Discussione sulle linee generali - Relatrice
Data: 
Lunedì, 18 Aprile, 2016
Nome: 
Mara Carocci

A.C. 3450

Grazie, Presidente, onorevoli colleghi, Antonio Gramsci fu arrestato, da deputato in carica, l'8 novembre 1926. Questo evento storico che la memoria comune solitamente trascura è, invece, molto importante per capire la genesi della proposta di legge che la VII Commissione propone alla Camera. Come correttamente è stato osservato in sede referente dal collega Carlo Galli se c’è un caso in cui la dichiarazione di monumento nazionale spetta al Parlamento è proprio questo; occorre la parola di quello stesso Parlamento di cui Gramsci faceva parte, allorquando, in palese violazione dell'immunità parlamentare, venne imprigionato e infilato nel tunnel di disumane privazioni fisiche e spirituali che lo avrebbero portato a morte prematura nel 1937, a soli 46 anni. L'oggetto della dichiarazione di monumento nazionale è la Casa Museo Gramsci, nella città sarda di Ghilarza, in provincia di Oristano che appartiene a un ente senza fini di lucro. Tale dichiarazione riposa su una molteplicità di ragioni storiche, politiche e culturali. Si tratta di un tributo, più che alla memoria, all'esempio che ne può scaturire. Egli fu un intellettuale a tutto campo; per esempio, fu un promettente e lungimirante studioso di glottologia che volle applicare all'apprendimento il metodo dello strutturalismo linguistico nella convinzione, più che mai attuale, in tempi di massiccia immigrazione, che maggiore è il numero delle lingue apprese, più è facile impararne di nuove. Un uomo della società civile, come ci piace dire oggi, che studiò con enorme sofferenza a causa delle precarie condizioni fisiche, aggravate dalla povertà che non gli consentiva di nutrirsi, vestirsi e scaldarsi a sufficienza. Fu un uomo che rinunciò a una tranquilla vita di studioso e padre di famiglia per lottare al fianco degli oppressi; fu condannato dal tribunale speciale, su ordine di Mussolini, con il dichiarato intento di impedire al suo brillante intelletto di funzionare per almeno 20 anni. Il rilievo di Gramsci nel Novecento italiano va quindi ben oltre la dimensione per la quale è specialmente ricordato: uomo politico, fondatore del Partito Comunista d'Italia e antifascista. Proprio per questo, l'opera intellettuale di Gramsci non è patrimonio di un singolo partito politico, ma della storia civile del nostro Paese e della cultura internazionale, come è documentato, del resto, dalla fitta serie di traduzioni nelle principali lingue del mondo, sia delle «Lettere» sia dei «Quaderni dal carcere». È giusta usanza, quando si tratti di personalità di tale spessore, attribuire un rango specifico e simbolico al luogo fisico dove mossero i primi passi e lasciarono durevoli tracce di affetti. È appunto questo lo scopo della dichiarazione di monumento nazionale. La Casa Museo rappresenta il luogo dove il nostro Paese riconosce il punto di inizio di una vicenda esistenziale che ha lasciato il segno, oltre e al di là della sua durata effettiva. In tempi remoti, luoghi del genere diventavano oggetto di culto, in tempi moderni, un culto laico si sviluppa in relazione al rilievo, al significato e all'eredità della persona. Il legame di Gramsci con la Sardegna e con Ghilarza in particolare è uno spesso filo rosso che attraversa in profondità tutta la sua vita e la sua opera, Ghilarza, pur contando poco più di 2000 abitanti, era un centro vivace dell'Alto cagliaritano, aveva scuole, la pretura, la Società di mutuo soccorso e il Gabinetto di lettura. Qui si conobbero e si sposarono i genitori nel 1883, nell'anno successivo Francesco Gramsci, il padre di Antonio, fu trasferito all'ufficio del registro di Ales e qui, nel 1891, Giuseppina diete alla luce Antonio, il quarto di sette figli. Nel 1897, però, Francesco fu accusato di peculato e sospeso dal servizio, a seguito di una denuncia che aveva come movente ritorsioni politiche. La famiglia, ritrovatasi improvvisamente senza mezzi di sostentamento, tornò a Ghilarza dove Giuseppina tirò su i sette figli in mezzo a notevoli difficoltà economiche, tanto che Antonio stesso, a soli 12 anni e dopo aver conseguito brillantemente la licenza media, si impiegò anch'egli all'Ufficio del registro di Ghilarza. Nel 1904 la vicenda penale di Francesco si concluse ed egli tornò a casa, sicché Antonio poté fare ritorno a scuola, prima, a Santu Lussurgiu, poi, a Cagliari. Riuscì a proseguire gli studi a Torino con una borsa di studio per studenti poveri e meritevoli. Indebolito dai troppi pasti saltati per mancanza di soldi, non ne ebbe per vestirsi, scaldarsi e mangiare, si iscrisse alla facoltà di lettere. Matteo Bartoli docente di glottologia lo prese a benvolere. L'università influì molto su di lui, dandogli l'abito – come lui stesso dice – di severa disciplina filologica, il metodo e la passione per la ricerca. La Casa Gramsci, che qui si propone di dichiarare monumento nazionale, è, pertanto, il luogo delle tribolazioni di una famiglia e di un ambiente entro cui ha preso forma il carattere di un uomo che ha dato al patrimonio politico e culturale del mondo intero un contributo innegabile. Il vincolo di Antonio Gramsci con Ghilarza è, inoltre, testimoniato dalla sua copiosissima produzione epistolare, sia precedente all'arresto, sia successiva. Non è ovviamente questa la sede per un'esegesi completa della presenza di Ghilarza nell’«Epistolario» o nelle «Lettere dal carcere», basterà un esempio per rendere l'idea. 
Si tratta della lettera alla madre Giuseppina del 6 giugno del 1927, che così recita: «Carissima mamma, ho ricevuto la tua lettera del 23 maggio. Ti ringrazio perché mi hai scritto a lungo e mi hai mandato tante notizie interessanti. Dovresti sempre scrivermi così e mandarmi sempre tante notizie sulla vita locale, anche se a te non sembrano di grande significato. Per esempio: mi scrivi che a Ghilarza aggregheranno altri 8 comuni; intanto, quali sono ? E poi: che significato ha questa aggregazione e quali conseguenze ? Ci sarà un solo podestà e una condotta municipale, ma le scuole, per esempio, come saranno organizzate ? Lasceranno in ogni attuale comune le prime scuole elementari, oppure i bambini di Narbello o di Domusnovas dovranno ogni giorno venire a Ghilarza anche per la prima classe ? Metteranno un dazio comunale unico ? 
Le imposte che i ghilarzesi proprietari di terra in questi comuni pagheranno saranno spese nelle singole frazioni o saranno spese per abbellire Ghilarza ? Questa è la questione principale, mi pare, perché nel passato il bilancio comunale di Ghilarza era poverissimo perché i suoi abitanti possedevano nel territorio dei comuni vicini e a questi pagavano la maggior parte delle imposte locali. Ecco di che cosa devi scrivermi, invece di pensare sempre alla mia posizione critica, triste ecc. ecc.». 
Vale la pena osservare, altresì, che il legame di Gramsci con Ghilarza e la Sardegna è evidente anche nelle ultime battute della sua vita, dopo che la violenza fascista lo aveva ormai fisicamente sfinito. Tania, la sorella della moglie Giulia, ci dà notizie che, quando era in stato di libertà condizionata presso le cliniche prima di Formia e poi di Roma, espresse la volontà di chiedere il trasferimento in Sardegna in lettere alle di lei sorelle Giulia ed Eugenia. Per questo, il 18 maggio del 1936 Tania scrive a Teresina, la sorella di Antonio, incaricandola di cercare un appartamento da affittare a Santu Lussurgiu e il 1o agosto la sollecita a concludere l'affitto, così che Gramsci possa indicare la dimora nella domanda di trasferimento. 
Gramsci, sulla sua volontà di ritirarsi in Sardegna, scrive a Giulia: «sarebbe l'inizio di un nuovo ciclo della mia vita», mentre prima gli aveva scritto: «se rientro in Sardegna, tutto un ciclo della mia vita si chiuderà definitivamente». Anche la nipote Mea Gramsci testimonia al biografo Giuseppe Fiori che lo zio aveva scritto alla famiglia per chiedere che gli fosse cercato un alloggio a Santu Lussurgiu. Trovata la casa, aspettavano tutti che egli rientrasse da un giorno all'altro, alla scadenza della pena. Una vicina entrerà però in casa e riferirà di aver sentito alla radio della morte di Antonio. 
Il vecchio Francesco, nella casa di Ghilarza, gli sopravvivrà meno di un mese. Aggiungo che, conformemente all'articolo 79 del Regolamento della Camera, durante l'esame in sede referente è stato affrontato il tema se l'intervento legislativo fosse necessario. La conclusione è stata affermativa sulla base sia dell'orientamento espresso dal Governo nella seduta del 1o marzo 2016 sia sulla base del precedente attinente alle ville palladiane in Veneto, dichiarate monumento nazionale con legge n. 64 del 2014. A ciò si aggiunga che già la commissione regionale per il patrimonio culturale per la Sardegna, con decreto n. 16 del 26 gennaio 2016, ha dichiarato la Casa Museo Gramsci in Ghilarza bene di interesse storico, culturale e artistico ai sensi dell'articolo 10, commi 1 e 3, lettera d) del codice dei beni culturali. 
In definitiva, Presidente, è per questi motivi che, a seguito della seduta del 30 marzo 2016, la VII Commissione ha concluso, con un'ampia condivisione da parte dei gruppi, di riferire favorevolmente sul testo del progetto di legge A.C 3450, Pes ed altri, recante dichiarazione di monumento nazionale della Casa Museo Gramsci in Ghilarza.