A.C. 3450
Grazie, Presidente. Oggi noi siamo qui a ribadire la volontà di trasformare la Casa Museo di Antonio Gramsci in monumento nazionale. Ora questo è il momento del dibattito e del confronto, in cui raccontare, anche negli interventi delle colleghe precedenti, qualora ce ne fosse ancora bisogno, sottolineare, l'importanza della figura di Gramsci. Forse sarebbe il caso in questo momento di ricordare anche che cosa intendiamo oggi, non tanto per monumento nazionale (l'ha spiegato prima il collega Valente, si tratta solo ed esclusivamente forse di una onorificenza oltretutto, lo ribadisco, a costo zero), ma su quale è l'azione che ha la casa natale di Gramsci, che è quella di casa museo. Che cosa sono le case museo ? Ce ne sono tante in Italia, e per fortuna, e sono case che di norma raccolgono, perché sono dei luoghi tali, i luoghi, gli oggetti, i dettagli che hanno contribuito e costellato una parte della vita, non tutta, di un personaggio particolarmente significativo per la cultura italiana. Dicevo, non semplicemente gli oggetti proprio di stretta appartenenza, perché spesso questi luoghi hanno visto succedersi altre famiglie, altre storie, ma hanno mantenuto in sé quella che poteva essere la loro identità. Quindi, la casa museo è il luogo che mantiene in sé, il significato simbolico di monumento nel senso più vero della parola, monumento degno di memoria, che non è solo ed esclusivamente il memoriale, ma è un luogo dove la memoria lì può essere rinnovata. È una testimonianza unica e preziosa che resiste al trascorrere del tempo, ma che anche lo racconta, lo narra, ne è sempre presente, in una presenza che è continua e costante. Io non so se qualcuno qui ha letto quel bellissimo romanzo di Sebastiano Vassalli Cuore di pietra, in cui questo grandissimo romanziere racconta il passaggio di una società, e tutta una vicenda storica, attraverso le evoluzioni di una casa, dal momento della massimo splendore, al momento della decadenza; la casa, quelle pietre, come simbolo, come simbolo e nello stesso tempo come testimonianza.
Ma, oltre a questo, c’è di più: le case museo, e in modo particolare la Casa di Gramsci, rappresentano lo spirito del luogo. Gramsci sarebbe stato lo stesso se fosse nato in un altro luogo ? Qui c’è stata raccontata, seppur brevemente, quella parte di biografia strettamente legata a quella casa; e allora ci viene da chiederci se il suo attaccamento al riscatto sociale, al principio saldo dell'educazione del popolo, non nasca forse in quei primi anni di vita, vissuti proprio in quella casa, in quel particolare contesto, in quel momento. Perché è vero, è a Torino che Gramsci dà forma e vita, incanala quelle riflessioni che nascono però proprio nel cuore della Sardegna, anche in quella casa; perché se è vero che tutta la sua produzione è legata aiQuaderni del carcere, è pur vero che la sua vita fu completamente e sempre laboratorio di idee continue, e non possiamo non pensare che quelle idee, elaborate, riviste, rilette, partano da lì, da quel patrimonio che oggi non è solamente italiano, ma è fortunatamente di tutti, proprio a partire anche da quella sua concezione di vita come partecipazione politica: una politica vissuta integralmente.
Gramsci rinnovatore, attento ai cambiamenti della società, tanto da non aver paura anche in anni bui a parlare di un nuovo progetto politico, che fosse in grado davvero, in un momento in cui la partecipazione non c'era, di coinvolgere tutti: una nuova progettualità politica che nasce dall'acquisizione dell'autonomia intellettuale come premessa necessaria alla politica, come umanesimo integrale. Quindi una casa che testimonia, una casa che racconta, e ci racconta di quei semi che poi si sono trasformati in frutti negli anni successivi.
Oggi le case museo rientrano sempre più in quella nozione di patrimonio immateriale, perché l'elemento caratterizzante non è tanto la collezione, ma proprio il valore simbolico ed evocativo di luogo natale, diventando una sorta di programma educativo e di comunicazione culturale grazie alla convergenza tra patrimonio immateriale, luogo fisico, i diversi contenuti digitali, i siti carichi di valori e significati simbolici, ambienti, paesaggi. In fondo lo diceva proprio Gramsci, quando rifletteva sul folklore come rivelatore di quel senso comune popolare: bisogna prima conoscerlo in tutte le sue espressioni, perché frutto di terra, di radici, di storia, di tradizioni che vanno studiate, respirate, vissute. Si può conoscere Gramsci senza respirare l'aria che Gramsci ha respirato lì, nelle sue origini ?
Luoghi come la casa natale di Gramsci – ma potremmo dire di altri, come De Gasperi, Paolo VI, Sturzo e altri fondatori della coscienza civile italiana – possono diventare, devono diventare, molti di loro lo stanno diventando, anche creando una rete, nodi di una rete davvero divulgativa, dove la finalità didattica esce dagli schemi dell'educazione formale, fornendo esperienze interessanti e nuove per tutti. E perché questo avvenga, però, sono necessari dei segnali forti: è necessario incoraggiare un percorso evolutivo, che metta in condizioni queste istituzioni di operare in modo nuovo; forse anche un riconoscimento, e un riconoscimento – lo ricordiamo – che è a costo zero, ma che le riconosce come patrimonio di tutti, come patrimonio nazionale.
Vede, Presidente, io ho sentito dire che bisogna utilizzare il canone della ragionevolezza, ed è vero. Ma se non è ragionevole dire che ciò che è appartenuto a Gramsci deve appartenere alla nazione intera, e deve essere riconosciuto come tale, io preferisco a questo punto essere considerata irragionevole.