Dichiarazione di voto finale
Data: 
Giovedì, 3 Novembre, 2016
Nome: 
Roberto Rampi

A.C. 4080

Signora Presidente, signori colleghi, Ministro, alla fine di un dibattito prevalentemente positivo anche in questa Camera – che è durato mesi, è durato mesi al Senato, è durato mesi anche nel Paese, sentendo molti operatori di questo settore, sentendo anche i cittadini –, noi oggi possiamo consegnare al Paese un risultato concreto, una legge. Dovremmo chiederci però: perché il Parlamento italiano, il Governo, la Repubblica dovrebbero sostenere e promuovere il cinema ? Sicuramente perché è una grande impresa italiana, sicuramente perché è un ambito ed uno spazio dove ci sono tanti lavoratori, tante donne e tanti uomini, molti di questi giovani, tanti talenti, tante figure tecniche e artistiche di qualità: sicuramente per questo ! E però c’è una ragione in più: il prodotto di questa impresa. Il prodotto di questa impresa è un prodotto culturale, il prodotto di questa impresa è l'immaginario; ed un Paese vive del proprio immaginario. La storia del cinema italiano ci ha raccontato la capacità artistica del cinema di raccontare le trasformazioni, di cogliere i momenti anche drammatici, di farlo spesso con un taglio particolarmente italiano che ci è valso tanti premi nel mondo, e che io chiamerei un taglio di leggerezza calviniana: la capacità di ridere di sé, di ridere anche dei drammi, e però di approfondire e di capire che cosa stava cambiando in un Paese che usciva dalla povertà, si affacciava al benessere e rischiava di perdere le proprie radici. 
Noi oggi ci dobbiamo chiedere se questo provvedimento sarà in grado, sia in grado di aiutare non solo il cinema che c’è, ma soprattutto il cinema che ci sarà. Se oggi ci sono quei nuovi talenti, se oggi ci sono quei giovani, se oggi ci sono quelle capacità che ci sono state in questi anni, lo Stato, la Repubblica tendono loro una mano ? Li aiutano ? Ecco, io credo che la risposta sia «sì». Non solo perché noi partiamo da un dato economico, che è quello di più che il raddoppio delle risorse di partenza, e tra l'altro come minimo garantito, con un meccanismo che le può portare anche a crescere; ma per una ragione più profonda: perché in quell'articolo 27 sui contributi selettivi, su cui molti hanno lavorato, si lavora esattamente sulla capacità di intercettare i nuovi talenti, di sostenere quello che viene chiamato il cinema difficile, di sostenere le prime e le seconde opere, di mettere in campo meccanismi anche nuovi, come quello dell'autodistribuzione. 
Noi pensiamo quindi di essere in grado di sostenere il cinema che c’è e il cinema che ci sarà; e però neghiamo in maniera pesante – fatemelo dire – che esista una dicotomia tra cultura ed impresa, che esista una dicotomia tra la capacità artistica e la possibilità di arrivare al grande pubblico. Noi affermiamo, con questo provvedimento, che l'unico criterio di misura non è quello del pubblico, non è quello dei numeri, non è quello del botteghino. Però, affermiamo anche che un artista e la cultura hanno il desiderio, la volontà e la finalità di arrivare al pubblico e che anzi, se c’è uno specifico del cinema e del cinema italiano, è stato proprio quello di saper arrivare alle persone semplici, di avere un'idea popolare della cultura che non vuole rimanere chiusa nell’èlite, che non vuole rimanere chiusa, che non ha il gusto di essere per pochi, ma che vuole arrivare, magari non subito, magari in un tempo medio, a tutti. 
Da questo punto di vista aprire – e lo diamo per scontato – al mondo complessivo dell'audiovisivo, aprirsi alla fiction, aprirsi all'animazione, aprirsi anche al videogioco, cioè a linguaggi e ad estetiche nuove, significa esattamente intercettare quello che potrebbe essere stato tanti anni fa il cinema italiano classico nella forma che noi conoscevamo, con un impegno particolare che diventa una cifra di tanti provvedimenti sulla cultura che stiamo portando avanti, non solo sull'offerta culturale, che va rafforzata, ma soprattutto sulla domanda culturale, che è uno dei problemi di questo Paese, dove esistono anche grandi disparità territoriali e dove noi dobbiamo ingegnarci ed essere anche più creativi per rafforzare la domanda. In questo provvedimento lo si fa partendo da un punto fondamentale a cui – me lo faccia dire – io credo moltissimo e, cioè, quell'articolo che prevede risorse per gli interventi nella scuola che noi avevamo già iniziato a pensare con la legge n. 107 del 2015 ma che con questo provvedimento ottengono risorse corpose, perché noi nella scuola lavoriamo tanto alla capacità dei nostri giovani di decriptare i linguaggi dell'immagine, di recuperare un analfabetismo iconico che esiste e che è misurato in Italia, ma lavoriamo anche alla creazione di nuovi pubblici e, perché no, di nuovi artisti e di nuovi creativi che faranno il cinema, la fiction, l'audiovisivo e l'animazione di domani. 
Voglio poi citare un ultimo articolo – sono 41 e ci sarebbero moltissime cose da dire –, ma voglio ricordare quello che riguarda le sale cinematografiche e che prevede sostegno e contributo per riaprire sale cinematografiche, per farle rinascere, per aprire nuove sale, per ripensare le sale in forme multiculturali in centri dove arti e attività diverse si possono svolgere insieme, perché noi crediamo al sostegno del cinema ma crediamo anche al sostegno del cinema nel cinema, per quella sua funzione di aggregazione, per quella capacità di vivere insieme un'emozione e di discuterne magari uscendo, che è una funzione democratica, che è una funzione repubblicana. Noi pensiamo in generale – e lo pensiamo in particolare sul cinema – che la funzione chiave della cultura sia questa: una funzione di emancipazione, una funzione di liberazione delle capacità intellettive delle persone, di diffusione della cultura nella testa delle persone e nella capacità anche di immaginare un domani. 
E, allora, a tante cose che ho sentito in quest'Aula, a tante preoccupazioni, a tante paure, a tanti rischi, che sono le parole che hanno echeggiato da alcune parti, pure in un provvedimento che mi sembra molto condiviso almeno nelle finalità, io rispondo che sono legittimi le preoccupazioni, i rischi e le paure, ma noi a questo rispondiamo invece con la fiducia, con la speranza e con la convinzione di persone che conoscono questo mondo e che credono veramente di poterlo sostenere ed aiutare con risorse reali e concrete e, come ho detto, con il raddoppio delle risorse. 
Per tutte queste ragioni noi voteremo a favore di questo provvedimento e lo faremo pensando a tanti volti, quelli noti e quelli meno noti del cinema italiano, agli attori, ai registi, ai giovani, ma anche ai tecnici, ai macchinisti e – però me lo faccia dire, Presidente – spero, interpretando in questo il sentimento di tutta l'Aula, oggi scegliamo un volto e scegliamo il volto di Monica Vitti, che oggi compie 85 anni, e credo che oggi gli facciamo un bellissimo regalo.