Grazie Presidente. Ambiente, industria, infrastrutture, istituzioni, salute, benessere economico e sociale: se fossimo un lettore appassionato di polizieschi e questo fosse un racconto, sarebbero loro i personaggi, i protagonisti da approfondire nei loro diversi aspetti. La nostra indagine parla del quadrilatero del nord dell'industria chimica, una zona caratterizzata dall'eredità ambientale negativa della fase più spinta dell'industrializzazione del nostro Paese. Ed in fin dei conti la metodologia di lavoro della Bicamerale, di cui anch'io faccio parte, è proprio quella di un'inchiesta, di un'indagine. Le analogie finiscono qui, però. Sì, perché lo scopo di un romanzo poliziesco è semplicemente trovare il colpevole ed assicurarlo alla giustizia, mentre per un organo parlamentare composto da legislatori si tratta di molto altro e molto di più. Ed il nostro scopo è duplice. Da una parte si vuole portare a conoscenza i cittadini di quanto accade in un settore di fondamentale rilevanza economica, sociale ed ambientale come questo e cercare anche di orientare le scelte del Parlamento e del Governo alla luce dei dati raccolti, approfondendo i casi, per orientarle appunto verso forme legislative che realizzino un intervento ragionevolmente praticabile tra la tutela di due beni ugualmente tutelati appunto dalla nostra Costituzione, ossia l'ambiente e l'attività economica, prevenendo possibilmente fenomeni illeciti in campo ambientale, ma anche nell'attività delle pubbliche amministrazioni. L'altro scopo, quello forse più ambizioso, è di riaprire un dibattito su una delle chiavi di volta dell'economia italiana, la chimica, così come fatto in tempi recenti per la siderurgia.
Per quanto riguarda il primo tema, è doveroso dire che la questione delle bonifiche in siti storicamente destinati a produzioni chimiche e petrolchimiche si lega a doppio filo a quella delle strategie industriali complessive di quei settori. E cosa ci dicono i quattro casi approfonditi ? Quello di Porto Marghera, ampiamente trattato nel precedente provvedimento, parla di una debole azione amministrativa che con le sue ricadute negative finisce per compromettere il rapporto positivo tra bonifica e riuso produttivo del SIN. Mantova, un caso ben più composito, mostra i limiti di una gestione caratterizzata da un'eccessiva pluralità di soggetti pubblici e privati con ruoli asimmetrici. La bontà di avere un interlocutore unico in grado di rappresentare le varie esigenze delle aziende, sia dal punto di vista tecnico, che da quello amministrativo, e, dall'altra parte, un'azione sinergica tra gli enti pubblici interessati, ha invece portato a ridurre i tempi di caratterizzazione e messa in sicurezza dei siti, come accaduto a Ravenna e a Ferrara.
A questo, quindi, si collega un altro punto imprescindibile, cioè quello di una continuità aziendale interessata all'evoluzione dei siti, premessa essenziale per arrivare al riuso per scopi produttivi di aree che sono già infrastrutturate, evitando, quindi, di antropizzarne di nuove e rimanendo nel solco della linea europea che tende a coniugare questo tema a quello del contrasto del consumo di suolo. Ed è qui che si innesta il doveroso ragionamento sul futuro della chimica che parte da una preoccupazione, ossia la preoccupazione della Commissione per un possibile ridimensionamento della presenza di ENI nel settore chimico che potrebbe, attraverso Syndial, avere riflessi negativi anche sui diversi siti in cui ENI è coinvolta. La chimica italiana oggi è a un bivio da un punto di vista di strategie produttive ed occupazionali. Per dare qualche dato, in Italia gli addetti per l'industria chimica in ricerca e sviluppo sono attorno ai 4 mila, mentre per le aziende di trasformazione arriviamo ad avere, come occupati, più di 600 mila persone. In questo campo abbiamo raggiunto vette di eccellenza mondiale e non vi è settore industriale che non sia fortemente legato alla chimica. Nel corso degli anni, tuttavia, il processo di dismissioni e la ridotta presenza di investimenti in ricerca e innovazione hanno prodotto conseguenze negative. Nonostante ciò, la piccola e media impresa chimica continua a mostrare segni di vitalità e sono segnali positivi anche gli importanti processi di riconversione di impianti industriali non competitivi in bioraffinerie. Con le scelte dei prossimi mesi si deciderà se e come porre le basi per un rilancio del settore nel e con il nostro Paese, seguendo la strada della ricerca e dell'innovazione e della chimica verde. In questo quadro, la continuità della presenza imprenditoriale pubblica mediante scelte decise e chiare, attraverso il MEF e attraverso il Governo, potrebbe garantire anche un impegno continuo nelle bonifiche, ma soprattutto nel riuso per attività analoghe delle aree bonificate.
