Esame di questioni pregiudizial
Data: 
Giovedì, 18 Dicembre, 2014
Nome: 
Alan Ferrari

A.C. 2613-A

Signor Presidente, utilizzerò il breve tempo a disposizione per illustrare molto schematicamente l'infondatezza delle pregiudiziali di costituzionalità. 
Innanzitutto non si può dire che il disegno di legge costituzionale all'esame della Camera abbia un contenuto eterogeneo, perché i profili sui quali interviene, la forma di Governo e il riparto delle competenze legislative tra Stato e regioni, sono tra loro strettamente collegati. 
Il disegno di legge supera l'attuale bicameralismo perfetto, lasciando alla sola Camera dei deputati la titolarità della funzione di indirizzo politico e quella del rapporto fiduciario con il Governo. Nel contempo, assegna al Senato il compito di rappresentare le istituzioni del territorio e interviene sul riparto delle funzioni nel Titolo V. È chiara l'interconnessione tra le dimensioni del principio della separazione dei poteri, orizzontale e verticale. Alla luce di questa premessa non si può ritenere che, al momento della sottoposizione della legge di revisione costituzionale al referendum confermativo, la volontà dell'elettore e la libertà del diritto di voto sarebbero coartate. 
Per secondo, l'elezione di secondo grado del Senato non è lesiva del principio della sovranità popolare, di cui all'articolo 1 della Costituzione. Questo non solo perché l'elezione di secondo grado, o indiretta, è una delle possibili manifestazioni del principio democratico – basti pensare al Presidente della Repubblica –, ma anche perché lo stesso articolo 1 prevede che la sovranità sia esercitata dal popolo nelle forme e nei limiti previsti dalla Carta fondamentale. Il disegno di legge in esame, dunque, incide sulle forme e sui limiti in cui la sovranità popolare si esprime, senza per questo intaccare il principio democratico. 
Parimenti, non è condivisibile l'idea che il disegno di legge, modificando l'equilibrio dei poteri e, con esso, il sistema dei pesi e dei contrappesi previsto dalla Carta costituzionale, faccia venire meno quel sistema. Nell'ambito dell'equilibrio istituzionale disegnato dalla riforma permangono significativi contrappesi rispetto all'indirizzo politico del Governo: le competenze legislative del Senato, le funzioni legislative regionali, il ruolo del Presidente della Repubblica, gli istituti di democrazia diretta. 
Passo al quarto punto e qui vado a evidenziare una contraddizione negli stessi argomenti esposti da una delle pregiudiziali che, da una parte, sostiene che il Parlamento riformato è connotato da un accentramento dei poteri nelle mani della Camera dei deputati mentre, dall'altro, riconosce la titolarità di funzioni delicate in capo al Senato. È necessario fare alcune precisazioni. Nella riforma si prevede che la Camera non possa modificare la Costituzione autonomamente, perché le leggi costituzionali e quelle di revisione devono essere approvate da entrambe le Camere. Allo stesso modo, si prevede che non possa eleggere il Presidente della Repubblica da sola, i membri laici del CSM e i giudici della Corte costituzionale. Per quanto concerne la funzione legislativa, infine, si ricorda l'esistenza di leggi bicamerali, per l'approvazioni delle quali è richiesto il concorso di entrambe le Camere. 
Sul fronte della paventata assenza di quelli, che sono definiti dalle pregiudiziali, «i contropoteri interni alla Camera elettiva», dobbiamo ricordare che l'articolo 6 del disegno di legge, nel modificare l'articolo 64 della Costituzione, prevede che i Regolamenti di entrambe le Camere garantiscono i diritti delle minoranze parlamentari, mentre il solo Regolamento della Camera dei deputati disciplina lo statuto delle opposizioni, prefigurando così una serie di prerogative ad appannaggio di tutte le minoranze. 
Non si può, inoltre, parlare di uno svilimento degli istituti della democrazia diretta, ma di un tentativo di valorizzazione attraverso strumenti diversi: per il referendum abrogativo è previsto un abbassamento del quorum in corrispondenza di un più elevato numero di elettori che abbiamo sottoscritto il quesito (da 500 a 800 mila), mentre per le proposte di iniziativa popolare l'aumento del numero di firme necessarie per la presentazione è bilanciato da una riserva di Regolamento, che intende garantire tempi e procedure certe per l'esame parlamentare. 
Da ultimo, l'esame in Commissione affari costituzionali del disegno di legge ha fatto venire meno il voto bloccato, lasciando nel testo solo il voto a data certa. Si tratta di un istituto che garantisce al Governo tempi certi per la deliberazione dei disegni di legge considerati essenziali per l'attuazione del programma di Governo. D'altro canto, la certezza dei tempi di decisione non comprime le prerogative delle Assemblee parlamentari, libere di esaminare e modificare i disegni di legge prioritari. 
Detto questo, Presidente, concludo con una brevissima considerazione politica che rivolgo, in particolare, a quelle forze di opposizione che, a mio avviso, mal nascondono, dietro le legittime vesti formali di queste pregiudiziali, la loro azione politica e il tentativo di screditare e fermare una riforma che non si fermerà. A loro, in particolare, ma in qualche misura a tutti noi, voglio riproporre le parole del presidente della Commissione per la Costituzione, onorevole Meuccio Ruini, pronunciate durante la votazione finale della Costituzione. Ruini dice: ”Infondato è ogni timore che sarà facilmente divelta, sommersa e che sparirà presto. Abbiamo la certezza che durerà a lungo e forse non finirà mai, ma si verrà completando e adattando alle esigenze dell'esperienza storica. Pur dando alla nostra Costituzione un carattere rigido, come richiede la tutela delle libertà democratiche, abbiamo consentito un processo di revisione che richiede meditata riflessione ma che non la cristallizza in una statica immobilità. 
Vi è modo di modificare e di correggere con sufficiente libertà di movimento, e così avverrà. La Costituzione sarà gradualmente perfezionata e si rimedierà alle lacune e ai difetti che esistono e sono inevitabili. Nel 1946 i nostri illustri colleghi impiegarono due anni per scrivere e approvare l'intera Costituzione; noi da vent'anni amiamo parlare di come modificarla. Non aggiungo altro, solo il voto contrario del Partito Democratico (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico).