Data: 
Venerdì, 4 Luglio, 2014
Nome: 
Romina Mura

A.C. 2426-A

Signor Presidente, sottosegretario, colleghe e colleghi, il decreto n. 83 del 2014, oggetto di questa discussione, che ci apprestiamo a convertire in legge, rappresenta un atteso quanto importante cambio di passo nell'approccio politico alle tematiche della tutela, valorizzazione e messa a reddito del nostro patrimonio culturale e del turismo, quale fattore di sviluppo fra i più rilevanti per il rilancio sociale ed economico del Paese intero e in particolare del Mezzogiorno e dei territori più marginali. 
  Ricordiamo che oggi il valore aggiunto prodotto dalle attività connesse al turismo è pari a circa 83 miliardi di euro, il 6 per cento del totale dell'economia, valore che potrebbe quasi raddoppiare da qui al 2016, come confermano i dati diffusi da Formez e Federculture, se il nostro Paese accelererà nel recupero della competitività persa, determinando la creazione di quasi un milione di nuovi posti di lavoro e l'entrata a regime di numerose attività imprenditoriali nate negli ultimi anni nei settori della gestione dei beni culturali e dei servizi turistici. 
  Ritengo che questa consapevolezza, insieme ad altri importanti elementi, abbiano alimentato il ragionamento sotteso al decreto n. 83 del 2014, un provvedimento, che sia nella sua impostazione sistemica che nelle singole articolate previsioni sostanziali, segna l'avvio di una visione altra delle politiche in materia di cultura e turismo. Visione che rifugge dalla marginalità in cui nei decenni che ci lasciamo alle spalle sono state relegate queste politiche. Visione altra sia in relazione alle risorse finanziarie impegnate, notevolmente aumentate e che il presente decreto lega a fattore di maggiore certezza.

Certezza che auspichiamo aumenti con provvedimenti successivi. Visione altra, avuto riguardo alla diversa programmazione di interventi e di risorse. Siamo stati abituati, negli anni passati, all'episodicità e quasi casualità degli interventi, scarsamente ponderati sino ad ora all'interno di piani e programmi strategici di lungo periodo; invece, oggi l'articolo 7, che mi pare che, relativamente al tema, sia quello più significativo, parla di un piano strategico di grandi progetti culturali; abbiamo il programma Italia 2019, che appunto valorizza la progettazione delle città candidate a città europea della cultura del 2019, dando loro una prospettiva. Visione altra, anche rispetto alla mancanza di governance, in particolare del settore turistico e all'eccessiva frammentazione dei centri decisionali; condizioni che, facendo venir meno una regia compiuta e univoca, hanno, lungi dal promuovere le differenze e peculiarità territoriali, mancato completamente l'obiettivo di far passare in Italia come all'estero la forza e anche la valenza identitaria del prodotto turistico e culturale Italia. Oggi, invece, nel decreto constatiamo la riorganizzazione dell'ENIT, diverse formule di collaborazione fra Governo locale e Stato per la gestione di alcuni interventi e, in prospettiva, la rivisitazione costituzionale del sistema delle competenze in materia. 
  Visione altra, che rafforza notevolmente il concerto per cui la cultura e il turismo rappresentano componenti fondamentali della politica industriale di questo Paese, cultura e turismo che, innanzitutto, facendo capo alla medesima struttura ministeriale, istituzionalizzano di fatto quella naturale correlazione che esiste fra di loro e che necessita solo di condizioni ottimali per potersi manifestare. Così come detto bene nella riflessione di Federalberghi, nel lavoro «il Turismo lavora per l'Italia», vendere vacanze può significare vendere cultura, allo stesso modo la richiesta di fruizione del patrimonio culturale può attivare quote significative di domanda turistica. Il decreto, nell'impostare una ragionamento di sistema che finalmente non rinuncia ad essere ambizioso, richiama poi – questo aspetto mi pare particolarmente significativo – le istituzioni, da quelle locali allo Stato, ad investire convintamente e razionalmente sui settori che con il turismo sono in stretta correlazione. Penso in particolare ai trasporti e alla mobilità. È di fatti dimostrato, dalle performance raggiunte nei vari territori, la stretta correlazione fra la qualità dell'offerta turistica e il grado di raggiungibilità della destinazione. Una località facilmente raggiungibile sia relativamente ai mezzi che ai costi diventa competitiva. Questa condizione, come la facilità di accesso alla fruibilità dei siti, rappresenta un fattore moltiplicatore ovvero limitante dell’appeal della stessa destinazione turistica. Provengo da un'isola che, attraverso lo sviluppo turistico integrato, potrebbe agganciare, quanto a risultati economici e standard di competitività, le migliori performance a livello europeo e internazionale, un'isola nella quale invece, propria a causa delle difficoltà di accesso e della scarsa mobilità interna, è condannata a risultati minimi e lontani da quelli raggiungibili, considerate le potenzialità. Medesime difficoltà si riscontrano in altre parti del Paese e in particolare presso le cosiddette destinazioni turistiche minori a cui il decreto dedica diversi interventi; destinazioni turistiche minori concentrate prevalentemente nelle cosiddette aree interne del Paese, ossia quelle aree significativamente distanti dai centri di offerta di servizi ma ricche di importanti risorse ambientali e culturali, destinazioni turistiche minori rispetto alle quali la valorizzazione, di cui al presente decreto e l'inserimento delle stesse nei circuiti turistici nazionali, può generare ricadute sull'intero sistema sociale ed economico. Penso a proposito all'articolo 11 che introduce una serie di input di valorizzazione di queste aree, il piano della mobilità turistica, l'attivazione di percorsi turistici alternativi, i progetti di valorizzazione del paesaggio, l'ottima intuizione della possibilità di concedere a titolo gratuito spazi e immobili afferenti al patrimonio pubblico per la realizzazione di percorsi turistici di fruizione del territorio. 
  Previsione molto importante, che incentiva percorsi di sviluppo locale, nascita di nuove realtà di impresa e, per ultimo, ma non certo meno importante, la sottrazione all'incuria e all'abbandono di pezzi di storia architettonica e produttiva del nostro Paese. 
  Mi pare in definitiva che il provvedimento che esaminiamo rappresenti una prima certo, ma molto importante, misura strutturale volta al rilancio della competitività del sistema Paese e, secondo me, anche al superamento dei tanti squilibri territoriali, che ancora lo indeboliscono.

Mi pare – e mi avvio a concludere – che il provvedimento approvato dal Governo e ottimizzato dal prezioso lavoro delle Commissioni rappresenti al meglio il nuovo corso del Governo del Paese, di cui il gruppo di cui mi onoro di far parte, è il grande protagonista.