Data: 
Lunedì, 28 Aprile, 2014
Nome: 
Marina Berlinghieri

AC1864-A e AC 1836

Signor Presidente, onorevoli colleghi, signor sottosegretario, i disegni di legge oggi in discussione sono volti a recepire le normative più recentemente adottate a livello di Unione europea e a chiudere svariate procedure di infrazione al diritto UE, suscettibili di determinare sanzioni pecuniarie a carico del nostro Paese. 
  I due atti sono dunque molto importanti: testimoniano la volontà del Governo di avvalersi al meglio della legge n. 234 del 2012 per accelerare il pieno e corretto recepimento delle normative europee. Questo consentirà ai cittadini italiani di poter fruire più rapidamente dei diritti e delle garanzie che tali normative prevedono e dei quali, in caso contrario, sono privati. 
  Inoltre renderà possibile un'ulteriore riduzione dell'elevato numero di procedure per infrazioni al diritto europeo pendenti nei confronti del nostro Paese, un impegno questo ancor più imperativo in vista del prossimo semestre di presidenza italiana dell'Unione europea, durante il quale sono indispensabili credenziali di coerenza. Non va, infatti, dimenticato che le norme UE sottoposte all'iter di recepimento nell'ordinamento nazionale sono state nella quasi totalità dei casi approvate in sede europea anche con il voto favorevole italiano. 
  L'adozione dei due disegni di legge rappresenta inoltre il seguito concreto di un impegno preso con il Parlamento nel luglio scorso, quando approvò le leggi europee di delegazione europea del 2013. Il Governo ha deciso di esercitare per la prima volta la facoltà di presentare al Parlamento due ulteriori disegni di legge, dopo l'approvazione delle leggi europee di delegazione europea 2013, avvenuta nello scorso luglio. Il nuovo disegno di legge europea mira a chiudere otto procedure di infrazione e nove casi di precontenziosi e a dare attuazione a due Regolamenti UE, ad una sentenza della Corte di giustizia e ad una decisione Euratom. 
  In particolare il testo contiene norme che: eliminano le differenze di trattamento dei contribuenti residenti in un altro Stato dell'Unione europea che producano la maggior parte del proprio reddito in Italia; superano la disparità di trattamento fiscale tra le attività finanziarie detenute in Italia e quelle detenute all'estero; individuano le autorità competenti per la vigilanza sui soggetti finanziari; riguardano l'obbligo del datore di lavoro di dimostrare fin dall'inizio dell'attività di impresa di avere effettuato la valutazione dei rischi e di avere adottato le conseguenti misure di prevenzione e protezione in materia di salute e sicurezza sul lavoro; rendono più compiutamente disponibili al pubblico i dati relativi al monitoraggio ambientale e consentono la partecipazione dei cittadini all'elaborazione di piani e programmi in materia ambientale, che non siano già sottoposti a VIA; migliorano la tutela contro l'inquinamento acustico; prevedono l'obbligo per l'autore di un danno ambientale di ripararlo mediante il pieno ripristino della situazione antecedente al danno; chiariscono alcuni dubbi interpretativi per l'applicazione della direttiva di disciplina del ritardo nei pagamenti tra privati e tra le pubbliche amministrazioni ed i privati. Inoltre, in ottemperanza ad una sentenza della Corte di giustizia UE, si precisa la responsabilità civile dello Stato per le violazioni gravi e manifeste del diritto UE da parte di organi giurisdizionali di ultimo grado. 
  Il nuovo disegno di legge di delegazione europea 2013 contiene la delega per il recepimento di quindici direttive, nonché alcune deleghe al Governo per l'attuazione di atti dell'Unione europea. Questo consentirà di evitare ulteriori ritardi nel dovuto adeguamento dell'ordinamento interno al diritto comunitario, scongiurando il possibile avvio di altre procedure di infrazione da parte della Commissione europea. 
  Tra le novità contenute in questo disegno di legge riveste speciale rilievo la delega al Governo per la predisposizione di un testo unico in materia di protezione internazionale, così come abbiamo ben sentito negli interventi che mi hanno preceduto. Vi sono disposizioni che: prevedono sanzioni penali ed amministrative per la violazione di norme del diritto, per le quali non sono necessarie disposizioni di recepimento nell'ordinamento nazionale; disciplinano l'accesso all'attività degli enti creditizi ed assicurativi nonché la relativa vigilanza prudenziale; regolano lo scambio di informazioni tra le autorità degli Stati dell'Unione europea ai fini dello svolgimento di indagini penali; garantiscono maggiore sicurezza nelle operazioni in mare e nel settore degli idrocarburi; vertono sulla predisposizione dei bilanci; rendono più rapida la reazione contro le frodi all'IVA; disciplinano istituti di risoluzione alternativa delle controversie dei consumatori; rivedono la disciplina delle attività di supervisione degli enti pensionistici. 
  Va dato, dunque, particolare rilievo al processo virtuoso inaugurato con gli ultimi Esecutivi, non solo in quanto sono state finalmente presentate al Parlamento le leggi europee nei tempi di legge previsti, ma soprattutto perché si è usato lo strumento opzionale di ricorrere alle due leggi per la seconda volta in un anno, consapevoli di dover recuperare gravi ritardi di Governi precedenti, durante i quali non si era riusciti ad approvare ben due leggi comunitarie annuali, con conseguente carico di procedure di infrazione a carico dell'Italia. 
  Anche a causa di vecchi ritardi ci troviamo, dunque, ad esaminare provvedimenti complessi, non solo dal punto di vista della loro struttura formale e per quantità di articoli, ma complessi per varietà e importanza delle materie in essi esaminate. È evidente, quindi, la necessità di concluderne velocemente l'esame per superare le inadempienze e le violazione degli obblighi comunitari e velocizzare il processo di adeguamento italiano alla normativa europea. 
  Come previsto, infatti, nelle ultime recenti leggi europee a partire dal 2010 sono stati ridotti tempi di recepimento delle direttive. L'articolo 1 stabilisce, infatti, che il termine per l'esercizio della delega legislativa non coincida più con la scadenza del termine previsto in ogni direttiva per il suo recepimento, ma sia anticipato ai due mesi precedenti la scadenza del termine di recepimento delle singole direttive, così da garantire un più rapido adeguamento della normativa I nuovi termini per l'esercizio della delega legislativa si rendono necessari per le conseguenze previste dal Trattato di Lisbona, che prevede la possibilità di sanzioni pecuniarie a carico dello Stato inadempiente già nel contesto del procedimento giurisdizionale di accertamento dell'inadempienza. E l'esigenza di velocizzare i tempi di adeguamento italiano alla normativa europea in maniera efficace, almeno a livello di norme, è richiesta anche dall'evoluzione molto rapida della politica europea e, in particolare, dagli sviluppi incentrati sulla questione fondamentale della crisi dell'euro e dalla governance economica e finanziaria. 
  Il raggiungimento di questo obiettivo risulta particolarmente rilevante anche ai fini del recupero, da parte del nostro Paese, di un ruolo da protagonista sulla scena europea, che ci renda capaci di dare una svolta di cambiamento all'Europa. La possibilità di essere promotori di questo cambiamento passa, però, anche dalla capacità del nostro Paese di essere al passo con il processo di adeguamento interno alla normativa europea, dimostrando di essere in grado di compiere una svolta anche sul versante del numero di procedure di infrazione, di contenzioso e di precontenzioso con la Commissione europea, facendoci uscire dalle posizioni di maglia nera delle classifiche comunitarie. 
  Perché questo sia concretamente possibile, però, è necessario un nostro cambio di passo sul numero di procedure di infrazione. A dicembre 2011 risultavano, infatti, aperte nei confronti dell'Italia 136 procedure di infrazione; a novembre 2013 – come segnalato in un'audizione dell'ex Ministro Moavero in XIV Commissione – le procedure di infrazione a carico dell'Italia erano scese a 104. 
  Pur segnalando il positivo processo di accelerazione verso un'armonizzazione dell'ordinamento interno alla legislazione europea, tuttavia, il divario da colmare risulta a tutt'oggi fortemente cospicuo: un record, questo, tutto italiano e che ci pone saldamente in vetta alla classifica dei Paesi più bastonati dall'UE. Si tratta evidentemente di un numero molto elevato, che colloca il nostro Paese in ultima posizione fra gli Stati membri dell'Unione quanto agli adempimenti al diritto comunitario: una posizione che indebolisce notevolmente l'affidabilità italiana. 