Riassumendo, quindi, quelli che sono gli impegni necessari per cambiare in meglio lo stato dell'arte attuale, ben descritti nella risoluzione, si potrebbe partire dall'impegno del Ministero dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare da cui ci si aspetta, fatto salvo l'impegno economico appunto doveroso, l'applicazione di una logica non meramente procedurale, ma di risultato, una visione non concentrata sull'oggi, ma su un domani di lungo termine. In ambito più strettamente normativo, da quanto emerge dalla relazione, l'Italia, insieme alla Francia, risulta dotata di una buona normativa di prevenzione ambientale, ma purtroppo risultano carenti i controlli. Per questo l'approvazione della legge per il riordino delle agenzie ambientali ferma ad oggi al Senato è fortemente attesa. Riguardo al tema della chimica italiana, si tratta per noi legislatori di riattivare ogni strumento in grado di dare competitività al settore. Parlo di costo dell'energia, infrastrutture, logistica, ricerca, innovazione e formazione di un sistema normativo più agevole. Si può fare molto, poi, partendo proprio dal tema delle bonifiche. Quello che emerge dal nostro studio molto chiaramente è la necessità di accelerare le bonifiche dei siti chimici di interesse nazionale, promuovendo la rivisitazione dei processi produttivi in chiave di sostenibilità ambientale e favorendo l'insediamento, all'interno dei SIN o nelle loro vicinanze, di piccole e medie aziende da mettere in sinergia positiva con le grandi aziende. Si deve fare di più in Europa per ottenere interventi normativi a sostegno di imprese e di poli chimici che rispettino le regole ambientali, evitando delocalizzazioni interessate quindi e favorendo forme di agevolazione fiscale mirate alle imprese che hanno deciso di insediarsi nel nostro Paese. Sarebbe certamente di aiuto poi la reintroduzione di un osservatorio dedicato alla chimica che aiuti nel passo fondamentale, ossia elaborare ed attuare una politica industriale di filiera in ottica di medio e lungo periodo, anche per avere una regia pubblica che superi l'attuale approccio dove ogni emergenza viene gestita singolarmente.
Concludendo, Presidente, io sono nata negli anni Ottanta, gli anni in cui iniziava ad affacciarsi una nuova sensibilità ambientale, un nuovo modo di vedere l'ambiente, non più come subordinato all'industria. Si è passati dal contrasto tra crescita, sviluppo, lavoro e tutela ambientale all'idea che esistesse, invece, una compatibilità. Oggi questo percorso ci porta a poter dire che ciò che prima veniva percepito come vincolo o intralcio allo sviluppo economico, come le bonifiche e il ripristino ambientale di luoghi produttivi, ebbene oggi può diventare invece il volano di una rinascita di uno dei settori fondamentali per l'economia del Paese. Questa è la chiave di lettura, non solo della relazione oggi qui in discussione, ma soprattutto di una nuova idea di protagonismo italiano a livello europeo e mondiale che sola può ricollocare l'Italia a livelli a cui figure come Natta, Fermi e Mattei l'avevano portata e di cui noi dobbiamo dimostrare di essere degni eredi. Per questo esprimo il voto favorevole alla risoluzione del Partito Democratico.
Dichiarazione di voto
Data:
Martedì, 16 Febbraio, 2016
Nome:
Miriam Cominelli