A.C. 2957
Presidente, la ringrazio e ringrazio i signori del Governo presenti. Non ripeto quanto ha appena ricordato il relatore Verini a proposito dei punti che sostengono questa normativa e, anzi, lo ringrazio per la chiarezza con la quale l'ha fatto.
Ho chiesto di potere intervenire perché credo sia opportuno sottolineare alcuni elementi particolarmente innovativi, che rendono la norma in discussione un passo avanti importante, sicuramente in materia di riconoscimento dei minori e di riconoscimento dei loro bisogni, che sono bisogni peculiari, e soprattutto del rispetto necessario. Questo è l'aspetto che più di tutti vorrei sottolineare: il rispetto necessario che tutti i sistemi normativi dei Paesi più avanzati debbono riuscire ad esprimere.
Dunque, non parliamo soltanto di affido e di adozione. Parliamo della qualità di un sistema democratico e della capacità che ha di riconoscere e di rispettare i bisogni dei ragazzi. Del resto la centralità della tutela del minore non è stata una conquista banale, una conquista scontata. È una questione che ha alle spalle un cammino giuridico internazionale importante. Voglio ricordare la Convenzione sui diritti dell'infanzia e dell'adolescenza, che è stata approvata dall'Assemblea generale delle Nazioni Unite nel 1989, e la Carta dei diritti fondamentali dell'Unione europea, che in seguito all'entrata in vigore del trattato di Lisbona ha acquisito, per l'appunto, il rango di vero e proprio trattato e riconosce ai bambini il diritto alla protezione e alle cure necessarie per il loro benessere, nonché sancisce il principio secondo cui tutti gli atti relativi ai bambini, siano essi compiuti da autorità pubbliche o istituzioni private, debbano ritenere l'interesse superiore del bambino e debbano considerarlo come preminente.
Ora, se questi sono aspetti sui quali può capitare che ci si pronunci tutti a favore e che vengano sostenuti unanimemente, sappiamo quanto in realtà, quando poi vadano a innervare il diritto dei singoli Paesi, non sia così facile farlo. Questo ci dice il rapporto dell'Istituto degli Innocenti elaborato per conto del Ministero del lavoro e delle politiche sociali 2012 – citato nella relazione al provvedimento presentato al Senato – e precisa che i bambini e gli adolescenti in affido familiare da oltre due anni e che, dunque, sono andati oltre il termine ordinario previsto dalle legge, costituiscano ad oggi la maggioranza degli accolti, ossia rappresentino il 60 per cento del totale. Erano il 62 per cento nel 1999, il 58 per cento nel 2007, il 56 per cento nel 2008.
Dunque, in un numero elevato di casi, la situazione critica che aveva giustificato l'allontanamento dalla famiglia originaria si risolve negativamente e il minore è dichiarato adottabile. A questo punto è possibile – e capita non di rado – che bambini già provati e che già hanno sperimentato una prima dolorosa separazione, quella dalla famiglia di origine, debbano affrontare una seconda dolorosa separazione, che rappresenta una prova importante, e vengano trasferiti ad una terza famiglia. Infatti, la famiglia affidataria che se ne è presa cura, spesso per diversi anni, consolidando affetti e relazioni, non può, in base alla normativa che abbiamo, chiedere la sua adozione.
Questa stortura è una stortura per la quale ci ha condannato anche la Corte europea dei diritti dell'uomo con la sentenza del 2010, dando ragione ad una coppia di coniugi che, dopo essersi presi cura per venti mesi di un minore attraverso l'istituto dell'affidamento, si erano visti scavalcati da un'altra famiglia in sede di adozione.
Abbiamo svolto un lavoro lungo, come ha ricordato prima il relatore. In Commissione giustizia ci siamo avvalsi di molte audizioni di molte persone che hanno esperienza e competenza anche tecnica, necessaria per potere trovare la soluzione più idonea. Abbiamo avuto, tra le altre, la possibilità di ascoltare le parole di un'avvocata, l'avvocata Mollica, che ha seguito quella sentenza, che ho appena citata, e l'ha vinta. Credo che davvero non si possa non essere d'accordo con lei quando, sulla scia di quest'esperienza professionale, afferma che con la normativa attuale da un giorno all'altro per moltissimi bambini si distrugge il passato, si distruggono abitudini, affetti, suoni, colori ed esperienze con le quali sono cresciuti.
Con questo atto si distrugge ciò che costituisce la sicurezza personale di questi bambini. Ora, se riusciremo ad approvare in tempi ragionevoli la norma di cui stiamo discutendo, tutto questo non sarà più ripetibile.
Non mi ripeto sui dati perché sono stati già ricordati. Voglio, invece, sostenere un altro aspetto che mi pare davvero importante e che dobbiamo tenere in considerazione. La continuità affettiva non è soltanto un valore morale ed etico, è sostenuta ed avvalorata da tutte le convenzioni e disposizioni e sentenze europee e internazionali, perché è sempre più diffusa la consapevolezza di come questo elemento sia essenziale per la crescita e per la maturità degli individui. Le scienze che si occupano dello sviluppo complessivo dei bambini sottolineano da molto tempo l'importanza dell'elemento della stabilità delle relazioni.
Del resto, questo non lo confermano solo la scienza, la tecnica ed altro. Ci viene confermato anche dalla nostra esperienza privata, dalla nostra esperienza familiare e dalla nostra esperienza pubblica, per quelli di noi che si spendono nelle scuole e nei servizi sociali. Sappiamo quanto la qualità delle relazioni nell'infanzia e nello sviluppo sia un aspetto centrale per la crescita di ciascun individuo.
Il secondo punto che vorrei focalizzare – mi avvio a concludere – è che questa non è una norma a favore di queste o di quelle famiglie, ma è una norma che punta a tutelare un valore, che è quello della continuità e della stabilità. Non vorrei davvero che questo valore fosse soggetto alla contesa politica. Noi non intendiamo introdurre scorciatoie all'adozione attraverso l'affido, così come non si intende riformare l'istituto stesso dell'adozione. Qualora si riterrà di farlo, ben altro sarà il lavoro istruttorio che ci accingeremo a fare.
La norma in discussione vuole favorire, come appunto si può evincere, come la continuità affettiva del minore, anche in seguito all'affido, sia centrale. Per questo elemento, spero davvero che, anche nel protrarsi della discussione, questa questione venga sottratta alla contesa politica e alle polemiche. Non è una legge di destra o di sinistra, così come non è una legge a favore degli affidatari o delle famiglie adottive. È una norma pensata esclusivamente per tutelare i minori che si trovano a vivere situazioni difficili e complesse. Se vogliamo, è una norma di buon senso, che credo davvero sia capace di trovare il consenso più largo possibile in quest'Aula.
Io credo davvero che le misure che oggi discutiamo vadano in questa direzione e auspico davvero che l'iter e l'approvazione di questa norma vedano un percorso rapido, perché troppe famiglie e troppi minori attendono il varo di questa norma e dobbiamo ad essi una risposta concreta.