  Sotto il profilo della risoluzione delle procedure di infrazione va segnalata la particolare attenzione alle procedure giunte ad un livello avanzato, ovvero allo stadio di deferimento dell'Italia alla Corte di giustizia, in quanto, a valle di quest'ultima fase, è imperativo eseguire la sentenza di condanna che espone l'Italia al rischio concreto di sanzioni pecuniarie, sanzioni che gravano sull'erario e, dunque, sui cittadini e i contribuenti. 
  Sul tema del contenzioso è da sottolineare, poi, il crescente rilievo assunto dal sistema EU pilot, vigente dal 2008, meccanismo di monitoraggio e trattazione dei casi di sospetta violazione del diritto comunitario, attraverso il quale la Commissione europea veicola le richieste di informazioni nei confronti degli Stati membri, nel quadro dell'attività di prevenzione del contenzioso europeo sulla corretta applicazione del diritto dell'Unione o della conformità della legislazione nazionale con il diritto dell'Unione europea prima dell'avvio di una procedura di infrazione. 
  A questo proposito bisognerebbe potenziare l'azione di coordinamento delle amministrazioni nazionali, centrali e territoriali, e la vigilanza nei confronti delle amministrazioni competenti per materia, favorendo la collaborazione con la Commissione europea, anche nella fase di predisposizione dei progetti normativi di adeguamento, anche informando il Parlamento delle questioni su cui intenda contestare le argomentazioni addotte dalla Commissione europea, al fine di avviare un negoziato, al termine del quale recepire in tempi rapidi e con adeguati decreti legislativi le normative. Infatti, anche per il corretto recepimento, il nostro Paese purtroppo è da molti anni agli ultimi posti della classifica dei Paesi membri e maglia nera per violazione del diritto comunitario. 
  Tra queste, le violazioni in materia di ambiente spiccano tra quelle più numerose. Anche per tali ragioni, è da sottolineare l'importanza dell'approvazione degli articoli contenuti nella legge europea, volti a sanare le procedure di infrazione per violazione del diritto comunitario, in particolare in materia ambientale. Le tematiche ambientali sono, infatti, da sempre quelle più rilevanti in sede di recepimento della normativa europea e anche quelle in cui si concentra il numero più alto di infrazioni a carico dell'Italia. 
  In tema ambientale, con particolare riguardo alle strategie per lo sviluppo della green economy, sono da sottolineare gli impegni derivanti dalla strategia Europa 2020 e dalle raccomandazioni 2012-2013 del semestre europeo all'Italia, in coerenza con le raccomandazioni contenute nel rapporto OCSE 2013 sulle performanceambientali dell'Italia e con la dichiarazione della Conferenza delle Nazioni Unite sullo sviluppo sostenibile di Rio. 
  Si rilevano, in tal senso, per l'attuazione della direttiva 2009 le recenti novelle introdotte dal decreto legislativo n. 30 del 2013, che ha modificato ed esteso il sistema europeo per lo scambio delle quote di emissione dei gas a effetto serra, e le recenti disposizioni in materia ambientale per promuovere misure di green economy e per il contenimento dell'uso eccessivo di risorse naturali. 
  Su questi temi, fondamentali per il futuro nostro e dei nostri figli, l'Unione europea potrà svolgere un ruolo decisivo nella trattativa internazionale che porterà alla Conferenza delle Nazioni Unite di Parigi nel 2015, se avrà definito obiettivi ambiziosi di riduzione dei gas serra e di spinta verso un'economia low carbon, attraversotarget legalmente vincolanti. 
  Nel raggiungimento di questo obiettivo, il ruolo del Governo italiano potrebbe essere fondamentale per raggiungere un accordo europeo più ambizioso di quello proposto dalla Commissione sugli obiettivi al 2030, proprio durante il semestre di Presidenza italiana che si apre a luglio. 
  Per concludere, avere inserito le due leggi europee in un momento cruciale per l'importanza degli appuntamenti europei (elezioni europee, semestre di Presidenza italiana, cambio di Presidenza della Commissione europea) è un modo per affermare nei fatti che noi vogliamo un'Europa che mira a migliorare la qualità della vita di tutti i cittadini europei. 
  Approvare due disegni di legge che favoriscono il recepimento delle direttive europee, la rapidità nel trasporre tali norme del diritto interno su materie che incidono direttamente sulla qualità della vita (come la tutela dell'ambiente, la tutela dei consumatori, i diritti di cittadinanza) risponde proprio a tale esigenza.