Discussione sulle linee generali - Relatore
Data: 
Lunedì, 30 Gennaio, 2017
Nome: 
Alfredo Bazoli

A.C. 3671-bis-A

Grazie, Presidente. Nonostante la distrazione mediatica che l'accompagna potrebbe far presumere il contrario, in realtà, questo disegno di legge è un disegno di legge di enorme importanza, perché interviene su una materia – quella delle procedure concorsuali e della crisi di impresa – che attende da tanti anni una riforma organica, che, appunto, questo disegno di legge si propone di introdurre nel nostro ordinamento. 
È uno dei tasselli di cui si compone il disegno di riforma complessivo della nostra giustizia, che ha già avuto grandi passi avanti in questa legislatura, anche attraverso altri disegni di legge delega che son passati da quest'Aula: ricordo il disegno di legge delega sulla giustizia civile, sul processo civile, e il disegno di legge delega sul processo penale. 
Questo è un altro tassello che affronta un'altra delle parti rilevanti del funzionamento della nostra giustizia, che è quello, appunto, della disciplina della crisi di impresa, che oggi è disciplinata da una legge che risale al 1942, che ha ricevuto negli anni aggiustamenti e modifiche, anche significativi, e che però noi riteniamo – e il Governo, credo, meritoriamente ha ritenuto – necessiti di una riforma organica e complessiva. 
Certamente è una disciplina questa che è estremamente delicata, perché affronta e riguarda il tessuto economico del nostro Paese, il funzionamento del tessuto economico del nostro Paese nei momenti in cui il tessuto economico trova difficoltà e trova situazioni di crisi. È una disciplina che è andata in grande sofferenza in questi anni, ovviamente, per la condizione di difficoltà che il nostro Paese ha conosciuto e, quindi, per la crisi economica complessiva e che proprio per questo riteniamo sia particolarmente significativa per garantire al nostro sistema economico un funzionamento più efficiente, anche nei momenti in cui deve affrontare delle condizioni di crisi. 
Noi abbiamo affrontato questo argomento e questa ipotesi di riforma con due obiettivi in particolare: il primo, che in qualche modo ho già anticipato, è quello di cercare di intervenire in modo organico su una disciplina che risale, nei suoi capisaldi, ad una legge del 1942, che ha trovato modifiche, anche significative, nel corso di questi anni – in particolar modo quella del 2005 – che hanno innovato in parti molto significative la normativa e che, tuttavia, ha scontato con queste modifiche un tentativo di aggiornamento, che è sempre stato fatto per parti separate e questo ha finito per compromettere un po’ l'omogeneità e l'organicità della disciplina. 
Noi sappiamo, invece, che siamo in un'epoca in cui la rapidità, la dinamicità dei fenomeni economici è tale che la disciplina legislativa fatica a stargli dietro: oggi è difficile per noi legislatori stare dietro alla dinamicità dei cambiamenti velocissimi che ci sono nel mondo dell'economia, nel tessuto economico, perché sono fenomeni sempre più veloci e rapidi. E se pensiamo di correre dietro a questi fenomeni con una disciplina puntuale, rischiamo sempre di arrivare in ritardo. 
Allora, è per questo che, laddove è possibile, dobbiamo cercare – ed è questo l'obiettivo che abbiamo assegnato a questa riforma – di fare riforme o discipline organiche dentro le quali sia possibile individuare principi chiari che possano offrire agli interpreti, anche di fronte a fenomeni nuovi, la possibilità di ricavare la norma da applicare al caso concreto, in modo che non sia necessario rincorre in continuazione i fenomeni economici, ma sia possibile, appunto, da principi chiari, dentro leggi omogenee e dentro leggi che abbiano una loro coerenza interna, ricavare quei principi che possano consentire agli interpreti di intervenire anche a fronte di modifiche repentine che ci sono nella società e nell'economia. 
Questo è, quindi, il grande obiettivo che noi assegniamo ad una riforma organica della disciplina della crisi di impresa, che è una parte delicata e nevralgica del nostro sistema giuridico perché interessa il sistema economico nel momento in cui affronta situazioni di difficoltà, ma riteniamo che, in questo modo, noi saremo in grado di offrire agli interpreti – quindi, non solo a chi deve fare in modo che la legge venga rispettata, ma anche a chi deve applicarla concretamente – principi che consentano di affrontare anche i fenomeni nuovi che la dinamicità della nostra società, del nostro tessuto economico ci offre in continuazione. Questo credo che sia un modo di legiferare corretto e adatto alle situazioni. Quindi, questo è il primo obiettivo: colmare lacune, cercare di fare una riforma organica che abbia queste caratteristiche. 
Il secondo obiettivo è anche quello di cercare di trovare un nuovo equilibrio, più corretto, tra gli interessi contrapposti, spesso contrapposti, che ci sono dentro la disciplina delle crisi di impresa e delle procedure concorsuali. Infatti noi sappiamo che in questa disciplina c’è l'interesse dei creditori, che, ovviamente, hanno interesse alla soddisfazione, nel maggior importo possibile, delle loro ragioni di credito e in tempi più celeri possibili; c’è l'interesse della società, dell'impresa in stato di crisi, che è un interesse che riguarda l'impresa in sé, ma anche il tessuto economico complessivo generale, che è l'interesse a non disperdere i valori rappresentati da quell'impresa, da quell'azienda, tra cui anche i valori occupazionali; e c’è anche l'interesse delle imprese sane ad evitare che il prolungarsi della crisi di imprese in stato di decozione che rimangono sul mercato alteri il funzionamento del mercato a danno delle imprese che, invece, lavorano senza condizioni di crisi e, quindi, che non sono in quella condizione. Perché se lasciamo sul mercato troppo a lungo imprese che, invece, sono in condizione di pre-insolvenza o, comunque, di crisi conclamata, rischiamo di alterare anche il meccanismo di funzionamento del mercato. 
Dunque, noi dobbiamo trovare un giusto equilibro tra questi interessi che, spesso, sono interessi tra loro contrapposti e non sempre nella legislazione attuale questo equilibrio è rinvenibile o si è raggiunto o è stato perseguito in maniera corretta.
Allora, questa riforma ha anche questo obiettivo: quello di trovare un nuovo equilibrio, più corretto, tra questi interessi contrapposti che ci sono, che sono in campo e che sono, ovviamente, interessi delicatissimi, che muovono interessi economici enormi; perché noi stiamo parlando di una disciplina che muove interessi economici enormi, e questa è la ragione per cui è abbastanza curiosa questa distrazione mediatica su una disciplina che interessa rapporti economici così rilevanti per il nostro Paese. Sappiamo che gli interessi in gioco sono questi, ma l'obiettivo, appunto, è di trovare l'equilibrio giusto per contemperarli in una nuova modalità e il meccanismo attraverso il quale noi abbiamo ritenuto, il Governo ha ritenuto, questa maggioranza ha ritenuto di perseguire questo nuovo equilibrio più ragionevole degli interessi contrapposti, passa attraverso una grande innovazione che introduciamo con questa riforma che è l'innovazione rappresentata dalla misure di allerta, cioè da quelle misure, da quel sistema, da quella procedura che noi ci auguriamo possa funzionare e che è funzionale a consentire l'emersione anticipata della crisi delle imprese, perché, oggi, l'esperienza ce lo dice, la prassi ce lo dice, le imprese si affidano alle misure concorsuali, alle procedure concorsuali e a tutte le misure che sono previste dalla disciplina concorsuale quando, ormai, è troppo tardi, quando, cioè, l'insolvenza è già manifesta, quando è conclamata irreversibile e questo comporta che i creditori sono soddisfatti poco e male, che le imprese rimango sul mercato quando sarebbe, invece, opportuno che venissero tolte dal mercato. Allora, attraverso le misure di allerta, noi consentiamo l'emersione anticipata e questo si porta dietro, credo, una serie di benefici positivi.
Concludo, Presidente; ovviamente, questa mia disamina è stata molto generale e non è entrata nel dettaglio perché i tempi sono piuttosto limitati, però mi faccia dire che, insieme a queste misure di allerta, noi interveniamo in maniera, credo, puntuale – ed è coerente con l'impostazione che dicevo, con le finalità e gli obiettivi che ci siamo dati – anche sulla disciplina degli accordi stragiudiziali, sulla disciplina dell'insolvenza dei gruppi di imprese, che non è presente oggi nell'ordinamento, rivisitiamo in maniera organica e ragionevole il concordato, con un nuovo equilibrio tra concordato liquidatorio e concordato in continuità, interveniamo sulla crisi da sovra indebitamento che riguarda gli imprenditori non fallibili e i privati; ancora, interveniamo sulla procedura fallimentare attraverso, anche, la specializzazione dei giudici che è un obiettivo che abbiamo sempre cercato di perseguire in questa legislatura. Credo, quindi, che abbiamo fatto una riforma assolutamente utile per il Paese e mi auguro che riusciremo a portarla a casa.