Signor Presidente, signora Ministra, colleghi, oggi il Parlamento scrive una pagina importante di questa legislatura. Nessuna enfasi, nessun trionfalismo, ma la giusta soddisfazione per l'approvazione di una legge quadro sulle missioni internazionali che, perseguita da quattro legislature, non aveva mai raggiunto il traguardo. Il provvedimento in esame, oggi, ci permette, infatti, di dotarci di uno degli strumenti legislativi più importanti della nostra politica estera e di difesa. Invece di valorizzare il ruolo del PD e della maggioranza, come pure sarebbe giusto, con il lavoro della Ministra Pinotti, del presidente Garofani e di Manciulli, preferisco rivolgere un appello a tutti i colleghi, affinché, in questo tempo così gravido di incognite, ci possa essere un larghissimo sostegno da parte della Camera dei deputati a questa legge. In questo momento storico, segnato da conflitti internazionali, guerre e terrorismo, le forze democratiche devono dar prova di coesione in difesa della pace e della libertà. La politica è decidere, mediare, ascoltare, ma è anche combattimento, battaglia delle idee. Il grado di fiducia dei cittadini, nei confronti del Parlamento e dei partiti, è basso, molto basso; trovo, pertanto, giusto rivendicare con orgoglio il raggiungimento di un risultato dove prima altri avevano fallito; penso, quando ci sono le condizioni, come in questo caso, sia necessario reagire ad una rappresentazione macchiettistica: fuori di qui una società civile, virtuosa, produttiva, laboriosa, qui, qualche centinaio di perdigiorno inconcludenti; non è così, non è davvero così, perché, oggi, ad esempio, diamo al nostro Paese e ai nostri militari l'opportunità di definire un quadro giuridico e normativo in materia di missioni che dà finalmente certezze. In questi anni abbiamo navigato nella massima precarietà, molte volte abbiamo dovuto rincorrere la decretazione d'urgenza, lasciando a volte i nostri militari scoperti nel corso delle missioni, anche dal punto di vista assicurativo ed economico. E proprio ieri, in Aula, mentre si discuteva sull'approvazione dell'ultimo, speriamo ultimo, decreto missioni, i colleghi del MoVimento 5 Stelle e di SEL più volte si sono lamentati, credo giustamente, di questa modalità legislativa.
Bene, oggi con il nostro voto abbiamo la possibilità di superare quella modalità, di avere un quadro giuridico diverso che ci permette una maggiore capacità di programmazione, anche grazie a una più precisa e stabile definizione delle risorse a disposizione.
Vengo al cuore della legge; una volta all'anno il Parlamento discute strategie di missioni internazionali, liberandosi da condizionamenti permanenti di natura finanziaria e financo ragionieristici. La legge assume finalmente il respiro e il peso che ogni anno attribuiamo al DEF, restituendo grande dignità politica al confronto fra i gruppi. Uno dei temi che hanno più suscitato l'interesse è stato il rapporto Governo-Parlamento, naturalmente. Questo provvedimento rende più incisivo il contributo del Parlamento, consentendo un maggior controllo sulla coerenza operativa delle singole missioni con le priorità della politica estera italiana e con le politiche delle organizzazioni multilaterali che costituiscono il riferimento dell'Italia in campo internazionale. Inoltre, il Parlamento avrà la possibilità di verificare attentamente l'andamento dei singoli interventi e gli stessi eventuali progressi maturati e compiuti sul terreno. Sarebbe, tuttavia, un errore imperdonabile ignorare il contesto in cui si svolge la partita. La globalizzazione ha fatto uscire dalla povertà, in molti continenti, oltre un miliardo di persone, ma ha accentuato disuguaglianze insopportabili nelle società occidentali, e non solo, diffondendo paure, acuendo fratture sociali e generazionali. Forse non è in corso una terza guerra mondiale, ma le sfide che ci troviamo ad affrontare sono davvero molteplici e insidiose. Lo scacchiere internazionale brulica di crisi regionali anche alle porte del Mediterraneo e dei confini europei. Sul fronte della minaccia terroristica, l'Islamic State è in grado di agire su due terreni differenti, disponendo di una capacità simmetrica e asimmetrica e deiforeign fighters, i nostri concittadini partiti dalle periferie europee alla volta della Siria e dell'Iraq. L'Italia e l'Europa devono essere in prima fila per difendere la stabilità del sistema internazionale e promuovere lo sviluppo. Fa bene il Presidente del Consiglio, Renzi, a concentrare il proprio impegno anche nei confronti dei Paesi africani. Il provvedimento che tra poco approveremo colma una lacuna del nostro ordinamento, manca, infatti, una norma generale che stabilisce una disciplina organica degli aspetti che caratterizzano le missioni. La legge definisce due aspetti essenziali delle missioni: quelli giuridici, economici, penali e amministrativi che interessano il personale civile e militare che vi partecipa, e gli aspetti relativi al processo decisionale attraverso il quale si giunge alla partecipazione a una missione internazionale. Proprio riguardo alla messa in sicurezza del nostro personale dal punto di vista economico, pensionistico, assicurativo ed anche sotto il profilo dei rischi che i nostri soldati, in quelle circostanze, corrono, voglio ricordare che con questo provvedimento vengono meglio precisati gli effetti conseguenti anche a situazioni di prigionia, di lesioni e, anche, purtroppo, di decesso; una norma che definisca gli aspetti appena richiamati è un atto la cui approvazione non è più rinviabile, considerata l'importanza che le missioni hanno acquisito per il nostro Paese.
