Grazie, Presidente. La relazione è agli atti, quindi mi permetto di farne una sintesi.
Il Documento di economia e finanza costituisce il principale documento di programmazione della politica economica e di bilancio, che traccia, in una prospettiva di medio-lungo termine, gli impegni sul piano del consolidamento delle finanze pubbliche e gli indirizzi sul versante delle diverse politiche pubbliche, adottati dall'Italia per il rispetto del Patto di stabilità e crescita europeo e per il conseguimento degli obiettivi di sviluppo, occupazione, riduzione del rapporto debito-PIL e per gli altri obiettivi programmatici prefigurati dal Governo per l'anno in corso e per il triennio successivo. Sostanzialmente, è il binario lungo il quale si indirizzeranno le politiche di bilancio ed economiche; un binario, che sarà percorso dalle successive manovre.
Quanto al quadro macroeconomico, il DEF 2017, nella prima sezione, relativa al Programma di stabilità, evidenzia come, nel 2016, l'economia mondiale abbia registrato un incremento di circa il 3 per cento rispetto al 2015, stabilizzandosi su un sentiero di graduale ripresa, in linea con il 2015. La tendenza al miglioramento della congiuntura pare condivisa dalla maggior parte delle aree dell'economia mondiale. Il 2017, infatti, è iniziato in modo favorevole per la gran parte dei Paesi avanzati e la ripresa economica si è consolidata e dovrebbe accelerare in corso d'anno anche nei mercati emergenti, sebbene con performances eterogenee nei vari Paesi. Il DEF espone, quindi, l'analisi del quadro macroeconomico italiano relativo al 2016 e le previsioni per l'anno in corso e per il periodo 2018-2020, che riflettono i segnali di graduale ripresa dell'economia, nonostante gli elementi di incertezza che ancora caratterizzano le prospettive di crescita globale.
Con riferimento al 2016 - questo DEF è anche un DEF che fa il bilancio rispetto alle politiche di bilancio ed economiche degli anni precedenti del Governo - il DEF evidenzia come l'economia italiana sia entrata nel terzo anno di ripresa, registrando un tasso di crescita dello 0,9 per cento in termini reali, nonostante i numerosi fattori di freno e di incertezza a livello globale ed europeo. La crescita del prodotto è risultata lievemente superiore a quanto previsto a settembre scorso, nella nota di aggiornamento del DEF 2016, e nel documento programmatico di bilancio, presentato a ottobre 2016, grazie al recupero, dopo lo stallo registrato nel secondo trimestre, nella seconda metà del 2016, dovuto al balzo della produzione industriale e, dal lato della domanda, a un'accelerazione di investimenti ed esportazioni.
Per quanto riguarda i flussi con l'estero, le esportazione di beni e servizi sono aumentate; la domanda interna, nel 2016, la spesa delle famiglie residenti, è cresciuta dell'1,3 per cento, segnando, per il terzo anno consecutivo, un valore positivo. Sul punto, il DEF evidenzia come nel 2016 l'espansione dei consumi privati sia stata sostenuta dalle migliori condizioni del mercato del lavoro, dal recupero del reddito disponibile delle famiglie in termini reali, aumentato dell'1,6 per cento nel 2016, ed al miglioramento delle condizioni di accesso al credito, grazie ai bassi tassi di interesse.
Per quanto concerne gli investimenti fissi lordi, nel 2016, si è verificata una crescita superiore alle attese, pari al 2,9 per cento, in accelerazione rispetto al 2015, anno in cui, dopo sette anni consecutivi di valori negativi, si era finalmente registrata l'inversione di tendenza.
I dati sul mercato del lavoro per il biennio 2015-2016 sono confortanti, per gli effetti positivi che, secondo il DEF, le misure introdotte - dal Jobs Act alla decontribuzione - hanno avuto sull'occupazione. Il documento rileva che la crescita degli occupati ha accelerato, in termini di unità di lavoro standard, ed il miglioramento dell'occupazione è stato accompagnato da un'accelerazione della partecipazione al mercato del lavoro.
Per quel che concerne le previsioni, il DEF presenta due scenari di previsioni macroeconomiche: uno tendenziale e l'altro programmatico, che, fermo restando le assunzioni relative al quadro internazionale, coerenti con le più recenti previsioni delle principali istituzioni internazionali, differiscono per le assunzioni relative alle riforme economiche. In particolare, le previsioni del quadro tendenziale incorporano gli effetti, sull'economia, delle azioni di politica economica delle riforme già approvate e della politica fiscale, messe in atto precedentemente alla presentazione del documento. Il quadro programmatico, invece, include l'impatto sull'economia delle politiche economiche prospettate all'interno del Programma di stabilità e del Programma nazionale di riforma, che saranno concretamente definite nella nota di aggiornamento di settembre 2017 e adottate nella prossima legge di bilancio. Come si darà più diffusamente conto nel prosieguo, le due previsioni coincidono per l'anno in corso, mentre si differenziano gradualmente negli anni successivi.
Per quanto riguarda il 2017, le previsioni tendenziali per gli anni 2017-2020, contenute nel documento, che, sulla base delle regole europee, sono state validate dall'Ufficio parlamentare di bilancio, confermano la fase di moderata ripresa dell'economia italiana. Il documento mette in evidenza come il contributo alla ripresa dell'economia italiana venga soprattutto dalla domanda interna, sostenuta principalmente dal maggior dinamismo degli investimenti, in conseguenza delle migliorate condizioni finanziarie, e del cambiamento di clima delineato dagli indicatori di fiducia, mentre i consumi subirebbero un lieve rallentamento, risentendo della decelerazione del reddito disponibile, legata all'aumento dei prezzi.
In particolare, il DEF fissa le stime tendenziali di crescita del PIL per il 2017 all'1,1 per cento, con un lieve rialzo dello 0,1 per cento rispetto alla crescita prevista in termini programmatici, lo scorso mese di settembre nella nota di aggiornamento, sebbene il quadro odierno benefici dell'espansione dei mercati di esportazione dell'Italia e del deprezzamento del cambio. Si è, tuttavia, scelto di adoperare valutazioni caute, conformemente ai principi di prudenza che hanno caratterizzato l'elevata affidabilità di stime e proiezioni degli ultimi anni, al fine di assicurare l'affidabilità della finanza pubblica.
Per il 2018 si preveda una lieve riduzione del tasso di crescita rispetto al 2017, intorno all'1 per cento. Nell'ultimo biennio di previsione il tasso di crescita del PIL si stabilizzerebbe, poi, intorno all'1,1 per cento.
Nel quadro macroeconomico programmatico per gli anni 2017-2020, quello cioè che si determinerebbe a seguito dell'attuazione degli obiettivi programmatici prefissati dal Governo, anch'esso validato dall'Ufficio parlamentare di bilancio, gli effetti delle politiche fiscali e di controllo della spesa, di imminente attuazione, che ridurranno l'indebitamento netto delle amministrazioni pubbliche dello 0,2 per cento del PIL nel 2017, determinerebbero una crescita del PIL dell'1,1 per cento nel 2017, in linea con lo scenario tendenziale. La previsione macroeconomica programmatica per i tre anni seguenti riflette l'intendimento del Governo di seguire un sentiero di politica di bilancio in linea con le regole europee, conseguendo nel 2019 il pareggio di bilancio.
Nel documento di economia e finanza, per la prima volta, entrano gli indicatori del benessere equo e sostenibile. Questa è una novità di grande rilevanza, introdotta dalla riforma della legge di contabilità, la legge n. 196 del 2009.
In attesa della selezione finale degli indicatori da parte del Comitato preposto, il Governo ha scelto di anticipare, in via sperimentale, l'inserimento di un primo gruppo di indicatori nel processo di bilancio e quindi, nel DEF 2017, si è condotto un primo esercizio sperimentale su un sottoinsieme di quattro indicatori di benessere equo e sostenibile, selezionati dal comitato, costituiti dal reddito medio disponibile aggiustato pro capite, da un indice di disuguaglianza del reddito, dal tasso di mancata partecipazione al lavoro e dall'indicatore delle emissioni di CO2 e di altri gas climalteranti. Per ciascuno dei quattro indicatori, oltre ai dati di consuntivo dell'ultimo triennio, viene fornito uno scenario tendenziale a politiche vigenti e uno programmatico, che ingloba le politica introdotte nel DEF. In generale, gli indicatori mostrano un miglioramento nell'orizzonte previsto, mantenendo il trend dell'ultimo triennio.
Vengo poi al quadro di finanza pubblica. I dati riferiti all'esercizio 2016, resi noti dall'Istat, attestano un indebitamento netto delle pubbliche amministrazioni, per il 2016, corrispondente al 2,4 per cento del PIL. Il dato indica un miglioramento rispetto all'anno 2015 e, secondo i dati della Commissione europea, il livello dell'avanzo primario dell'Italia nel 2016 ha segnato un risultato tra i migliori, rafforzando la posizione rispetto ad altri partner europei con un elevato debito pubblico che hanno registrato, invece, saldi primari in disavanzo. Il conto economico esposto dal DEF evidenzia, per il 2017, un indebitamento netto pari al 2,3 per cento del PIL rispetto al 2016 e, quindi, nel 2017 si determina una riduzione del saldo dello 0,1 per cento in termini di PIL. Concorre al miglioramento del rapporto anche la crescita del PIL nominale, stimata per il 2017 al 2,2 per cento rispetto al 2016. Per gli anni successivi si stima un'ulteriore riduzione dell'indebitamento netto sia in valore assoluto che in rapporto al PIL.
In base al DEF l'indicato percorso di miglioramento del saldo è determinato dalla riduzione della spesa per interessi e dal saldo primario positivo in tutti gli esercizi, che aumenta la propria incidenza rispetto al PIL. Quanto alle entrate, per esse il DEF stima, per il periodo di previsione, un andamento crescente in valore assoluto, ma si riducono in percentuale di incidenza sul PIL. Il documento afferma che tale andamento risente della dinamica del PIL nominale, dell'effetto combinato della sterilizzazione delle clausole di salvaguardia con riguardo all'esercizio 2017, delle misure relative agli sgravi contributivi e delle altre misure previste dalla legge di bilancio per il 2017 in materia di entrate fiscali. le prospettive di miglioramento della congiuntura economica producono effetti positivi anche sulle entrate previste per gli anni successivi. Le previsioni concernenti la pressione fiscale evidenziano una riduzione dal 42,9 per cento, del 2016, al 42,4 per cento, del 2020, con un livello minimo del 42,3 per cento nel 2017.
Quanto alle spese, il DEF prevede nel periodo di previsione un andamento crescente in valore assoluto ma una riduzione in percentuale al prodotto interno lordo, così come per la spesa corrente primaria. Per quanto riguarda la spesa in conto capitale, le previsioni tendenziali mostrano un andamento complessivamente decrescente nel periodo 2017-2020. Tale andamento delle spese in conto capitale va considerato anche nel quadro della complessiva riduzione tendenziale della spesa primaria nel periodo 2016-2020. Peraltro, sul tema della spesa in conto capitale e, più in particolare, degli investimenti pubblici, questo è un DEF che pone fortemente l'accento sulla necessità di rafforzare e di rilanciare gli investimenti sia privati ma anche pubblici e a questo riguardo il Ministro dell'economia e delle finanze, nel corso della sua audizione presso le Commissioni riunite di Camera e Senato, ha sottolineato questo fatto, cioè la priorità di proseguire nell'azione di rilancio degli investimenti pubblici sui quali hanno influito negativamente le manovre di finanza pubblica adottate tra il 2008 e il 2013 e i cui effetti si riverberano negli anni successivi, dato il ciclo dilatato della realizzazione delle opere. Il Ministro ha inoltre evidenziato come il rilancio degli investimenti dipenda non solo della disponibilità di risorse finanziarie, che in questi anni è stata effettivamente aumentata, ma anche, in buona parte, da un miglioramento del percorso di programmazione delle opere, di elaborazione e valutazione dei progetti e poi anche della loro concreta realizzazione.
Considerando l'evoluzione nell'ultimo triennio, la spesa complessiva per investimenti e contributi agli investimenti si è ridotta negli enti locali mentre è aumentata nelle amministrazioni centrali. Tale andamento è il risultato anche di specifici fattori contingenti; in particolare, sul calo della spesa delle amministrazioni locali nel 2016 hanno influito sia la chiusura del ciclo della programmazione comunitaria 2007-2013 sia la complessità ed una prima fase di incertezza del passaggio alle nuove regole di contabilità introdotte nel 2016.
In questo quadro il Governo ha avviato, pertanto, la fase operativa di finanziamento dei primi progetti destinatari del Fondo da 47,5 miliardi istituito con l'ultima legge di bilancio.
Mi soffermo, comunque, su questo tema degli investimenti pubblici, in particolare con riguardo anche a quelli che sono gli investimenti pubblici degli enti territoriali. Va sottolineato come l'abbandono del Patto di stabilità interno, sostituito dal saldo finale di competenza quale nuovo vincolo di finanza pubblica, offre agli enti locali una maggiore capacità di spesa per investimenti, grazie al venir meno di qualsiasi obbligo di conseguire avanzi annuali di tipo finanziario. Restano tuttavia necessarie diverse e ulteriori modifiche alla disciplina del nuovo vincolo di finanza pubblica, quali la previsione di ulteriori elementi di flessibilità pur nella coerenza dell'impianto complessivo della normativa vigente. Deve essere soprattutto meglio valutata la difficoltà di assorbimento degli avanzi accumulati con il vecchio patto, in particolare per enti di dimensione piccola e medio-piccola che dispongono di avanzi consistenti. Per questi enti si manifesta un esigenza di ampliamento dei margini di utilizzo degli avanzi per finanziare investimenti, già avviata nelle ultime leggi di bilancio ma che va ulteriormente rafforzata nella prossima.
Sempre nella prospettiva di incrementare gli investimenti degli enti territoriali, appare altresì necessario accelerare la definizione delle procedure necessarie a rendere spendibili le risorse del Fondo sviluppo e coesione individuate e messe a disposizione nei patti per lo sviluppo già siglati sia per il livello regionale che locale, oltre che adottare tutti gli atti necessari per il pieno utilizzo delle risorse per gli investimenti finanziati con questa importante leva di sviluppo e coesione territoriale. Più in generale, appare necessario rafforzare gli investimenti pubblici, con priorità per quelli riguardanti la cura del territorio e il contrasto del dissesto idrogeologico e per quelli nelle aree del Mezzogiorno. In questo quadro occorre anche favorire forme di reale autonomia e responsabilità finanziaria degli enti locali, creando le condizioni per il superamento del sistema di finanza derivata, definendo un assetto organico e complessivo della finanza locale nonché garantendo l'effettivo esercizio delle funzioni fondamentali da parte delle province e delle città metropolitane, anche mediante l'attribuzione a carattere strutturale di adeguate risorse finanziarie.
Il Documento di economia e finanza 2017 aggiorna il quadro programmatico di finanza pubblica per il quadriennio 2017-2020 e rafforza il percorso di riduzione dell'indebitamento netto fino a prevedere il conseguimento di un saldo nullo nel 2020 e il pareggio di bilancio strutturale nel 2019 e nel 2020. Si tratta, dunque, di un aggiornamento dell'obiettivo programmatico e del percorso di avvicinamento ad esso che, contrariamente a quanto avvenuto in passato, nell'ipotesi di scostamenti in senso peggiorativo, accordabili solo in caso di eventi eccezionali, non richiede oggi una procedura rafforzata di approvazione presso ciascuna Camera a maggioranza assoluta dei rispettivi componenti. Le previsioni per il 2017 incorporano gli effetti delle misure correttive pari a 0,2 punti percentuali di PIL, che il Governo si è impegnato ad approvare lo scorso febbraio, così da portare nel 2017 il livello dell'indebitamento netto al 2,1 per cento rispetto al meno 2,3 per cento del documento programmatico di bilancio 2017. Si tratta di misure che, ancorché non indicate puntualmente nel DEF, vengono dichiarate dal Governo come aventi natura strutturale, tali da avere una portata correttiva di quasi 0,3 punti percentuali di PIL su tutti gli anni successivi. Nel DEF il pacchetto viene descritto come comprendente misure volte a ridurre l'evasione dell'IVA e di altri tributi con interventi quali l'allargamento delle transazioni a cui si applica il cosiddetto “split payment”. Altre misure riguardanti le entrate comprendono una rimodulazione delle accise sul tabacco e delle aliquote dell'ACE nonché un aumento dell'imposizione sui giochi. Le misure di controllo della spesa si concentreranno sugli stanziamenti di alcuni fondi già previsti per legge. Il pacchetto è accompagnato da maggiori investimenti nelle zone colpite dai recenti sismi, pari a circa un miliardo di euro l'anno per il periodo 2017-2020. Sono invece confermati gli obiettivi per il 2018 e il 2019 di indebitamento netto previsti lo scorso autunno.
