A.C. 3540-A e Doc. LXXXVII, n. 4
Grazie, Presidente. Signor sottosegretario, onorevoli colleghi, l'Assemblea della Camera svolge oggi la discussione sulle linee generali sulla relazione consultiva della partecipazione dell'Italia all'Unione europea per l'anno 2015 e sul disegno di legge di delegazione europea 2015. Come ben illustrato dai due relatori, si tratta di due provvedimenti molto articolati che investono tantissimi temi. Per questo mi limiterò a dare una visione di insieme e a richiamare quelli che ritengo essere gli aspetti più importanti, in particolare quelli oggetto di un significativo lavoro della Commissione politiche dell'Unione europea.
Quanto al disegno di legge di delegazione, ricordo, innanzitutto, che quella in esame è la quarta legge di delegazione europea che il Parlamento esamina nell'ultimo biennio, confermando l'impegno assunto dal Governo e dalle Camere di procedere con un ritmo sostenuto nel recepimento della normativa dell'Unione. Il risultato di questo sforzo è il calo del numero delle procedure di infrazione a carico dell'Italia, con i conseguenti benefici derivanti da un adeguamento più tempestivo alla normativa europea.
Il disegno di legge che siamo chiamati ad esaminare si compone di quattordici articoli e di due allegati ed è stato in parte modificato dagli emendamenti approvati dalle Commissioni di merito. Gli allegati A e B contengono l'elenco delle direttive da recepire con decreto legislativo ed elencano, rispettivamente, uno una direttiva e l'altro dieci direttive. Nell'articolato, invece, il disegno di legge stabilisce specifici principi e criteri direttivi cui il Governo dovrà attenersi nell'esercizio della delega, che si aggiungono a quelli contenuti nelle direttive da attuare e ai principi generali di delega per l'attuazione del diritto dell'Unione europea, richiamati all'articolo 32 della legge n. 234 del 2012.
Il lavoro svolto dalle Commissioni, in particolare della XIV in sede referente, non ha stravolto l'articolato del disegno di legge, ma ne ha arricchito il contenuto in vista di una più completa operazione di recepimento della normativa europea. Si provvede, così, a dettare criteri specifici, ad esempio, per la direttiva UE n. 1513 del 2015, che modifica la direttiva del 1998, relativa alla qualità della benzina e del combustibile diesel, nonché per la direttiva n. 28 del 2009, sulla promozione dell'uso dell'energia da fonti rinnovabili, con l'obiettivo di massimizzare la produzione di biocarburanti e di far sì che questi concorrano al raggiungimento degli obiettivi di riduzione delle emissioni di gas serra. Penso, inoltre, all'introduzione di principi di delega per l'attuazione della decisione quadro GAI, relativa alla lotta contro la corruzione nel settore privato, tema importantissimo, sul quale si richiede al Governo di disciplinare specifiche forme di responsabilità per chi compie atti corruttivi nell'esercizio di funzioni dirigenziali o di controllo presso società o enti privati.
Tra le molte disposizioni di rilievo contenute nel provvedimento, voglio sottolineare poi l'importanza del recepimento della direttiva n. 26 del 2014 sulla gestione collettiva dei diritti d'autore. La necessità di un esame attento e ponderato per recepire l'indirizzo europeo, sottolineata anche in sede consultiva dalla Commissione cultura, è stata soddisfatta, in particolare, attraverso un ciclo di audizioni degli operatori del settore, del Ministro dei beni e delle attività culturali nonché con l'esame della documentazione pervenuta alla Commissione politiche dell'Unione europea. Siamo di fronte a un tema molto complesso, ma fondamentale per la realizzazione di un mercato unico europeo anche digitale. Da qui la necessità di armonizzare le discipline nazionali sul funzionamento degli organismi di gestione collettiva del diritto d'autore e dei diritti connessi, facendo fronte alla necessità di tutela di tali diritti nell'ambito della libera circolazione dei beni e dei servizi. La direttiva intende, inoltre, favorire la concessione di licenze multiterritoriali per lo sfruttamento online di opere musicali, in un'ottica sempre più transfrontaliera.
Assicurare l'efficienza, la trasparenza e il buon funzionamento delle cosiddette società di collecting significa investire nello sviluppo culturale del nostro Paese, sapendo sfruttare le nuove modalità di diffusione delle nostre opere d'ingegno nell'ormai ineludibile contesto globale. In particolare, la direttiva stabilisce il principio, già introdotto dalla Commissione europea con la raccomandazione n. 737 del 2005, per cui i titolari dei diritti dovranno essere liberi di affidare la tutela delle proprie opere agli organismi di gestione collettiva che ritengono più opportuni, indipendentemente dallo Stato membro di nazionalità, di residenza o di stabilimento dell'organismo di gestione o dei titolari dei diritti. Tali organismi saranno, quindi, tenuti a gestire le licenze dei titolari dei diritti aderenti e dei relativi proventi agendo nel migliore interesse dei soggetti rappresentati. Questi ultimi avranno diritto ad essere remunerati adeguatamente per l'uso dei loro diritti con tariffe ragionevoli nonché il diritto di partecipare alla gestione della collecting society.
La direttiva irrigidisce i controlli sui conflitti di interesse e pone nuovi obblighi in capo alle organizzazioni di gestione collettiva e a quelle di gestione indipendente, quali, ad esempio, la distribuzione dei compensi ai titolari dei diritti entro nove mesi dalla fine dell'anno finanziario in cui sono stati raccolti e l'obbligo di mettere a disposizione dei titolari dei diritti meccanismi di reclamo e di risoluzione alternativa delle dispute. Si ridefinisce, inoltre, la governance di questi organismi, stabilendo specifici requisiti di trasparenza e di informazione imposti in capo ad essi e concedendo ai titolari dei diritti maggiori poteri di controllo e di sorveglianza sulle loro attività.
Per quanto concerne i diritti sulle opere musicali online, la direttiva richiede che gli organismi che concedono licenze multiterritoriali siano idonei a trattare per via elettronica e in modo efficiente e trasparente i dati necessari per la gestione di tali licenze e che garantiscano la correttezza delle informazioni sui repertori multiterritoriali nelle dichiarazioni sull'uso, nella fatturazione, nel pagamento dei titolari dei diritti.
Da questa breve ricognizione dei principi posti dal legislatore europeo è evidente la necessità di un intervento normativo con cui garantire il corretto bilanciamento tra l'interesse ad una fruizione delle opere di ingegno sempre più globale di immediata, da un lato, e un'adeguata tutela dei titolari dei diritti, dall'altro. Ritengo questa la convinzione che mi aveva portato all'elaborazione di un'apposita proposta di legge e di proposte emendative al presente disegno di legge: il nostro Paese deve essere pronto a raccogliere la sfida che le nuove tecnologie hanno lanciato alla comunità globale, nell'interesse dell'intera filiera della creazione, produzione, distribuzione e utilizzo dei contenuti creativi. Le proposte, dunque, avevano mirato ad un intervento nel segno di una liberalizzazione del mercato dell'intermediazione del diritto d'autore, in particolare attraverso la presenza di un'agenzia, che poteva esercitare le funzioni pubblicistiche oggi affidate alla collecting italiana. Si sarebbe creato un organo di controllo sul buon funzionamento tanto del mercato dei diritti d'autore quanto di quello dei diritti connessi. È vero che la recente esperienza relativa al mercato dell'intermediazione di diritti connessi ci conferma che una liberalizzazione senza regole acuisce i problemi invece di risolverli. Al tempo stesso, tuttavia, non si può ignorare che legislatore europeo ha stabilito appunto la libertà del titolare dei diritti di scegliere l'organismo cui affidare la gestione dei propri diritti nonché la necessità di garantire efficacia e trasparenza nella distribuzione dei compensi.
È, dunque, positivo quanto previsto dall'emendamento del relatore Bordo, che, introducendo nell'articolato del disegno di legge specifici criteri direttivi per il recepimento della direttiva sulle collecting, richiede una serie di azioni per adeguare il funzionamento della SIAE ai contenuti della direttiva. Si impongono, infatti, una migliore e più celere ed equa distribuzione dei proventi incassati di spettanza dei titolari, una più equa partecipazione dei titolari dei diritti alla gestione dell'organismo e soprattutto una maggiore rappresentatività dei diversi settori, una maggiore informazione e una maggiore trasparenza in merito al funzionamento e alla struttura delle tariffe.
