Grazie, Presidente. Onorevoli colleghi, rappresentanti del Governo, ci apprestiamo a votare il primo provvedimento in materia di turismo di questa maggioranza. Per dare un giudizio di merito non posso che partire da quello che i due azionisti di Governo si erano proposti di fare un anno fa. Nel contratto di Governo, infatti, c'è scritto che un Paese come l'Italia non può non avere un Ministero del Turismo, che non può essere solo la direzione di un altro Ministero, ma ha bisogno di centralità di governance e di competenza, con una vision e una mission coerenti ai grandi obiettivi di crescita che il nostro Paese può raggiungere. Ebbene, a distanza di un anno non solo non è stato istituito alcun Ministero ad hoc, ma, addirittura, questo Governo ha tergiversato anche nell'attivazione di un dipartimento - quello che tanto bistrattavano nel contratto di Governo - dedicato presso il Ministero dell'Agricoltura.
Come avevamo anticipato allora, avete fatto perdere un anno ad un comparto strategico per il nostro Paese (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico). Tutto per i capricci della Lega, capricci che ora stanno pagando gli operatori del turismo italiano e l'intero sistema Paese. In questo anno, occupato a spostare poltrone, nulla è stato fatto per il turismo. Il Dipartimento del turismo è operativo solo da qualche giorno e l'ENIT non ha ancora approvato il piano triennale 2019-2021, necessario a programmare le attività. Su questo impegno disatteso, scritto nero su bianco nel contratto di Governo, si misura l'inaffidabilità del Governo del cambiamento; inaffidabilità che fa di questo Governo un partner per nulla credibile per gli operatori economici; inaffidabilità che parte da un Ministero fantasma e prosegue con un provvedimento bandiera.
Eccoci, infatti, ad oggi, al primo provvedimento di legge in Aula sul tema del turismo. E che cosa dice questo provvedimento, questo disegno di legge? Ad un settore strategico, che contribuisce per più del 10 per cento del PIL e dà lavoro a oltre 2 milioni e mezzo di persone, il Governo dice: lasciateci fare, ci occuperemo di voi in qualche modo, non chiedeteci come, non chiedeteci di farlo velocemente. Chiede una delega che chiude il confronto sui temi strategici dentro le mura del palazzo ministeriale e lascia il settore nell'assenza di certezze e di visione; e a imprese che operano con fatica in uno dei settori più dinamici ed effervescenti del nostro Paese chiede di attendere anche due anni, un tempo incompatibile con il mondo che c'è là fuori, fuori da quelle mura del Ministero (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico).
Dov'è finita la centralità della governance? Dov'è la vision di cui tanto si scriveva in questo contratto di Governo? Non vi è traccia in questo provvedimento. Entriamo proprio nel merito di questa delega. È ormai chiaro a tutti che nella stesura iniziale di questa delega in bianco si proponeva un coordinamento normativo sostanzialmente su tre questioni: le professioni turistiche, la classificazione delle strutture alberghiere ed extra-alberghiere e la gestione dei dati del turismo. Una cosa fatta così, forse per non disturbare troppo il Ministro. Un testo che, tra l'altro, non comprendeva le parole “cultura” e “patrimonio culturale”, in piena coerenza con un Governo che ha dimostrato di non apprezzare e non comprendere il valore che questi mondi danno al settore del turismo. Poi, evidentemente a seguito delle audizioni svolte in Commissione, ma anche delle pressioni che saranno arrivate al Ministro da fuori, il testo è stato rimpinguato di nuovi contenuti. E il risultato è oggi in quest'Aula sotto gli occhi di tutti: ci avete presentato un testo confuso, caotico, inconcludente, che soprattutto confonde il piano della regolamentazione con quello della pianificazione.
Eppure avevate a disposizione, il Ministro ha sulla sua scrivania un piano strategico del turismo, uno strumento chiaro e dinamico che pone il settore turistico al centro dello sviluppo del Paese. Basta, magari, prendere in mano quello, iniziare da lì, portare all'attenzione del Parlamento delle leggi ordinarie che intervengano da subito per regolamentare e rilanciare un comparto chiave per la nostra economia, e magari metterci anche qualche soldo. E invece no, avete preferito partire da una delega in bianco che non dà alcuna prospettiva al turismo italiano; un settore che purtroppo - lo diciamo con rammarico - dopo cinque anni di crescita vede un preoccupante rallentamento.
Tra giugno e agosto sono attese 205 milioni di presenze, quasi 2 milioni in meno rispetto all'estate 2018, meno 0,9 per cento. Il calo coinvolge i turisti italiani con un meno 1,1 per cento, ma anche internazionali, meno 0,8 per cento, ed è dovuto non solo al meteo, ancora incerto, su cui tanti presidenti di regione insistono e che non favorisce sicuramente le prenotazioni, ma anche alla ripartenza delle destinazioni competitor del Mediterraneo. Come dire: gli altri crescono e noi stiamo fermi; gli altri pianificano e investono e noi rimandiamo le questioni scottanti, come, per esempio, molte delle questioni che sono accuratamente evitate in questa legge delega, con dei pareri contrari a nostri emendamenti che volevano aiutarvi nell'affrontare davvero le questioni importanti, come quella legata all'evasione fiscale, in particolare quella praticata dalle piattaforme di intermediazione. Avete chiuso gli occhi, non avete voluto affrontare le vere questioni urgenti che richiedono interventi. Bene di certo che abbiate accolto un nostro emendamento sulle locazioni brevi, ma avete voluto anche lì che la delega si limitasse solo ad annunciare il tema, senza avere alcun paletto entro il quale lavorare.
Noi crediamo che oggi gli operatori del turismo abbiano bisogno, da un lato, di pianificazione, ma dall'altro di risposte concrete sui temi urgenti, e queste delle locazioni brevi e delle piattaforme di intermediazione turistica sono delle urgenze di cui vi dovreste occupare. Io non credo che questi fossero temi estranei alle materie di delega, ma che, anzi, avrebbero dovuto essere le priorità.
Avete preferito fare la lista della spesa piuttosto che dare queste risposte, ecco quindi che con emendamenti della relatrice è stata introdotta la previsione di nuove disposizioni per regolamentare settori turistici emergenti quali il turismo sostenibile, il turismo sanitario e termale, il turismo rurale, il turismo religioso, il turismo esperienziale, il turismo delle radici. Avete voluto ingabbiare il turismo e le imprese turistiche. Guardate che questo è un limite, non un'opportunità, anche perché, se fosse così, se fosse utile fare l'elenco della spesa, che cosa state dando a questi settori emergenti? Non un euro in più, ma solo nuove leggi da rispettare; non una strada comune sulla quale lavorare insieme, Governo e imprese del turismo, ma l'ipotesi di nuove norme che chissà quando arriveranno e soprattutto che cosa conterranno.
È ovvio che noi siamo d'accordo e plaudiamo all'idea di sviluppare un modello di turismo accessibile, che tiene conto anche degli emendamenti che abbiamo posto in Commissione, ma ci aspettiamo che questo si traduca in misure concrete per garantire a tutti il reale diritto a viaggiare. Non ci accontenteremo di un brand, come voi avete scritto in questa delega, dell'ennesimo marchio che apporrete sul nostro turismo e che sarà poi vuoto nelle cose concrete. Resta poi sullo sfondo la questione delle competenze legislative: la materia del turismo è competenza esclusiva delle regioni, che non solo vi hanno messo in guardia, come abbiamo fatto anche noi, sull'eccessiva dilazione dei tempi per l'attuazione della delega, ma vi hanno anche evidenziato la mancanza di chiarezza dei limiti di intervento del legislatore nazionale.
Quindi, attenzione, non riportateci in un tunnel, dal quale non si esce, di un contrasto con le regioni su temi che sono di loro competenza. Avete voluto portare appunto sul tavolo del dibattito delle regioni anche i temi del turismo, cercate di farlo con attenzione e di non invadere le competenze di altri, come vi è stato detto in Commissione.
Andando a concludere, Presidente, dopo un anno di nulla, oggi votiamo di fatto un ennesimo rinvio; oggi abbiamo sul tavolo l'ennesima occasione persa per lo sviluppo del nostro Paese. Al Ministro Centinaio, che ha recentemente dichiarato di voler creare un asse per il turismo con l'Azerbaijan, chiediamo di fare meno tavoli e più proposte, meno proclami e più riforme. Se davvero il turismo è la miniera d'oro del nostro Paese, chiediamo a questo Governo di rimboccarsi le maniche e iniziare davvero a scavare. Basta chiacchiere, siamo stanchi di ascoltare promesse che non hanno nessun seguito.
Noi vi staremo - lo dico al Ministro, che non ha voluto nemmeno essere qui in Aula con noi in occasione del voto del suo primo provvedimento (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico), ma mi rivolgo virtualmente anche a lui - col fiato sul collo, per controllare che agli annunci contenuti in questo provvedimento seguano i decreti attuativi. Staremo al fianco degli operatori del turismo, che chiedono risposte chiare, normative, eque e vero sostegno.
Per questo dichiaro l'astensione del gruppo del Partito Democratico, un'astensione che è un giudizio in sospeso, una lente che terremo sempre puntata sulle vostre promesse finora tradite. Non tradite tanto noi, ma cercate di non tradire gli operatori del turismo, che su questa delega hanno delle aspettative.