Grazie, Presidente. È capitato spesso che abbiamo dimenticato, come istituzioni a diversi livelli, il fatto che le politiche sportive rappresentano un investimento straordinario per il nostro Paese in termini economici e sociali. Dagli ultimi dati, lo sport in Italia segna quasi il 2 per cento del Prodotto interno lordo, oggi sono circa 10 milioni gli sportivi tesserati, tra federazioni sportive nazionali, specifiche discipline ed enti di promozione sportiva, per un totale di oltre 165 mila società. Due italiani su tre dichiarano di fare attività motoria. Rappresenta, quindi, lo sport oggi una parte non trascurabile delle politiche pubbliche perché stiamo parlando di politiche educative, politiche di promozione della salute e politiche sociali e politiche di promozione turistica del territorio. I provvedimenti come quello che stiamo discutendo oggi sono quasi certo che non si prenderanno i titoli dei principali quotidiani, ma sono altrettanto certo che potranno sicuramente rappresentare un investimento sullo sport e per lo sport nel nostro Paese, partendo dalla fascia di età dai sei agli undici anni che sappiamo essere quella più predisposta all'apprendimento; un'iniziativa, quella di oggi, che sono convinto potrà essere apprezzata sia dalle istituzioni sportive che dalle istruzioni scolastiche, dai tanti neolaureati in scienze motorie e dai cittadini, più in generale. Un intervento puntuale, che tiene insieme sport e scuola, auspicando però che quest'Aula, in un futuro non troppo lontano, possa avere l'occasione di discutere e di approvare una legge quadro nazionale di riordino e di riorganizzazione per lo sport e la sua governance. In questi anni non possiamo, da quest'Aula, non ricordare come siano state tante le iniziative compiute da un punto di vista sportivo: il limite dei tre mandati per i ruoli apicali degli organismi sportivi, il fondo di maternità per le atlete, lo sport bonus, il credito d'imposta per gli investimenti in ambito sportivo, l'innalzamento della no tax area da 7.500 a 10.000 euro – e i beneficiari di questo innalzamento sono proprio quegli allenatori e preparatori atletici delle società sportive dilettantistiche laureati in scienze motorie - o i 275 milioni di investimento per il bando sport e periferie. Iniziative importanti, dicevo, ma che purtroppo rappresentano interventi puntuali a sostegno delle politiche sportive, ma sicuramente non mettono insieme interventi per un'ampia legge quadro come quello che questo settore oggi necessita; ed è così anche oggi.
Vorrei Presidente, per il suo tramite, ringraziare quindi per l'attenzione ed il sostegno dimostrato a questo provvedimento dal Governo, insieme al relatore Mariani e alla Commissione tutta, a partire dal collega Marin. Abbiamo condiviso, in poche settimane, una delega al Governo in materia di insegnamento curricolare dell'educazione motoria nella scuola primaria che, seppur in fase sperimentale, visto il primo stanziamento iniziale non sufficiente per la copertura delle oltre 18.000 scuole, segna sicuramente un passaggio importante.
Un passaggio importante che riconosce e promuove la funzione educativa e culturale dello sport e dell'attività motoria all'interno della scuola primaria, la quale scuola, svolgendo la funzione di seconda agenzia educativa dopo la famiglia, può e deve contribuire a riconoscere il valore sociale dello sport e lo stesso come diritto di cittadinanza.
L'educazione motoria è uno strumento fondamentale di sviluppo psicofisico dei giovani e come promotore di stili di vita attivi anche per contrastare l'obesità, ma non solo: svolge attività benefiche per lo sviluppo della personalità e per il conseguimento della buona salute a contrasto delle tante pratiche dannose fin dall'adolescenza; diversi studi, inoltre, dimostrano come ci sia una forte relazione tra l'attività motoria e il funzionamento cognitivo di memorizzazione e, di conseguenza, il successo scolastico.