Penso, poi, in particolare ad alcune modifiche che anche noi richiedevamo da tempo, soprattutto con il lavoro fatto sulla musica dal vivo. Mi limito a ricordare anche la misura più recente, attraverso la quale si vuole favorire la fruizione culturale soprattutto dei giovani: il decreto che attua la norma della legge di stabilità sul bonus cultura, che i diciottenni potranno spendere per gli spettacoli dal vivo. Si tratta di una bella forma di promozione della cultura e di un settore in piena ripresa, centro di grandi investimenti, forma importante di sostentamento per gli artisti. Se nel 2011, infatti, il settore live produceva incassi per 181 milioni di euro, nel 2014, secondo i dati di Assomusica, questa cifra è arrivata a 212 milioni di euro, con una crescita costante anche nel 2015.
Quindi, mi riallaccio a quanto previsto fra i criteri di recepimento della direttiva, soprattutto alla previsione di casi in cui la corresponsione di diritti d'autore sia ridotta o esclusa. È importante che su questo punto la normativa sia ben ponderata. Da un lato, infatti, ridurre la quota porterà benefici alla regolarità dei pagamenti e all'emersione del sommerso e soprattutto agirà come moltiplicatore di opportunità, facilitando locali e organizzatori di eventi. Dall'altro, però, l'esenzione dovrà essere limitata a casi specifici, come, ad esempio, gli eventi di beneficenza, perché il pagamento dei diritti d'autore, ancorché di una cifra simbolica nei concerti minori, è il doveroso corrispettivo di un'attività intellettuale.
Con riferimento ai mandatari territoriali, sono convinta che la maggior parte di loro, che opera con professionalità e competenza, sarà soddisfatta dall'introduzione di modalità trasparenti di selezione pubblica e dal rafforzamento dei controlli sul loro operato. Queste previsioni, in linea con quanto previsto dalla normativa europea, sono anzitutto il modo migliore per tutelare i più da chi, invece, non svolge correttamente il proprio lavoro e soprattutto per garantire una parità e un'uniformità di condizioni su tutto il territorio nazionale.
Ringrazio, dunque, il Governo per il confronto avviato con il Parlamento nella ricerca delle migliori soluzioni e per non aver assunto tale responsabilità solo come una responsabilità governativa.
Concludo con un apprezzamento per il lavoro svolto sulla Relazione consultiva sulla partecipazione dell'Italia all'Unione europea per l'anno 2015. Si tratta davvero di una positiva evoluzione delle relazioni presentate dal Governo negli ultimi anni, sia relativamente alla tempestività della sua presentazione, sia con riguardo all'esaustività dei contenuti. La maggior chiarezza e la migliore organizzazione interna del documento rendono più agevole il giudizio politico che il Parlamento è chiamato ad esprimere e consentono una valutazione accurata dell'azione condotta dal nostro Paese a livello europeo nel 2015 concernente tutte le politiche dell'Unione. In particolare, va apprezzato l'impegno dell'Italia diretto a favorire la stabilizzazione e la democratizzazione del nostro vicinato strategico e a promuovere un approccio integrato per i fenomeni migratori in atto, nonché a proseguire l'azione italiana in tema di cooperazione allo sviluppo e di aiuto umanitario. In tema di politica di sicurezza e di difesa comune, il documento pone in risalto la complessità del quadro geopolitico internazionale, nonché la necessità di migliorare le capacità di pianificazione e di condotta a livello strategico integrando le componenti civili e militari per la gestione delle crisi e segnalando l'esigenza di un incremento dell'efficacia degli attuali strumenti a disposizione della politica di sicurezza e di difesa comune. Questo è un tema particolarmente importante per l'attualità che stiamo vivendo e non soltanto come riferimento appunto all'anno cui si riferisce la relazione. L'Europa fa ancora fatica a concepirsi come un unico soggetto giuridico all'interno e all'esterno nelle relazioni con i Paesi terzi, ma l'emergenza della minaccia del terrorismo internazionale e della criminalità organizzata, sino a quella delle tragedie umane legate all'immigrazione – un'ultima purtroppo avvenuta proprio ultimamente a Lesbo con oltre quattrocento dispersi – ci impongono un'assunzione collettiva di responsabilità. Costruire strumenti comuni è l'unica risposta possibile per non rimanere vittime del terrore e della paura dell'altro, per non ritrovarci, come purtroppo la cronaca di questi giorni ci mostra, di fronte a nuovi muri. E in questo forse dovremmo ripartire dai principi fondativi della nostra Europa: pace, libertà e sicurezza, in uno spazio libero e senza barriere.