Dichiarazione di voto
Data: 
Mercoledì, 27 Aprile, 2016
Nome: 
Maino Marchi

Doc. LVII, n.4

 

Presidente, il Documento di economia e finanza 2016 registra risultati significativi della politica del Governo e individua le azioni per consolidarli e rafforzarli. Sono risultati oggettivi, pure in una condizione europea ed internazionale di forti difficoltà e incertezze, risultati rispetto a una politica economica che pone come obiettivo principale la crescita ed il lavoro, contestualmente ad un percorso di risanamento della finanza pubblica. E proprio per migliorare i risultati su entrambi gli obiettivi, occorre più gradualità nella discesa del rapporto deficit-PIL, che comunque è una discesa (dal 2,3 del 2016 all'1,8 per cento del 2017; e non è finanza allegra) e rafforzare le azioni a sostegno della domanda interna (consumi e investimenti) riducendo ulteriormente le tasse e accelerando le riforme. 
A questo fine l'Italia dà le interpretazioni più avanzate, a mio avviso, delle regole europee e della flessibilità sulle stesse regole. Per questa via, si opera perché l'Europa cambi le politiche economiche orientandole maggiormente alla crescita, oltre a rilanciare il sogno europeo sul piano istituzionale e politico. Noi riteniamo che questa sia una politica da sostenere fortemente, sia rispetto al dibattito, al confronto serrato che è in corso in Europa, sia rispetto al confronto in sede nazionale. Nel dibattito in questa sede mi pare che le opposizioni abbiano cercato di sottrarsi alla vera domanda che la proposta del Governo pone al Parlamento, rifugiandosi, da una parte, in una irrealistica richiesta di cambiare le regole europee, e dall'altra disquisendo sul realismo delle previsioni e interpretazioni dalle regole. Se le previsioni sono giuste, lo si sa solo alla fine; spesso non lo sono state, e in questo i Governi Berlusconi hanno il primato. 
Se guardiamo agli ultimi anni, dal 2009 al 2015, è stato proprio il Governo in carica a centrare maggiormente le previsioni, in particolare nel 2015. Si è detto «fine recessione, inizio ripresa», e così è stato, nonostante la minor crescita a livello mondiale; si è prevista una crescita tra lo 0,7 e lo 0,9 ed è stata dello 0,8 per cento; abbiamo previsto un rapporto deficit-PIL al 2,6 per cento e così è stato; doveva essere l'anno in cui si bloccava la crescita del rapporto debito-PIL e così sostanzialmente è stato, creando le premesse per avviare la discesa del 2016; si è detto «miglioramento dei dati occupazionali» senza miracoli, ma invertendo la tendenza, e anche questo risultato si è ottenuto. Per questo il Governo può rivendicare una sua credibilità nel fare previsioni, pur sapendo che i fattori in gioco sono tanti e complessi. Anche sul recupero di evasione fiscale, non si può certo dire che 15 miliardi di euro in un anno siano cosa di poco conto. Aggiungo che la pressione fiscale non è cresciuta, onorevole Guidesi: è calata dal 43,5 al 42,9 per cento, considerando gli 80 euro. 
È giusto che i vari istituti ed organi auditi in questi giorni abbiamo evidenziato i rischi, ma nessuna previsione, soprattutto nessuna politica che punti a cambiare il Paese, è possibile senza assumersi la responsabilità di alcuni rischi. Governo con le carte in regola, quindi, e così vale anche per l'interpretazione delle regole europee. Il Governo italiano è in prima fila per cambiare le politiche europee, nessuno può negarlo, è oggettivo. 
C’è qualche Governo che più di quello italiano si è battuto per la flessibilità, per gli investimenti, per politiche coordinate sulle migrazioni e per modalità apparentemente tecniche ma con effetti politici enormi che cambino il metodo di calcolo dell’output gap ? E si può negare che, pur con grande fatica e molto gradualmente, l'asse delle politiche europee si è spostato nella direzione da noi indicata, con primi risultati ? C’è forse qualcuno che può pensare che le regole cambino se lo dice un solo Paese senza un cambiamento verso sinistra del quadro politico europeo e senza alleanze tra Paesi, cioè senza cose su cui il PD da una parte e il Governo dall'altra stanno lavorando ma consapevoli che occorre tempo per ottenerlo ? 
Aggiungo che la linea del Governo non è accusabile di essere la linea della finanza allegra: i dati sulla finanza pubblica sono tutti in miglioramento, e sappiamo che se non c’è una politica per la crescita non si possono ottenere risultati nemmeno per la finanza pubblica. Qui vengo alla domanda che il Governo ha posto al Parlamento e a cui sono sfuggite le opposizioni. La domanda è: siamo o no d'accordo su un percorso più graduale verso l'obiettivo di medio termine ? Non si può proporre di rivoltare come un guanto le regole europee e poi votare contro questo passaggio, perché l'alternativa è una manovra più restrittiva. Non si può chiedere di non aumentare l'IVA, ridurre le tasse e aumentare i sostegni agli investimenti pubblici e privati senza provare di evitare un passaggio troppo strong alla riduzione del deficit. Non si può chiedere di ottenere una crescita ancora da consolidare e non tenerci una riserva di risorse per stimolarla, né ci si può nascondere dietro una presunta imprecisione delle scelte che si faranno in legge di stabilità. Si può comprendere una richiesta di maggiore precisione quando si discute la Nota di aggiornamento, a settembre, ma il DEF ha un ruolo diverso, quello di definire il quadro di riferimento – come fa questo DEF – e di fare il punto sulle politiche di riforma, come fa questo DEF. 
Quindi, sul voto sulla relazione per più gradualità nel perseguire l'obiettivo di medio termine, si vedrà chi sceglie politiche per la crescita e chi si limita a porre problemi. Sull'obiettivo di fondo della crescita, alcune ulteriori valutazioni: anche le previsioni più pessimistiche prevedono per l'Italia un livello di crescita nel 2016 più elevato di quello registrato nel 2015. È un dato in controtendenza, con i livelli di crescita rivisti sempre al ribasso su scala mondiale ed europea. Cogliamo i primi frutti delle riforme di questi anni. I nostri obiettivi di crescita sono strettamente connessi ad obiettivi per il lavoro, un lavoro più stabile, dove vi sia più convenienza per le assunzioni a tempo indeterminato e che affronti il tema dei giovani e dell'occupazione femminile. I provvedimenti assunti in questa legislatura e quelli previsti vanno in questa direzione. Per raggiungere questi obiettivi va sottolineata la scelta fatta lo scorso anno: puntare meno sulle esportazioni, viste le incertezze internazionali, di più sulla domanda interna, consumi e investimenti. Tutte le sente fiscali della legge di stabilità sono state coerenti con questa scelta di fondo, oltre a quella di superare il Patto di stabilità interno per favorire gli investimenti locali. 
Si è detto che nel DEF non c’è il Mezzogiorno: non è vero, c’è. C’è con l'utilizzo dei fondi europei, dove i dati smentiscono tutte le accuse di ritardi, c’è con il Masterplan, c’è con il credito di imposta per gli investimenti già in vigore, c’è nella risoluzione di maggioranza, dove ribadiamo la scelta dalla legge di stabilità per il 2017 di sgravi contributivi per le nuove assunzioni nel Mezzogiorno. Concludo sul piano delle riforme. Dal dibattito nel Paese e in questa sede si può desumere che sia a rischio la democrazia e il welfare: non è così ! La riforma costituzionale serve per far funzionare meglio le istituzioni e rafforzare la democrazia. Si discute molto di giustizia in questi giorni: basta guardare quante leggi approvate alla Camera sono in attesa, da mesi, al Senato, per accorgersi di come vada superato il bicameralismo perfetto. Sul welfare, abbiamo dimostrato che revisione della spesa non è tagli al welfare. I fondi statali per le politiche sociali, fatto 100 il 2009, erano arrivati a 13 nel 2012, sono a 104 nel 2016 e andranno a 130 nel 2017, anno in cui saranno a 2,3 miliardi, vicini ai 2,5 del 2008, dell'ultimo Governo Prodi, dopo essere scesi a 229 milioni con Berlusconi. Abbiamo reinvestito su istruzione e cultura: ora ricerca e università saranno al centro dell'attenzione dei prossimi anni. Vasto il programma del DEF ripreso e sottolineato negli obiettivi della risoluzione di maggioranza per gli enti locali, verso regole che diano più autonomia e capacità di investimento e incentivando fusioni e unioni; gli enti locali sono una parte decisiva del welfare. 
Sulle pensioni in questa legislatura abbiamo fatto solo correzioni positive. Ci poniamo ora l'obiettivo della flessibilità in uscita, nella consapevolezza che l'attuale sistema previdenziale è uno dei pilastri della tenuta dei conti pubblici. 
Per quanto riguarda la sanità, i dati sulla spesa sanitaria in questi ultimi anni e quelli contenuti nel DEF sono tutti in aumento. Certo, nel 2017 dovremo porre attenzione a tutti i passaggi, spetta al Parlamento definire il Fondo sanitario nazionale e vogliamo che sia adeguato alle esigenze, combattendo gli sprechi e affermando il principio dell'appropriatezza delle prestazioni. 
Aggiungo che stiamo raggiungendo obiettivi importanti per lo sviluppo sostenibile, a partire da quelli sulle energie alternative, che ci vedono ai primi posti in Europa. Concludo. Voglio dire ai colleghi del Movimento 5 Stelle che il PD ha le carte in regola sulla questione morale, non ci siamo mai contrapposti alle indagini della magistratura. I nostri esponenti, quando indagati per fatti gravi, hanno sempre fatto un passo indietro ! Molti, poi, sono stati assolti: non va scordato ! Le leggi approvate in questa legislatura aiutano tutti a far funzionare meglio la giustizia, a combattere meglio la criminalità organizzata e la corruzione. Quindi, rispediamo al mittente, che nei pochi casi in cui ha avuto occasione di governare non ha certo brillato, qualunque accusa su questo piano. 
Per queste ragioni e per altre emerse nel dibattito, il gruppo del Partito Democratico voterà a favore delle due risoluzioni di maggioranza, quella sulla relazione del Governo e l'altra sul Documento di economia e finanza.