Data: 
Mercoledì, 6 Giugno, 2018
Nome: 
Anna Ascani

 Presidente, signor Presidente del Consiglio, onorevoli colleghi, siamo chiamati ad esprimerci sulle dichiarazioni programmatiche rese alle Camere dal professor Conte nella giornata di ieri: trattasi, purtroppo, di un elenco di banalità mescolate ad intenzioni preoccupanti, in particolare riguardo ad immigrazione e sicurezza. Un Presidente del Consiglio che ha bisogno di dire in modo esplicito “non siamo razzisti” in un'Aula parlamentare nell'Italia del 2018, dà il segno del livello al quale avete trascinato il dibattito pubblico in questo Paese.

Ma non è questo quel che più mi preoccupa del suo discorso, signor Presidente del Consiglio. A preoccuparmi è più quel che manca che quel che c'è nelle sue parole, come del resto in quello che vi piace definire contratto di Governo: la cultura e la scuola. In quella lista della spesa di cinquantasette pagine sottoscritte da Di Maio e Salvini a questi temi vengono dedicate solo poche righe - trentacinque alla cultura e cinquantasei alla scuola - mentre il suo discorso ne contiene invece zero. Comprendo, Presidente, l'imbarazzo di dover riportare nelle sue dichiarazioni programmatiche il vuoto pneumatico contenuto in quelle righe e tuttavia l'assenza di questi temi dal suo discorso, nel quale ha trovato spazio persino il voto all'estero, non può essere considerata una banale dimenticanza. Lei, Presidente, proviene dal mondo accademico e, se la stesura del discorso fosse dipesa da lei, magari avrebbe inserito almeno un velato riferimento alla formazione e alla cultura. Tuttavia, essendo mero esecutore materiale di un programma scritto altrove con la sua partecipazione discreta come ha tenuto a sottolineare - decisamente discreta se nessuno l'ha vista in nessuna delle riunioni (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico) - a lei tocca semplicemente riportare qui quel che altrove è stato deciso. Dimenticare la scuola e la cultura quindi non è un caso: è una scelta politica chiara della coalizione di cui lei è il portavoce, una scelta politica tipica delle destre di Governo. Secondo un'indagine Symbola del 2017 il settore cultura complessivamente inteso in Italia vale il 6 per cento del PIL, un totale di circa 90 miliardi di euro e impiega 1,6 milioni di persone: nel suo discorso non hanno trovato alcuno spazio. Niente sul patrimonio artistico del Paese e sulla sua valorizzazione; niente sui musei, sugli archivi, sulle biblioteche; niente sullo spettacolo dal vivo, niente sul cinema, sulle imprese culturali e creative, niente sulle librerie, niente sul paesaggio e così via. Nulla: è questa la parola che meglio riassume la vostra idea di cultura. Tuttavia mi auguro che, presi da manie rivoluzionarie, non finiate per demolire l'opera che ha portato a raddoppiare il bilancio del Mibact e a rimettere finalmente al centro, dopo anni di tagli, la cultura. Noi abbiamo considerato il Ministero dei beni e delle attività culturali e del turismo il primo Ministero economico del Paese, voi minacciate intanto di togliergli la T che sta per turismo affidandone la gestione, per oscure manovre poltronistiche, al Ministro dell'agricoltura (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico).

Lo stesso può dirsi per la scuola, ambito che tocca direttamente otto milioni di bambini e ragazzi, decine di migliaia di insegnanti, dirigenti scolastici, ATA, eccetera. Lei ha ritenuto di escludere completamente dal suo discorso, seppure il più lungo di sempre, tutte queste persone e soprattutto l'idea di futuro che è strettamente connessa al modo in cui si intende l'educazione: Presidente, di nuovo non è, non può essere un caso. Avete fatto una propaganda indecente per anni parlando di deportazioni e sfruttamento dei ragazzi, mentre chi era al Governo, certamente commettendo qualche errore, assumeva 160.000 insegnanti a tempo indeterminato, approvava il piano per l'edilizia scolastica più ampio di sempre, introduceva nel nostro Paese la pratica virtuosa dell'alternanza scuola-lavoro al netto di casi isolati di utilizzo scorretto che vanno combattuti con determinazione e senza sconti. Avete finto di interessarvi ai problemi degli insegnanti e degli studenti aizzando le piazze, ma ora che vi presentate al Governo del Paese non avete dedicato loro una singola parola, nemmeno una riga in un discorso di ventiquattro pagine. Si è curato, signor Presidente, di arricchire il suo discorso di dotte citazioni ma nonostante questo il vuoto culturale del suo, del vostro progetto per il Paese, la mancanza totale di visione, l'appiattimento sul qui ed ora emerge prepotentemente ed è la migliore dimostrazione di cosa accade quando i populisti prendono il potere. Non si produce, come lei ha cercato di dire, l'innalzamento del popolo ai ranghi del Governo ma, al contrario, la riduzione dell'azione di Governo a quella dell'amministratore di un condominio che insegue i bisogni senza avere l'ambizione di coltivare un sogno collettivo, un condominio in cui ognuno fa mondo a sé, in cui non ci si preoccupa del destino comune e in cui la scuola e la cultura non servono perché la società si traduce in una somma degli istinti individuali e non c'è cittadinanza per ciò che è nato per arricchire i singoli nell'incontro con l'altro. Caro Presidente, fortunatamente l'Italia è molto più di questo: molto più di quel che lei ha descritto in un'ora e undici minuti. È un grande Paese con un grande popolo, non un condominio e sopravvivrà anche a voi ma se utilizzerete i fondi della cultura e della scuola pubblica, la cui funzione storica è ridurre diseguaglianze, per tagliare le tasse ai ricchi sarà la storia a chiedervene conto perché avrete compromesso il futuro dei nostri figli, ci troverete dall'altra parte, pronti con ogni mezzo che la Costituzione ci mette a disposizione, ad impedirvi di farlo (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico).