Discussione sulle linee generali
Data: 
Lunedì, 7 Marzo, 2016
Nome: 
Alfredo Bazoli

A.C. 2953-A

Grazie Presidente. Io credo che questo provvedimento sia un tassello importante e significativo sulla strada della riforma della giustizia intrapresa da questa maggioranza. Parlo di tassello volutamente, perché credo che nessuno di noi immagini con questo provvedimento di riuscire a provvedere in maniera taumaturgica a modificare completamente lo stato della giustizia italiana. Noi sappiamo bene che la condizione in cui versa la giustizia italiana, la giustizia civile in particolare, è una condizione di particolare criticità, dovuta in modo preponderante alla lunghezza, all'eccessiva lunghezza, dei processi che causano un'inefficienza nella risposta, causano una sostanziale denegata giustizia in molti casi, perché una risposta che arriva troppo tardi rispetto la richiesta è una risposta che non è efficace. Sappiamo anche che questo ritardo così evidente nella capacità di dare le risposte attese di giustizia ai cittadini è anche una condizione che rende, in qualche modo, difficile il rapporto tra i cittadini e lo Stato, perché questa inefficienza è una inefficienza che poi mina anche il rapporto di fiducia tra i cittadini, il Paese e le istituzioni. Dobbiamo quindi combattere con una condizione di inefficienza, che è una condizione pressoché endemica, con la quale combattiamo tutti noi operatori della giustizia e con la quale si trovano a dover fare i conti i cittadini che si trovano a incrociare le questioni della giustizia civile. Sappiamo benissimo, e siamo consapevoli, che non c’è la bacchetta magica per risolvere una questione così delicata e così difficile. Sappiamo anzi che ci vogliono tanti interventi diversi, una gamma di interventi diversi. Bisogna intervenire sull'organizzazione della giustizia, bisogna intervenire con misure deflattive, bisogna intervenire con misure che consentano di capire il funzionamento dei singoli uffici giudiziari, bisogna intervenire con misure e risorse aggiuntive. Aggiungo anche che sappiamo bene che intervenire sui processi, sulla modalità di funzionamento dei processi è un intervento di particolare delicatezza. In passato abbiamo sperimentato altri Governi, altre maggioranze, di qualunque colore, che hanno provato a risolvere il problema dell'efficienza alla giustizia agendo in misura, pressoché esclusiva, sul funzionamento del processo. Ci siamo dovuti rendere conto molto spesso che questi interventi hanno prodotto un aggravamento delle condizioni, con una singolare eterogenesi dei fini, perché molto spesso è capitato che gli interventi sul processo causassero maggiore incertezza negli operatori, causassero problemi di interpretazione normativa, che finivano addirittura per aggravare il funzionamento della macchina giudiziaria. Io dico, quindi, che quando si interviene sul processo bisogna farlo con particolare cautela e bisogna sapere che questo intervento è un intervento che rappresenta una parte, un tassello di una serie di misure più complessive che devono essere messe in campo per risolvere finalmente il problema del funzionamento della giustizia civile in Italia. 
Detto e riconosciuto questo, bisogna però anche avere l'onestà intellettuale di riconoscere che questo Governo in particolare, almeno che io mi ricordi, è stato l'unico Governo che ha messo tra le 4 o 5 questioni prioritarie della propria agenda politica la questione del funzionamento della giustizia e, in particolare, della giustizia civile, perché di giustizia si sono occupati in un recente passato anche altri Governi, ma per risolvere problemi che riguardavano il rapporto tra la politica e la giustizia. Questo Governo ha messo al centro dell'agenda politica il funzionamento e la riforma della giustizia civile, nella piena consapevolezza che si tratta di un argomento tecnico, che magari non farà presa nell'opinione pubblica, ma che è un argomento decisivo per modernizzare il Paese, perché noi su questo versante scontiamo un ritardo e scontiamo una inefficienza che il Paese non può più permettersi, che è già stata misurata molto spesso dagli organismi che si sono occupati di queste questioni, addirittura in un handicap misurabile in un punto percentuale del Prodotto interno lordo – cioè i ritardi della giustizia civile italiana comportano un handicap che misurabile addirittura in un punto percentuale del Prodotto interno lordo italiano – e quindi sappiamo che attraverso una riforma efficace ed efficiente della giustizia civile, attraverso questa strada, noi possiamo percorrere un tragitto importante nella modernizzazione del Paese. 
Questo Governo è stato uno dei primi Governi, forse il primo Governo, almeno io credo, che ha messo in cima all'agenda delle priorità della propria azione politica la questione della giustizia civile.