Nell'orizzonte di previsione 2017-2020 si evidenzia, infine, il raggiungimento del pareggio di bilancio nell'ultimo anno del periodo considerato. Al riguardo si rammenta che lo scenario tendenziale incorpora l'aumento delle aliquote IVA previste dalle clausole di salvaguardia sul 2018-2019, che hanno un impatto sui saldi di circa 1,1 punti percentuali di PIL nel 2018 e di ulteriori 0,2 punti percentuali nel 2019.
Il Governo a questo riguardo ha espressamente manifestato l'intenzione di disattivare le clausole di salvaguardia. Si indica, altresì, che le clausole saranno sostituite da misure riguardanti sia la spesa che le entrate, comprensive, queste ultime, di ulteriori interventi di contrasto all'evasione. Sul versante della spesa verrà attuata una nuova revisione, dalla quale è previsto che lo Stato risparmi almeno un miliardo di euro, da individuare secondo quanto previsto dalla riforma della struttura del bilancio tramite decreto della Presidenza del Consiglio dei ministri. Sul fronte delle entrate saranno, invece, adottate ulteriori misure di contrasto all'evasione fiscale.
L'obiettivo complessivo è di continuare la linea delle politiche economiche adottate sin dal 2014, volte a liberare le risorse del Paese dal peso eccessivo dell'imposizione fiscale e a rilanciare investimenti e occupazione nel rispetto delle esigenze di consolidamento di bilancio. Si tratta, peraltro, di un obiettivo ambizioso, la cui realizzazione richiede, oltre la disattivazione delle clausole di salvaguardia, anche la ricerca di ulteriori spazi finanziari per misure espansive e di riduzione della pressione fiscale, nonché per il rinnovo contrattuale nel pubblico impiego, compatibili con gli obiettivi di bilancio.
In questo quadro, il Governo lascia, peraltro, aperta la possibilità di un orientamento di bilancio meno restrittivo nel biennio 2018-2019, ove le istituzioni dell'Unione europea - è aperto un confronto al riguardo - decidessero per un'interpretazione più flessibile del Patto di stabilità e crescita. Quanto, infine, al debito, il DEF ricorda che, in virtù delle revisioni statistiche operate dall'Istat sul PIL del biennio 2014-2015, è emerso un miglioramento del rapporto debito/PIL dello 0,1 per cento nel 2014 e dello 0,2 per cento nel 2015 rispetto a quello che era il consuntivo della Nota di aggiornamento del DEF. Per il 2016 il rapporto in questione dovrebbe raggiungere il 132,6 per cento, confermando la sua sostanziale stabilizzazione su valori inferiori al 133 per cento, mentre nel periodo 2008-2014 la crescita media aveva sfiorato i cinque punti percentuali annui, nonché migliorando, sia pure marginalmente, le previsioni della Nota di aggiornamento del DEF 2016 e del Documento programmatico di bilancio 2017.
Il dato più rilevante in relazione al peggioramento del rapporto di 0,5 punti percentuali di PIL rispetto al 2015 va rinvenuto nella scelta del Tesoro di entrare nel 2017 con giacenze liquide soddisfacenti per fronteggiare il rilevante volume di titoli in scadenza. Nel 2017 la previsione del rapporto debito/PIL è del 132,5 per cento, in linea con le precedenti previsioni. La riduzione del rapporto dovrebbe accentuarsi nel 2018, con un valore pari al 131 per cento, ascrivibile sia al miglioramento del fabbisogno sia alla crescita del PIL nominale. A questo si aggiungeranno le entrate da privatizzazioni e un'ulteriore riduzione delle disponibilità liquide del Tesoro. Nel 2019 il rapporto è previsto calare al 128,2 per cento, in virtù di una riduzione del fabbisogno per circa un punto percentuale di PIL, un costante livello di entrate da privatizzazioni e una crescita del PIL nominale pari al 3 per cento. Nel 2020 il rapporto scende ulteriormente al 125,7 per cento ed è previsto stabile, e la crescita del PIL nominale è pari al 2,8 per cento, mentre gli introiti da privatizzazioni restano confermati allo 0,3 per cento del PIL.
