Discussione generale
Data: 
Lunedì, 28 Ottobre, 2019
Nome: 
Stefano Lepri

Presidente, questa manovra di bilancio inaugura una nuova stagione, è la stagione di una rinnovata attenzione al lavoro dipendente. Già i miei colleghi hanno ricordato gli elementi più significativi della manovra che stiamo per discutere qui in Parlamento, in particolare i 3 miliardi che sono stanziati per il 2020, i 4,8 miliardi per il 2021 e i 4,7 miliardi per il 2022, che danno il segno di una - ripeto - rinnovata e forte attenzione nei confronti del lavoro dipendente. Se a questo aggiungiamo il rinnovo del contratto del pubblico impiego, che vedrà completare il suo finanziamento nel corso di quest'anno, e quindi consentirà di applicare il nuovo contratto a partire dal 2021 in modo completo, beh, ci rendiamo conto che in effetti vi è una nuova sensibilità opportuna a favore del lavoro dipendente, dei milioni di lavoratori italiani che oggi sono indubitabilmente la spina dorsale della nostra economia. Peraltro, sono stati confermati anche provvedimenti che negli scorsi anni hanno contribuito ad alleviare le difficoltà del lavoro dipendente e anche a integrare le retribuzioni, magari contribuendo a recuperare l'erosione del potere d'acquisto che l'inflazione pur modesta in questi anni ha determinato. Pensiamo alla conferma degli 80 euro, che anche con questa manovra vede appunto una riproposizione e una piena conferma. Vorrei dire, tuttavia, e peraltro, che non da oggi vi è questa attenzione da parte del Partito Democratico, delle forze di centrosinistra, nei confronti e a favore del lavoro dipendente. Mentre - vorrei dirlo senza alcuna polemica - il centrodestra, quando ha governato in questi ultimi vent'anni, ha sempre alla fine fatto più deficit senza particolare attenzione al lavoro dipendente nei fatti, vi sono molti fatti che il centrosinistra, in quest'ultimo ventennio, nella Seconda e l'inizio della Terza Repubblica, così definita, in qualche modo può vantare. Voglio segnalare e in particolare ricordare quello che fu nel 2007 il primo grande taglio del cuneo fiscale: ben cinque punti, in un'unica manovra, che appunto segnarono un punto di svolta dopo tanti anni di appesantimento e di oneri che venivano attribuiti via via al lavoro dipendente e anche agli imprenditori che tanti lavoratori dipendenti impiegavano.

Da quell'epoca vi fu un segnale in discontinuità, in controtendenza, confermato, come ho detto, prima dagli 80 euro dei Governi di centrosinistra 2014-2018, confermato dalla deducibilità dall'imponibile IRAP del costo del lavoro dipendente, confermato da sgravi importanti, pur durati solo alcuni anni inevitabilmente, anche perché particolarmente onerosi, che hanno contribuito a favorire l'assunzione di nuovi giovani a tempo indeterminato a seguito dell'approvazione del cosiddetto Jobs Act.

Nel 2007 vi fu, appunto come vi dicevo, questo taglio importante di cinque punti del cuneo fiscale, di cui tre a favore delle imprese e due a favore dei lavoratori. Oggi si registra un'importante convergenza tra datori di lavoro, rappresentanti dei lavoratori, sindacati e Governo affinché il taglio del cuneo fiscale avvenga, in particolare o esclusivamente, a favore dei lavoratori che più di ogni altro hanno patito, appunto, l'erosione del potere d'acquisto in questi anni.

Devo dire che questa volontà in qualche modo deve comunque - e questo è particolarmente importante e sta a cuore al Partito Democratico - essere vista all'interno anche della nostra maggioranza, che ha siglato un patto di Governo che su questo punto è molto convergente, e occorre che questa attenzione al lavoro dipendente sia complementare e integrata rispetto alla volontà di realizzare una grande riforma del sostegno ai carichi familiari, in particolare, attraverso l'introduzione dell'assegno unico e della dote unica per servizi.

Questa misura evidentemente dovrà essere collocata, pur non rivolgendosi esclusivamente al lavoro dipendente, dentro a una più complessiva rivisitazione e a un ripensamento delle forme attraverso cui alleggerire il costo del lavoro dipendente, perché è evidente che non è identica la condizione dei lavoratori dipendenti con un figlio a carico o con più figli a carico. Dunque, nella rimodulazione, che troverà spazio in modo particolare nella riforma complessiva, annunciata dal Governo con il collegato fiscale, relativa al sistema dell'imposizione sulle persone fisiche, questa questione è evidentemente centrale dentro a un equilibrio più complessivo. È chiaro, inoltre, che questa attenzione, a sua volta, dev'essere tenuta presente anche all'interno di una speciale e comunque importante attenzione nei confronti dei datori di lavoro e del lavoro autonomo.

Quindi, vogliamo dire, con molta determinazione, che questa manovra è capace e sarà capace, perché sarà sicuramente approvata, di confermare - anzi potenziare - quelle misure che già nel 2018 erano state approvate e che nel 2017, in particolare con l'ultimo Governo di centrosinistra, erano riconducibili alla proposta e al pacchetto Industria 4.0.

Tutte queste misure sono oggi confermate così che possiamo sicuramente dire che vi è anche un'attenzione particolare nei confronti degli imprenditori e dei datori di lavoro nello specifico impegnati in campo industriale.

Così come non vogliamo certamente lasciare indietro e trascurare il lavoro autonomo che vede in questa legge di bilancio confermare l'aliquota del 15 per cento per il lavoro autonomo e le libere professioni fino a 65 mila euro di entrate e anche la conferma del regime forfettario così importante per semplificare il loro lavoro.

È importante dentro a ciò che ho prima detto, cioè una discussione che si avvierà molto presto sulla più generale ridefinizione delle imposte e delle tasse nel nostro Paese, tener conto del fatto che le aliquote sul lavoro dipendente talvolta - anzi frequentemente nella misura in cui siamo di fronte a lavoratori dipendenti con buoni redditi o alti redditi - superano le aliquote in questo caso applicate, cioè le imposte che vengono applicate, invece, sui redditi di capitale oppure le imposte che si applicano sui profitti d'impresa e le aliquote anche sul lavoro autonomo prima citato. Quindi, bisogna dire onestamente che, nonostante gli interventi che stiamo per mettere in campo e quelli che ho già ricordato, il lavoro dipendente è indubitabilmente il granaio del fisco e certamente i lavoratori dipendenti ben lo sanno quando purtroppo leggono la loro busta paga e si rendono conto di quanto pesante sia, appunto, il cuneo fiscale.

C'è un'altra questione che durante questa discussione sulla legge di bilancio abbiamo considerato e, cioè, il rischio che gli incentivi sul lavoro autonomo possano portare gli imprenditori a spostare le loro scelte a favore del lavoro autonomo rispetto al lavoro dipendente. Quindi, occorre davvero, soprattutto in riferimento al regime dei cumuli tra redditi di lavoro autonomo e dipendente e tra redditi da lavoro e da pensione e lavoro dipendente e autonomo, evitare, appunto, che vi sia un favor per preferire il lavoro autonomo quando, invece, più opportunamente e correttamente dovrebbe essere utilizzato il lavoro dipendente.

Da questo punto di vista, non posso entrare nel merito ma certamente questa manovra vuole evitare il rischio di questi comportamenti opportunistici e, quindi, interverremo - e lo chiariremo nel corso della discussione sul disegno di legge di bilancio - proprio per evitare questo rischio.

Ci sono ancora alcuni argomenti che voglio portare all'attenzione e, in particolare, partendo dall'osservazione, già fatta e ricordata dai colleghi dovunque e in ogni occasione, relativa al differenziale tra quanto i lavoratori dipendenti ottengono come netto in busta paga e quanto costa effettivamente quel lavoro ai datori di lavoro.

Ebbene, noi sappiamo che oggi in Italia c'è un cuneo fiscale del 47,9 per cento, praticamente quasi del 50 per cento, e quindi dobbiamo ancora, nonostante ciò che ho detto, lavorare non poco. Siamo, in verità, poco sopra la media europea. Infatti, se ci confrontiamo, per esempio, con la Germania, che è la prima locomotiva d'Europa, abbiamo un cuneo fiscale inferiore e, quindi, questo in qualche modo ci porta a dire che sicuramente può essere un elemento di freno per la nostra competitività il cuneo fiscale eccessivo ma non è evidentemente l'unico elemento che può favorire o non favorire un'economia.

Di sicuro noi dobbiamo anche, però altrettanto convintamente, affermare l'importanza delle imposte e soprattutto dei contributi previdenziali, dei contributi assicurativi contro gli infortuni sul lavoro, di quelli a tutela della maternità e di quell'insieme di misure così importanti che sono riconducibili al sistema della protezione sociale e del welfare italiano.