Coerentemente con questo obiettivo di riforma, che così limpidamente è stato messo davanti all'opinione pubblica, questo Governo ha già agito su tanti altri versanti, tanti altri fronti decisivi, che fan parte di quel pacchetto attraverso il quale è possibile modificare il funzionamento della macchina della giustizia. 
È stato avviato finalmente il processo civile telematico sotto questo Governo, dotandolo di risorse, di quelle risorse tanto richieste e spesso tanto evocate. Questo Governo, quelle risorse per il funzionamento del processo civile telematico le ha messe; quest'anno sono 150 i milioni di che sono stati stanziati per implementare il funzionamento del processo civile telematico. Noi operatori della giustizia sappiamo quanto questo modello processuale possa incidere nella efficienza e nella velocizzazione dei processi interni al procedimento giudiziario. Quindi: processo civile telematico e risorse concrete. 
Sono state adottate misure per la deflazione, perché noi sappiamo benissimo che l'Italia è un Paese in cui la domanda di giustizia civile è una domanda spesso drogata, spesso eccessiva, spesso smisurata, spesso sproporzionata e su quelle leve bisogna agire, quindi sulla leva della domanda della giustizia, attraverso misure deflattive. Ricordo, lo ha fatto anche qualcun altro, la negoziazione assistita, che è stata chiesta per tanti anni dagli avvocati e che non è semplicemente la transazione tra avvocati, perché la negoziazione assistita è, né più né meno, il dotare la transazione tra gli avvocati di efficacia esecutiva. La transazione tra avvocati oggi, grazie alla negoziazione assistita diventa titolo esecutivo e questo è un grande passo avanti, perché non è più semplicemente una transazione di per sé, ma è una transazione che produce effetti nell'ordinamento, perché diventa titolo esecutivo per azionare le proprie pretese. Questa è stata una cosa richiesta a gran voce dagli avvocati che è diventata norma con questo Governo. 
Sono state approvate misure per favorire e incentivare l'arbitrato; è stato fatto un grande lavoro, che mai prima d'ora era stato fatto, sulla verifica delle performances degli uffici giudiziari italiani, grazie al lavoro egregio di Mario Barbuto, scelto da questo ministro proprio per fare questo lavoro, grazie alla sua grande esperienza alla guida degli uffici giudiziari di Torino, e questo tracciamento che non era mai stato fatto prima d'ora sugli uffici giudiziari italiani, ha consentito di avvedersi, di scoprire, che molto spesso l'inefficienza dei tribunali non è legata al rapporto tra magistrati, domanda di giustizia e abitanti, vi è una efficienza indipendente da queste variabili, il che significa che l'organizzazione dei singoli uffici giudiziari è una variabile essenziale per il buon funzionamento della giustizia e anche per diminuire i tempi dei processi. Questo non era mai stato fatto prima d'ora e ha consentito di individuare dove e come agire sul piano organizzativo per garantire una migliore performance degli uffici giudiziari italiani e della giustizia civile. È stato esteso a tutti i tribunali il famoso modello Strasburgo, cioè il modello che consente di definire con priorità l'arretrato per garantire anche qui una maggiore efficienza. Quel modello, che adottato in alcuni tribunali italiani, ad esempio Torino e Marsala, ha dato risultati impressionanti sulla capacità di far diminuire l'arretrato e di ridurre i tempi di ridefinizione dei processi. 
