Dichiarazione di voto finale
Data: 
Mercoledì, 23 Settembre, 2015
Nome: 
Chiara Braga

A.C. 2607-A ed abbinate

 

Presidente, signor sottosegretario, onorevoli colleghi, oggi l'Aula licenzia, in prima lettura, questo disegno di legge delega per il riordino delle disposizioni in materia di sistema nazionale e coordinamento della protezione civile. È un disegno di legge che ha trovato origine da una prima proposta del gruppo del Partito Democratico e che ha visto l'affiancarsi dell'iniziativa di più gruppi parlamentari con cui, mi sembra di poter dire, è avvenuta un'ampia condivisione, nonostante alcuni distinguo che abbiamo sentito poco fa in dichiarazione di voto. 
Da quando abbiamo svolto la discussione sulle linee generali in quest'Aula, all'inizio di agosto, abbiamo dovuto fare i conti, ancora una volta, con nuove emergenze, con l'ennesimo elenco di danni e purtroppo di morti: i disastri che hanno colpito il Veneto, il Cadore, la provincia di Belluno, all'inizio di agosto; la situazione che ha colpito la provincia di Cosenza il 12 agosto; i territori di Siena, della Toscana, di Pisa e delle costa, colpiti ulteriormente, dopo un evento simile, il 25 agosto; e l'ultimo evento, che ha portato anche dei morti, nel piacentino e nel genovese del 15 settembre scorso. 
Ancora una volta, questi episodi sono a ricordarci la fragilità del nostro Paese, l'esposizione ad una complessità di rischi di origine naturale ed antropica, l'effetto ormai non più negabile dei cambiamenti climatici che investono in poche ore le nostre città con quantità di piogge impressionanti. Ciclicamente, ogni volta, ci troviamo a fare la conta dei danni e ogni volta, per qualche giorno, il Paese sembra ricordarsi dell'urgenza di fare prevenzione – lo leggiamo negli editoriali dei quotidiani, vediamo le immagini scorrere nei telegiornali –, salvo poi ripercorrere l'eterna rimozione del problema. 
Non è così, però. È illusorio fingere che non ci siano responsabilità, perché solo dalla consapevolezza della condizione di rischio in cui vive il nostro Paese e dalla convinzione di dover dare forza e continuità alle politiche di prevenzione che il nostro Governo ha avviato con il lavoro di «Italia Sicura» e con l'impegno di dare attuazione alla strategia nazionale di adattamento ai cambiamenti climatici possiamo davvero pensare di affrontare in modo serio un problema così rilevante; pensare non solo di rincorrere le emergenze, che di volta in volta si manifestano, ma dare sostanza a un modello di sviluppo sostenibile e capace di farsi carico della sicurezza dell'ambiente e dei suoi abitanti. 
L'abbiamo detto in molte occasioni, anche nel corso della discussione di questo provvedimento: è una questione di rilevanza sociale, ma anche economica, se pensiamo che dal dopoguerra a oggi, oltre a migliaia di vittime, il costo dei danni provocati da frane, alluvioni e terremoti è stimato nella spaventosa cifra di 240 miliardi di euro. Le risorse necessarie per fronteggiare gli effetti causati da questi eventi tendono ad aumentare di anno in anno, superando di gran lunga i costi che sarebbero necessari per limitare il rischio e contenere i danni. 
Per questo è prioritario investire più energie e più risorse per rafforzare la cultura della previsione, della prevenzione e della mitigazione del rischio, una maggiore consapevolezza dei cittadini e di tutti gli attori che hanno un ruolo e una responsabilità nel sistema complesso di risposta all'emergenza e, nello stesso tempo, affrontare con maggiore efficacia ed equità la gestione della stessa emergenza, in cui tutte le misure necessarie a ripristinare le condizioni di sicurezza nell'immediato, e garantire la ripresa nelle aree colpite. 
Tutti questi obiettivi hanno ispirato la nostra proposta di legge; se ne sono affiancate altre di altri gruppi ed il lavoro fatto in Commissione in questi mesi e poi in Aula ci ha consentito di raggiungere una larga condivisione, anche con il Governo, come dicevo. 
Ricordo a tutti che la protezione civile, nel nostro ordinamento, è l'insieme delle attività messe in campo per tutelare l'integrità della vita, i beni, gli insediamenti. È un sistema policentrico e articolato nel territorio; è il modello italiano, incardinato nella legge istitutiva del 1992, che lo immagina e lo costruisce improntandolo sul coinvolgimento e la responsabilizzazione dei livelli territoriali, l'apporto di tutte le componenti operative e il ruolo fondamentale del volontariato. La legge che oggi approviamo ha l'obiettivo di rafforzare questo sistema, affrontando le criticità che in questi anni si sono manifestate e dando risposta ad alcune richieste che nel tempo sono venute da più parti: dagli operatori di protezione civile, dagli amministratori locali, dal mondo delle imprese, dai cittadini che vivono in territori colpiti da una calamità. 
Noi abbiamo scelto consapevolmente di adottare lo strumento della delega legislativa al Governo convinti dell'opportunità di affrontare in un contesto appropriato un disegno di riforma ambizioso e certamente caratterizzato da un alto grado di complessità. Abbiamo scelto di farlo, come di fatto è stato nella discussione seria e costruttiva fatta con tutte le forze politiche in questi mesi, sottraendoci, per quanto possibile, al rischio di un dibattito influenzato da reazioni emotive determinate dall'ennesima calamità. Il nostro scopo è quello di ricostruire un quadro normativo certo e stabile, in grado di dare risposte omogenee a tutti i cittadini, in tutto l'arco in cui si esplica l'attività di protezione civile. 
Occorre superare la disomogeneità di strumenti e di misure che di volta in volta si sono susseguite a seguito di una calamità e che hanno finito, purtroppo, per determinare, in alcuni casi, una non voluta, ma reale sperequazione tra cittadini dello stesso Paese. Occorre anche risolvere alcuni aspetti di squilibrio che ancora persistono tra le esigenze di trasparenza dei procedimenti e quelle di maggiore tempestività dell'intervento. Voglio sottolineare questo aspetto: proprio per la sua natura il servizio di Protezione civile deve garantire sempre la massima trasparenza ed efficienza, perché è proprio nei momenti di maggiore difficoltà che i cittadini colpiti dagli effetti di una calamità devono poter contare su un sistema affidabile e che opera in un quadro ben definito. Questo è appunto l'obiettivo a cui punta questo provvedimento. Dicevo che protezione civile è capacità di intervenire quando la calamita c’è stata, ma non solo; c’è bisogno di dotare il Paese in maniera omogenea di tutti gli strumenti necessari a ridurre il rischio, a partire dai piani di emergenza comunali. Anche per questo, tra i principi di delega abbiamo volutamente previsto la procedura di revisione e valutazione periodica dei piani comunali, anche prevedendo l'accompagnamento ai comuni con meccanismi premiali. 
E, poi, signor Presidente, l'altra questione centrale e sempre ricorrente delle risorse, di cui anche oggi abbiamo discusso. Purtroppo, abbiamo sentito alcuni accenni di polemica da parte di alcuni gruppi di minoranza. Ecco, allora io vorrei soltanto ricordare ai colleghi che, forse, nel frattempo si sono distratti, che è stato questo Governo ad aver avviato un programma che non c’è mai stato nel Paese di messa in sicurezza del territorio che prevede risorse pari a 9 miliardi di euro per i prossimi sette anni e che ha già sbloccato oltre 2 miliardi di euro di risorse non spese e migliaia di cantieri in tutta Italia. Il Fondo per le emergenze nazionali quest'anno ha avuto una dotazione decisamente superiore a quella degli anni precedenti, pur sapendo che queste risorse non saranno probabilmente sufficienti perché, per quanto un'adeguata cultura della prevenzione possa concorrere a ridurre la somma dei danni, continuerà ad esistere ancora a lungo il problema di risarcire i danni ai territori colpiti dalle calamità: dalle infrastrutture pubbliche, agli edifici privati. 
Per questo motivo, noi abbiamo previsto che nei principi della delega ci sia proprio la disciplina organica degli strumenti nazionali di finanziamento nella legge di stabilità, laddove si fanno le scelte di bilancio, prevedendo anche meccanismi per un'eventuale integrazione, con la possibilità di prevedere, così come abbiamo scritto con un emendamento approvato, la riduzione degli obiettivi del Patto di stabilità per le amministrazioni interessate e l'apposita individuazione di risorse dedicate, nell'ambito del Fondo per le emergenze nazionali, alla seconda fase. 
Questa legge si innesta in una fase di profonda riorganizzazione degli assetti istituzionali del nostro Paese, a partire dalla riforma del Titolo V e dalla modifica costituzionale. In quella sede si riporta a livello centrale in maniera molto chiara l'azione di coordinamento e di indirizzo unitario della Protezione civile. Per questo motivo, è positivo che il riordino di cui noi ci poniamo l'obiettivo avvenga proprio in questo momento, confermando l'impianto policentrico e la natura di sistema che caratterizza e qualifica la nostra Protezione civile. Oggi noi approviamo in prima lettura una legge importante e attesa. Il clima positivo in cui si è svolta la discussione in quest'Aula, al netto di alcuni, non condivisibili, dal nostro punto di vista, distinguo di alcuni gruppi sul voto finale, è la conferma che ci sono tutte le condizioni perché il prosieguo dell'iter al Senato e la successiva attuazione da parte del Governo della delega possano procedere in tempi rapidi, dando un contributo importante all'obiettivo di dare risposte adeguate al bisogno di sicurezza del territorio italiano e alle aspettative dei cittadini. Per tutte queste ragioni, il gruppo del Partito Democratico voterà convintamente a favore di questo provvedimento.