A.C. 3671-bis-A
Signor Presidente, semplicemente per associarmi alle parole del collega e per sottolineare sostanzialmente questo: purtroppo, come veniva rilevato, questo disegno di legge non ha avuto un richiamo mediatico come in realtà si sarebbe meritato. Il mondo della crisi di impresa e quello che noi abbiamo visto nei vari convegni che abbiamo fatto in preparazione della presentazione di questo disegno di legge di cui, in questi giorni, chiederemo, e speriamo di avere, l'approvazione da parte del Parlamento è un mondo che forse moltissimi italiani non conoscono. Noi abbiamo delle cifre che colpiscono per la loro grandezza e la loro entità. Nei tribunali del nostro Paese ci sono delle insinuazioni al passivo, da parte dello Stato nelle sue varie sfaccettature, dagli istituti previdenziali a quelli per gli infortuni sul lavoro, all'IVA, all'IRPEF, alle tasse in genere, che sono di miliardi per ogni tribunale. Questo vuol dire che lo Stato italiano perde, a seguito del fallimento di tante aziende, un sacco di soldi che probabilmente non saranno mai recuperati.
Questo disegno di legge, quindi, va, non soltanto a favorire lo stesso imprenditore che avrà la possibilità di non finire nel precipizio, nel baratro del fallimento, perché attraverso il sistema delle allerte avrà la possibilità di evitare di potersi rovinare anche attraverso le cessioni o le sottoscrizioni, magari, di parenti, amici, familiari che in qualche modo, poi, finiscono anche loro in una situazione debitoria da cui non riescono più ad uscire, ma, soprattutto, ci sarà anche l'interesse dei tantissimi piccoli creditori, spesso chirografari, cioè quelli a cui la procedura fallimentare, poi, riserva ben poco, anzi, spesso, quasi niente, e ci sarà anche un intervento pubblico, perché lo Stato riuscirà, probabilmente, a evitare di finire nelle insinuazioni al passivo nella massa dei creditori, con delle cifre che oggigiorno veramente sono esorbitanti e diventano insopportabili per tutti noi cittadini che componiamo lo Stato. Quindi, questo è il bilanciamento: l'interesse dell'imprenditore che non finisce più nel precipizio, l'interesse degli altri imprenditori, spesso piccoli imprenditori che rimangono nella rete del fallimento e l'interesse complessivo dello Stato. Tutto questo in una situazione in cui si riuscirà, probabilmente, in tanti casi, anche a salvare un altro bene primario che è quello dell'occupazione. Tantissime aziende, se eviteranno il fallimento, eviteranno anche di licenziare e di avere delle persone che perdono il lavoro. È un tentativo importante questo, certamente occorrerà uno sforzo di tutti e io credo – questo mi permetta, signor Presidente, di dirlo – che su questi temi le distinzioni politiche tante volte non hanno, poi, proprio, alla fine, tanta ragione di essere; questo è un tema fondamentale per lo sviluppo di questo Paese, siamo in una fase della legislatura che non sappiamo quanto potrà durare, però io spero e credo che l'obbligo da parte di tutti noi sarebbe quello di portare a compimento questo provvedimento, perché ne andrebbe del bene di tutti i cittadini e della nostra economia.