Non vedere con i nostri occhi un conflitto sul nostro territorio non ci può far dimenticare che l'Italia si è impegnata nel mondo in una pluralità di contesti. Lo dimostra il fatto che l'Italia è il primo Paese fra quelli occidentali e dell'Unione europea per il personale impegnato nelle missioni ONU, il secondo nelle missioni NATO dopo gli Stati Uniti e il primo per partecipanti nelle missioni UE, un contributore di primo piano nella comunità internazionale sia per numero di personale inviato che per qualità dello stesso. Le missioni internazionali non sono solo un mero strumento di politica estera, ma contribuiscono effettivamente all'eliminazione dei conflitti e al superamento delle crisi. Le nostre Forze armate perseguono, inoltre, attività di stabilizzazione al fine di ricostruire il tessuto sociale per evitare che i vuoti di potere lascino spazio alla criminalità con il sostegno alle comunità locali. Da decenni, le Forze armate sono impegnate anche sul fronte dell'addestramento delle forze di sicurezza locali. In ogni circostanza il nostro Paese ha ricevuto apprezzamenti perché la competenza tecnica italiana rende possibile la disponibilità di forze di sicurezza affidabili che contribuiscono alla stabilizzazione delle aree di crisi e, conseguentemente, alla riduzione della durata dell'impegno internazionale e, spesso, come la Ministra Pinotti sa, abbiamo richieste dalla nostra Arma dei Carabinieri, come addestratore.
Il secondo, importante aspetto del provvedimento all'esame è quello relativo al processo decisionale. In questo caso, l'urgenza di promuovere un provvedimento appropriato nasceva dalla necessità di superare le incertezze e le diversità di vedute che qualche volta hanno segnato il rapporto tra il Parlamento e il Governo, in merito allo specifico momento decisionale. La necessità di agevolare, in sostanza, una convergenza delle linee di valutazioni e decisorie, raggiungere il giusto equilibrio tra poteri e prerogative garantite dalla nostra Costituzione al Parlamento, da una parte, e al Governo, dall'altra, è una necessità che, oggi, noi raggiungiamo e realizziamo concretamente. La legge quadro persegue una collaborazione piena e trasparente e ridefinisce il rapporto in questo particolare ambito tra Parlamento e Governo, esaltando il diritto del controllo delle Camere sullo sviluppo delle missioni internazionali, superando antiche e – diciamo le cose come stanno – reciproche diffidenze. Al di là dei riconoscimenti che spesso hanno il sapore della stanca liturgia, davvero mi sento di ringraziare tutti i componenti della Difesa e degli Esteri e con speciale vicinanza quelli delle nostre Forze armate. Avviandomi alla conclusione, concludo, esprimendo soddisfazione perché, dopo molti tentativi, finalmente, siamo in grado di superare iniziali posizioni contrapposte con questa proposta. Secondo: la condivisione di larga parte del Parlamento sul testo finale è stata raggiunta attraverso il contributo di più progetti. Terzo: per l'atto di riconoscimento dell'impegno del personale militare e civile che si è guadagnato con la sua professionalità stima in tutto il mondo, stima e affetto guadagnati con l'inconfondibile tratto di umanità degli italiani. Non c’è qui alcuna concessione retorica, solo l'orgoglio e la gratitudine per quanto i nostri
uomini e le nostre donne hanno fatto e stanno facendo, ogni giorno, nel mondo. Questa legge ci permetterà di svolgere in futuro questa funzione strategica per l'Italia in modo ancora più efficace e apprezzato. Per queste ragioni, forti, il gruppo del Partito Democratico voterà a favore (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico).