Discussione generale
Data: 
Lunedì, 4 Dicembre, 2017
Nome: 
Davide Baruffi

 

Doc. XXII-bis, n. 13

Presidente, onorevoli colleghi, come accennava la collega, questa sarà ragionevolmente l'ultima relazione approvata dalla Commissione d'inchiesta ad arrivare in Aula, pur essendovene altre in corso o concluse di una certa rilevanza. Penso a quella sulla contraffazione internazionale, di cui è relatore il collega Senaldi, piuttosto che a quella sul farmaco, che stiamo concludendo, di cui si è occupato il collega Russo.

Però, sottolineo anch'io quest'aspetto, credo che sia un'opportunità importante questa di una discussione generale alla Camera e la possibilità di accogliere alla fine la risoluzione conclusiva, perché ci consente, non tanto e solo di affrontare un tema trasversale - altre sono appunto di carattere più settoriale come indagini condotte in corso -, ma perché mette in evidenza questo legame, che tiene insieme contraffazione e criminalità organizzata, io spero contribuendo a rendere - se non a tutta l'opinione pubblica, quantomeno al legislatore - un po' più chiara la fallace percezione che c'è sul tema della sicurezza e la minaccia, che invece la contraffazione rappresenta per la tenuta sociale e di sicurezza di questo nostro Paese.

Ricordiamo quelli che sono gli impatti negativi - ne accennava prima anche la relatrice - che la contraffazione ha sul nostro tessuto economico e sociale; certamente l'alterazione di una sana concorrenza di mercato regolato, dentro le regole; colpisce il fatturato delle aziende sane, la loro competitività e la loro capacità di investire risorse per investimenti e in innovazione, di generare lavoro buono, lavoro regolare, lavoro correlato a diritti. Al contrario, invece, la contraffazione porta sempre con sé il lavoro irregolare, porta sempre con sé lavoro nero, lavoro senza diritti, lavoro insicuro, lavoro insalubre, fino talvolta ad arrivare - lo abbiamo appreso anche dalle audizioni che abbiamo svolto - a vere e proprie forme di caporalato.

Ecco, laddove c'è caporalato, non di rado troviamo anche il fenomeno della contraffazione, di ricatto della manodopera più fragile, a partire naturalmente da quella straniera, che ricerca costantemente il rinnovo del permesso di soggiorno.

Vi è una minaccia all'ambiente. Vi sono anche in questo caso indagini, procedimenti e sentenze, che accertano come, laddove si discute di rifiuti, rifiuti gestiti e smaltiti in modo regolare, spesso si ha a che fare anche con scarti di produzione della contraffazione, per arrivare naturalmente anche agli elementi di spia più significativi. Lo abbiamo accertato, anche nel corso delle nostre audizione e dei nostri sopralluoghi con la Terra dei fuochi.

Vi è poi evasione fiscale, evasione contributiva e, non da ultimo, sempre rispetto al tema della percezione di sicurezza, si dimentica, però, di citare nelle cause degrado sociale e degrado urbano, perché laddove c'è illegalità diffusa, come quella che ho primo descritto, si genera anche poi un'insicurezza di prossimità.

Stiamo però al tema. Perché la contraffazione va crescendo e come si lega alla criminalità organizzata? È presto detto, la relazione lo evidenzia. La globalizzazione ha portato con sé in questi anni a un'integrazione sempre più forte dei mercati, sia dal punto di vista della produzione che da quello della commercializzazione, volumi crescenti di scambi, crescenti opportunità, naturalmente anche crescenti contraddizioni economiche e sociali, che qui non rileva esaminare, non fosse che tra questi c'è senz'altro quello degli spazi di opportunità che si sono aperti anche per l'attività illecita.

Era immaginabile d'altronde che, a fronte di queste grandi opportunità di ricchezza, la criminalità organizzata vecchia e nuova rimanesse inerme? Assolutamente no ed è per questa ragione e per questa strada che una piaga, da sempre presente anche nel nostro Paese naturalmente, quella della contraffazione, appunto, è uscita da una dimensione, per così dire, domestica, di prossimità, quasi artigianale, ed è diventata nel tempo un enorme business, che può essere organizzato su scala globale, mettendo in relazione domanda e offerta, organizzando su scala mondiale produzione e commercializzazione. Di questo stiamo parlando.