Il Programma nazionale di riforma: la struttura del Piano nazionale riforme 2017 si articola su due scenari di intervento, rispettivamente di breve e di medio periodo. Nel breve periodo, vale a dire fino a prima della Nota di aggiornamento, si espongono quelle misure che necessitano di una rapida approvazione, mentre nel medio periodo, inteso come il periodo annuale che arriva fino al prossimo Documento di economia e finanza, si indicano gli interventi da attuare in sei ambiti strategici di medio termine, che puntano ad affrontare gli squilibri macroeconomici del Paese e sono sostanzialmente riconducibili alle raccomandazioni del Consiglio dello scorso luglio.
Quanto alle azioni di breve periodo, il piano fa riferimento alla continuazione del percorso di liberalizzazioni mediante l'approvazione in tempi rapidi del disegno di legge per la concorrenza all'esame delle Camere. Proseguirà, inoltre, il processo di privatizzazione di società controllate dallo Stato e del patrimonio pubblico immobiliare, cui è affidato, nell'ambito degli obiettivi di finanza pubblica, il conseguimento di entrate per lo 0,3 per cento del PIL. Un altro importante filone di intervento immediato viene individuato nell'approvazione della riforma del processo penale e della disciplina della prescrizione, cui si accompagneranno una serie di interventi organizzativi tesi ad accrescere l'efficienza del sistema giudiziario e, per questa via, della competitività del Paese.
Sul versante fiscale e della competitività, oltre a proseguirsi il percorso di spostamento del carico fiscale per favorire la crescita, si darà ampio spazio alle misure per la produttività, ad esempio rafforzando l'efficacia degli accordi di secondo livello ed incentivando la riforma della contrattazione collettiva in chiave di recupero competitivo. Nella strategia di breve periodo, infine, viene data evidenza all'attuazione delle azioni di contrasto alla povertà delineate nella legge delega n. 33 del 2017: reddito di inclusione, riordino delle prestazioni assistenziali, rafforzamento del coordinamento degli interventi in materia di servizi sociali. Quanto, invece, alla strategia di medio termine, il Piano nazionale riforme delinea sei principali ambiti di intervento, che sono gli aggiustamenti di bilancio e di fiscalità, la pubblica amministrazione, il contrasto alla corruzione e giustizia civile, efficientamento della giustizia civile, crediti deteriorati e settore bancario, mercato del lavoro e spesa sociale e concorrenza. Chiedo quanto tempo mi resta…cinque minuti.
Ecco, allora, nel rinviare nel dettaglio, direi, al contenuto poi delle azioni concrete di riforma in questi ambiti relativi al medio periodo, che sono comunque riportati nella relazione, andrei alla conclusione. Vorrei, in conclusione, ricordare quanto ha sottolineato la Corte dei conti nel corso dell'audizione dinanzi alle Commissioni bilancio di Camera e Senato. Il passo della ripresa economica, anche se ancora lento, è già in parte consolidato dagli interventi avviati nella direzione di un più alto saggio di accumulazione e di un maggiore stimolo alla produttività, frutto del percorso di politiche di bilancio e politiche economiche di questi anni. Inoltre, i dati di consuntivo degli ultimi anni e le proiezioni a legislazione vigente del DEF 2017 confermano la buona tenuta dell'azione, ormai di lunga data, di controllo della spesa pubblica, ferma restando la necessità di un continuo monitoraggio.
In conclusione, come già avvenuto negli ultimi anni, il DEF affronta la questione di fondo per il nostro Paese, che, come ha ben evidenziato la stessa Corte dei conti, consiste nel conciliare l'esigenza vitale di un recupero di tassi di crescita economica più elevati con il mantenimento di condizioni di sicurezza della finanza pubblica, necessarie per assicurare il rifinanziamento del debito sul mercato e per non gravare le future generazioni con oneri non più sostenibili (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico).