A.C. 3393
Signor Presidente, signor rappresentante del Governo, colleghi, come è noto, l'attuale proroga della partecipazione delle Forze armate e delle forze di Polizia alle missioni internazionali e agli interventi di cooperazione allo sviluppo è stata preceduta da analoghi provvedimenti nel tempo, ed è stato anche ricordato in varie questioni pregiudiziali, peraltro. Il Partito Democratico non vuole comprimere il dibattito, ma è ovvio che quando si discute di questioni pregiudiziali è di questo che si deve trattare: le questioni pregiudiziali spesso vengono utilizzate per biasimare il Governo, piuttosto che riflettere nel merito del provvedimento, tutte cose legittime, ma tipiche di una discussione politica.
Il confronto sulle missioni internazionali non è mai un fatto di ordinaria amministrazione, sebbene sia rituale la riflessione in quest'Aula, semplicemente perché ha sempre avuto e ha a che fare con il ruolo dell'Italia nel panorama internazionale. Ed è per questo, e non solo, che sono più di una le ragioni d'urgenza del provvedimento.
Autorizziamo, oggi, le Forze armate e le azioni di cooperazione in aree di crisi per confermare la disponibilità dell'Italia a costruire la pace e la democrazia, entrambi obiettivi lodevoli e irrinunciabili per uno Stato democratico e di diritto. Di conseguenza, contrariamente a quanto affermato nelle questioni pregiudiziali, le nostre missioni non sono mai state strumenti di offesa, bensì strumenti di difesa della libertà di quelle popolazioni martoriate.
Su questo punto, se è vero che l'esigenza, essendo conosciuta da tempo, può essere affrontata per tempo, e non ogni trimestre o semestre o altri periodi dell'anno, è altrettanto vero che, dopo che è stata votata in quest'Aula, è all'esame del Senato una legge quadro che, finalmente, mette ordine in questo comparto ed eviterà questo spezzettamento.
Cosa avremmo dovuto far in attesa della legge quadro ? Bloccare le missioni internazionali ? Potevamo permettercelo ? No. È attraverso il decreto-legge, immediatamente efficace, che si dà continuità al lavoro dell'Italia nelle tante missioni internazionali.
C’è un modo diverso dalle missioni per portare e favorire la democrazia ? Senza le missioni internazionali sarebbero possibili gli stessi risultati ? Non credo. Sebbene con qualche errore, chi è che non ne commette, non c’è altro. Basterebbero queste semplici domande per votare contro le questioni pregiudiziali. Entrambe le pregiudiziali, peraltro, obiettano l'eterogeneità del decreto-legge, che è una caratteristica per la quale la Corte costituzionale, in passato, su altri provvedimenti, ha decretato l'illegittimità. Ma, nel caso specifico, si tratta di un'obiezione infondata, perché, come è noto, è un atto normativo che disciplina diversi profili delle missioni internazionali.
Non è possibile affermare che il Parlamento non è in grado di valutare questi aspetti, puntualmente, le singole missioni e, quindi, non riuscire a disciplinarle nell'ambito di un unico provvedimento. Sono diverse tra di loro, è vero, le missioni, ma tutte hanno un denominatore comune: la democrazia e lo sviluppo nelle aree di crisi.
Con l'azione congiunta militare e di cooperazione così consolidiamo due modi diversi e complementari affinché l'Italia possa partecipare sulle scene internazionali. Ai nostri militari, ai nostri cooperanti, peraltro in qualche occasione anche aggrediti, va il sincero apprezzamento del Partito Democratico e del Paese. È impossibile ritenere non costituzionale la partecipazione a missioni militari e di cooperazione. Che cosa c’è di più corrispondente all'articolo 11 della Costituzione, se non una missione internazionale di pace ?
Sì, possono essere commessi degli errori, ma se il fulcro delle missioni è la ricerca della pace e l'affermazione della democrazia, non ci sono dubbi che non ci sono altri strumenti per affermare l'articolo 11 della Costituzione. L'urgenza è derivante proprio da questo. Concludo, Presidente, dicendo che, per le ragioni che ho espresso, il Partito Democratico voterà contro le pregiudiziali presentate, affermando con il proprio voto il sostegno agli obiettivi che l'Italia si è posta. Il nostro Paese sta facendo bene la sua parte.