In questo processo, come dicevo, la criminalità organizzata ha trovato enormi possibilità. La possibilità di attività complementari a quelle più tradizionali, a cui la relatrice faceva anche riferimento, e ad alta redditività e, quindi, una modalità per finanziare i clan. La possibilità di sfruttare le reti internazionali e territoriali, già presenti per le altre attività criminali (penso al mercato naturalmente della droga, delle armi eccetera). La possibilità di riciclare i proventi di queste altre attività, facendosi anche imprenditore qualche volta. La criminalità organizzata si fa anche imprenditrice. Abbiamo analizzato, nella casistica che ci è stata sottoposta, come non esista un modello per organizzare questo tipo di attività. E le diverse mafie hanno trovato anche una loro specializzazione e un loro modo di operare e di organizzare questi illeciti. Però, tra questi, c'è anche l'autorganizzazione, dal punto di vista della produzione, con investimenti di un certo rilievo, che possono essere fatti riciclando, appunto, anche denaro e mettendo in gioco quindi un potenziale di fuoco anche sul nostro territorio di notevole intensità, oltreché reti transnazionali con altri tipi di mafia e altri tipi di criminalità organizzata.

Certo vi è anche la possibilità di rafforzare il controllo territoriale. Anche su questo si potrebbe aprire una parentesi molto lunga. Non ho qui il tempo per farlo, non c'è tempo, però le procure e le forze dell'ordine con la loro attività ci hanno segnalato come il controllo territoriale è causa e effetto anche del radicamento di questa nuova veste di attività criminale, come quella della contraffazione, perché le mafie non accettano concorrenti sul territorio, prima di tutto, nella gestione monopolistica della forza e dell'obbligazione politica, perché il lavoro è merce di scambio nell'obbligazione politica e, quindi, anche l'elemento con cui in un qualche modo costruisci il tuo consenso, perché talvolta, come dicevo, invece puoi organizzare attraverso altre attività illecite manodopera, in modo totalmente illegale e, quindi, il caporalato, lo sfruttamento dell'immigrazione, quella clandestina ma anche quella regolare naturalmente, o la possibilità di sostituire al vecchio pizzo nuove forme di scambio, attraverso i prodotti contraffatti eccetera.

La rete ha enfatizzato tutte queste opportunità.

Il commercio elettronico è stato senz'altro un volano straordinario di crescita dei volumi di scambi commerciali, quindi un grande fattore di ricchezza e di sviluppo anche per il nostro territorio, ma è al tempo stesso un elemento che enfatizza i dati di rischio e la possibilità di penetrazione. Molto spesso attraverso anche piccoli quantitativi, piccoli ordinativi che arrivano però su scala globale: quindi, una sorta di alta velocità, per usare questa metafora, che però ferma in tutte le piccole stazioni, riesce in qualche modo a servire qualsiasi tipo di domanda, qualsiasi tipo di passeggero. Quindi, è un'infrastruttura potentissima e da questo punto di vista assolutamente insidiosa. Abbiamo registrato - lo ricordava la relatrice - anche una certa vulnerabilità nell'accesso al mercato comune per tante ragioni, certo, perché la criminalità sfrutta reti e organizzazioni assolutamente consolidate, perché c'è una percezione differenziata tra Paesi anche sul rischio e la minaccia che la contraffazione rappresenta, perché c'è un dato reale di differente danno economico che viene prodotto ai diversi sistemi economici. Il nostro Paese che vive di prodotti dell'ingegno, vive anche di design, di brevetti, di specializzazione in questo senso e di qualità rappresenta naturalmente un bacino privilegiato per la penetrazione di tali prodotti e siamo il secondo Paese dopo gli Stati Uniti per violazione. Il dato che più salta all'occhio è come anche in questo caso, anche in questo ambito alla frammentazione istituzionale del diritto faccia da contraltare la forza globale della Rete: vale per il commercio in generale e vale anche per la frode in commercio. Mancano, cioè, strumenti adeguati e integrati di contrasto e di sanzione e varrebbe la pena anche su questo spendere una parola - non c'è il tempo di approfondire - ma quando discutiamo dell'Europa che serve, dell'Europa che vorremmo, ecco in questa Europa c'è la possibilità, la necessità e la capacità anche di affrontare questo tipo di sfide. In ciò naturalmente sosteniamo pienamente l'iniziativa del Governo, del Ministro Orlando e naturalmente del Governo nel suo insieme, per affermare uno spazio comune di diritto e strumenti di contrasto adeguati. Negli incontri che abbiamo svolto a Bruxelles con le diverse direzioni abbiamo trovato strutture assolutamente adeguate dal punto di vista della percezione del problema, spesso con poche competenze e poche prerogative e, quindi, anche con poco organico per potersi rapportare a questo tipo di fenomeno. Ci sono sollecitazioni e proposte che sono emerse - si trovano nelle conclusioni della Relazione - e ne abbiamo presentate alcune anche noi come Partito Democratico e, in particolare, una proposta di legge che prova in qualche modo a riorganizzare la risposta del nostro Paese, più che dal verso del diritto penale, dal verso dell'organizzazione dello Stato. Riteniamo che un problema vada sempre preso dalla testa e la necessità di avere forze dell'ordine da un lato più specializzate e dall'altro lato più integrate e banche dati davvero disponibili in modo orizzontale per tutte queste forze chiama in causa un'organizzazione diversa: ad esempio, la possibilità che la cabina di regia sia posta in capo alla Presidenza del Consiglio dei ministri piuttosto che al Ministero dello Sviluppo economico. Crediamo che in questo senso abbiamo prodotto tante analisi, tanto materiale, tante indagini ma, nella legislatura in corso, non si è fatto un passo deciso in questa direzione. Spero che il lavoro che approntiamo anche oggi possa essere in qualche modo raccolto da chi verrà dopo nelle Aule del Parlamento. Non credo, come dicevo, che tutto passi attraverso un inasprimento delle norme penali: il panpenalismo non aiuta generalmente ad affrontare i problemi. Con il Ministro della Giustizia abbiamo condiviso la necessità di lavorare sull'efficacia delle norme laddove, in particolare quelle amministrative, possano rivelarsi più tempestive di quelle penali. Nella Relazione, che abbiamo ricordato prima con la relatrice, abbiamo lavorato soprattutto sulla contraffazione nella Rete. Tuttavia nella Relazione ci sono alcune sollecitazioni puntuali su norme già approvate o norme che potrebbero essere approvate dal Parlamento e che potrebbero andare nella direzione giusta, ripeto, anche di muovere la percezione generale dei cittadini, oltre che degli operatori istituzionali. Il problema di percezione generale - ho cominciato da qui e vorrei finire su questo - è che contraffazione e mafie si tengono per mano come abbiamo provato a illustrare nella Relazione. Chi non ha a cuore il problema della contraffazione spero almeno abbia a cuore quello delle mafie e della criminalità organizzata: credo che questo possa parlare a una percezione generale un po' più diffusa.

Dire che si vogliono contrastare le mafie significa essere coerenti e conseguenti sul piano dell'iniziativa istituzionale, legislativa e amministrativa; significa riconoscere che, attraverso i proventi della contraffazione, si alimenta un sistema di malavita organizzata giacché l'esperienza ci ha insegnato che proprio sul fronte finanziario e sul fronte del patrimonio più efficacemente possono essere colpite le organizzazioni e anche l'interesse che esse hanno in determinati ambiti. Ritengo che lavorare su tale fronte sia lavorare sul fronte della sicurezza dei cittadini. So bene che la percezione è diversa - su questo ha chiuso anche l'onorevole Cenni – tuttavia riuscire a trasmettere tale messaggio significa orientare in modo corretto il problema e le possibili soluzioni anche nel rapporto con il consumatore. Il messaggio che noi dobbiamo inviare a tutti i consumatori, in particolare alle generazioni più giovani, è il seguente: ci sono beni comuni, che sono violati esattamente dalla contraffazione e che prima ho provato sinteticamente ma puntualmente a richiamare, che possono essere nella sensibilità comune e che, invece, spesso non vengono associati a tale fenomeno.

Abbiamo trovato anche elementi di spia per quanto riguarda il terrorismo internazionale: certo da questo punto di vista la produzione è più scarna rispetto a quella della malavita organizzata, tuttavia il compito del legislatore e il compito del Governo, di chi governa la cosa pubblica è sempre di saper leggere in anticipo i fenomeni che si aprono per poter dare un contrasto efficace. Non vorrei che ci trovassimo tra qualche anno, come facciamo oggi rispetto al tema contraffazione e mafie, a dirci che stava cambiando il mondo ma non ce ne siamo resi conto. Non abbiamo elementi per poter dire che quella sarà una nuova autostrada, però ci sono - ce lo hanno riportato le istituzioni internazionali e nazionali - elementi di spia che già sono emersi in procedimenti passati in giudicato che meritano di essere colti con attenzione. Anche questo è un ulteriore contributo non ad enfatizzare o a drammatizzare il problema, ma a riportarlo nella sua giusta percezione. Ritengo che se l'Aula di Montecitorio concluderà la sua attività nella legislatura in corso sul fronte del contrasto alla contraffazione approvando la Relazione sul tema, avrà dato un contributo importante di merito anche per rideterminare le priorità dal punto di vista del contrasto all'illegalità che nel nostro Paese sono presenti ma che trovano negli operatori e nel lavoro quotidiano delle procure e delle forze dell'ordine terminali attenti e intelligenti che ci hanno fornito informazioni utili per avere un Parlamento che non voglia essere inerte ma voglia governare i processi.