Sono state assunte nell'amministrazione della giustizia 4000 persone, l'assunzione più massiccia da vent'anni a questa parte nella macchina organizzativa della giustizia italiana. Si è sempre detto che manca il personale amministrativo, 4000 persone sono state immesse nel funzionamento della macchina amministrativa, che certo non coprono le carenze spaventose che ci sono, ma sono un segnale importantissimo dell'attenzione che questo Governo ha dato al problema delle risorse umane, oltre che quello delle risorse economiche. È stato avviato finalmente l'ufficio del processo, un altro tassello fondamentale dal punto di vista organizzativo. Ciò per garantire un modello organizzativo che garantisca efficienza alla macchina giudiziaria attraverso l'ufficio per il processo, attraverso l'attribuzione all'ufficio di giudici onorari, di cancellieri, di tirocinanti inseriti all'interno dell'amministrazione della giustizia. Sono stati indetti nuovi concorsi per nuovi magistrati; anche qui, nessuno lo ricorda, ma erano anni che non si facevano, e tutto questo ci dice che questo Governo e questa maggioranza hanno bene in testa il fatto che la giustizia civile è un insieme di questioni che vanno affrontate distintamente. Noi sappiamo – e lo dico perché ne sono convinto anche io – che non è questo provvedimento che abbiamo all'esame che modificherà e improvvisamente farà sorgere il sole dove oggi non sorge, nella giustizia civile, ma bisogna saper riconoscere quello che è stato fatto fino ad oggi e bisogna anche saper riconoscere i risultati che si sono ottenuti. Infatti, ho parlato di risorse economiche, ho parlato di risorse umane con alcuni numeri, alcune cifre, ma alcuni risultati sono già tangibili. Ricordo quella famosa classifica del Doing Business del Fondo Monetario che paragona le performances dei tribunali internazionali e l'efficienza dei processi civili. Noi siamo passati in pochi anni dal centosessantesimo posto, su centottantanove Paesi monitorati, al centoundicesimo posto, facendo dei balzi in avanti in questi ultimi anni, in particolare, grazie agli interventi incisivi che sono stati fatti da questo Governo e da questa maggioranza. Ora io so benissimo che le classifiche lasciano il tempo che trovano, che non bisogna attribuire troppa importanza a queste cose, ma siccome sono modelli omogenei che misurano in maniera omogenea le performances delle strutture della giustizia civile nei vari Paesi, ci indicano che c’è comunque un trend positivo, che stiamo percorrendo una strada positiva, nel tentativo di risolvere questo problema che nessuno, prima di noi, è riuscito mai ad affrontare in maniera adeguata. Ma detto questo, quindi, io credo che bisogna riconoscere, bisogna avere l'onestà intellettuale di riconoscere i progressi fatti. Lo dico anche alle opposizioni, non voglio insegnare il mestiere alle opposizioni, però credo che si sarebbe più credibili se accanto alle critiche che sono legittime – che sono doverose, perché nessuno di noi ha l'ambizione di fare provvedimenti perfetti, sappiamo benissimo che anche tutti i nostri sforzi sono pieni di imperfezioni e quindi ci sta che ci siano le critiche sui singoli punti che possono essere migliorati e fatti meglio – si riconoscesse che su questo versante in particolare mai come in questi ultimi anni si sono fatti enormi passi in avanti.
Oggi la giustizia civile comincia a funzionare e a camminare meglio, le pendenze sono scese per la prima volta sotto i 4 milioni, erano quasi 6 milioni fino a pochi anni fa, le iscrizioni nuove stanno diminuendo, ci sono dei segnali che ci stanno dicendo che ci stiamo muovendo nella direzione corretta e giusta. E, quindi, questo provvedimento arriva a valle di tutta una serie di scelte che sono state fatte da questo Governo, che ci hanno messo sulla buona strada. Ora, dicevo prima che è vero che intervenire sul processo non è l'intervento taumaturgico per mettere a posto la giustizia civile, però bisogna anche sapere riconoscere che alcuni interventi puntuali sui modelli processuali sono opportuni e possono aiutare ed essere utili, dentro un quadro in cui quegli interventi si inseriscono in maniera esaustiva e vanno a coprire questo settore, questo particolare segmento della riforma della giustizia. Io credo che anche sotto questo profilo, in questo provvedimento, ci siano cose interessanti. Devo dire, su questo, che ho sentito, anche da parte delle opposizioni, alcune valutazioni che io giudico corrette, positive. Anche perché, bisogna dirlo, è stato detto ripetutamente, a questo provvedimento la Commissione giustizia, col concorso anche delle opposizioni, ha lavorato in maniera intensissima, tant’è vero che il provvedimento che è entrato è uscito profondamente modificato grazie ad un lavoro collegiale di cui io credo debba essere dato atto, non solo ai relatori, alla presidente e a tutti i commissari, ma anche alle opposizioni che hanno contribuito, secondo me, in maniera efficace al miglioramento di alcuni aspetti della norma. Allora io non mi voglio ripetere, anche perché il tempo a mia disposizione è terminato, ma credo che questi interventi puntuali sul processo possano aiutare a inseguire e a continuare a lavorare sulla strada nella quale ci siamo incamminati in maniera, secondo me, coerente e mai prima d'ora così efficace per cercare di migliorare la giustizia civile.
Mi avvio a concludere; sono già stati detti ma voglio citare, tra quelli che io ritengo più importanti, gli interventi che abbiamo messo nella delega sull'esecuzione forzata – che è uno, secondo me, dei buchi neri sui quali ancora dobbiamo agire in maniera efficace, perché è uno dei settori sui quali si misura ancor di più la distanza tra la giustizia italiana e quella di altri Paesi con i quali ci confrontiamo – e il processo civile telematico che attraverso la delega qui contenuta può trovare completamento definitivo.