L'educazione motoria è una componente essenziale per un'equilibrata crescita umana, culturale e sociale dei giovani e degli adulti per tutto l'arco della vita e l'educazione motoria oggi rappresenta anche una grande occasione per il welfare e per il sociale. Lo sport e la cultura sono grandi strumenti di integrazione, di cultura del rispetto del prossimo, di collaborazione e di rifiuto dell'odio e del razzismo; rispetto delle regole, rispetto dell'avversario, rispetto dell'arbitro e rispetto del risultato sono i valori intrinsechi dello sport e dell'attività fisica.
Lo sport, Presidente, è in questo senso forse l'unico vero sistema meritocratico in cui vince sempre chi ha i risultati migliori, ma nello stesso tempo chi è vinto rimane nella sua dimensione di leale avversario in tutta la sua dignità. Educare allo sport è educare i giovani, per tutti i motivi che ho enunciato, a essere buoni cittadini.
Per questi motivi, l'educazione motoria svolge un ruolo insostituibile nel processo di crescita equilibrata del bambino fin dalla scuola primaria e deve necessariamente offrire a ogni piccolo allievo la possibilità di realizzare diversificate esperienze motorie, al fine di creare le premesse per un sano e corretto stile di vita e per un graduale avvicinamento alla pratica sportiva. Quindi, è chiaro che il primo obiettivo di questa legge delega è la stretta collaborazione e il legame tra la seconda, la scuola, e la terza agenzia educativa del territorio, lo sport o, meglio, le sue associazioni.
Questo legame oggi sarà possibile e trova la sua valorizzazione - e qui c'è il secondo obiettivo di questa legge delega - con il riconoscimento del ruolo del professionista docente di educazione motoria in possesso di specifici titoli, superando la situazione attuale dell'insegnamento da parte del docente di posto comune nella scuola primaria che non è sempre detto abbia le competenze e i titoli necessari per questa disciplina e ampliando anche, di conseguenza, la riserva di una quota pari al 5 per cento dell'organico del potenziamento per l'educazione motoria nelle scuole primarie attuata dal precedente Governo, che ha consentito per la prima volta in Italia l'inserimento degli insegnanti di educazione motoria nell'organico delle scuole primarie.
Un'efficace attività motoria per la fascia di età tra i 16 e gli 11 anni richiede a chi la deve proporre un'ampia e differenziata quantità di competenze che spazia dalla psicologia, dalla metodologia didattica, fino a valutazioni psicomotorie e funzionali. Queste competenze, tali competenze vengono oggi riconosciute nei soggetti delle varie classi di laurea in scienze delle attività motorie e sportive, che diventa quindi il percorso istituzionalmente preordinato a questo tipo di carriera.
Questa professione si inserisce nel processo di crescita degli alunni in maniera positiva e rispettosa, sapendo adottare e individuare il proprio intervento alla particolare situazione di ogni bambino in età evolutiva. Con la qualificazione delle due ore di educazione motoria nella scuola primaria si fornisce così una risposta adeguata e all'altezza non solo ai bambini utenti, ma anche ai tanti giovani che vedranno riconosciuto un titolo di studio equiparato nello stato giuridico ed economico agli insegnanti di scuola primaria, garantendo ad essi quella stabilità che non sempre nelle società sportive dilettantistiche e nel mondo dell'associazionismo in generale hanno trovato in questi anni, anche a seguito di una recente abrogazione della disciplina per le società sportive dilettantistiche lucrative, le quali avrebbero dovuto obbligatoriamente assumere laureati in scienze motorie nel ruolo di responsabili delle palestre. Infine, ed è il secondo obiettivo, diamo attenzione - ed è quello che come facciamo oggi - ai laureati, che in più di un'occasione, in tante occasioni hanno fatto giungere alle istituzioni una richiesta, una domanda d'attenzione, quindi un ruolo che oggi, attraverso questa legge-delega, gli viene ulteriormente riconosciuto.
Concludo, signor Presidente, dichiarando, da come si è potuto comprendere - almeno spero -, quello che è il voto favorevole del Partito Democratico. Lo sport, e questa ne è la dimostrazione, se mai ce ne fosse ancora oggi bisogno di sottolinearlo, non ha colore o appartenenza politica, perché lo sport è di tutti e per tutti.