'esigenza di avere prudenza e di evitare i rischi e, soprattutto, evitare e scongiurare quello che abbiamo già provato. Risparmiamo peraltro l'intelligenza e in più gli esercizi di autonomia sanzionatoria nei confronti di chi per scelta volontaria decide di proteggersi maggiormente. Noi di questi maestri francamente ne facciamo veramente a meno! Questo è il compito dello Stato, questo è il compito delle istituzioni tutte.
Chiudo ricordando il contributo migliorativo di alcuni emendamenti, e in particolare voglio ricordare come un contributo di tutta la Commissione sia stato quello di prorogare fino al dicembre del 2021 la possibilità che i medici in formazione di medicina primaria possano avere una compatibilità tra le borse di medicina generale e la quota riconosciuta della quota capitaria per 650 assistiti. Lo ricordava prima anche la collega Noja: in alcuni territori, e lo dico da lombarda, ricostruire la medicina di territorio è la nostra priorità. Di loro abbiamo bisogno, di investire nella formazione abbiamo bisogno, di medici abbiamo bisogno, di nuove generazioni di professionisti della sanità. Un buon successo di questa Commissione, che andrebbe rivendicato. Le parole sono pietre: era un titolo di uno splendido libro di Carlo Levi. Certo, non sono le parole in sé ad essere pericolose; il pericolo comincia quando si usano male, quando si usano a sproposito, perché allora, invece di aiutarci a mettere ordine nel mondo, come Albert Camus ci ricordava, non fanno altro che aumentare la quantità di sofferenza che già esiste.
Questo è ancora il tempo dell'incertezza, dell'umana fragilità. Dobbiamo garantire soprattutto le condizioni di equità di vita alle persone con disabilità, a chi vive nelle residenze sanitarie assistenziali, e dobbiamo affrontare questa fase in attesa del vaccino sicuro, efficace ed universale. Abbiamo investito oltre 7 miliardi nel sistema salute e nel suo capitale umano. Credo che utilizzare le calunnie non sia e non serva sicuramente a questo Paese. Per questo e per tutte le ragioni che ho cercato di spiegare qui, il voto del Partito Democratico non potrà che essere favorevole.