Quindi, nonostante ci sia ancora molto da fare - e adesso mi soffermerò, negli ultimi minuti, su ciò che c'è da fare e su ciò che abbiamo messo in campo in questa manovra - è evidente che non piace a noi quel ricorrente tentativo o tentazione, spesso plebiscitaria e spesso sicuramente determinata e ispirata dal calcolo politico anche in questi giorni, che punta a dire che vi dev'essere una quota massima non superabile - naturalmente viene proposta in misura molto bassa - di imposte sui redditi o, comunque, di costo complessivo del cuneo fiscale rispetto al costo pieno del lavoro, perché questo inevitabilmente, al di là dei recuperi di efficienza che si possono e si devono fare, significa fare dei tagli su quel sistema di protezione di cui, invece, noi del Partito Democratico siamo convintamente orgogliosi e che vogliamo difendere a ogni costo.

E tuttavia - ripeto - affermato il principio secondo cui i fondamenti importanti del welfare devono ancora essere completati - e pensiamo, per esempio, alle misure che sono state annunciate per garantire anche i congedi di paternità e non solo quelli di maternità e, in generale, maggiori congedi di maternità e di paternità, che sono uno dei tasselli che ancora mancano per completare un sistema di incentivi per la famiglia e per la natalità -, ebbene queste misure e tante altre sicuramente potranno essere aiutate attraverso tre o quattro grandi azioni che naturalmente non abbiamo inventato ma che ben sappiamo devono continuare a essere perseguite, perché è dal lavoro costante, certosino e di lima che si può e si deve fare su questi assi di intervento che potremo recuperare quelle risorse che servono anche per il taglio del cuneo fiscale. Mi riferisco al recupero di efficienza nella pubblica amministrazione. Ci sono molte idee, e non da oggi, e anche l'azione dello scorso Governo di centrosinistra ha contribuito non poco.

Pensiamo solo all'introduzione della fatturazione elettronica, ma anche agli acquisti collettivi per efficientare la macchina della pubblica amministrazione e dello Stato in particolare; pensiamo alla spending review, che naturalmente non finisce mai di essere esercitata e ha bisogno di un lavoro costante, certosino e di fino per intervenire sulle inefficienze. C'è, più in generale, un'esigenza, già annunciata e ricordata nel mio intervento, di ripensare tutto il sistema delle imposte, ma soprattutto il sistema delle detrazioni e deduzioni, che oggi vede un meccanismo particolarmente poco equo o addirittura iniquo, perché noi sappiamo come detrazioni e deduzioni siano beneficiate in modo particolare da redditi medi, medio-alti e alti, cosicché la progressività che viene applicata con le aliquote progressive dell'Irpef finisce per essere mortificata e, addirittura, in alcuni casi completamente limitata, se non cancellata, proprio per il combinato disposto detrazioni-deduzioni e applicazione delle aliquote. Non a caso, in questa manovra abbiamo introdotto un criterio di selettività maggiore per detrazioni e deduzioni, che verrà applicato sopra i 120 mila euro fino ad arrivare alla completa abolizione solo per alcune detrazioni e deduzioni nella misura in cui il dichiarante raggiunge i 240 mila euro di imponibile. E poi c'è la grande - concludo - sfida del contrasto all'evasione fiscale e contributiva, quindi occorre dire con molta determinazione, senza nessun trucco, che non ci sono se non alcune imposte di scopo opportune e che non c'è alcun aumento delle imposte e delle tasse in questa manovra; c'è invece una forte volontà di contrastare l'evasione fiscale e di farlo con forme che tutto il Parlamento e anche il popolo italiano conosce, in particolare l'utilizzo dei pagamenti elettronici, che sono una modalità civile e avanzata di applicazione dei pagamenti che consente anche una tracciabilità e quindi l'emersione dell'eventuale sommerso. Negli ultimi trenta secondi voglio ricordare che la misura che ho citato, quella che riguarda il lavoro dipendente, con le nuove dotazioni che ho ricordato all'inizio, è particolarmente importante perché riesce a intervenire su due fasce di lavoro dipendente che con altre misure - mi riferisco agli 80 euro - erano state trascurate: gli incapienti da un lato, che, se lavoratori dipendenti, beneficeranno anch'essi del cuneo fiscale e quindi delle decine di euro al mese (si tratterà di capire quanti sono, posto che al momento non erano per loro previsti); dall'altro anche i lavoratori dipendenti sopra i 26.600 euro e fino a 35 mila, i quali potranno beneficiare di almeno una parte del cuneo fiscale di cui ho parlato. Quindi, siamo di fronte a una manovra che, in conclusione, guarda con attenzione e con rinnovata riconoscenza anche al lavoro dipendente in Italia e lo fa mettendo risorse importanti, con una nuova attenzione che ci impegniamo a mantenere per tutto il corso della legislatura.