A.C. 2617-A
Signor Presidente, colleghi e colleghe, sottosegretario Bobba, un anno fa, il Presidente del Consiglio, Matteo Renzi, annunciava l'intenzione del Governo di presentare un disegno di legge delega di riforma del terzo settore, dell'impresa sociale e per la disciplina del servizio civile universale.
Nel giugno dell'anno scorso, come ricordava la collega Lenzi, sono state presentate le linee guida e, dopo una vasta consultazione pubblica, che ha visto il contributo di più di ottocento interventi di organizzazioni ed esperti, nell'agosto 2014, il Governo presenta il disegno di legge delega. Un intenso lavoro in XII Commissione, con il saggio governo della relatrice Donata Lenzi, ha portato alla stesura del testo che oggi discuteremo in Aula.
Mi preme qui ribadire alcuni punti di valore, se così possiamo chiamarli, che mi fanno dire che questo passaggio parlamentare rappresenti per la società civile italiana e, in particolare, per le organizzazioni del terzo settore, una riforma che ha la consistenza, la densità di una vera e propria riforma costituzionale, che riguarda proprio la proposta di una nuova infrastrutturazione di quella società civile anch'essa parte integrante della nostra Repubblica e riconosciuta tale dagli articoli 2 e 118 della Carta. In particolare, l'articolo 118 afferma che: «Stato, Regioni, Città metropolitane, Province e Comuni favoriscono l'autonoma iniziativa dei cittadini, singoli e associati, per lo svolgimento di attività d'interesse generale sulla base del principio di sussidiarietà».
Non è un disegno di legge delega che vuole semplicemente fotografare l'attuale terzo settore: sarebbe un'operazione troppo semplice, si presenterebbe come un'operazione di basso profilo, poco ambiziosa, forse inutile per il Paese. È una riforma che guarda avanti, una riforma che intende fornire gli strumenti necessari affinché i cittadini possano svolgere responsabilmente una cittadinanza attiva e operosa per il bene comune. Le organizzazioni di terzo settore sono una vera e propria dorsale strategica del nostro Paese – così la definì il Presidente Ciampi in un incontro con il Forum del terzo settore – , senza la quale questo difficile momento che stiamo attraversando, di crisi economica, di sfiducia diffusa, di poca visione del futuro, di una povertà e di disuguaglianza sociale tra famiglie e territori sempre più accentuata, senza questa rete di organizzazioni solidali diffuse sul territorio, questo tempo sarebbe stato segnato da forti tensioni sociali e non potremmo oggi dire che, forse, stiamo uscendo, seppur faticosamente, da una lunga recessione.
Coesione sociale, manutenzione delle reti comunitarie, premura per le persone più bisognose, attenzione alle «periferie esistenziali» – una dizione cara a Papa Francesco –, impegno di cittadinanza attiva e responsabile, spirito di servizio, gratuità, sono i tratti fondativi di questo vasto mondo chiamato terzo settore. È una legge che vuole allargare e potenziare lo spazio pubblico, popolandolo di una pluralità di soggetti che assumono una responsabilità condivisa nella gestione dei beni comuni, i beni di tutti, assieme alle amministrazioni pubbliche, soprattutto quelle locali più prossime ai cittadini e che si trovano nella condizione di dovere rispondere e rendere conto del proprio operato quasi quotidianamente.
Dunque, crediamo e ritengo si apra una rinnovata stagione di coprogettazione e di coproduzione a livello territoriale, nella quale la funzione svolta dalle pubbliche amministrazioni diventa ancor più determinante del passato, per uscire dalla logica emergenziale o paternalistica, spesso utilizzata nel rapporto con il mondo del volontariato, e per misurarsi sulla capacità concreta di rispondere alla domanda di più sociale, di più legami, di più innovazione, che proviene dalle persone e dalle famiglie. Non una privatizzazione, come taluni presagiscono, ma un rinnovato impegno pubblico, nel quale le pubbliche amministrazioni con gli enti di Terzo settore, secondo lo spirito della legge n. 328 di riforma dei servizi sociali oramai dimenticati, riaprono assieme una stagione nuova di investimento sociale ed economico nei beni comuni.
È in virtù di quest'assunzione di responsabilità pubblica che alle organizzazioni di Terzo settore, come definite nella legge delega, vengono concessi benefici fiscali e assegnati loro i doveri della trasparenza, della rendicontazione, della pubblicazione dei bilanci e di tutte le informazioni utili ai cittadini e alle pubbliche amministrazioni per valutare per davvero l'impatto sociale delle iniziative intraprese.
Presso il Ministero del lavoro e delle politiche sociali, in collaborazione con altri ministeri e anche con enti di Terzo settore, sarà attivata una struttura per il controllo e la vigilanza, a tutela della fede pubblica, e un registro unico per tutte le organizzazioni di Terzo settore. Vigilanza e controllo, per l'appunto, nei confronti di un mondo che noi crediamo composto da organizzazioni per la grandissima parte oneste e trasparenti. Il falso Terzo settore va perseguito e punito, ma non possiamo accettare l'equivalenza «corruzione-ruberia uguale Terzo settore». Il testo della legge delega propone la stesura di un codice del Terzo settore, non un'omologazione, ma la definizione di una cornice certa e condivisa, dentro la quale dovranno continuare a vivere le varie forme organizzative che animano il Terzo settore,in primis il mondo delle organizzazioni di volontariato e le associazioni di promozione sociale, pilastri del Terzo settore italiano, e poi l'impresa sociale, tra queste le cooperative, che avranno il compito di produrre servizi e beni in un settore ad alto tasso occupazionale e con un grande potenziale di sviluppo. I beni culturali e archeologici, il patrimonio ambientale, il welfare, il microcredito, e l’housing sociale saranno i settori sui quali davvero investire nell'intrapresa sociale. Le agevolazioni fiscali, la stabilizzazione del 5 per mille – mi avvio alla conclusione, Presidente – e il riordino della fiscalità agevolata per stimolare comportamenti donativi vanno collocati nella voce investimenti proprio per la capacità potente e forte di questo settore di moltiplicare le risorse che in esso vengono investite, soprattutto per ridurre per quanto possibile, soprattutto in alcuni settori, una dipendenza dal finanziamento pubblico oggi sempre più ridotto.
Infine – e davvero mi avvio alla conclusione – mi consenta Presidente una battuta sul servizio civile: è un grande investimento sulle future generazioni. L'obiettivo che ci siamo dati sono 100 mila giovani nel 2017, che entreranno in quest'esperienza, che è un'esperienza educativa e formativa, una grande leva civica per fare sì che le nuove generazioni incontrino esperienze di cittadinanza attiva e pratichino quel valore fondamentale che è la sussidiarietà e l'impegno per gli altri (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico).