A.C. 2617-A
Signora Presidente, carissimi colleghi, oggi ci apprestiamo a votare un provvedimento che è destinato a fare la storia. Il cosiddetto terzo settore ha registrato negli anni una costante crescita, nonostante siano stati anni caratterizzati da una delle crisi più dure che il nostro continente si è trovato ad affrontare. Rispetto al 2001, le organizzazioni no profit sono aumentate del 28 per cento, i dipendenti del 39, i volontari del 43; il 66 per cento sono associazioni non riconosciute, il 22 per cento fondazioni, il 3 per cento cooperative sociali. L'ISTAT ha censito oltre 300 mila organizzazioni no profit che impiegano 68 mila addetti, 271 mila lavoratori stabili e 5 mila temporanei; i volontari sono 4 milioni. Questa è la fotografia virtuosa del nostro Paese.
Come ha ricordato il sottosegretario Bobba, a cui va il ringraziamento pieno di tutto il PD, all'inizio di questa discussione, oggi il terzo settore rappresenta il primo erogatore dei servizi per i cittadini e per il volume dei soggetti che saranno interessati da questa riforma questo diventerà il provvedimento con un impatto straordinario rispetto al percorso delle riforme che questo Governo sta mettendo in atto.
Al percorso parlamentare del provvedimento, il Partito Democratico ha instaurato un dialogo costante con il mondo dell'associazionismo, ne ha colto le osservazioni, talvolta le critiche che sono state accolte nei lavori della Commissione e che ha portato alla riformulazione di diversi articoli.
La riforma del terzo settore è un provvedimento che il Paese aspettava da vent'anni e il Governo non ha esitato a mettere subito in cantiere la discussione che ci ha portato qui oggi. Vent'anni durante i quali il nostro Paese è cambiato profondamente, ma durante i quali gli italiani non hanno smesso di impegnarsi, di mettersi al servizio degli altri.
Questo è un provvedimento che si rivolge alla parte migliore della nostra Italia, quella che ogni giorno lavora silenziosamente sui nostri territori, che la notte sta in piedi per portare conforto ai senza tetto, quella che dà assistenza ai malati e ai disabili, che insegna un mestiere ai carcerati, quella che nelle corsie degli ospedali cerca di portare un sorriso, quella che, quando c’è da dare una mano, non si risparmia e che abbiamo visto scavare con le mani nelle macerie de L'Aquila e spalare il fango dopo le alluvioni. È a tutto questo esercito che dobbiamo rivolgere i nostri sforzi e sono del tutto inutili ed ingenerosi i tentativi di chi, in questa discussione, ha cercato di gettare la luce solo sulle ombre.
Oggi, con questo intervento, stiamo parlando di un esercito di oltre 300 mila enti, quasi 5 milioni di volontari e un milione di lavoratori. La logica del «tutti uguali» porta al terreno fangoso di annullare le differenze tra il valore e il disvalore, tra legalità e non legalità, tra qualità e sfruttamento. Dobbiamo imparare dagli errori del passato e la magistratura deve continuare a fare luce dove c’è del torbido; ma non è compito del legislatore chiudersi in trincea, alzare muri e trattare alla stessa maniera la parte virtuosa del nostro Paese e quella peggiore. Per questo è nata l'Autorità anticorruzione, guidata da una persona specchiata e di esperienza come Raffaele Cantone, che sta scandagliando tutti gli appalti pubblici per evitare che si creino situazioni come quelle che ci troviamo a leggere sui giornali.
Per capire a fondo cosa nel terzo settore andava migliorato non si poteva fare a meno di parlare con i diretti interessati. Per questo è stata fondamentale l'interlocuzione con quei soggetti che ogni giorno si interfacciano con le procedure, i bandi o, più semplicemente, con l'amministrazione pubblica. Quello che è emerso è che da tempo molti attendevano una chiamata da parte della politica, non per commistioni, ma per avviare una nuova fase di costruzione di quel soggetto comune che costituisce un sentimento comune di cittadinanza attiva.
Questa è una legge che vuole responsabilizzare chi ogni giorno si assume una responsabilità condivisa nella gestione dei beni comuni, i beni di tutti, insieme alle amministrazioni pubbliche, e che ogni giorno risponde del proprio con quelli che sono più in difficoltà e che senza il no profit e la cooperazione non avrebbero nulla. Non dobbiamo combattere i nostri poveri, ma chi se ne approfitta. Fuori da questi palazzi c’è un'Italia sempre più forte che ci chiede aiuto: sono ultimi, quelli senza santi in paradiso, quelli che senza i volontari non avrebbero una coperta per ripararsi dal freddo, un pasto o l'assistenza domiciliare.
Lo scorso anno l'ISTAT ci ha ricordato che in Italia vivono sei milioni di cittadini in condizioni di povertà assoluta e quattro milioni di disabili. A queste persone provate a chiedere come sarebbe il loro quotidiano senza l'opera preziosa dei volontari.
Noi dobbiamo dare fiducia a questa Italia, sprigionare questa energia positiva che c’è e che non vede l'ora di mettersi al servizio del prossimo. L'Italia, così come descritta dalla nostra Carta costituzionale, deve tornare ad essere il grande sogno comune, quello di un Paese che si fa carico delle differenze e si impegna a rimuovere gli ostacoli di natura economica e sociale. Per farlo dobbiamo rendere i nostri ragazzi i primi partecipi di questo sviluppo.
Il servizio civile nazionale viene reso uno strumento appunto universale, uno strumento che potrà dare l'opportunità a centomila giovani all'anno, a partire dal 2017, di fare un'esperienza formativa. Questa riforma, proprio in ordine al servizio civile universale, ha associato da un lato l'importanza e dall'altro il voler dare qualcosa alla storia del servizio civile, che è diverso da altri strumenti, perché non è un contratto di lavoro, non è lavoro, non è volontariato.
Il servizio civile nazionale nasceva nel 2001, grazie a un'intuizione dell'attuale Presidente della Repubblica, Sergio Mattarella, come alternativa all'obbligo di leva e poi sostenuto dal Governo Prodi con 45 mila posti assicurati, a seguito dell'abolizione del servizio di leva obbligatorio, quindi, da quell'anno, aperto alle donne. Oggi, tra bando nazionale e bandi speciali, sono 50 mila i giovani che avranno questa possibilità.
Per un ragazzo di oggi, vivere la propria cittadinanza è un tema che guarda al Paese e all'Europa intera, proprio come sognava Altiero Spinelli. È necessario dare ai giovani l'opportunità di fare anche un'esperienza di scambio a livello europeo ed è per questo che stiamo anche lavorando per un servizio civile europeo. In questo senso è andato il lavoro svolto dal Governo durante il semestre di Presidenza europea, mettendo in luce l'ampio consenso registrato tra i nostri partner in materia e l'esistenza delle basi giuridiche necessarie per l'istituzionalizzazione di un servizio civile europeo.
Abbiamo assistito ad una discussione seria, nel merito, che porta ad un'imprescindibile realtà, quella dell'impegno e della corresponsabilità alle scelte di una generazione nei confronti del proprio Paese, inteso come spazio fisico e culturale, di come essere cittadini pienamente consapevoli.
Con la riforma del terzo settore, quindi, non ci si limita a un intervento solo di tipo normativo, volto al mero riordino legislativo, ma si mettono in campo le ambizione di migliaia di persone, si cerca di alzare lo sguardo per incentivare ciascuno a fare di più e meglio. Ma credo che sia importante riguardare alcuni capitoli fondamentali di questa riforma, che parte con l'intento di definire i confini del terzo settore, individuandolo in quel complesso degli enti privati costituiti con finalità civiche e solidaristiche che, senza scopo di lucro, promuovono e realizzano attività di interesse generale.
Nella riforma si definiscono i criteri ispiratori che devono seguire le associazioni aderenti al terzo settore. Si è cercato di semplificare il procedimento, meglio disciplinare il regime della responsabilità limitata degli amministratori, garantire i diritti dei soci e intervenire ricorrendo alle norme del libro quinto del Codice civile, quelle che riguardano l'impresa, quando ci si trova di fronte a fenomeni di fondazioni o associazioni che svolgono rilevanti attività. Superiamo la frammentarietà dei registri che fanno capo agli enti locali per portare tutto sotto il controllo del Ministero del lavoro e delle politiche sociali, un unico registro che consentirà agli enti del terzo settore di accedere ai benefici fiscali e di diventare obbligatorio per chi si avvale dei fondi pubblici.
Tra l'altro, vi è la definizione dell'impresa sociale come impresa privata con finalità di interesse generale con l'obiettivo primario di realizzare impatti sociali positivi. La delega incarica il Governo di riformare il 5 per mille, di nuovo, perché era già contenuto nella delega fiscale, la legge n. 23 del 2014. L'Isfol, ascoltato in audizioni, ha mostrato che gli italiani, al momento della dichiarazione dei redditi, premino le realtà di cui ci si fida, ma soprattutto quelle che vede operare sul proprio territorio. Infatti, tra le caratteristiche che orientano la scelta del beneficiario, nel 40,4 per cento dei casi c’è la vocazione territoriale. Il Governo ed il Partito Democratico hanno ben chiara la sfida e l'opportunità di questa riforma. Ma abbiamo un disperato bisogno di alimentare le energie positive di questo Paese e dare la possibilità a tanti giovani, oggi sfiduciati, di sentirsi parte di un progetto democratico più grande. A quei 4 milioni di volontari e a quel milione di lavoratori dobbiamo rivolgere un ringraziamento perché ogni giorno rendono le nostre periferie meno desolate, perché rispondono ai bisogni di chi non ha voce neppure per chiedere aiuto. Tengono strette le trame di un tessuto sociale sempre più logorato dalla crisi e per questo abbiamo il dovere morale di innalzare i nostri italiani migliori e rendere la vita più facile a chi fa parte del terzo settore. La scommessa, e chiudo, è quella di sfidare tutti questi soggetti sul terreno dell'innovazione, della qualità e della trasparenza. Come diceva Giovanni Berlinguer, che ieri abbiamo commemorato in quest'Aula, la qualità rappresenta uno dei progressi più straordinari della nostra solidarietà umana e per questo richiedono attenzione, coerenza, equilibrio e un costante impegno. Il PD ha scelto di avere come interlocutore la parte sana di questo Paese e per questo preannunzio il voto favorevole del Partito Democratico (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico).